Gruppo: HateInc.
Titolo: Art Of Suffering
Anno: 2011
Provenienza: Italia
Etichetta: Club Inferno Entertainment
Contatti: hateinc.net
Autore: Bosj
Tracklist
1. Hypnotist
2. Breed
3. Dissatisfaction
4. Fragments
5. Art Of Suffering
6. Harangue
7. Realinsanity
8. Made In Chains
9. Without Your Skin
10. Learn To Love [Yourself]
11. Tear
DURATA: 50:24
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguFl8oOGqoHi1i7KjDlq7D8_wJ0UAItoz0uZjRov75JUSJ0AQtJm2VCMYJjhehv036Ypmxl5UcV05YGQdaIf2nLr3l4z9B2qHO_OzbIesGtXzIMuMMiTwS3crm6Iiq27nPbOvL0h9rkjjV/s200/hateinc+cover.jpg)
Ma veniamo al dunque: gli undici pezzi di "Art Of Suffering" si muovono, come accennato, lungo i solchi tracciati da formazioni quali Rammstein, Ministry, Nine Inch Nails, Hocico e più o meno tutta la scena industrial ed ebm (tendente all'aggrotech, per quanto questo nome suoni ilare), prendendo spesso il largo da intro sintetizzate fino a navigare attraverso riff di chitarra discretamente tamarri (nel senso più industrial, quindi meno negativo, del termine) e nuovamente inserti di elettronica e drum machine. Notoriamente, in questo genere, la linea che separa un buon disco da una pacchianata da cestinare senza appello è estremamente breve, quindi è bene dire fin da ora che gli HateInc. sanno come approcciare una proposta particolarmente ostica come quella in questione e riescono nella non scontata impresa di evitare il baratro dell'amenità sonora. Questo debutto infatti poggia su solide basi di songwriting, con motivetti semplici e di facile presa, ma assolutamente non banali o "scopiazzati", anzi di discreta fattura. E' inoltre piacevole la varietà di soluzioni messa in campo dal combo, che non disdegna rallentamenti ("Without Your Skin") o passaggi di sei corde privi di distorsioni (la titletrack), così come non fa mancare up-tempos e combinazioni che non possono non strappare attimi di genuino divertimento (il synth iniziale e il successivo riffing di "Breed"), il tutto senza mai suonare frammentato, anzi, conservando la propria coerenza di fondo e donando coesione a tutto il materiale suonato. L'ottima produzione e resa dei suoni è poi ulteriore motivo di gradevolezza durante l'ascolto, favorendo la distinzione di tutti i diversi livelli di strumentazione che compongono ciascuna canzone. Tuttavia si notano anche vistosi limiti nei cinquanta minuti di registrazione: spiace dirlo, ma la prova di Vega dietro al microfono è esageratamente monocorde ed incapace di donare incisività alle linee del testo, in ogni canzone variamente ricollegato all'idea di perdita, di pochezza della condizione umana e di insoddisfazione ("Dissatisfaction" non è certamente un titolo casuale). Ancora, purtroppo l'assenza di idee particolarmente personali rischia di relegare "Art Of Suffering" nel novero dei buoni dischi di genere, incapaci di stregare l'ascoltatore.
Un album onesto e sincero, che non mancherà di raccogliere approvazione tra i sostenitori della scena e del sottogenere, ma che non spicca per capacità creative e rende gli HateInc., per ora, incapaci di sorprendere.