lunedì 30 aprile 2012

UNITED MIND CLUB - World Blood History


Informazioni
Gruppo: United Mind Club
Titolo: World Blood History
Anno: 2012
Provenienza: Russia
Etichetta: Metal Scrap Records
Contatti: myspace.com/unitedmindclub
Autore: Mourning

Tracklist
1. When You Were Still Alive
2. B.B.B.P.
3. Dreams Of Luther
4. Jaguar
5. It's Just Bleeding
6. Interview With The Beast
7. For Nobody But Me
8. World Blood Of History

DURATA: 34:34

Sono giovani, russi e decisamente incasinati, già, incasinati davvero questi United Mind Club che con "World Blood History", debutto che segue l'ep "The Last Performance" del 2008, non riescono a centrare l'obbiettivo non per mancanza di qualità o di visione ma per la voglia continua di strafare, c'è troppa roba compressa nei quasi trentacinque minuti del disco.
Pensate a una collisione costante fra thrash e metal/industrial, nomi come Megadeth, Rammstein e Rob Zombie più che allearsi sembrano contrastarsi in più di un'occasione, ogni tanto appare anche qualche tratto orientale e una propensione dark/wave a infoltire una schiera d'influenze di per sè combattuta e il risultato è quello d'avere nell'orecchio un disco che potrebbe dare tantissimo e invece diviene particolarmente frammentato.
Ci sono episodi interessanti come "B.B.B.P.", fra l'altro intrigante e adombrata da melodie tutt'altro che zuccherose, e "Dreams Of Luther" nella quale il cantante Dmitry Zimin sembra una via di mezzo fra Rob e una versione catchy del signor Mike Muir, singer dei Suicidal Tendencies, ascoltate il ritornello di questo pezzo e quello della titletrack e capirete cosa intendo.
Il problema è che anche in queste che ritengo fra le più riuscite, ci sono dei momenti di vuoto, l'anima "circense", quella spregiudicatezza del cercare la mossa in più per fornire un gancio all'ascoltatore tramite l'uso del refrain giusto o il supporto atmosferico adeguato, non sempre collima con la visione thrashy o con quella elettronica creando dei momenti di puro vuoto.
Se fino ad adesso si è parlato dei difetti, è anche vero che "World Blood History" nel suo stato ancora embrionale riesce a mantenere viva la sezione ritmica nella maggior parte delle circostanze alternando scanalature lente tese ad aumentare il potenziale dell'ambiente formatosi a brevi e veloci scorribande come avviene in "Interview With The Beast", mentre la solistica si fa apprezzare.
È ovvio che le falle rimangano e le noterete, questi due punti non bastano di certo a rattoppare una situazione simile però una volta trovata l'amalgama con il resto la proposta potrebbe divenire di buon valore e da prendere in seria considerazione.
Per ora non ci siamo, gli United Mind Club possono fare sicuramente meglio e gli assi nella manica a quanto pare non mancano, vedremo quale sarà la direzione che intraprenderanno in futuro, volessero proseguire su questa strada fatta di perseveranti misture, dovranno giocoforza trovare il modo di farle convivere e fornire loro di una solidità che per ora è latente.
Una volta si diceva rimandati a settembre, speriamo superino l'esame di riparazione partendo dal presupposto d'avere tutto ciò che serve per farlo.

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THE HOUNDS OF HASSELVANDER - The Ninth Hour


Infromazioni
Gruppo: The Hounds Of Hasselvander
 Titolo: The Ninth Hour
Anno: 2011
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Black Widow Records
Contatti: myspace.com/thehoundsofhasselvander
Autore: Mourning

Tracklist
1. The Ninth Hour
2. Heavier Than Thou
3. Suburban Witch
4. Restless Soul
5. Don't Look Around
6. Salem
7. Coming Of The King

DURATA: 52:13

Ci sono artisti che andrebbero venerati e nel doom i nomi son quelli dei Black Sabbath, Scott "Wino" Weinrich e pochi altri a elevarsi allo stato di divinità incontrastate, uno che a mio avviso è sempre stato sottovalutato, e me ne chiedo un po' il motivo, è il signor John Hasselvander, batterista dei Raven, membro dello storico underground doom act Deathrow ed ex indimenticato dei Pentagram con i quali ha scritto grandissime pagine del genere, mi limito a citare questre tre realtà perché ci sarebbe veramente troppo di cui parlare.
Il musicista è da tempo impegnato in più di un progetto solista. Quello che porta il proprio nome fermo comunque ormai da lungo tempo, ed i The Hounds Of Hasselvander con i quali ha rilasciato il secondo album "The Ninth Hour" sul finire del 2011; ancora una volta sono fiero di dire che è la nostrana Bloodrock a essersi occupata di questa ottima release.
Atmosfere tetre, sonorità che neanche per sogno permettono alla luce di filtrare, John autore della musica e polistrumentista, supportato nell'occasione dal bassista Martin Swaney (anche lui membro dei Death Row ed ex Pentagram) alternatosi all' altro bass-player Eric Orion Cabana presente nelle tracce "Heavier Than Thou" e "Don't Look Around", mitico pezzo dei Mountain coverizzato per l'occasione, e dal nostro Paolo Apollo Negri dei Wicked Minds alle tastiere, ci spalanca le porte di un mondo notturno, pieno d'anime irrequiete.
Ovviamente il sound non sarebbe potuto essere lontano dalla vocazione primorde doom del quale l'artista e rappresentante della vecchia guardia del genere si fa carico, abbiamo quindi Black Sabbath, i Pentagram, Saint Vitus con lo spirito degli anni Settanta che aleggiando imponente ammanta e rapisce.
"The Ninth Hour" è una piccola gemma ricca di melodia, di arrangiamenti curati nel minimo dettaglio, di riff profondi e "croccantemente" doom, di assoli che ti strappano il cuore dal petto portandolo via con sé.
Non c'è un attimo, un singolo istante nel quale la tensione vi molli, qualità importante ed egregiamente sviluppata, grazie alla scelta di non fossilizzarsi unicamente su tracce lente ed erodenti come l'opener titletrack e "Restless Soul" ma pigiando talvolta sull'acceleratore (ricordatevi che stiamo sempre parlando di doom) in "Heavier Than Thou" facendo in modo che al pari di un cappio al collo, nel momento in cui la corda sembra stia per lasciare uno spiraglio ecco che la scossa ritmica vi ritragga indietro con prepotenza.
Non fatevi ingannare dalla suadente corale di "Salem", la bellezza è spesso figlia del demonio e proprio per questo vi entrerà in testa, l'alone è dark, ammaliante difficilmente riuscirete a liberarvene. Trovare difetti a un album simile?
Non ce ne sono, "Don't Look Around", la cover dei Mountain di "Nantucket Sleighride" (1971), è la ciliegina su di una torta che gusto migliore avrebbe potuto essere.
Si può tranquillamente inserire "The Ninth Hour" fra i lavori che diverranno "un classico" da ricordare nel tempo, è quindi un acquisto obbligatorio e salutare per chiunque si ritenga un devoto e ossequiente fan delle sonorità doomiche.
John Hasselvander ha fatto strike di nuovo sguinzagliando i suoi "segugi", sarete voi la prossima preda che stanerà? Must have it!

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ARMAGEDDON - Necromantic Celebration


Informazioni
Gruppo: Armageddon
Titolo: Necromantic Celebration
Anno: 2012
Provenienza: Francia
Etichetta: Emanes Metal Records
Contatti: myspace.com/dieatarmageddon
Autore: Mourning

Tracklist
1. Necromantic Celebration
2. Pact With Darkness
3. The Shadow Of The Beast
4. I Am Your Torment
5. The Curse Of Akhmenra
6. Killing Grounds
7. The Serpent King Returns
8. Haunting The Grave
9. Evil Inside Of Me
10. Branded And Exiled

DURATA: 47:25

Nel 2012 incrociare un disco prodotto da un solo artista nella sua integrità è cosa quasi scontata, i solo-project sono più che mai in voga, non è però il caso dei francesi Armageddon che vedono la figura di Silvere "Armageddon" Catteau dirigere il tutto, è infatti una creatura con ormai una decade di vita alle spalle anche se finora all'attivo si poteva trovare il solo full "Through The Endless Torments Of Hell" datato 2003, stesso anno di nascita della band.
Il musicista in passato membro di altre realtà (Lord, Unholy War, Excruciate 666) è chiaramente influenzato dallo stile eighties con i punti cardine che si possono palesemente identificare con nomi altisonanti quanto fondamentali per il mondo metal: Bathory, Venom, Possessed, Kreator, Mercyful Fate e Running Wild.
"Necromantic Celebration" rilasciato nel 2012 dalla label connazionale Emanes Metal è un calderone che raccoglie l'essenza del periodo primorde metallico e lo rimescola: thrash, proto-black e heavy metal si condividono il campo sfoderando una prestazione a tratti "prevedibile" ma alquanto godereccia.
Senza fronzoli e devianze moderne il platter avanza con scorribande decise e violente, riffing taglienti e voce annerita martellando in pezzi come "Pact With The Darkness", "The Shadow Of The Beast", "The Serpent King", "Killing Grounds", alimentando il piacere di tutti coloro che seguono con passione e rinnovata vigoria un ritorno dei Venom a detta di tanti alquanto interessante con "Fallen Angels" e i loro alter-ego M-pire Of Evil di "Hell To The Holy", la carica e il modo di porsi sono quelli.
Vi sono davvero poche varianti all'interno di "Necromantic Celebration", l'assalto continuo diviene più groove e orientaleggiante in "The Course Of Akhmenra" e pur attenendosi al motto "pesante è bello" sembra voler concedere un minimo di spazio a melodie meno sinistre e a un cantato che mette da parte per un attimo la costante aggressività a favore di una presenza più imponente ed evocativa che combacia con la scelte di apportare pesantezza tramite dinamiche allentate e acuire il sentore di ancestrale attraverso l'uso di parti in stile recitato.
Il platter si conclude con la cover di "Branded And Exiled", storica canzone del combo di Rock'n'Rolf, opener dell'omonimo album del 1985, la cui unica differenza sostanziale sta nell'uso di una vocalità più marcia, per il resto è un'esecuzione onesta ma nulla che faccia saltare giù dalla sedia.
Silvere e "Necromantic Celebration" celebrano la vecchia scuola con un album a lei interamente devoto, tantissimi buoni spunti, un pizzico di ripetitività ma mettendo sul piatto della bilancia pro e contro, penso che un ascolto i famelici affamati del sound black/thrash di prima generazione dovrebbero provare a concederlo.
I restanti valutino tale decisione, è però un "on air" dotato di un più che discreto feeling e capace di sprigionare una dose di adrenalina massiccia sul momento, vi servisse una bella botta di vita, tenetelo a portata di mano.

