martedì 1 dicembre 2009

BATTLEFIELDS - Thresholds Of Imbalance


Informazioni
Gruppo: Battlefields
Anno: 2009
Etichetta: Translation Loss Records
Autore: Mourning

Tracklist
1. Disacknowledge
2. Stasis
3. Blueprint
4. Approaching
5. The Threshold
6. Of Imbalance
7. Quake And Flood
8. Nibiru
9. Majestic

DURATA : 58:13

Che lo sludge, post/metal e le varie correnti alternative al classico filone Metal stiano diventando sempre più influenti e corpose non è una novità, così come purtroppo ci tocca attestare che i cloni di realtà ormai famose e consolidate come Isis o Pelican siano all’ordine del giorno.
I Battlefields prendono spunto sicuramente più dai primi anche perchè precursori e ideali fra i capostipiti di tale derivazione musicale che mischia fasi doom ad ampie atmosfere melanconiche/stranianti basandosi spesso su una scarnificazione del suono e della produzione alle volte controproducenti.
Ci troviamo dinanzi un album che riesce a unificare bene passaggi melodici a vari e spesso indovinati innesti noise, la lunga durata dei brani non è certo un ostacolo per chi ama e conoce il genere dato che spesso ne è una delle prerogative.
Le nove tracce che formano “Threshold Of Imbalance” hanno quell’atmosfera minimale che si ricollega all’esperienza di gente come Steve Albini (noto producer nonchè fondatore e membro di act quali Big Black e Shellac) rafforzato da una presenza metallica seppur eterea che si lascia coinvolgere negli attimi in cui la band ha bisogno di sfogare la sua rabbia, scomparendo improvvisamente nelle fasi strumentali più classicamente avanguardistico rock.
I Battlefields danno miglior prova nei secondi momenti, dove la parte meno animosa prende piede facendo vibrare le corde giuste che permettono di arrivare al loro scopo, il comunicare.
Non vi è un pezzo che mi convinca meno o uno che mi esalti particolarmente, il disco è livellato, sicuramente al di sopra degli standard medi non trovando però quella chiave di volta che possa spingere del tutto e per tutto “Thresholds Of Imbalance”.
Come prima avevo accennato in alcuni casi la scarnificazione del sound/produzione può essere controproducente, in questo preciso frangente infatti un lavoro più presente e meglio approfondito in entrambi i campi avrebbe fornito lo spessore necessario ai pezzi che magari guadagnando quel quid che manca sarebbero esplosi sul serio.
Una release per amanti del genere, piacevole d’ascoltare che pone questa band nella posizione di trovare le soluzioni giuste per un terzo disco e per un salto di qualità definitivo.

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