Information
Artist: 谢天笑 (Xie Tianxiao)
Title: 幻觉
Year: 2013
Origin: Beijing, China
Label: Modern Sky
Contact: not available
Author: LordPist
Tracklist
1. 与声音跳舞 [Dancing With My Voice]
2. 脚步声在靠近 [The Sound Of Encroaching Footsteps]
3. 笼中鸟 [Caged Bird]
4. 把夜晚染黑 [Blacken The Night]
5. 幻觉 [Illusion]
6. 追逐影子的人 [The One Who Chases His Shadow]
7. 不会改变 [It Won't Change]
8. 命运还是巧合 [Fate Or Chance]
9. 让我走 [Let Me Go]
RUNNING TIME 43:07
Five years is a long time in rock music. The scenes and styles change quickly and you can't be sure that an interesting project will manage to constantly deliver good music. In China, for many reasons, it is not easy to keep oneself updated about alternative rock music. Therefore, it might happen that you casually discover that the most famous local artist in this genre (Xie Tianxiao), five years after his latest album (four if we take into account the 2009 EP "古筝雷鬼" – "Guzheng Reggae"), is about to release his new musical effort. The album was given as a present at his March tour.
"幻觉" ("Illusion") appears to showcase yet another Xie Tianxiao, different from how he was on his previous work "只有一个愿望" ("Just One Desire"). At that time, Xie was fascinated by reggae, often going on to mix it with Guzheng (a traditional Chinese string instrument). This time we are dealing with a more "modern" act; the cover gets back to a dark palette and the names of both artist and album just cover a very small area in the corners. The picture portray a sculpture of Xie’s head seen from the side, we can see its front part on the back of the jewel-case.
The main change here is the addition of keyboards, giving some kind of electronic feel to some tracks (especially "脚步声在靠近" – "The Sound Of Encroaching Footsteps") and enabling the band to rethink many others during their live acts. Nevertheless, the album feels less varied than the previous ones: despite some of the tracks being quite different from each other, the general atmosphere is that of a more coherent work, in this respect closer to the debut (which resulted more diverse in terms of music, although it was just recorded with three instruments).
Production is cleaner and allows us to clearly identify every element, no room for the raw RAGE which characterized the final moments of their first two albums (the closing track "让我走" still is one of the fastest-paced on this disc). Xie doesn't scream as much as in the past and everything sounds as if the band feels more confident about all the different influences and styles, while the previous album felt a little less coherent. However, this notion of uniformity can get a little boring after a while, when on the other works we were always likely to be surprised at the beginning of each song.
The lyrics still revolve around existential matters like the perception of reality or freedom of choice, as it is tradition in Xie Tianxiao’s conceptual world. On this album these themes get discussed again, after the relatively carefree lyrical moment of the EP.
In conclusion, "幻觉" is a well-played and produced work, showing yet another face of Xie Tianxiao. Not necessarily the most diverse of his career – or the hardest by any means – but a good album nevertheless, contributing to widen the repertoire of the band that basically founded alternative rock in China between the '90s and '00s.
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Informazioni
Artista: 谢天笑 (Xie Tianxiao)
Titolo: 幻觉 (Illusion)
Anno: 2013
Provenienza: Pechino, Cina
Etichetta: Modern Sky
Contatti: non disponibili
Autore: LordPist
Tracklist
1. 与声音跳舞 [Dancing With My Voice]
2. 脚步声在靠近 [The Sound Of Encroaching Footsteps]
3. 笼中鸟 [Caged Bird]
4. 把夜晚染黑 [Blacken The Night]
5. 幻觉 [Illusion]
6. 追逐影子的人 [The One Who Chases His Shadow]
7. 不会改变 [It Won't Change]
8. 命运还是巧合 [Fate Or Chance]
9. 让我走 [Let Me Go]
DURATA 43:07
Cinque anni sono un periodo lungo quando si parla di musica rock. Gli scenari e gli stili cambiano molto velocemente e non è detto che un progetto interessante riesca a mantenersi costantemente su buoni livelli. In Cina, per una serie di motivi, non è sempre facile essere aggiornati sulle ultime notizie riguardo la musica alternativa in generale.
Può capitare quindi di scoprire per puro caso che il personaggio più in vista del rock alternativo locale (Xie Tianxiao, vi rimando all'articolo pubblicato la scorsa settimana per saperne di più, dopo cinque anni dal suo ultimo album (quattro se si conta l'EP del 2009 "古筝雷鬼"), è in procinto di rilasciare la sua ultima fatica discografica. Il disco veniva dato "in omaggio" insieme al biglietto del suo tour a marzo.
"幻觉" ("Illusione") sembra volerci presentare uno Xie Tianxiao ancora una volta diverso da come l'avevamo conosciuto nell'ultimo lavoro "只有一个愿望". All'epoca, Xie era molto affascinato dalle sonorità reggae, mescolandole spesso e volentieri al suono del guzheng (strumento tradizionale a corda). Stavolta ci troviamo di fronte a un'opera, se vogliamo, più "moderna"; in copertina tornano i colori scuri e i caratteri stilizzati di qualche anno prima, non abbiamo il vero Xie nell'immagine, bensì una scultura della sua testa vista di profilo.