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MALIGNANT CHRIST - Forever In Chaos


Informazioni
Gruppo: Malignant Christ
Titolo: Forever In Chaos
Anno: 2011
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Forbidden Records
Contatti: myspace.com/malignantchrist
Autore: Mourning

Tracklist
1. Thrones Of Golgotha
2. Forever In Chaos
3. Escape The Torment
4. Suspended In Agony
5. Mutilation Ritual
6. Blaspheming The Impious
7. Torches Of Sodomy
8. Into The Pits Of Cremation
9. Shrine Of The Dismembered

DURATA: 48:27

Alle volte vien veramente voglia di bestemmiare, ti trovi fra le mani un disco che suona alla grande nella sua elementare riproposizione dell'old school più ostile e rancoroso ma possiede un cazzo di difetto che ti si pianta sulle palle e ti uccide, ecco la summa dell'ascolto del debutto dei Malignant Christ "Forever In Chaos".
L'universo maligno orchestrato dall'unica mente operante dietro il monicker, quella di Brandon Von, è fortemente incline alla blasfemia e a quel death metal satanico e fottutamente cavernicolare che ha reso celebre un act come gli Incantation.
È ovviamente impossibile parlare di questo tipo di sonorità e non nominare maestri quali Morbid Angel e Immolation sino alla spietata versione brutal dei Suffocation, arriverete poi con l'approfondita conoscenza della band a capire quali siano gli altri monicker ai quali il musicista di Knoxville (Tennessee) possa aver fatto riferimento.
Atmosfere, sound, riffato e la batteria stessa riportano alla mente gli step primordi del genere, sono i primi anni Novanta a dettare legge all'interno del platter, è brutalità malevola spietata quella che viene riversata con assiduità nei brani, c'è da rotolarsi nel godimento quando l'udito si sfracella scontrandosi con "Thrones Of Golgotha", "Escape The Torment", "Mutilation Ritual" e "Into The Pits Of Cremation", tutti i cliché riguardanti cattiveria, odio e sensazioni negative confluiscono gradevolmente nella produzione targata Malignant Christ.
È un altro tipo di produzione che andrebbe rivista e che purtroppo inficia il lavoro apportando dei danni impossibili da non considerare ai fini del giudizio di "Forever In Chaos".
I suoni della drum machine sono a dir poco devastanti e non in positivo per l'orecchio, il rullante sembra fatto di latta e seppur la sequenzialità dei blastati e le dinamiche per i cambi di tempo con varie accelerazioni e decelerazioni siano programmate in modo da offrire un più che discreto risultato, quel fastidioso battito, ancor più dei cimbali, ne mina la credibilità ed è un peccato perché le chitarre nel loro apparire basse e low-fi in alcuni momenti identificano a pieno titolo ciò che la musica vuole trasmettere. Siamo di fronte a un'opera che dovrei definire incompleta.
Parzialmente incazzato ma per ragioni che ritengo valide, v'invito a far girare nel vostro stereo "Forever In Chaos", da quanto ho capito leggendo in giro su internet sembra che Brandon abbia già iniziato a scrivere pezzi per il secondo disco e trovando un batterista in carne e ossa, mossa che dovrebbe fornire l'arma mancante per il salto di qualità definitivo ai suoi Malignant Christ, attenderemmo una versione definitiva della sua visione blasfema del death.
Spero ci sia in futuro l'occasione di ri-registrare quest' album con il supporto del drumming umano, dando così alle canzoni di "Forever In Chaos" il supporto ritmico e di suoni che meritano.
Teneteli d'occhio, qui il potenziale per far ottime cose c'è, a Brandon adesso decidere come e dove fissare l'asticella dei traguardi da raggiungere.

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INFIDEL - King Of Cynical Control


Informazioni
Gruppo: Infidel
Titolo: King Of Cynical Control
Anno: 2011
Provenienza: Grecia
Etichetta: Venerate Industries
Contatti: myspace.com/infidelgr
Autore: Mourning

Tracklist
1. No News, Good News
2. The Pessimist
3. King Of Cynical Control
4. Song For The Black Sheep
5. III-Your Falacy
6. Shades Of Solitude

DURATA: 56:18

La Grecia è da tempo una delle culle doom/stoner fra le più attive d'Europa, gli Infidel fanno parte di quel movimento ellenico che dal 2000 in poi è andato infoltendosi di anno in anno.
Le mie notizie in possesso non sono molte, di certo c'è che il quartetto di Atene composto da Dennis Kostopoulos (chitarra anche negli storici Acid Death), Manos Giakoumakis (batteria), Chris Kissadjekian (basso) e Yiannis Poussios (voce) sia attivo dal 2000, abbia alle spalle un album pubblicato nel 2006 intitolato "I, Oathbreaker" e svariati live di supporto a realtà note come Alabama Thunderpussy, Orange Goblin, Gran Magus.
Non conosco il primo disco ma a quanto pare sono serviti cinque anni alla formazione per riordinare le idee e ripartire, il frutto di questa lunga sosta è "King Of Cynical Control", un album che pur presentando caratteristiche classicamente ricollegabili al filone doom/stoner a tinte epiche, i Candlemass come i Black Sabbath sono due fra i nomi più evidenti a influenza del suono, va ben oltre spingendosi in territorio progressivo.
È infatti impossibile non notare le fasi più melodiche, espanse ed emotivamente motivanti che si fanno strada all'interno di un riffing più duro e minaccioso, i toni non si discostano quasi mai dall'esser scuri ma rilasciano sensazioni graditamente stridenti passando dall'eccitazione rovinosa di "No News, Good News" alla rilassante e melancolica armonia di "Song For The Black Sheep".
Sembra di attraversare un percorso costruito tramite una lunga e divertita jam-session nella quale i musicisti mettono sempre qualcosa in più attingendo anche da atmosfere eteree a tratti orientaleggianti.
La titletrack è fatta di luci e ombre, la prima parte irruenta sino a una dilagante divagazione acustica mentre per toccare l'apice in ambito doom nel quale il sentore epico viene amplificato bisogna attendere la conclusiva "Shades Of Solitude" ricca di melodie, fornita di una più che discreta solistica e una convincente prova di Yiannis dietro il microfono.
Quando il platter sembrava giunto alla fine, la ghost-track, una versione alquanto "alternativa" di "Here Comes The Rain Again" degli Eurythmics (Annie Lennox e David A. Stuart) dell'album "Touch" (1983), si presenta all'orecchio, diciamo che è strano ascoltare un pezzo nel quale spicca non poco la voce di Annie in salsa doom pachidermica, lodevole come tentativo.
Gli Infidel per il sottoscritto sono una bella scoperta, magari qualcosa in fase di produzione si sarebbe potuto anche curare meglio ma ho trovato "King Of Cynical Control" molto interessante, prova a combinare più umori ed emozioni riuscendo la maggior parte delle volte e questo a me basta, a voi? L'unico modo per venirne a capo è ascoltare l'album, provate.

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ELVENSTORM - Of Rage And War


Informazioni
Gruppo: Elvenstorm
Titolo: Of Rage And War
Anno: 2011
Provenienza: Francia
Etichetta: Inferno Records
Contatti: myspace.com/elvenstorm73
Autore: Mourning

Tracklist
1. Winds Of War
2. Rebirth
3. Witchhammer
4. Struggle Within
5. Black Visions
6. Kill The Deceiver
7. Raven In A Blackened Sky
8. Stand Thy Fall
9. Legions Of Steel

DURATA: 38:55

Si può ancora parlare di heavy/power senza pensare a tarantelle da tarallucci e vino, a rotture di scatole ultra-sinfoniche e a gente che si smanetta sullo strumento? Per fortuna sì, c'è un movimento fiorente e in continua ascesa che si è ripromesso di non far morire i primordi del genere sotto quintali di coretti elfici, goticate da strapazzo e pseudo-malmsteeniani con troppi calli sulle mani.
Gli Elvenstorm nella loro elementare e female fronted forma ci riescono senza troppi problemi, chi si attendesse quindi innovazioni, spettacolarizzazione del sound, innesti moderni o voce femminile di stampo lirico potrà tranquillamente abbandonare la recensione.
Quello che il quartetto transalpino composto da Laura Ferreux (voce), Michael Hellström (chitarra), Damien Silvestre (basso) e l'ex Lonewolf Felix Börner (batteria) si promette di fare è consegnare all'orecchio un disco, "Of Rage And War", che "sa di vecchio", è old nell'essenza e nella proposta ma è suonato con gusto e con quel piglio che permette ai brani di colpire i cuori degli appassionati.
Ciò avviene nei momenti nei quali la direzione intrapresa diviene intrisa di epicità come "Witchhammer" e "Black Visions", in quelli nei quali spiccano le melodie e la solistica quali "Kill The Deceiver" e "Stand Thy Fall", nei frangenti grassi e prestanti con la velocità che diminuisce affidando le redini del comando a mid-tempo possenti come avviene in "Raven In A Blackened Sky" o contrariamente quando si molla la presa per dar spazio a una fruibilità più orecchiabile in "Struggle Within".
Gli Elvenstorm dimostrano di essere sempre a proprio agio e questo gioca a loro favore.
Le incursioni solistiche dei guest Alexander Guth dei teutonici Stormwarrior in "Legions Of Steel", di Damien Capolongo ex Lonewolf in "Black Visions" e l'apporto corale del singer di quest'ultimi Jens Börner in qualità di voce a supporto sono solo camei che solidificano e portano valore aggiunto a una prestazione strumentale ben incassata, soprattutto per ciò che concerne l'assetto ritmico con Felix e Damien sugli scudi, così come si difende ottimamente Michael pur utilizzando in più circostanze un riffing di presa noto per le generalità di derivazione ma ben costruito ed eseguito, oltre a un discreto apporto anche in fase d'assolo.
Laura, che dire di questa ragazza, la nostra fortuna è che il cantato della giovane metallara si allontana decisamente dalle mode che conducono a derive pop, niente pirotecnicismi, solo una bella voce incazzata e dura che si pone come si dovrebbe su dei pezzi di natura heavy metal, c'è qualche imperfezione e si sente ma si può anche soprassedere.
"Of Rage And War" è uno di quegli album che ti fanno pensare solamente "è metal", non c'è nessun altro modo per identificarlo se non con le radici del genere, è per questo che lo consiglio a chiunque abbia voglia e senta il bisogno di distaccarsi dal moderno.
Heavy metal never dies!

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DAMMERUNG - Dark Poetry


Informazioni
Gruppo: Dammerung
Titolo: Dark Poetry
Anno: 2011
Provenienza: Ucraina
Etichetta: Metal Scrap Records
Contatti: myspace.com/dammerunghorde
Autore: Mourning

Tracklist
1. Geometry Of Shadows
2. Bloody River
3. The Legasy
4. Black Arrows Of Hatred
5. Enstoned
6. The Other Side
7. Ancient Mother
8. Tomorrow Will Never Begin
9. From Earth To Heavens

DURATA: 46:11

Non avevo proprio la minima idea di chi fossero i Dammerung, eppure questa formazione ucraina vanta una decade d'attività e tre album.
Si sa, è complicato star dietro all'enormità di band e di dischi che fuoriescono da questo mondo, perciò ho iniziato a conoscerli grazie al terzo disco "Dark Poetry", non si dovrebbe far così ma è capitato e le occasioni le si coglie al balzo.
Il trio formato da Saurg (voce), Grom (batteria) e Vathar (chitarra e basso) suona un black/heavy molto melodico, fatto di riff orecchiabili e in alcune circostanze molto catchy come avviene a esempio in "The Legacy", "Ancient Mother" e "Enstoned" al limite con l'appeal gotico, eretti su basi solide ma mai troppo complesse. La formula è abbastanza chiara, niente giri particolari, solo una più che discreta ricerca delle armonie giuste per attirare l'ascoltatore.
È infatti alquanto "strano" dover parlare di black circa la musica dei Dammerung, sì il genere è presente, allo stesso tempo risulta avvolto dalle confluenza continua di evasioni esterne a esso che fanno di "Dark Poetry" un disco quasi disimpegnato, come se un lavoro di tale stile potesse permettersi un'aria quasi frivola, pur avendo degli spunti interessanti e più neri in "Black Arrows Of Hatred" ed epici in "Tomorrow Will Never Begin", con una conclusiva "From Earth To Heavens" che ci regala pure l'apparire di uno scacciapensieri, o marranzano fate voi, portando acqua al proprio mulino.
La produzione è scarna quanto l'impostazione strumentale, la pecca più evidente si può identificare con il suono del rullante carente di "sostanza", aspetto che si nota a più riprese anche nella traccia poco sopra citata, peccato.
I Dammerung con "Dark Poetry" offrono un ascolto gradevole, minimalista e in parte intrigante per coloro che non cercano nel black le dosi classiche di malvagità, scorribande scure e lo-fi preferendo per lo più le atmosfere, meglio ancora se intrise di una tetra e agrodolce melodia.
Non sono e probabilmente non diverranno mai una formazione da acquisto consigliato a prima botta ma il risultato è degno d'esser inserito nel lettore, provate a conceder loro un po' del vostro tempo.

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AGALLOCH + Velnias + (EchO) (15/04/2012 @ Retorbido)


Informazioni
Gruppi: Agalloch + Velnias + (EchO)
Data: 15/04/2012
Luogo: Carlito's Way, Retorbido (PV)
Autore: Bosj

Il locale non è certo dei migliori, anzi, il Carlito's Way di Retorbido è proprio uno dei luoghi con la peggior acustica in cui sia mai stato (peggio di così solo i Magazzini di Milano), ma bisogna dare atto alla direzione del posto che il sodalizio con Eye Carver e Nihil Productions ha portato grande felicità tra gli appassionati di metal estremo e neofolk della Penisola, in questa stagione concertistica, e perciò non possiamo che ringraziare sentitamente tutti quanti. La serata prende il via sotto un cielo denso di nubi, il parcheggio è ancora mezzo vuoto quando, dopo un viaggio estenuante all'insegna del diluvio universale nella bassa padana, arriviamo sul posto, giusto in tempo per l'apertura delle danze.

Sono gli (EchO) a dire la loro per primi, scaldando l'atmosfera del locale; vecchi amici di Aristocrazia, i bresciani fanno la loro parte in maniera impeccabile ed estremamente piacevole. Forti della recente pubblicazione del loro primo full lenght "Devoid Of Illusions", il sestetto dal vivo non fa mancare nulla di quanto presente su disco, compresa la ormai ben nota "Omnivoid", risalente al primo demo così intitolato di ormai qualche anno fa. Abbiamo momenti tendenti al funeral doom, altri orientati al death metal, linee vocali pulite, growl, assoli, di tutto un po'. La reazione, devo dire, è da un lato ottima, perchè non c'è mai pericolo di annoiarsi, dall'altra, tra il pubblico, si captavano commenti interlocutori dovuti alla mancanza di omogeneità di quanto suonato.
Pur nella location non certo adatta ad apprezzare tutte le finezze strumentistiche, ho apprezzato molto quanto fatto dai Nostri, anche se (ma questo è un parere strettamente personale) sono rimasto vagamente interdetto dall'atteggiamento "da rockstar" mantenuto dal gruppo. Consci delle proprie, notevoli ed innegabili capacità, ma non proprio campioni di umiltà.

Rapido soundcheck (questo va detto del Carlito's Way, i tempi di attesa dei cambi palco non sono mai dilatati) ed ecco all'arrembaggio i Velnias, dalle montagne del Colorado, con il loro carico di black atmosferico e "naturalistico", sulla scia di una corrente sempre più prolifica ed amata nell'ultimo lustro o poco più. Non conoscevo la band se non di nome, quindi, da amante della "cascadian scene", come la chiama qualcuno, ero estremamente curioso di sapere cosa facessero di preciso e come lo facessero i quattro statunitensi. Purtroppo gli evidenti problemi di acustica mi hanno lasciato l'amaro in bocca, poichè le chitarre non erano chitarre, ma un pastone incomprensibile, il blast beat anzichè attutito e amalgamato col resto della strumentazione svettava secco e asciutto che neanche in un pezzo dei Nunslaughter, le parti cantate si perdevano nel frastuono generale. L'unica cosa che sono riuscito a comprendere senza ombra di dubbio è la lunga durata dei pezzi, per tutto il resto rimando me stesso e un'eventuale analisi all'ascolto in studio e ad un'altra data dal vivo quanto prima. Peccato, il gruppo esce dalla serata incolpevolmente sconfitto.

Secondo ed ultimo cambio, ed ecco i quattro volti tanto attesi spuntare qua e là affaccendandosi ed industriandosi per la preparazione della loro strumentazione. Da notare come un gruppo con più di quindici anni di carriera sulle spalle e un celebre stato di band osannata dai fan sia sempre in prima linea, in ogni tappa di ogni tour, a preparare il proprio palco, le proprie scenografie (giusto un paio di banner raffiguranti un cervo, anzi, "la renna!", come si è sentito urlare dal pit), nella più totale umiltà. Poi, la musica. Scaletta molto varia, incentrata particolarmente sulle ultime produzioni, ma non, come sarebbe stato lecito aspettarsi, solamente sull'ultimo "Marrow Of The Spirit". Il binomio iniziale è tutto all'insegna di "Ashes Against The Grain", con "Limbs" e "Falling Snow" a dare il via allo spettacolo.
Si prosegue poi con le veloci e "blackish" composizioni di "Marrow...", "Into The Painted Grey" e "The Watcher's Monolith", a parere mio e di chi era con me i due pezzi meno riusciti della serata, troppo lunghi e dilatati fin dalla loro versione su disco, che in sede live non riescono a mantenere alta la tensione, a trasmettere lo stesso pathos dei brani che sarebbero seguiti di lì a poco, pur con gli apprezzabili tentativi di un ispiratissimo Walton di coinvolgere il pubblico con battiti di mani e canti di supporto. I momenti più concitati, invece, hanno provocato addirittura del pogo proprio davanti al palco; della serie "non ho capito un cazzo della musica che sto ascoltando", ma corro il rischio di divagare.
Dopo la bellissima "Bloodbirds", di nuovo da "Ashes...", di nuovo suonata magistralmente, di nuovo con riscossione di cori di approvazione da tutta la sala, i quattro dell'Ovest decidono di andare più indietro, fino a quel "Pale Folklore" che nonostante il passare degli anni non invecchia mai, mai esaurisce la sua verve e la sua carica emotiva. "Hallways Of Enchanted Ebony" e "Dead Winter Days" vengono accolte da un boato nella piccola sala pavese, e per la durata dei due brani il locale ha versato in uno stato di coinvolgimento pressochè totale, le note che scorrevano e sgorgavano, appagando degnamente gli avventori.
Come se non bastasse, ecco arrivare l'unico pezzo da "The Mantle", "In The Shadow Of Our Pale Companion", ora come nel 2009 suonata in versione abbreviata. Volendo muovere una critica alla band, l'unico aspetto rivedibile dell'esibizione è stato proprio quello di aver presentato un solo brano dal loro capolavoro del 2002, per il quale peraltro ricorre il decennale proprio quest'anno, quindi qualche estratto in più sarebbe stato più che giustificato, oltre che idolatrato alla follia da un pubblico in visibilio.
A memoria, pochissime tracce già presentate nella loro prima discesa italiana di ormai più di tre anni fa, mentre insospettabili sorprese di questo tour sono "Of Stone Wind And Pillor" e "Kneel To The Cross", tributo a Tony Wakeford, con la sua creatura Sol Invictus previsto tra l'altro proprio su quello stesso palco del Carlito's Way di Retorbido, evento non di tutti i giorni, di lì a qualche settimana. Con questa cover, introdotta da un coro proveniente dagli spettatori in sala, energicamente indotto dallo stesso Haughm, la band di Portland si accomiata, anche questa volta troppo presto, e c'è solo il tempo di scattare qualche foto mentre i quattro artisti smontano gli strumenti, stringere loro la mano e sperare che tornino il più presto possibile.

Scaletta Agalloch
Limbs
Ghosts Of The Midwinter Fires
Falling Snow
The Watcher's Monolith
Of Stone, Wind, And Pillor
Into The Painted Grey
Our Fortress Is Burning... II: Bloodbirds
Hallways Of Enchanted Ebony
Dead Winter Days
In The Shadow Of Our Pale Companion
Kneel To The Cross

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NACHTVORST - Silence


Informazioni
Gruppo: Nachtvorst
Titolo: Silence
Anno: 2012
Provenienza: Olanda
Etichetta: Code666
Contatti: nachtvorst.wolfsvuur.nl
Autore: M1

Tracklist
1. The Serpent's Tongue
2. After...
3. Nightwinds
4. Gentle Notice Of A Final Breath
5. ...Before
6. A Way Of Silence

DURATA: 52:19

Secondo album per gli olandesi Nachtvorst, formazione accasata su Code666, etichetta da sempre garanzia di qualità e ricercatezza sonora. Non per nulla infatti la band è presentata come experimental black metal duo, nonostante l'opener "The Serpent's Tongue" ci conduca su lidi sonori differenti.