La principale novità musicale in questo album è l'ingresso della tastiera, che dà un sapore elettronico ad alcuni brani ("脚步声在靠近" su tutti) e permette di rivisitarne altri in sede live. Il disco risulta stavolta meno vario dei precedenti: infatti, nonostante alcuni pezzi suonino piuttosto diversi tra di loro, l'impressione generale è di maggiore coesione in termini di atmosfera, in questo senso è forse l'uscita più vicina all'esordio (che però era molto più variegato in termini sonori, pur contando su soli tre strumenti).
La produzione è molto pulita e permette di distinguere chiaramente ogni elemento, non c'è spazio per le sfuriate grezze che avevano caratterizzato i momenti finali dei primi due album (la canzone di chiusura "让我走" è comunque uno dei pezzi dal ritmo più sostenuto del lavoro). Xie non si produce nelle canoniche urla ed è come se il gruppo avesse "digerito" in maniera più coerente l'intenzione di incorporare nuove sonorità, rispetto al disco precedente che a tratti risultava troppo spezzato. Allo stesso tempo, a lungo andare quest'impressione di uniformità può stancare, mentre negli altri album era più facile restare sorpresi all'inizio di ogni pezzo.
Per quanto riguarda i testi, molto dell'universo concettuale di Xie Tianxiao ruota intorno a questioni esistenziali come la percezione della realtà e la libertà di scelta. Qui vengono rimessi in discussione questi filoni, dopo un momento di relativa tranquillità testuale con l'EP.
In conclusione, "幻觉" è un disco ben suonato e prodotto, che ci mostra una nuova faccia di Xie Tianxiao. Non il più vario della sua produzione – sicuramente non il più duro – ma un buon album che amplia il repertorio della band che ha sostanzialmente dato vita al rock alternativo in Cina tra anni '90 e '00.
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Gruppo: XCIII
Titolo: Like A Fiend In A Cloud
Anno: 2013
Provenienza: Nizza, Costa Azzurra, Francia
Etichetta: Naturmacht Productions
Contatti: xciii.fr
Autore: Bosj
Tracklist
1. Reverie Nocturne
2. Bal Macabre
3. Hibernal Sadness
4. Feathers
5. Autums Call
6. Perpetual Place
7. Bal Macabre - Epilogue
8. Like A Fiend In A Cloud
DURATA: 48:17
Tante cose si possono dire dei nostri cugini oltralpini e probabilmente un italiano, di quelle tante cose, ne sceglierebbe molte non proprio positive, ma una caratteristica che non si potrà mai negare ai Francesi è la delicatezza. La delicatezza nei modi, nel linguaggio, e in questo caso nel fare musica. "Like A Fiend In A Cloud" è il debutto, dopo diversi anni di gavetta, un demo e uno split, del trio di Nizza XCIII. In caso vi steste chiedendo cosa significhi "icscìiii": è la scrittura romana del numero 93, che Internet ci dice preso a significare il componimento baudelairiano "A Una Passante".
Fatta questa premessa vi sarà facile intuire che stiamo parlando di una proposta musicale estremamente malinconica, pregna di uno spleen irrinunciabile e da ascoltare in grigie giornate piovose. Niente estremismi, nessun passaggio graffiante: per quanto la matrice di genere possa (lontanamente, vagamente, sommessamente) farsi risalire al metal estremo, stanti alcuni passaggi in scream ("Bal Macabre" e la titletrack) e qualche accenno di chitarra un po' arrabbiata, ci troviamo di fronte a un disco per tutti, di facile assimilazione, ma non per questo banale, anzi. Chiariamo subito: l'album non è perfetto, al contrario presenta alcuni difetti di fondo, in particolar modo la batteria (elettronica) non sempre all'altezza e qualche momento eccessivamente slegato dal contesto (l'intro, o anche la parte centrale "Bal Macabre – Epilogue" in cui la voce rimane quasi assoluta protagonista, a discapito di una strumentazione eccessivamente rarefatta), ed è ancora ben lungi dal potersi dire "artisticamente maturo", ma sono tutti elementi che senza dubbio con il tempo la band potrà elaborare, rivedere e migliorare.
Ciò che importa è che i XCIII, a discapito della giovane età e della relativamente breve esperienza sul campo, sono già in grado di definire un proprio percorso, una propria personalità: un metal atmosferico che metal quasi più non è a livello formale, ma che alle proprie radici è saldamente ancorato contenutisticamente. Non è quindi con sorpresa che sentiamo spuntare i già accennati momenti di scream, o che la titletrack rappresenti un "appesantimento" generale dei suoni, con ritmiche più claustrofobiche e pressanti e una chitarra perennemente presente, di derivazione vagamente "katatonika", tuttavia senza mai pigiare davvero sull'acceleratore. Eppure, nonostante questi elementi, i Francesi non rinunciano a tastiere pressoché immancabili, a foschi sussurri e ad un enorme utilizzo del cantato pulito, sia in inglese che madrelingua.
Come se non bastasse, abbiamo anche un brano di evidente alcestiana memoria, che a mio personalissimo parere è anche il più particolare, nonché migliore del lotto: "Autums Call" (cui credo manchi una "n" per errori tipografici), in cui alla chitarra acustica, alle tastiere e al cantato pulito si aggiunge... un fischiettio. Nulla di più semplice, di più facile (di più hipster e trendy), eppure un semplice tocco rende il brano riconoscibile e personalissimo, nonostante detto facile rimando a "Tyr Nan Og" dal mai troppo celebrato "Souvenirs D'Un Autre Monde". Solo qualche anno è passato che Neige già si è rovinato, mentre i XCIII, pur su coordinate personali e diverse, si presentano al mondo.
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Gruppo: Xibalba
Titolo: Hasta La Muerte
Anno: 2012
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Southern Lord
Contatti: facebook.com/placeoffear
Autore: Mourning
Tracklist
1. No Serenity
2. Soledad
3. Laid To Rest
4. Burn
5. Sentenced
6. The Flood
7. Hasta La Muerte
8. Mala Mujer
9. Stone Heart
10. Lujuria
11. Cold
DURATA: 54:49
Gli Xibalba, da non confondere con i blackster messicani, sono una delle formazioni che Greg Anderson, titolare della Southern Lord e artista noto a chiunque segua il panorama metal e non solo, ha voluto inserire nel suo roster. Dopo il buon debutto "Madre Mia Gracias Por Los Dias", ecco il seguito "Hasta La Muerte", dedito ad abbattere muri e devastare ciò che gli si para contro.
I californiani di Pomona non fanno prigionieri, sono brutali, incazzati e desiderosi di prendere ad "anfibiate" qualsiasi culo non vada loro a genio.
Descrivere il sound della band non è complicato, è assai divertente al contrario, poiché potreste immaginare una collisione micidiale fra Entombed, Dismember e Autopsy che si fondono con EyeHateGod e Crowbar, facendo sì che schegge dei Madball s'impastino qua e là. L'ascolto a tutto volume dell'album è simile all'impatto che subirebbe una qualsiasi macchina in velocità che si scontrasse con un carro armato che avanza imperterrito: c'è bisogno che evidenzi chi ne uscirebbe ridotto veramente male?
Inutile dire che quando gli Xibalba decidono di affondare la botta sono dolori e che dolori! Canzoni come l'opener "No Serenity", "Burn" e "Stone Heart" hanno la tendenza a fracassare crani, mentre la strumentale "The Flood", dalla spiccata vena tribale, ricorda un po' i Sepultura del periodo "Chaos A.D."; la titletrack e la corrosiva "Lujuria" inchiodano l'orecchio infliggendogli delle sonore e disturbanti botte atmosferiche, mentre è imprevista e straniante la scelta di inserire la voce femminile di Esther Banuelos in "Mala Mujer", pezzo lievemente "fuori corda" che comunque calza a pennello in qualità di stuzzicante elemento di disturbo in una tracklist spoglia di attimi morti.
Solitamente dopo aver goduto così arriva il momento di scrivere della produzione e in quel frangente scattano le imprecazioni a causa dell'attitudine moderna da "suono duro ma ripulito" diffusasi al pari di un virus influenzale, al quale però gli Xibalba sembrano essere immuni. Non è rumore, anzi una visione lo-fi che rende giustizia alla poderosa impersonificazione della capacità di far male quella messa al servizio di "Hasta La Muerte"; grigiore e ambientazioni cupe mai interrotte sono ciò che hanno da offrire e ciò che vogliono offrire a noi gli Xibalba e li ringraziamo per questo.
Mister Anderson, peraltro presente all'interno dell'album in veste di chitarrista di supporto in "The Flood" e "Cold", allunga il filotto positivo con l'ennesima uscita targata Southern Lord che vale la pena avere fra i propri possedimenti. Il portafoglio piange così lacrime di gioia per un buon disco che entra a far parte delle nostre collezioni, è evidente quindi che il mio suggerimento non è l'ascolto degli Xibalba ma l'acquisto diretto, fateli vostri.
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Gruppo: XII Boar
Titolo: Split Tongue, Cloven Hoof
Anno: 2012
Provenienza: Regno Unito
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: xiiboar.com - facebook.com/xiiboar - band[at]xiiboar.com
Autore: Dope Fiend
Tracklist
1. Smokin Bones
2. Hellspeed Viper
3. Slamhound
4. Triclops
DURATA: 19:44
 Se c'è una scena nel mondo Metal che è sempre attiva e pullulante di ottimi progetti che producono ancor più ottimi dischi, è quella Doom. Mi sarebbe alquanto difficile fare una stima, seppure approssimativa, dell'enorme numero di band dedite a questo tipo di stile (e suoi derivati) con cui sono venuto in contatto nel recente passato.