I primi undici minuti e mezzo sono composti da un doom massiccio che a lungo andare si carica di tensione, rinvigorito dal growl dai toni medi di Erghal, da inserimenti di piano e dal palesarsi di una melodia prima accennata poi maggiormente presente. Il semplice ma toccante intermezzo pianistico arricchito dall'uso della tastiera di "After" ci guida verso l'incalzante "Nightwinds", che per tutta la prima parte si muove leggermente sghemba, più diretta, veloce e tagliente, grazie all'uso questa volta dello scream. Col passare dei minuti però l'aura doom torna preponderante, arricchita da elementi drone e addirittura per qualche istante si potrebbe parlare di legger(issim)a psichedelia. La voglia di sperimentare e utilizzare una tavolozza ricca di elementi disparati è ulteriormente messa in luce in "Gentle Notice Of A Final Breath", dove un basso in evidenza prende il comando di una scena "minimale" che via via si fa più sofferta, così come il lancinante scream di Erghal, mentre Leopold (che si è occupato dell'intera strumentazione, oltre che della produzione, del mix e della masterizzazione) esplora il lato intimo e depressive dei Nachtvorst fino allo shoegaze, non senza esplosioni di disperazione e malessere.

Volendo evitare un noioso track by track e di essere prolisso, mi limiterò ad aggiungere che i campionamenti ambientali che troverete nel disco sono tutti stati catturati dal vivo dai due musicisti. Inoltre nella conclusiva "A Way Of Silence" Erghal si destreggia con la voce pulita pur con risultati non particolarmente entusiasmante, né originali dato l'approccio troppo legato allo shoegaze / post rock di moda oggi.

In conlusione, "Silence" è un disco multisfaccettato, ricco, non immediato, che non si pone limiti, preferendo mettersi al servizio di una certa emotività. Non è quindi tanto importante parlare di doom o black, quanto poter essere sulla stessa lunghezza d'onda (assai variabile invero) dei musicisti. Chi riuscirà a impostarsi troverà questi cinquantadue minuti piuttosto piacevoli, per tutti gli altri saranno troppo poco black o non totalmente doom.

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KRIGERE WOLF - The Ancient Culture To Kill


Informazioni
Gruppo: Krigere Wolf
Titolo: The Ancient Culture To Kill
Anno: 2011
Provenienza: Catania, Sicilia, Italia
Etichetta: Armed God Records
Contatti: facebook.com/KrIgW
Autore: Bosj

Tracklist
1. Battle Song (intro)
2. Demons From Beyond The Sea
3. A Voice Oppressing Warrior
4. Death Rides On The Blade
5. Wielding The Axe Of Suffering
6. Scorching Flames Of Damnation
7. Died In Battle / Death's Litanies (outro)

DURATA: 38:10

Al traguardo del primo album completo e senza passare dal via, i Krigere Wolf sono un four-piece catanese capitanato da Ric Costantino al basso, al microfono e alla composizione. A coadiuvarlo in questo sforzo in studio, primo in assoluto per questo monicker, troviamo Joe Cantagallo (chitarre, è notizia recente il suo abbandono della formazione), Erik Cataudella (chitarra ritmica) e Frozen (turnista alle pelli, già noto ai nostri lettori per la militanza in Lilyum, Ars Hermetica e Valefar, anch'egli dopo l'uscita del lavoro si è allontanato dal gruppo).
Ciò che i Krigere Wolf mettono sul piatto è per forma e contenuti abbastanza lontano dai canoni nostrani: la proposta segue fondamentalmente le orme di Johnny Hedlund e dei suoi Unleashed e di tutta una serie di gruppi mitologicamente belligeranti, dai primi Amon Amarth (quelli più grezzi e meno patinati) a, in un certo senso, i Bathory degli anni '80 (la vena thrashy del Quorthon degli inizi ha impresso indelebilmente il suo nero marchio sull'operato di Costantino). Il risultato è innegabilmente buono, perchè le capacità strumentistiche dei protagonisti sono consolidate e sicure, perchè la penna di Costantino ha trovato il giusto equilibrio tra assoli, blast beat, riff granitici e tastiere, conferendo al tutto un piglio piuttosto epico e "grosso", fieramente battagliero. Tuttavia, è pur vero che "The Ancient Culture To Kill" non è propriamente un manifesto di personalità: il disco deve un po' troppo alla scuola svedese per far sì che la band si possa definire matura già in prima battuta, e il songwriting, per quanto ben calibrato, è poco vario ed eccessivamente omogeneo per tutti i quasi quaranta minuti dell'album. Dall'iniziale "Battle Song", con suoni che sembrano uscire da una sequenza di Braveheart o un battleground di Medieval Total War alla conclusiva "Death's Litanies" sono poche le impennate dove il combo si renda effettivamente protagonista di un momento capace di imprimersi nella mente dell'ascoltatore in maniera particolare, seppur, è bene ripeterlo, nell'interezza del platter non ci sia assolutamente nulla di sbagliato o spiacevole. Il momento più pregnante, a detta di chi scrive, è senza dubbio la seconda metà del lavoro: da "Wielding The Axe Of Suffering", dove è maggiore la ricerca di quel "quid pluris" per dare un'indelebile impronta al pezzo, dalla tipica struttura a climax fatta di rallentamenti, assolo centrale d'ordinanza, ottimo up-tempo conclusivo e violentissimo supportato da una ritmica orientata su toni decisamente epici, a "Scorching Flames Of Damnation", più compatta cavalcata dal (molto) vago retrogusto heavy che non conosce pause.
Dal punto di vista lirico, invece, non mi è possibile fornire dettagli su quanto proposto dal gruppo che vadano oltre la semplice titolazione dei brani, poichè la versione promozionale in mio possesso è decisamente orientata al risparmio (diciamo pure che questo disco mi si presenta come di solito si presenterebbe un demo, non un album completo).
Per concludere, i Krigere Wolf sono all'inizio del loro percorso e hanno tutte le carte in regola per costruirsi un futuro in qualità di validà realtà del panorama nostrano. Qualche certezza in più in sede di songwriting, limando le fin troppo evidenti deferenze senza perdere la già acquisita concretezza compositiva, e il gioco è fatto.

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ETERNAL DEFORMITY - The Beauty Of Chaos


Informazioni
Gruppo: Eternal Deformity
Titolo: The Beauty Of Chaos
Anno: 2012
Provenienza: Polonia (Żory)
Etichetta: Code666
Contatti: eternal-deformity.net - facebook.com/pages/Eternal-Deformity-band/147131418671640
Autore: Insanity

Tracklist
1. Intro
2. Thy Kingdom Gone
3. Lifeless
4. Pestilence Claims No Higher Purpose
5. Caught Out Lying
6. The Beauty Of The Ultimate End
7. The Sun
8. The Holy Decay

DURATA: 48:17

La Code666 ha dimostrato più di una volta di avere occhio per le band dedite all'Avantgarde ed alla sperimentazione in genere (Enid e Hail Spirit Noir, per dirne due che abbiamo recensito negli scorsi mesi), il ritorno degli Eternal Deformity è un'altra prova di questa caratteristica della label. Sì, perchè per quanto il monicker possa portare alla mente qualcosa di più vicino al Death la band polacca è nata come act Doom Metal ed è mutata fino a diventare un mix di svariate influenze che hanno dato come risultato "Frozen Circus", datato 2007. Dopo cinque anni di silenzio ci troviamo con questo "The Beauty Of Chaos" che segue lo stile del suo predecessore raffinandolo ed enfatizzando quell'immaginario circense che questa realtà è riuscita a costruirsi. La formula è fatta appunto degli ingredienti già conosciuti: tastiere vagamente Arcturusiane nelle sonorità, alternanza tra clean, scream e growl, ritmiche elaborate tipiche di certo Prog, il tutto su una base Heavy/Power che qualche volta strizza l'occhio al Death melodico o al Gothic. Magari volete anche che tutto 'sto minestrone suoni omogeneo? Beh, è così. Nonostante il numero di influenze incorporate non sia indifferente (e tanto meno lo è la quantità di variazioni) il modo in cui vengono alternate o mischiate mantiene la continuità del sound senza far suonare i brani come medley di pezzi diversi. La sensazione in molti passaggi, specialmente in quelli più dinamici ("Thy Kingdom Gone" e "The Beauty Of The Ultimate End"), è proprio quella di essere rimbambiti dal caos generato da giocolieri ed equilibristi vari, un caos che ha però una certa bellezza ed un certo fascino; un'impressione simile la danno le parti in cui la batteria e le tastiere danno sfogo alla fantasia dei rispettivi musicisti intrecciando trame che sorprendono e disorientano l'ascoltatore ("Caught Out Lying"). Le tracce di chitarra e di basso suonano in più di un'occasione molto Power, in altre sono più vicine al Death melodico ed in altre ancora ricordano semplicemente l'identità della band: "Lifeless" da questo punto di vista mi ha portato alla mente il lavoro precedente; interessante anche l'uso degli arpeggi nelle parti più tranquille, presenti in molti brani ma che rendono al meglio in "Pestilence Claims No Higher Purpose" e "The Sun". Ottimo l'uso dei diversi stili vocali, sempre ben dosati e adatti al contesto, che hanno anche il pregio di rendere il sound più variegato.
"The Beauty Of Chaos" conferma il valore di una band che dopo quasi venti anni di attività ha raggiunto una certa maturità e merita di ricevere qualche riconoscimento in più, se siete amanti di quell'Avantgarde che si appoggia molto sul Symphonic un ascolto a questo disco (ma direi anche a "Frozen Circus") è d'obbligo.

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HIGH ON FIRE - De Vermis Mysteriis


Informazioni
Gruppo: High On Fire
Titolo: De Vermis Mysteriis
Anno: 2012
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: E1 Entertainment
Contatti: highonfire.net - myspace.com/highonfireslays
Autore: Dope Fiend

Tracklist
1. Serums Of Liao
2. Bloody Knuckles
3. Fertile Green
4. Madness Of An Architect
5. Samsara
6. Spiritual Rites
7. King Of Days
8. De Vermis Mysteriis
9. Romulus And Remus
10. Warhorn