Come ultimi in ordine di tempo, posso annoverare a detta schiera i britannici XII Boar, trio formato nel 2010 e giunto quest'anno, dopo un EP del 2011, alla seconda prova discografica, un altro EP intitolato "Split Tongue, Cloven Hoof".
Il dubbio di non avere a che fare con dei novellini viene subito instillato dal fatto che i musicisti che compongono il gruppo siano in forza anche ad altre compagini meno recenti, tra cui, su tutte, svettano i Witchsorrow e viene poi confermato già dalle prime battute che Tommy Hardrocks (chitarra e voce), Adam "Bad-Dog" Williams (basso) e David Wilbraham (batteria) ci presentano.
"Smokin Bones" e "Slamhound" ci mostrano immediatamente la nerboruta muscolatura dello Stoner Rock allo stato quintessenziale, una situazione in cui la figura di John Garcia e dei suoi Kyuss (unita ad un'inequivocabile e rozzissima andatura tipicamente Motorhead) non può che aleggiare compiaciuta, tra vampate di desertica aria ardente e un dinamismo prepotente e stradaiolo, sfacciatamente Rock e adrenalinico.
"Hellspeed Viper" espone invece una visione del classicismo più Hardcore, più aggressiva e violenta, un percorso che non si fa pregare per immergerci anche in massicce colate Doom degne dei migliori esordi dei Cathedral mentre "Triclops" ingloba al suo interno una serpeggiante venatura Sludge che per colpire a fondo si avvale della stessa influenza Doom, sebbene, in questo caso, venga resa particolarmente acida ed esacerbata da una sezione ritmica quantomai quadrata e marziale.
Un amante di tali sonorità come il sottoscritto potrebbe forse chiedere qualcosa in più? Direi proprio di no.
Ci tengo ancora a inserire una piccola nota a margine: il disco che mi è pervenuto era accompagnato da un foglio di presentazione con una piccola biografia degli XII Boar... e fin qui nulla di speciale, è qualcosa che succede spesso. Ciò che invece ha attirato la mia attenzione (oltre al fatto che la firma in calce fosse in originale) è l'enorme umiltà e la genuina gratitudine con cui David Wilbraham si rivolgeva al lettore, ringraziandolo profusamente per il tempo impiegato nell'ascolto di "Split Tongue, Cloven Hoof".
Ora, posso immaginare che a qualcuno non freghi un cazzo di tutto ciò ma, personalmente, trovo sia immensamente apprezzabile un (ormai raro) atteggiamento tanto discreto e passionale che sicuramente dona maggior spessore alla considerazione di cui la mera proposta musicale poteva già godere di per sè.
Basta, per farla breve, questo è un EP che consiglio caldamente a chiunque sia un appassionato del genere e ne consiglio ancor più caldamente l'acquisto: il Dodicesimo Cinghiale potrebbe forse aver pietà di voi la prossima volta che vi farà visita.
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Gruppo: Xasthur
Titolo: Nightmares At Dawn
Anno: 2012
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Avantgarde Music / Lo-Fi Creatures
Contatti: xasthurnews.blogspot.it
Autore: Akh.
Tracklist
1. Spoken In Vibes Of Coldness
2. Nightmares At Dawn
3. Reprisal
4. Degenerate Uprising
5. The Prison Of Mirrors 2007
6. Losing Hand/Redemption
7. Portal Of Hatred
8. Merciless Reflection
9. A National Acrobat (cover Black Sabbath)
10. Screaming At Forgotten Fears 2007
11. Society Wants To Die
12. Human Flotsam
13. Enthroned Uselessness
14. Suicide In Dark Serenity 2004
DURATA: 01:15:45
 Grazie alla Avantgarde Music e alla Lo-Fi Creatures ci ritroviamo ad esaminare un nome che non dovrebbe proprio aver necessità di presentazioni per gli amanti del B.M. e specialmente per gli affezionati di sonorità Depressive. In realtà "Nightmares At Dawn" viene precisato non essere un nuovo lavoro del "gruppo" statunitense, bensì una collezione di brani inediti, esperimenti e rivisitazioni del periodo che va dal 2004e.v. al 2009e.v., in cui il buon Scott ha cercato di far fluire il suo lato artistico affinandolo e ricorrendo ad altre influenze musicali (vedi "Human Flotsam"), pur mantenendo sempre fede al proprio mood sonoro.
Forse proprio con questa uscita l’abbinamento ottenuto nel nome del combo (Xastur, la divinità lovecraftiana e Xenaoth, divinità celestiale secondo quanto riportato da Malefic) si rivela esatto per percepire la realtà di queste ambientazioni. Infatti nello scorrere dei vari brani è proprio la sospensione generata da linee più morbide e sognanti (ascoltate ad esempio "The Prison Of Mirrors" già edita in versione leggermente più corta in "Subliminal Genocide") ed arrangiamenti a volte asincroni e dissonanti a creare uno stallo stilistico che è portatore di tensioni e visioni da incubo. Potremo già accorgercene nella pianistica e seducente "Spoken In Vibes Of Coldness" o nella catacombale "Degenerate Uprising" nelle quali veniamo rapiti da un growl impastatissimo ma che riporta a tempi lontani, come ci fosse una fusione fra My Dying Bride, Carcass e Thergothon o per restare ai giorni nostri forse si dovrebbe parlare di reminiscenze Drone nella scurissima "Merciless Reflection". Certo è che come si mettano questi brani suonano perfettamente e le scorribande cromatiche che inizialmente giocano a cozzarsi addosso divengono con il passare degli ascolti l’arma vincente ed inquietante di questo "Nightmares At Dawn". Le soluzioni divaganti dei vari strumenti e le "stonature" riescono a riportare in vita agitazioni e orrori che da molto non percepivo in maniera così netta.
Altro fattore importante è l’utilizzo della clean vocals (assolutamente mai invasive, ma perfettamente incastonate alle visioni tetre e buie dei brani) grazie alla collaborazione di Marissa Nadler (in "Portal Of Hatred" riesce a mettere i brividi addosso) e Robert Nusslein che nonostante siano a tratti velati danno spessore ulteriore alle creazioni di Xashtur. Non va poi sottovalutato l’insieme architettato dalle tastiere orrorifiche, dalla chitarra acustica e dagli inserti loops che amalgamati assieme riescono veramente a far percepire il tocco impalpabile della Morte, grazie a giochi di ombre e velature di alta scuola. Vorrei segnalare a questo proposito la forza primordiale con cui esce "Screaming At Forgotten Fears 2007", anch’essa in versione più breve in "To Violate The Oblivious".
La produzione varia impercettibilmente da brano a brano, è tutto l’insieme però a formare un unico stato di estatico rapimento in cui si viene mesmerizzati e rapiti da forze notturne ibride e fosche, inquietanti e pericolose. L’incedere di passi spauriti nelle tenebre, a questo sembra prepararci Malefic in ogni sua canzone e le scream laceranti ben manifestano lo sgomento e la perduranza infinita di riflessi mostruosi che vivono negli abissi dell’uomo; "Society Wants To Die" ne è un’altra prova definitiva.
Un lavoro questo che a mio avviso il buon Mammarella ha ben fatto a regalare a tutti gli estimatori degli Xasthur e di certo Black Metal. Ruvidezza in questo caso certamente non va di pari passo a calo creativo ed "Enthroned Uselessness" anzi particolareggia ulteriormente una creatura già carica di negatività seducenti e umori velenosi che si insinuano fra le coltri per penetrarvi nelle orecchie infidamente.
Disco veramente raccomandato per chi non ha paura del buio e dei suoi demoni ancestrali e lascivi, ma anche a chi adora il profumo malsano delle gole più profonde delle proprie morbosità.
Xasthur è tornato un'ultima volta... per rapirci nella notte.
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Gruppo: X-Filia
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/x-filia
Autore: Mourning
Tracklist
1. The Herald
2. Mutilate
3. Inquisition
4. War For Dominance
5. Into The Depths
DURATA: 20:00
Gli X-Filia sono maturati sotto tutti gli aspetti, sono trascorsi tre anni dall'uscita del primo demo "Athanatos" e sono avvenuti due cambi importanti in line up: fuori Hellviz e Handre, dentro Khorz e Morris rispettivamente alla voce e alla chitarra e con essi anche una svolta sonora che vede i bellunesi diventare ancora più duri e pesanti spostando il tiro al limite col brutal.
La matrice del sound fa riferimento ancora all'old school death ma le incursioni in territori più estremi, che non esulano dal rimembrare in brevi frangenti realtà come i Suffocation ("The Herald"), hanno giovato nel compattare una proposta che ha accresciuto anche la qualità del songwriting.
Già in passato avevano dimostrato delle discrete capacità esecutive e compositive, la concentrazione mirata sul creare una forma canzone che equilibrasse impatto e groove ha dato i suoi risultati e ascoltando l'accoppiata centrale "Mutilate" - "Inquisition" ve ne renderete conto.
Maligni e battenti, in più di un'occassione appare la figura dell'Angelo Morboso a ispirazione e vorrei vedere quanti non riconoscerranno il classico attacco blasfemo alla Deicide in una "War Of Dominance" che con la conclusiva "Into The Depths" non solo macina a dovere ma sviscera ulteriormente la passione vivida del combo per la natura del death anni Novanta.
Quelli che erano i limiti frenanti l'esplosione delle tracce in passato legati alla produzione sono stati finalmente bypassati, la resa è qualitativamente migliore e maggiormente delineata, le canzoni sfociano in dei gran begli assalti che nella voce di Khorz, abile a impostare un growl profondo e minaccioso quanto a inserire delle buone fasi screammate, trovano la bocca da fuoco congeniale.
Il combo è pronto a fare un ennesimo salto, le prestazioni dei singoli vedono i chitarristi sicuri nel creare un riffing che miscela le varie influenze da cui prendono spunto con perizia, divagazioni solistiche alquanto interessanti e ben eseguite in "Mutilate" e "Into The Depths" e un Luke dietro le pelli che fa registrare una prova sia per dinamica che per efficacia sopra le righe.