DURATA: 52:19

Al Cisneros, Matt Pike e Chris Hakius: questi tre nomi vi dicono qualcosa? Spero proprio che la risposta sia positiva. In caso contrario, sappiate che questi signori sono (stati) i membri storici degli Sleep, una delle band cardine per lo Stoner/Doom, veri e propri titani del genere.
Nel 1998 i suddetti Sleep si sciolsero e, mentre Cisneros e Hakius aprirono il discorso con gli Om, il ruvidissimo Pike diede vita agli High On Fire.
Il cammino di quest'ultima realtà iniziò con un disco superbo come "The Art Of Self Defense" per poi evolversi sempre più in una proposta che è andata consolidandosi come il trademark di questo terzetto californiano.
A due anni di distanza dall'ottimo "Snakes For The Divine", i nostri tornano alla carica con il nuovo "De Vermis Mysteriis" e, lasciatemelo dire, lo fanno con uno stile devastante, forte di una maturazione alchemica e compositiva assolutamente strabiliante.
Il nuovo parto di Pike e soci si apre con "Serums Of Liao" che mette in mostra una gran voglia di martellare impietosamente tutto ciò che capita a tiro, concedendo lo spazio per respirare lievemente soltanto durante gli assoli tesi e nervosi e il coinvolgente ritornello in cui sembra quasi che il boss della baracca sia il sempreverde Lemmy.
Le stesse coordinate sono assunte da "Bloody Knuckles" e "Fertile Green", veri e propri cataclismi Stoner ricoperti da un groove strepitoso e belligerante; questi pezzi sono prove di forza che lasciano interdetti, le sezioni ritmiche sembrano volerci sfondare il cranio, le chitarre sono grezze e tracciano solchi profondi come trincee mentre si uniscono a una voce che, nei suoi momenti più aggressivi, può facilmente ricordare quella di Mille Petrozza.
Quanto godono poi le mie orecchie quando parte "Madness Of An Architect": una morbosa litania di rancore, pura acidità in salsa Doom, come se Lee Dorrian e i suoi Cathedral si fossero immersi in una tinozza di mescalina prima di suonare "The Ethereal Mirror".
Al centro della tracklist è poi intelligentemente piazzata "Samsara", una strumentale magnetica, attraversata da influssi Blues e da scariche di energia statica, un intermezzo piacevole e sollazzante che ci permette di allentare un po' la tensione e tirare il fiato prima che abbia inizio la seconda metà del disco; è così infatti che veniamo introdotti alle bordate che tornano ad investirci con la violenza di "Spiritual Rites" e alla greve e monolitica intensità dei toni trionfali e quasi epici di "King Of Days" che, seppure con le dovute differenze, mi ha portato alla mente, almeno a livello percettivo, quella prova da inchino multiplo che porta il nome di "The Golden Bough", il debutto partorito due anni fa dagli Atlantean Kodex.
Verso la fine del disco siamo ormai inebriati e assuefatti dall'odiosa tensione di cui siamo inondati e i nostri decidono di darci ancora il colpo di grazia con "Warhorn", una composizione indolente, rarefatta e penetrante in cui un basso strisciante e ipnotico si accoppia con una voce schifata e ruvida per poi alternarsi a esplosioni violente che non lasciano alcuna via di scampo.
Una volta terminato "De Vermis Mysteriis" gli High On Fire sono in pieno possesso di un tenebroso campo di battaglia su cui fanno bella mostra il nostro sangue e i nostri brandelli, resti che il giorno seguente saranno buon pasto per gli avvoltoi.
La corazzata guidata da Mike Pike sembra inarrestabile, in questi anni si è ormai guadagnata di diritto un posto nell'Olimpo dello Stoner/Doom e il ritmo non accenna di certo a scemare.
E se vi dicessi fin da ora che questo lavoro finirà dritto dritto nella mia playlist 2012?
"De Vermis Mysteriis" è un disco strepitoso, l'ennesimo capitolo di qualità all'interno di questa scena, il prodotto di una band che, chiunque apprezzi questo filone musicale, non può che amare incondizionatamente.
Signori, mettete mano ai vostri spiccioli e muovetevi anche voi ad acquistare cotanta meraviglia... è davvero il minimo che si possa fare!

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PSEUDOGOD - Deathwomb Catechesis


Informazioni
Artista: Pseudogod
Titolo: Deathwomb Catechesis
Anno: 2012
Provenienza: Russia
Etichetta: Kvlt Records
Contatti: myspace.com/pseudogodVIVIVI
Autore: ticino1

Tracklist
1. Vehement Decimation
2. Malignant Spears
3. Saturnalia (The Night Of The Return)
4. Azazel
5. The Antichrist Victory
6. Necromancy Of The Iron Darkness
7. Encarnación Del Mal
8. The Triangular Phosphorescence

DURATA: 40:42

Poche formazioni riescono a raggiungere uno stato di culto in certi ambiti prima di avere lanciato sul mercato un disco. Questi russi calcano i palchi da oramai otto anni e arrivano solo ora a iniziare la loro piccola guerra nucleare grazie all’etichetta finlandese Kvlt. Wikipedia afferma che Perm, dove vive la formazione, era la città russa più pericolosa secondo uno studio del 2008. Non c’è da sorprendersi allora se Pseudogod è sinonimo di male e terrore.

La Finlandia ci terrorizza e violenta con gli Archgoat; i rinforzi arrivano dalla Russia. Rabbia e indole guerrafondaia totalmente satanica sembrano essere la carta da visita di un gruppo che è alquanto discusso e presente nel sottosuolo metallico. Storia? Leggenda? Ho sentito durante un soggiorno in Finlandia che sarebbe possibile acquistare ampolle contenenti sangue dei membri del quartetto…

Questo è death nerissimo, duro, pesante e grezzo. Non teme il ricamo di passaggi lenti e inesorabili che, come un tank MK-IV inglese della Prima Guerra Mondiale, intimorisce i nemici nelle loro meschine trincee piene di ratti. Macchine da guerra ne furono costruite parecchie; l’efficienza di molte è alquanto discutibile ma non quella degli Pseudogod. Quando vidi il gruppo in concerto, non ne fui veramente convinto; era mia la luna storta o i signori non erano in forma? Chi se ne frega? Il senno di poi non aiuta. Ascoltate solo “Azazel”… pochi pezzi riescono a coniugare vecchia scuola, violenza, Satana e adrenalina come questo. Su “Deathwomb Catechesis” le scale sono sode, i pochi assoli sono ben eseguiti e lo sfogo idrofobo trova un buon equilibrio grazie a una maniera rozza… curata e pignola che travolge ogni ostacolo sul suo cammino.

Originale? Innovativo? Progressivo? No, nulla di tutto questo. Vi aspetta l’incarnazione del Male e della rassegna di ciò che rovina il nostro Mondo. Pseudogod è il Papa dell’Anticristo, l’Apocalisse, l’Inferno… tutte belle cose da non perdere dunque!

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LEONARD Z

Informazioni
Autore: Akh.

Ciao Leo! Dopo l'intervista Italo/Elvetica direi di faticar poco e fare una clamorosa Scandicci/Firenze, sei disponibile a "gnudarti" per Aristocrazia?

Io mi gnudo anche, però vi assicuro che non è un bel vedere. A vostro rischio e pericolo!


Senti, è facile chiederti con quali gruppi sei stato inserito nel mondo della musica e in particolare del Metallo, ma io vorrei chiederti quali gruppi hanno cercato di allontanarti da esso? Poi se ti va puoi anche dirci della tua prima volta... sessuale ovviamente

Oh, che domanda figa! Sì, ci sono state delle band che hanno cercato davvero di allontanarmi dal metal, più che per la musica per l'attitudine: principalmente un buon 90% delle band power metal e gruppi tipo Manowar. C'è poco da fare, non mi piacciono proprio, soprattutto quelle pose da "vero metallaro". Pensavo che questa mentalità da sfigato fosse ristretta ad alcuni "defender" particolarmente coglioni, ma ho visto che anche nel black metal c'è questo fenomeno di "trvismo"... ecco, queste pose proprio mi fanno cacare. Ma non dimentichiamo anche cose tipo Nightwish e gothic sputtanato: quelle band che sono diventate "pop coi chitarroni" e dicono di fare metal. Ecco, nell'immondezzaio metto anche loro.


Non sei più un mocciosino di primo pelo, quindi che gruppi consiglieresti ad un metallaro più anziano di te?

Più anziano? Direi gruppi nuovi, tanto quelli vecchi li conosce di sicuro anche meglio me. Gli direi di ascoltare gruppi italiani, come i Frostmoon Eclipse, i Forgotten Tomb, i Dolcinian, gli L'Ordre Du Temple e altri che sicuramente dimentico.


Firenze anni '90, una città in cui il movimento metal nel suo sottosuolo incominciava a brulicare, che ricordi hai di quel periodo, che gruppi ti sono rimasti maggiormente impressi e perche? È vero che hai una cassetta con il lato A dei Bolt Thrower ed il lato B di Camerini? E cosa ne pensi di quelle miriadi di tapes in cui c'erano novanta minuti di: Anthrax, Kreator, Exciter, Mercyful Fate, Cannibal Corpe ecc..., tanto l'importante era che fosse una cassetta zeppa di metal?

Da noi le cassette andavano per la maggiore. La cosa funzionava così: visto che eravamo squattrinati compravamo un album per uno, poi ce le passavamo registrandoli sulle cassettine. Che periodo mitico (non per la mancanza di soldi... quella faceva schifo). I gruppi fiorentini che mi sono rimasti particolarmente cari erano composti proprio da ragazzi della mia età. Ricordo un sacco di nomi, ma i più promettenti, per me, erano i Cryogen e i Soulgrind, entrambi gruppi sciolti dopo il primo lavoro. In quel periodo c'era davvero un fermento micidiale, basti pensare a band come Necromass o Auramoth. La cosa che mi piaceva è che ogni band cercava sempre di tirare fuori qualcosa di personale, quindi nessuna suonava uguale all'altra. Ma ricordo anche band fuori dalla toscana, come gli Electrocution (grandissimo primo album) o il primo album degli Extrema.


Non so te, ma a me a volte manca l'essere pischello, l'essere un metallaro "del cazzo" degli anni '80, quando se passavi con il tuo giubbino pieno di toppe gli altri cambiavano marciapiede, e quando dalle cuffiette del walkman uscivano le note di "Chemical Warfare" a martello tutti pensavano che da lì a poco saresti morto per overdose... [grossa risata] Come sono stati i tuoi primi anni da sfigatissimo metallaro? Dai sparaci qualche aneddoto succulente

Ah, io ero proprio sfigato totale: giubbotto di pelle, walkman fisso e soprattutto due metri di catenaccio comprato alla ferramenta che sistemavo sul giubbotto con due moschettoni. Quando invece non avevo lo walkman mi portavo dietro uno STEREO con otto pile torcia dentro! Sembravo uno di quegli spacciatori di Harlem che si vedevano nei film con lo stereo sempre acceso in spalla. Solo che il mio sparava "Countdown To Extinction" a tutta palla! Ahhahaha! A ripensarmi ora dovevo sembrare davvero un malato di mente, però io non potevo vivere senza musica 24 ore su 24!


Come è cambiato questo stereotipo in questi venti anni?

Sono lo stesso coglione coi capelli lunghi, ma ora sono bianchi e non ho più le catene perché mi fa male la cervicale a portarmi tutta quella roba sulla schiena. Per il resto, dal punto di vista della musica, sono lo stesso... solo che ora spendo mooooooooolto di più in vinili.


Senti, detto fra me e te baratteresti tutte le tue cassettine per 5 Tera di hard disk stracolmo di mp3?

Ma col cazzo. Quando vedo la gente che dice "ho una grande collezione di album" e poi mi fa vedere l'hard disk mi viene voglia di prendere una motosega e tagliarli in due il computer...


Se torno indietro con la memoria, mi ricordo sempre un forte ostracismo nei confronti di questa musica da parte di genitori e parenti, la classica frase di mi' babbo era: "e tu vedrai che fra diec'anni codesta roba un tu l'ascolterai più, e tu metterai la testa a posto!!!". Quindi cosa diresti a tuo figlio se ti fracassasse i timpani quotidianamente con musica neonapoletana?

Mio babbo odiava quando uscivo fuori con le catene senza farmi la barba per settimane. Ecco, per evitare di trovarmi un figlio che ascolta musica neomelodica ho deciso di non fare figli, pensa te! [risata]


Se ti potessi girare indietro in questo istante cosa diresti al Leo di venti anni fa?

Gli direi che le cose che lui pensa che siano importanti si riveleranno cazzate e perdite di tempo, mentre le cose che pensa siano "meno serie" saranno quelle che diventeranno davvero la base della sua vita, un giorno.


E cosa direbbe il Leo di venti anni fa al Leo di oggi?

Mi direbbe che sono diventato una persona malvagia. [risata]


Ok parliamo un po' dell'oggi, quanti anni hai? Ti senti al passo coi tempi? O ricerchi ancora "inutili" vinili? Che voleva dire per te "keep the faith"?

36, al passo coi tempi per certe cose, mentre vecchio acido per altre. La malattia dei vinili peggiora di anno in anno. Io ero, e sono rimasto, un metallaro di quelli che ancora crede al metal come stile di vita e alla musica come base della propria esistenza. Mi rendo conto che siamo rimasti in pochi e che probabilmente sembriamo vecchi dinosauri. Ma chi se ne frega [risata]!


Lo sai che la maggior parte dei ragazzini di oggi non sanno manco cosa significhi scambiarsi le cassette, racconta loro cosa si sono persi...

Si sono persi un duro lavoro di ricerca di band veramente underground, in un momento dove non c'era internet e ti dovevi affidare alle riviste, alle fanzine cartacee, al passaparola degli amici e alla fiducia che riponevi nel negoziante. Era uno spettacolo!


Se fossi tu a decidere chi butteresti giù dalla torre? Il Morboso o il Ticino?

Il Morboso, tanto non si farebbe nulla, gli basterebbe tornare su e non avrebbe nemmeno un graffio! Warboar!

HM o Metal Shock?

CAZZO METAL SHOCK DI SICURO. La rivista non mi piaceva per niente e aveva delle recensioni che sembravano scritte da un ebefrenico. Ce ne sarebbe da dire su quella rivista, soprattutto nei primi anni '90. Ma lasciamo stare, va... HM invece era stupenda, con l'angolo della posta che era sempre: fan dei Guns 'N' Roses contro il resto del mondo. Unico.

Tape Trading o 7 pollici?

Azzo, questa è dura. Ok, non posso fare a meno dei 7 pollici!


Cosa ti fa ringraziare di esserti avvicinato a questo genere musicale e cosa ti fa ringraziare di non "aver messo la testa a posto"?

Senza metal la mia vita sarebbe stata davvero urienda [risata], beh, se avessi messo la testa a posto come tanti ex metallari che conosco sarei diventato un uomo triste che ripensa al passato come "i bei vecchi tempi". Per me oggi, invece, è figo quanto ieri. Per loro no.


Dacci tre album fondamentali per la tua crescita musicale e tre album da cui non si può prescindere?

Per la mia crescita musicale? Mmmm... "Live After Death" dei Maiden, "Odissea Veneziana" del Rondò Veneziano e "Realm Of Chaos" dei Bolt Thrower. Ma ce ne sono una marea in più! Tre album imprescindibili? "Master Of Puppets" dei Metallica, "Dictius Te Necare" dei Bethlehem e "Clandestine" degli Entombed.


Ti dessero 100.000 € come li spenderesti?

Li sputtanerei comprandomi uno studio di registrazione. Mai sentita cazzata più grande, vero?


Ti sei mai ritrovato 100.000 lire da spendere in musica come ti pareva? Che cosa comprasti vecchia volpe?

No, purtroppo mai :(


Il tuo disco più caro, o cassetta, nella tua collezione qual è? Perchè?

È una cassetta ed è "Odissea Veneziana" del Rondò Veneziano, la prima cassetta che mi comprò mia madre quando ero veramente minuscolo. Il mio primo passo nella musica.


Ok, perdo il tram per tornare a casa, cosa vuoi dire in più ai lettori di Aristocrazia?

Comprate i vinili, i cd, le cassette, quel che volete, ma non scaricate da e-mule o merde varie. È proprio da perdenti.

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INFIDEL


Informazioni
Autore: Mourning
Traduzione: Dope Fiend

Formazione
Yiannis Poussios - Voce
Dennis Kostopoulos - Chitarra
Chris Kissadjekian - Basso
Manos Giakoumakis - Batteria


Nel 2011 l'underground della scena greca ha visto il ritorno degli Infidel, con il nuovo disco "King Of Cynical Control" che abbiamo recensito. Vediamo di conoscerli meglio.

Ciao ragazzi e benvenuti su Aristocrazia Webzine, mi sbaglio o la scena doom/stoner è davvero florida in Grecia in questi anni?

Yiannis: Ciao Gabriele! Sono Yiannis, il cantante della band. Hai ragione sulla Grecia, ma non al 100%... vedi, lo stoner rock è molto popolare qui e ci sono un sacco di persone che vanno ai concerti di band stoner greche, sia quelle più datate che quelle più recenti. Lo stoner rock è diventato piuttosto di moda nel mio paese negli ultimi dieci anni, soprattutto tra le persone che non necessariamente si definiscono "metallari". Tuttavia, questo non è il caso del doom metal. Non ci sono molte band doom in Grecia e la maggior parte dei fan del metal non è realmente interessata a questo tipo di musica.


Siete attivi da più di un decennio, come è nata la band? Chi sono gli Infidel oggi e come siete arrivati a quello che siete oggi?

L'idea di formare un gruppo è venuta me e Manos (il nostro batterista) una notte in un bar, sotto pesanti influssi del rum Havana Club. La prima persona che abbiamo contattato è stata Chris (il nostro bassista), che era un nostro amico di lunga data. La nostra prima prova ha avuto luogo nel settembre 2000 e per qualche tempo abbiamo avuto il problema di trovare un chitarrista fisso, fino al 2002 quando abbiamo trovato Dennis. Da allora la line-up è sempre rimasta la stessa.


Non ho avuto il piacere di ascoltare il vostro debutto "I, Oathbreaker", ma leggendo alcuni pareri e dopo aver ascoltato "King Of Cynical Control", possiamo definire quest'ultimo come evoluzione del primo?

"King Of Cynical Control" è sicuramente un evoluzione del nostro album di debutto. Voglio dire: "I, Oathbreaker" suona più come disco stoner/doom standard con pochi elementi diversi qua e là, mentre "King Of Cynical Control" è dotato di un songwriting più complesso e uno stile musicale più personale. Credo che in "King Of Cynical Control" siamo riusciti a unire le nostre influenze in modo più efficace di quanto avessimo fatto in "I, Oathbreaker". Tuttavia, se si ascoltano entrambi gli album, si può certamente capire che sono stati composti dalla stessa band.


La vostra musica è fortemente ispirato dai Candlemass e dai maestri del genere (Black Sabbath). Come ci si avvicina a questo sound "retrò" ma sempre fantastico? Come si evita il problema di sembrare troppo "standard"?

La risposta a queste domande, secondo la mia opinione personale, sta nel fatto che gli Infidel non sono un gruppo doom al 100%. Io chiamo il nostro stile "ogni cosa heavy" e, naturalmente, ci sono un sacco di influenze doom nella nostra musica ma si può anche sentire un po' di death metal, prog metal, heavy, rock, oltre ad alcuni elementi che non hanno alcuna relazione con la normale musica metal. So che la mia voce ricorda quella di Messiah Marcolin e di Ozzy (non ho mai cercato di nascondere questo fatto) ma, d'altra parte, il nostro chitarrista, Dennis, non è un appassionato di doom. Lui preferisce band come Meshuggah, Voivod, Celtic Frost, Death, Pantera, Paradise Lost, ecc., (lui è anche membro della prog/death metal band greca Acid Death), gli piacciono la fusion e il flamenco, quindi, anche quando suona un riff doom, lento e pesante, lo suona molto diversamente da quello di un classico chitarrista di una band doom/stoner. In generale, tutti i membri degli Infidel hanno influenze musicali differenti gli uni dagli altri ed è per questo che non suonano troppo "standard".


Avete scritto le vostre canzoni basandovi molto sull'atmosfera e sulle melodie. Come prende vita un vostro pezzo? E come ne scrivete i testi?

Scriviamo tutte le nostre canzoni durante le prove. Uno di noi (di solito è Dennis) può portare un'idea, un riff o una melodia e poi cominciamo a jammare sulla base di questa idea fino a che non raggiungiamo un risultato soddisfacente. Naturalmente questo processo richiede molto tempo, ci sono voluti quasi due anni per scrivere alcune canzoni (voglio dire, la loro versione definitiva). Tuttavia, in questo modo, il processo di songwriting è davvero piacevole per noi e questo è il motivo per cui abbiamo formato gli Infidel in primo luogo: divertirci suonando! Riguardo i testi, invece, li scrivo tutti io dal momento che sono il membro della band con la migliore conoscenza della lingua inglese [ride]. Durante le prove cerco di trovare le linee vocali che si adattano al resto della musica, insieme ad alcune frasi "forti" che esplodono nella mia mente mentre io canto. Quando un brano è finito in termini musicali, poi cerco di trovare le parole che corrispondono meglio alle linee vocali e darvi un senso, allo stesso tempo.


Avete fatto qualche jam session durante le registrazioni? È corretto dire che ci sono parti in cui si sente molto la libertà di composizione, come se solo l'istinto vi avesse guidati?

Dal momento che le nostre canzoni sono i prodotti delle nostre prove, non abbiamo bisogno di fare jam ulteriori durante le registrazioni. Quando siamo entrati nello studio di registrazione, nell'estate del 2009, avevamo finito di scrivere tutte le nostre canzoni e l'unica cosa che abbiamo cambiato un po' sono stati uno o due assoli di chitarra.


La cover di "Here Comes The Rain Again" degli Eurythmics è davvero imprevedibile, nessuno si aspetta questo esperimento interessante. Chi ha avuto l'idea? E come avete optato per questa canzone?

Beh, l'idea di questa cover è stata mia. Quando ascoltai un lento, una sorta di trip-hop remix di quella canzone, ho pensato che sarebbe stato interessante per gli Infidel farne una cover e "aggiustarla" in versione doom. Credo che abbiamo fatto un buon lavoro, è molto diversa e più lunga rispetto al brano originale.


Secondo voi, perché la scena doom è ancora coerente e meno influenzata dalle mode come succede nel death e il black metal?