Si era detto che questo lavoro potesse essere il definitivo per lanciarli? I ragazzi si son messi d'impegno e hanno centrato il bersaglio, si spera adesso che qualche label dia loro la possibilità d'avere i mezzi per far girare la proposta e magari garantire il supporto per l'uscita di un'opera full, personalmente son molto curioso e seguirò gli avvenimenti, se vi piace il death metal spaccaossa e che non ha nessuna intenzione di vendersi al miglior offerente (stile Nuclear Blast) date una chance agli X-Filia, non ve ne pentirete.
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Gruppo: Xtrunk
Anno: 2010
Etichetta: Manitou Music
Contatti: www.myspace.com/xtrunk
Autore: Mourning
Tracklist
1. Drip
2. Silver Tray
3. Corpses In The River
4. Infectious Blood
5. As An Open Secret
6. Double Bind
7. Thoughts Of A Pessimist
8. My Empire In Ruin
9. From The Other Side Of The Summer
10. The World's Saliva
11. Painted With Vulgarity
DURATA: 44:18
 I transalpini Xtrunk seguono il filone più moderno del metal, alcuni dei membri della band hanno già militato in formazioni di valore quali Kragens e Sideblast, quello che ci si attendeva dal nuovo "Full Confession" era quantomeno un'onesta prova di thrash/death orientato alla visione metalcore, per fortuna c'hanno dato anche qualche spunto in più di cui parlare.
La musica ha il difetto principale d'esser legata a strutture che creano un'omogeneità evidente per soluzioni efficaci per lo più incasellate nello stesso ordine, è comunque corrosiva, carica di groove e arcigna quanto deve, esaltata dalle qualità vocali di Fred in molte occasioni riconducibile allo stile di Phil Anselmo ma che per assecondare le varianti più pressanti e melodiche innesta sprazzi di growl profondo e altri screammati.
"Full Confession" è un carro armato lanciato in velocità, ricco di blast- beat, possiede un riffato tagliente e che non esula dall'attingere sia dalla scuola americana quanto da quella scandinava, si possono notare incursioni nelle lande svedesi che ricordano soluzioni care agli At The Gates e agli In Flames di "Whoracle" incrociate in brani che fanno del sound potente di gente come i Lamb Of God e Devil Driver un'arma fondamentale.
Gli unici momenti in cui si aprono davvero risultando sfrontatamente catchy sono negli sparuti ritornelli in clean, cosa che avviene ad esempio in "As An Open Secret" e "Double Bind" dove assomigliano ai 36Crazyfists in versione appesantita (e questo fa male) o nei cori di "Thoughts Of Pessimism" e "From The Other Side Of The Summer" dove echi dei Metallica si fanno vivi, il restante operato è scandito costantemente da sonore mazzate delle quali menziono "Silver Tray", "Corpses In The River" e una conclusiva "Painted With Vulgarity" che rappresentano al meglio le combinazioni sonore attuate dal combo.
Pregevole il lavoro di batteria offerto da Tay preciso, incalzante e che con la cassa si diverte a spingere e variare quanto più gli è possibile, discrete le brevi sezioni solistiche e se teniamo in conto anche la produzione perfetta per il genere ad opera di Daniel Bergstrand (Meshuggah, Behemoth, In Flames) vi renderete conto che "Full Confession" è sì un buon disco ma che la band potenzialmente rompendo gli argini di una composizione che ha movenze alle volte stereotipate potrebbe fare un salto di qualità non da poco.
Consigliati a chi ascolta metal d'ultima generazione e a chi vuole farsi colpire da una badilata molto americanizzata, sound e personalità sono in via di definizione, resta da vedere quale sarà l'evoluzione che darà forma ultima agli Xtrunk, in attesa un bel giretto nello stereo a "Full Confession" fossi in voi lo concederei.
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Gruppo: Xerión
Anno: 2010
Etichetta: Schwarzdorn Productions
Contatti: www.myspace.com/xerionbm
Autore: Mourning
Tracklist
1. Badaladas Funerais No Esmorecer Da Lua
2. O Espertar Do Xerión
3. A Alquímica Dexeneración Da Ialma
4. Onde A Victoria Agarda
5. Nas Verdes Fragas De Amh-Ghad-Ari
6. Cantares Das Loitas Esquecidas
7. Morte Na Iauga
8. Loitas Na Néboa
9. Pvtrefacta Anima Nostra
DURATA: 47:07
 La band black metal degli Xerion è attiva ormai da quasi una decade, in questo lasso di tempo ha collezionato un discreto numero fra demo, split e un solo album nel 2007 dal titolo "Nocturnal Misantropia".
A quante pare è arrivata l'ora di dare un seguito a quel disco, è così che ci si trova fra le mani questo "Cantates Das Loitas Esquecidas" ("Songs From Forgotten Battle").
Il black metal degli iberici vede come punto fermo di base tramandato negli anni l'uso della lingua madre per l'espressione vocale, i testi sono in solo galiziano.