Credo che questo stia accadendo perchè il doom è un genere metal che dipende più dall'avere il "giusto feeling" piuttosto che dalla tecnica. Non importa quanto tecnicamente competente sia un musicista, egli non suonerà buon doom se non può mettere in evidenza queste speciali vibrazioni, questa sensazione che non può essere descritta con le parole ma che rende l'ascoltatore stordito, lo mette in soggezione. Forse è quello che Al Cisneros (Sleep, Om, Shrinebuilder) ha descritto come "Iommic and Wagneric". Non significa soltanto suonare lentamente, macinare riff combinati con melodie malinconiche o un umore triste, non si tratta solo di chitarre accordate più basse, power chords, basso massiccio e batteria martellante o semplicemente cantare di temi tristi/oscuri, di occulto o film horror. È tutte queste cose insieme ma, ancora di più, si tratta di amare ciò che si fa, suonando con il cuore e con l'anima e non solo con la mente. E quando questo succede, la probabilità di essere influenzato dalle tendenze è minore.


Esiste il fenomeno "paghi per suonare" nella vostra nazione o è solo un'abitudine del cazzo di noi italiani?

Beh, non sono davvero sicuro di quello che vuoi dire con "pagare per suonare". Se vuoi dire che le band locali devono pagare la sede per suonare dal vivo, sì, questo succede anche in Grecia. E fa davvero schifo! Tuttavia, a causa della crisi economica, il tutto ha cominciato a cambiare un po', specialmente con i locali più piccoli. Se due o tre band dell'underground greco vogliono fare un concerto insieme a ingresso libero, allora non è più così difficile per loro trovare un piccolo club e suonare lì. Il proprietario fornirà il luogo gratuitamente e pagherà anche l'esibizione, in alcuni casi, se ci saranno abbastanza persone al concerto per fargli vendere bibite e birre. Tuttavia, se parliamo di una dimensione più grande, più "professionale", di luoghi con una capacità di circa mille persone, "pagare per suonare" è una merdosa regola.


Come siete entrati in contatto con il metal? Quali sono gli album, i concerti e i personaggi di questo mondo che hanno cambiato la vostra vita?

Cazzo, questa è una spina nel culo! Ho quarantadue anni e mi sono messo ad ascoltare metal da quando avevo dieci anni, quindi è veramente difficile scegliere. Ascolto tutti i generi metal, tranne tutta quella merda power/sinfonica che suona come il pop in Eurovisione con le chitarre "pesanti", questo non è vero metal per me. In ogni caso, il primo album che ho comprato è stato "Led Zeppelin IV" ed ha veramente cambiato la mia vita per sempre! Sono anche un grande fan dei Black Sabbath e i loro primi sei album sono qualcosa come la colonna sonora della mia vita. Per quanto riguarda i concerti, il primo a cui io abbia mai assistito è stato quello dei Saxon nel 1986 ed è stata un'esperienza meravigliosa! Tuttavia continuo ad ascoltare un sacco di musica e ogni buona band o album che ascolto cambia un po' in meglio la mia vita. Recentemente ho ascoltato "Sorrow And Extinction", il primo album dei Pallbearer e mi ha davvero stupito. Incredibile doom dagli U.S.A.! Ci sono anche due grandi band doom greche che valgono la pena di essere ascoltate: Universe217 e Agnes Vein.


La situazione economica e politica della vostra nazione sta influenzando l'organizzazione di eventi e la diffusione del formato fisico? Saranno questi tempi di recessione ad avvantaggiare la musica digitale?

Beh, la crisi economica in Grecia ha sicuramente influenzato la musica. Quando le persone non hanno abbastanza soldi per mantenere se stesse e le loro famiglie, non vanno a comprare CD o a vedere live, è un lusso che non possono permettersi. È per questo che scaricano musica da internet anche se il download gratuito dovrebbe essere illegale. Tuttavia, questo accadeva in larga misura anche prima della crisi economica. Personalmente, io non sono contro il download gratuito. Per esempio, io preferisco che qualcuno scarichi "King Of Cynical Control" piuttosto che non lo ascolti affatto. D'altra parte, abbiamo raggiunto un punto in cui la gente scarica più musica di quanto possa realmente ascoltare. Abbiamo davvero bisogno di questo?


Se poteste inviare un messaggio al Parlamento europeo, cosa vorreste dire ai politici che stanno uccidendo i nostri paesi?

Vorrei dire loro che la vita reale non è l'economia di mercato e che le vite delle persone non sono numeri. Credo che già lo sappiano ma a loro non frega un cazzo, sono interessati solo al denaro.


Parliamo di live. In passato avete suonato con Alabama Thunderpussy, Orange Goblin e Grand Magus, quali ricordi avete di quei live? Volete raccontarci qualche aneddoto di quei tempi?

Abbiamo anche suonato con i Cathedral (due volte) e i Trouble. Fare da spalla a tutti questi gruppi è stato un grande onore per noi e siamo davvero stati felici di farlo. Purtroppo, non ho storie divertenti da raccontarvi, a parte il fatto che Ben Ward degli Orange Goblin è un grosso bastardo ubriacone [ride]! Anche Lee Dorrian (Cathedral) è un ragazzo davvero forte, un vero appassionato di musica e un gentiluomo ma io lo conoscevo già prima di iniziare a suonare con gli Infidel.


Cosa avete fatto a supporto di "King Of Cynical Control"? Avete organizzato un mini-tour? Farete qualche altro live, dentro e fuori della Grecia?

Fino ad ora abbiamo suonato tre volte dal vivo ad Atene, dopo il rilascio dell'album. Andremo di sicuro a suonare in altre città greche nel resto dell'anno ma fuori della Grecia... proprio non lo so. Voglio dire, ci piacerebbe andare a suonare dal vivo in qualsiasi altro paese ma per farlo qualcuno deve invitarci, giusto? So per certo che sarebbe estremamente difficile per noi fare anche un piccolo tour europeo, in quanto richiede spese che non possiamo permetterci ma se un promotore vuole invitarci per un numero limitato di live in un certo paese, potremmo pensarci seriamente. Penso che questo sia il caso di ogni altra band underground, no?


Come sarebbe il vostro concerto perfetto?

Fare da headliner al Roadburn Festival sarebbe l'ideale per gli Infidel. So che questo è chiedere troppo ma i sogni sono gratis, giusto?


Se poteste organizzare un festival che band scegliereste? Potete anche includere band sciolte.

Beh, prendo un respiro profondo: Led Zeppelin, Black Sabbath, Motorhead, Ozzy, Slayer, Celtic Frost, Death, Morbid Angel, Bolt Thrower, Entombed, Voivod, Coroner, Paradise Lost, Carcass, Soundgarden, Napalm Death, Candlemass, Cathedral, The Obsessed, My Dying Bride, Shrinebuilder, Om, Goatsnake, Neurosis, Opeth, Hooded Menace, Dodheimsgard, Mercyful Fate, Mastodon, The Mars Volta, System Of A Down, The Tea Party, Trouble, Blue Oyster Cult, Faith No More, Dillinger Escape Plan, Isis, Clutch, The Devil's Blood, Oranssi Pazuzu, Pallbearer, Deathspell Omega (anche se non suonano dal vivo)... e, naturalmente, Infidel [ride]! Questo sarebbe il miglior festival di tutti i tempi, il festival di tutti i festival!


State già scrivendo qualcosa di nuovo? Notizie su un album futuro?

Beh, siamo costantemente intenti nella scrittura di nuovo materiale. Quando non è necessario provare per un live, ovviamente. Entriamo nella sala prove almeno una volta alla settimana e lavoriamo su idee nuove per circa tre o quattro ore. Questa è l'essenza dell'esistenza degli Infidel: la gioia della creazione, quattro amici che uniscono le loro esigenze di espressione in un unico percorso creativo. Ecco perchè lavoriamo sempre su idee nuove, ci divertiamo in questo modo. Non ci sono notizie su un terzo album ancora perché in questo momento dobbiamo concentrarci sulla promozione di "King Of Cynical Control" ma si può dire che abbiamo già iniziato a lavorare su nuovo materiale e che continueremo a farlo, anche se non ci sarà un terzo album a breve [ride]!


Cosa volete per il vostro futuro?

Ci basterebbe essere in grado di continuare a suonare come Infidel e registrare un altro album, prima o poi in un prossimo futuro. Questo è tutto.


Grazie per il tempo trascorso con noi, l'ultimo messaggio per i nostri lettori è vostro.

Ti ringrazio molto per questa intervista. Se desiderate ascoltare "King Of Cynical Control", potete visitare la nostra pagina Bandcamp: infidelgr.bandcamp.com in cui è possibile ascoltare in streaming l'intero album e leggere i testi. Il nostro sito è www.infidel.gr e, se siete interessati a contattarci, inviateci un messaggio al seguente indirizzo: infidel_band[at]yahoo.gr.
Saluti e... doom or be doomed!

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MALIGNANT CHRIST


Informazioni
Autore: Mourning
Traduzione: Dope Fiend

Formazione
Brandon Von - Tutti gli strumenti


Ho il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Brandon Von, mente dei Malignant Christ. Benvenuto su Aristocrazia, come va la vita?

Io sto benissimo, l'album è uscito abbastanza bene e io non potrei essere più felice!


Iniziamo introducendo la tua creatura, come è nata la band, da chi è composta e quali sono i punti di riferimento musicali e ideologici che segui per fornirle una direzione precisa?

Ho dato vita a Malignant Christ nel gennaio del 2007 con alcuni amici. In questo momento la band è composta da me soltanto e io sono l'unico che ha suonato sul disco, anche se l'ex bassista e vocalist Joey Richesin ha scritto alcuni dei testi. L'obbiettivo di Malignant Christ fin dal primo giorno è stato quello di suonare vero death metal senza stronzate modaiole e di tirare fuori la musica più malata possibile. Malignant Christ è la mia vita e la mia forza vitale, vorrei morire se non ci fosse. Malignant Christ è ciò che mi permette di svegliarmi ogni giorno e vivere normalmente.


Ho notato che c'è stato un gran viavai di musicisti nelle fila dei Malignant Christ, è difficile mantenere una formazione stabile?

Estremamente, viviamo nella Bible Belt degli Stati Uniti [area comprendente più stati degli U.S.A. in cui la maggior parte della popolazione professa attivamente la religione protestante, ndt] e non ci sono molte persone dedite alla musica estrema qui. La maggior parte è attratta da puttanate come Whitechapel e Suicide Silence o quei froci di merda che adorano i Pantera.


"Forever In Chaos" è il tuo parto, nessun altro ci ha messo mano in ambito compositivo e strumentale, com'è stato lavorare da solo sull'album? Quali sono le difficoltà oppure le agevolazioni nello scegliere di portare avanti un solo-project?