Non vi sono grosse novità dal punto di vista sonoro, ci s'imbatte in un melodick black di buona fattura con ritmiche sostenute alternate a fasi di maggior sostanza in cui subentrano i mid tempo adibiti alla creazione d'atmosfere.
I richiami folk servono a dare una prospettiva alternativa a brani che quasi mai fuoriescono da una canonicità compositiva ormai palesata da molte formazioni che calcano il terreno battuto da tale tipologia di black.
Di buono c'è che i vari innesti non sono inseriti per rendere la tracklist un prodotto stampato per la vendita, l'utilizzo fatto è di quelli oculati, questo probabilmente è dovuto all'esperienza acquisita negli anni.
E' un platter più che gradevole, al suo interno troverete brani accattivanti come "Onde A Victoria Agarda" e la successiva "Nas Verdes Fragas De Ahm-Ghad-Ari", probabilmente la migliore dell'album, carica del piglio combattivo che il titolo preannuncia.
La seconda parte del lavoro guadagna in quanto a intensità, si accende particolarmente seppur le varianti messe in gioco non siano nulla di eccezionalmente innovativo, incrocerete episodi come la titletrack supportata da un mood ancestrale e colei che le segue "Morte Na Iauga" minacciosa e tetra.
La produzione non è male, la voce forse un pelo più alta nel mix non avrebbe guastato, esce bene invece l'impronta heavy che scorre nelle tracce grazie a una pulizia non troppo netta ma che fa il suo dovere e un basso dal sound pesante e prorompente compie il proprio dovere rendendocene partecipi, è cosa gradita.
Nulla di trascendentale "Cantares Das Loitas Esquedencias", il suo giro nello stereo lo merita, se poi seguiste la scena spagnola già da un po' e quindi la formazione in questione rientrasse fra i vostri ascolti non credo rimarreste delusi da un album che ha comunque in sè le qualità per potersi far apprezzare.
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Gruppo: Xibalba
Anno: 2010
Etichetta: Nuclear War Now!
Contatti: www.myspace.com/xibalbaitzaesofficial - www.xibalbaitzaes.com
Autore: ticino1
Tracklist
1. Intro /Storm Of The Katunes
2. As Leafs They Fall
3. Rituals In The Sun
4. Chac Xib Chac
5. Trails
DURATA: 15:46
 La cultura Maya fu presente per 1500 anni circa, a seconda delle fonti. Questo popolo ci ha fatto ereditare alcuni dei monumenti più memorabili creati dall’uomo. Siamo sinceri, poco si sa su questa gente. Il fascino irradiato dai misteri è ben comprensibile.
Xibalba è il parallelo Maya per quello che i Vichinghi chiamavano Valhalla, l’oltretomba.
Con poche frasi abbiamo definito la filosofia di questo trio messicano che calca le scene da circa diciotto anni, sempre con la stessa formazione.
Possiedo il mitico "Ah Dzam Poop Ek" che brilla per la sua originalità. La ristampa su CD del 2005 contiene pezzi tratti dallo split con gli Avzhia. Quelle piste mi delusero parecchio.
Gli Xibalba sono poco prolifici, così poco che la curiosità per questa demo è grande.
Iniziamo dai lati positivi.
La produzione è assolutamente accettabile per un'uscita underground, i pezzi sono ben composti e adatti all'intrattenimento di un pubblico che cerca un black metal speziato.
E ora siamo già arrivati alla parte dolente.
Le composizioni sono ben riuscite e contengono idee che si allontanano dal tipico metallo nero moderno. Parti piene di atmosfera passano il testimone ad altre pienamente metalliche. I riff sono di buon livello, privi di melodie e corposi. Alcuni esperimenti, come passaggi di voce molto distorti, variano e arrotondano la ricetta. Se proprio volete un paragone profano, ecco, i Darkthrone dei tempi migliori sono l'esempio più adatto per definire, scusate il gioco di parole, le parti definite metalliche. Proprio questa messa sullo stesso piano m'infastidisce. "Ah Dzam Poop Ek" non era perfetto, ma viveva primariamente dell'ipnotismo trasudato dai pezzi che incatenava l'ascoltatore e non di confronti con altre formazioni.
Come ricordo io le vecchie canzoni, erano lente e pesanti, forse però erro. Mi stupisce comunque "As Leafs They Fall" che offre passaggi molto affini al crust. Tra parentesi desidero aggiungere che questo pezzo diverte parecchio.
Il mio passaggio favorito è sicuramente l'introduzione che mi ricorda i tempi d'oro di questo gruppo messicano.
Nostalgicamente parlando, credo che la cassetta sia sotto il livello di "Ah Dzam Poop Ek" ma comunque superiore ai lavori a esso seguiti.
Le parti negative potrebbero dolere molto di più, lo ammetto.
Per chi cercasse un primo approccio a questo gruppo, non ci pensi due volte, visto che finalmente il bilancio di questa registrazione è molto positivo. Acquistate la cassetta e andate a godervi il trio, che suonerà a Berlino il 19 novembre 2010 al Nuclear War Now! Festival, in compagnia dei mitici Blasphemy canadesi.
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Informazioni
Gruppo: xBarneyx / Whorifik / Vomitous Discharge
Anno: 2007
Etichetta: Vomit Bucket Productions
Autore: Advent
Tracklist
xBarneyx
1. Hardcore Dancing
2. Condol
3. A Vida Na Terra Chora!
4. Squeezed Cephalus
5. The Pain That Cause Panic
6. You Suffer
7. Atheroscelerosis
8. Thoughts of the Beyond
9. In Cum We Trust
10. The Origin Of This Slaughter
11. Shut The Fuck Up Kids
12. Into The Grind
13. Wrgggggggrkyyyyyyyyy!!!
Whorifik
14. As You Enter
15. Marching
16. Atrocious Noise 'n' Roll
17. Maniac Aliendolls Invasion
18. Analrapecore
19. Back Home
Vomitous Discharge
20. Self-Control
21. Peace
22. Kindness
23. Joy
24. Faith
25. Meekness
26. Goodness
27. Long-Suffering
28. Love
29. The Vomitous Discharge Pt. IV
30. Holy Hypocrisy
DURATA: 36:10
 Split a tre, trentasei minuti formati da chiasso, chiasso e grindcore decente, un'altra produzione della Vomit Bucket Productions, annata 2007.
Il primo progetto si chiama xBarneyx, è l'esempio di uno schifoso cybergrind, ridicolo quanto pessimo, fin dalle prime "canzoni" viene da chiedersi innanzitutto perchè ancora si suoni questa merda e soprattutto perchè si decida di rilasciare uno split con band del genere. Non rovinerebbe tutto? Non c'è nemmeno da stare a descrivere le porcate affiancate a stupidi breakdowns, un'accozzaglia di cacofonie uscite indovinate da dove.
Dopo questa incursione cyber ne arriva un'altra di harsh noise fusa ad altro noisegrind, i Whorifik, una band che molti troveranno ripugnante ma che in realtà per cosa dichiara di proporre è coerente. L'ascolto delle prime due band è stancante e si fa trascinare con parecchia difficoltà, causa un song-writing acerbo ai limiti dell'ignoranza che disgusta soporificamente l'ascoltatore. Un gas che sarebbe stato meglio non respirare.
Fortuna che c'è Gag (membro dei Pesticides) con il suo progetto Vomitous Discharge che solleva un po' la situazione. Abbiamo già discusso di questo musicista/produttore in altri pezzi della webzine, in sintesi il suo è un goregrind valido quanto rozzo, influenzato alla radice da band note ad ogni grinder che si rispetti come Rot, Warsore, God e Ulcerrhoea.
Il tutto viene suonato con aggressività e marciume adeguato, anche se a tratti l'ascolto risente di una produzione mediocre e un po' scadente. Titoli come "Faith", "Joy", "Godness", e "Love" lasciano intuire una vena cristiana stranamente conciliata con un genere solito al fetidume. Sicuramente questa terza parte dello split risulta la più ascoltabile, tuttavia raggiunge una sufficienza esigente di miglioramenti consistenti.
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 Informazioni Gruppo: X Filia Anno: 2007 Etichetta: Autoprodotto Autore: Leonard Z
Tracklist 1. Ancient Nightmares 2. When The Night Dies 3. In The Twilight Of Despair 4. Environed By Terror 5. X Filia
DURATA: non disponibile
Ed eccoci arrivati a rec ensire il demo cd di questo quintetto veneto. Quello che mi trovo davanti e un lavoro omogeneo, con cinque tracce di puro Death Metal. Il pezzo forte del lavoro è senz'altro l'aspetto tecnico compositivo, che dimostra come la band sia alla ricerca di un sound personale e non di una pedissequa riproposizione di stili del passato. Se dovessi etichettare la proposta di questi ragazzi direi che è un ottimo mix di influenze differenti: matrice floridiana alla base, con passaggi melodici di stampo svedese per quanto riguarda gli assoli e alcune soluzioni melodiche (come l'incipit di “Environed By Terror”) il tutto guarnito con alcuni sprazzi di Death alla Asphyx (come nell'inizio di “In The Twilight Of Despair”). A quanto pare i ragazzi hanno ingurgitato un bel po' di padri del genere, prima di lanciarsi nella loro avventura musicale: bravi! I singoli componenti della band sanno il fatto loro, dimostrando una ottima tecnica e una buona capacità compositiva. Il punto debole del lavoro è senz'altro la registrazione decisamente amatoriale che fa perdere impatto a un lavoro che, per essere goduto al meglio, avrebbe bisogno di tutt'altra resa sonora, soprattutto per una band come la loro dove la tecnica viene messa in primo piano e l'ascoltatore ha la necessità di percepire al meglio tutti gli strumenti. In definitiva un demo che ci mostra una band che, dopo soli due anni di vita, eccelle nell'aspetto tecnico e cerca soluzioni musicali diverse dai soliti cliché. Gli X Filia hanno bisogno solo di una resa sonora migliore per fare il salto di qualità. Se le cose procederanno così, il prossimo lavoro sarà quello definitivo.
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