In realtà, l'ex bassista e vocalist Joey Richesin ha scritto il testo di "Shrine Of The Dismembered". Ma io ho composto tutti i riff, gli arrangiamenti e la maggior parte dei testi quindi hai detto una cosa giusta al riguardo. Per certi versi è più facile lavorare da solo perché non ci sono altri input quindi l'album è la mia visione perfetta di questo progetto. D'altra parte il fatto che sono da solo è un po' oneroso finanziariamente. Io non mi vedo come un progetto solista perché ho ​​intenzione di trovare altri membri e lavorare con altre persone. Da ora in poi probabilmente scriverò tutto io ma, a parte questo, preferirei lavorare anche con altre persone nei Malignant Christ.


Il disco mi è piaciuto molto, è retrò, blasfemo, pieno di atmosfere e sensazioni negative che convergono all'interno dei pezzi. Come nasce un tuo brano? E come scegli il testo che gli è più adatto?

Bene, è molto forte l'influenza dal materiale classico come Immolation, Morbid Angel, Sinister, Incantation, Killing Addiction, Atrocity, (vecchi) Gorguts, ecc... I testi sono racconti dell'orrore ma sicuramente ispirati dalla vita reale e dalle cose che abbiamo vissuto o di cui abbiamo una buona conoscenza. Una mia canzone nasce in modo strano, nel senso che io scrivo prima la tablatura sul mio computer e poi la suono e vi apporto modifiche. Un sacco di persone compongono tramite prove ma io in realtà non funziono così e quando faccio queste cose mi sento come se non avessi tirato fuori tutto. Mi sento come se stessi riascoltando di continuo le stesse canzoni perdendo tempo ad usare sempre lo stesso riffing. Di solito mi ci vuole molto più tempo per scrivere rispetto a quello che impiego per suonare ciò che ho scritto. Stessa cosa per la scrittura di testi che di solito passa attraverso svariate bozze di testi prima che io ne sia soddisfatto.


Quanto credi sia forte al giorno d'oggi il movimento anti-religioso? Pensi che l'uomo si stia finalmente ribellando all'effetto dell'oppiaceo per eccellenza?

Per essere onesto in realtà io non mi vedo come un anti-religioso. Malignant Christ è realmente una band satanica. In America tutto sembra essere sempre più cristianizzato. Per me la religione in sé non è un male in quanto credenza in un Dio, nella giustizia e in una vita dopo la morte, è un male come la gente pervertita l'abbia mutilata e ritorta per far sembrare che un dio abbia dato loro personalmente il diritto e l'autorità per fare ciò che vogliono. Queste persone sono veramente vili e dovrebbero estinguersi.


Quando si parla di tematiche e death metal si tira spesso fuori la parola "cliché", non credi che molti sottovalutino quest'aspetto limitandosi a etichettare il genere solo per l'impatto e la cattiveria che sprigiona? Quali sono le tematiche che preferisci affrontare e se potessi organizzare un concerto in Vaticano, quale pezzo dedicheresti ironicamente al Papa?

C'è un pezzo nell'album, "Suspended In Agony" che parla di un ragazzo appeso per il cazzo attraverso dei ganci che viene riempito di merda e torturato sessualmente da una dominatrice; penso che sarebbe una buona canzone da dedicare al Papa. Credo che il death metal venga davvero frainteso perché le band migliori non sono mai state davvero famose quindi un sacco di gente non sa davvero come gestire la cosa. E un sacco di fan del metal preferiscono la roba melodica e, almeno nel caso di Malignant Christ, non c'è molta melodia.


Il panorama underground è cambiato anno dopo anno, quali sono le caratteristiche che a tuo avviso contraddistinguono il voler rimanere legati a quel tipo di realtà in maniera seria e coerente? Questo termine non viene usato alle volte come uno scudo-paracritiche o per racimolare consensi da chi rema contro qualsiasi forma di musica che non esca in versione ultra-limitata?

Malignant Christ non si associa con nessuna band che non sia vera, sia death o black metal. Se una band fa queste cose per sembrare cool non ci vogliamo avere nulla a che fare. Stessa cosa per quanto riguarda riviste o programmi radiofonici, qualunque cosa. Abbiamo chiesto di non passare i nostri brani in trasmissioni radiofoniche che abbiamo appurato essere gestite da persone che non capivano nulla di metal e avrebbero reso tutto ironico e divertente, quasi parodiale. Non sto dicendo che non ci dovrebbe essere umorismo nel metal, al contrario, ma quando si tratta di cose in cui tutto sembra un grande scherzo, noi non vogliamo avere nulla a che fare con esso. Lo stesso vale per le persone che maltrattano gli animali, Malignant Christ è fortemente contro gli abusi sugli animali.


Chi si avvicina a certi generi estremi e si mette a produrre i propri lavori finisce spesso con il rimetterci di tasca propria, è solitamente la passione a muovere le fila di trame che portano a galla dischi come "Forever In Chaos". C'è mai stato un momento nel quale hai pensato di smettere di suonare o di dedicarti ad altro?

No, mai. Anche se per tutto il 2008 sono stato giù di morale e non abbiamo fatto nessun live. Questo è stato nel periodo di transizione dalla nostra affezione per i satanici Deicide / Vital Remains al nostro stato attuale. Ma tutto ciò che la maggior parte della gente considererebbe una battuta d'arresto, per me è stata un'esperienza di apprendimento. Noi a questo punto eravamo auto-finanziati, nel senso che non abbiamo dovuto spendere soldi nei Malignant Christ per circa un anno, non avevamo abbastanza soldi per stampare CD e t-shirt. Certo, non abbiamo mai ottenuto un centesimo da questa band, ma non devo usare i miei soldi per avere merchandise, i Malignant Christ pensano ad altro e questo è bene. Ma non sono mai riuscito a vedermi al di fuori dei Malignant Christ. Come ho detto prima, questo mi permette di vivere bene. I Malignant Christ sono una parte di ciò che sono ed è davvero indivisibile da me stesso. Brandon Von e i Malignant Christ sono la stessa cosa: questa banda è la mia forza vitale.


Un paio di settimane fa ho avuto modo d'intervistare Ryan degli Elders Of Apocalypse che, per quanto affermato da lui, hanno suonato in vostra compagnia, come ricordi quella serata? E com'è messa la scena metal in Tennessee?

È piccola e Ryan è uno dei miei migliori amici. Ho soltanto cose buone da dire su di lui, Sam e Jay degli Elders Of Apocalypse hanno pubblicato un album molto classico, "The Law Of Iron". Non hanno mai suonato con noi ma hanno suonato in un live in cui ho partecipato con la loro altra band, Cannibal Rites, che è stato molto intenso e abbiamo davvero rovinato ogni cristiano quella notte. La nostra scena metal è davvero piccola, come ho già detto non c'è molta roba vera. Ci sono Malignant Christ, Elders Of Apocalypse, Goatfucker, Your Kids On Fire, Argentinum Astrum, Domestic Assault e un paio di altri gruppi. La maggior parte della roba qui è merda in stile Pantera o Whitechapel.


Girando in rete ho letto che hai suonato live con a supporto una drum-machine, è corretto? Stai cercando un batterista in carne e ossa o ritieni che andare avanti così sia meno problematico?

Oh, noi probabilmente avremo sempre una drum machine. In questo modo la batteria è esattamente come la volevo quando ho scritto i pezzi. Nella mia testa io so come suonare la batteria ma le mie membra semplicemente non lo fanno. Come so come si fa un blast-beat. E che sono stronzate quando le persone ti dicono che non puoi fare molto con la drum-machine perché in realtà posso fare tutto quello che vuole la mia immaginazione. All'inizio c'era l'intenzione di provare a cercare un batterista ma non ci siamo riusciti e nel tempo la drum machine è entrata a far parte della band. Senza di essa non sarebbero i Malignant Christ.


La politica è un po' una rottura di palle, soprattutto quando si ascoltano parole su parole ma non si vedono mai realizzate le promesse fatte. Potessi formare un governo composto esclusivamente da uomini simbolo della scena estrema, chi vedresti bene e in quale ruolo?

Credo nella sopravvivenza del più forte, sia nella musica che nella società.


Torniamo a "Forever In Chaos", che responsi ha avuto il disco? Com'è stato accolto da critica e ascoltatori?

I responsi sono variegati. Ci sono state alcune riviste che lo hanno etichettato come il miglior album dell'anno, il che è incredibilmente lusinghiero. Per la maggior parte dei casi la risposta è stata buona. La cosa più strana è quando le riviste non sanno come gestire la musica e cercano di confrontarla con Xasthur o qualcosa del genere perché ho fatto l'album da solo. Di solito quelle recensioni non sono così buone ma sono poche e distanti tra loro. Per la maggior parte stiamo godendo di un percorso critico molto promettente con questo album. Anche ai fan è piaciuto. Abbiamo quasi esaurito la prima stampa e farò una ristampa nelle prossime due settimane.


Io una critica la devo fare: purtroppo il suono di batteria penalizza l'album ed è un peccato perché per quanto mi riguarda hai tirato fuori davvero un gran lavoro. Visto che a quanto ho compreso stai già componendo il sequel, pensi che in futuro ci possa essere la possibilità di un restyling, almeno sotto quel punto di vista, rispetto a "Forever In Chaos"?

Il rullante è troppo alto nel missaggio ed è stato una sbaglio mio. Ho registrato l'album in nove giorni in una macchina con otto tracce ma per la maggior parte penso che sia venuto fuori davvero bene. Abbiamo idee e progetti per altri due album e poi stiamo pensando di registrare nuovamente l'album. È bello come alcune delle vecchie band della nostra zona come Besieged e Enter Self in realtà non abbiano scritto molte canzoni e i Besieged abbiano comunque pubblicato l'album due volte. Non sto dicendo che fossero da buttare perché sono stati una grande influenza per i Malignant Christ ma è la verità. Vogliamo fare alcune cose nuove prima di rifare roba vecchia. Ho anche intenzione, se si riregistrarà questo album, di mantenere in stampa la vecchia versione in modo che i fan possano scegliere quella che piace di più.


Se avessi occasione di poter collaborare con tre musicisti alla stesura del nuovo platter, quale sarebbe la tua line-up ideale (con te come frontman ovviamente)?

La mia formazione ideale sarebbe composta da me, Brian Kelly degli Oakmoon e Black Ritual alla chitarra o al basso e Blase Adina dei Cernunnos alla chitarra o basso. Siamo una band con una drum-machine, quindi non posso scegliere un batterista ideale anche perché non ce n'è mai stato uno.


Diamo ai nostri lettori i perché di Brandon Von sullo scegliere di far girare i Malignant Christ nello stereo.

Io sono di parte e quindi penso che, a eccezione di alcuni difetti nella produzione, l'album sia molto classico ma a tutti i fans che volessero provarlo dico che se vi piace il death metal spero che vi piacerà quello che abbiamo creato. E se non è così allora dovreste uccidervi.

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