lunedì 21 gennaio 2013

LINEAR SPHERE - Manvantara


Informazioni
Gruppo: Linear Sphere
Titolo: Manvantara
Anno: 2012
Provenienza: Inghilterra
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: facebook.com/pages/Linear-Sphere/329076993083
Autore: Mourning

Tracklist
1. Origin
2. Manvantara
3. Cycle Of Ages
4. Inner Flame
5. Reset Realign
6. The Dawning

DURATA: 43:11

Uno dei motivi per cui non sono mai diventato un appassionato fruitore di prog metal è il fatto di non essere un musicista, il non poterne apprezzare appieno le svolte stilistiche e la ricerca è stato un ostacolo duro da oltrepassare ma ancor più lo è la mancanza di espressione ed emozione di cui molti lavori del genere soffrono, con gli artisti troppo incentrati a incensarsi sullo strumento dimenticandosi di quelli che ascoltano e checché se ne dica alla lunga è un motivo che più di tanti altri ti fa accantonare un disco.
I Linear Sphere li avevo incrociati al tempo del debutto "Reality Dysfunction", album che ritengo tuttora valido e interessante, cervellotico ma privo di quella caratteristica della quale prima parlavo, era anzi talmente in ordine da risultare in alcuni momenti asettico. E' stata quindi una sfida, e devo ammettere un sollievo, essere smentito dal loro ritorno con "Manvantara".
Il concept sul quale ruota il platter è legato proprio alla parola che lo intitola, è un percorso che descrive la nascita, l'evoluzione, il decadimento e la conseguente rinascita dell'umana esistenza attraverso le ere, ogni singolo capitolo infatti ne rappresenta musicalmente e testualmente il racconto:

Concept album based on mankind’s journey through the ages, from the birth of modern man up to our present era, and is set within the timeline of the Hindu Yugas.

Sin dalle prime battute di "Origin" è palese che gli artisti in questione siano migliorati, la tecnica non è mai stata carente ma stavolta fanno sfoggio di un controllo e di un'esecuzione a dir poco da capogiro, sono abilissimi nel gestire le inflessioni melodiche, i cambi di tempo e il divagare nel mondo jazz che arricchisce una traccia d'apertura splendida per eleganza e accattivante nell'approccio del cantante camaleontico Jos Geron. Nel corso dei pezzi ricorderà un po' Dickinson e in parte LaBrie, rimanendo però alquanto personale nell'imporsi sul brano, qualità che ne accresce notevolmente il valore.
La titletrack non fa altro che rincarare la dose, la creatura Linear Sphere è lucente, brilla grazie all'abilità dei musicisti nel forgiare trame che nel loro apparente riprendersi e ripetersi sono ingannevolmente difformi; per apprezzare le sfaccettature del pezzo bisognerebbe addormentarcisi sopra dopo una sequela infinita d'ascolti; l'assolo di Martin Goulding è spettacolare, il musicista padroneggia la sua sei corde con un gusto e un'incisività da primo della classe.
Parlando di assoli come non rimanere estasiati da quello posto in apertura del terzo episodio "Cycle Of Ages"? Il pezzo, inizialmente felino nelle movenze, si azzera lasciando spazio alle tastiere di Jamie Brooks che accompagnano il recitato di Paul Darrow di cui riporto il testo:

And so, the dark end times of the Kali Yuga came to pass, an age in which mankind’s spiritual connection to the source of creation had become long forgotten. Technological advancements had brought unparalleled prosperity to Atlantis, an obsession for material wealth stripping the earth of its natural resources and a population deeply corrupted by the unseen forces of the shadow kingdom. And as the spirit of our sacred earth cried out in pain from an age of exploitation, a comet responded from the depths of the cosmos, sent by the forces of karma, a cataclysm that would see Atlantis crash beneath the waves. The second moon, shattered in a misguided attempt to avert the impact using energies far beyond man’s comprehension, a whole civilisation wiped from the face of the earth. And so, an empire unequalled in its achievements was destroyed by the consequences of its own actions and the earth was left to heal its wounds. The powerful enlightening energies of the incoming Krita Yuga would soon be dawning, with mankind awakened to a new age of wisdom.

La canzone dopo questa fase di "gelo" apparente vive un'escalation emotiva che la incattivisce, diviene più dura e scontrosa nei toni, Martin infila l'ennesimo solismo pregevole e il ritornello riesce a far presa, tutto ci conduce alla quarta stazione denominata "Inner Flame". Ormai non so più come elogiare l'operato dei britannici, qualsiasi cosa decidano di fare, qualsiasi direzione decidano d'intraprendere lo fanno certi che il risultato ottenuto sarà quello atteso. Questa traccia non solo conferma la bontà della loro proposta, ma attesta che sono in grado di scrollarsi di dosso quella forma di contorsione strumentale disorientante, affidandosi a un contatto lievemente più fruibile. Si rimane sempre su livelli qualitativi fuori norma, questo è da stamparsi chiaro in testa, però si ha l'impressione che mollino leggermente le redini e ciò rende "Inner Flame" particolarmente apprezzabile. "Manvantara" dura sì e no tre quarti d'ora, mentre scrivo sono già al sesto giro consecutivo, dovrei essermi stancato e invece ne sono completamente inghiottito, intanto è giunto il tempo di "Reset Realign", l'ennesimo mastodonte tecnico e cristallino, coinvolgente e in questo caso più dei precedenti evocativo, Jos è la punta di diamante e la sua interpretazione ci consegna frangenti di un'intensità e interesse spaventosi. La conclusione di questo viaggio nelle ere affidata a "The Dawning" avviene nella maniera più naturale e adeguata, il brano non aggiunge nulla a quanto sinora espresso dai Linear Sphere, si allinea al vissuto della tracklist dandole quel respiro conclusivo che calza a pennello, stranamete Geron in questa circostanza mi ha ricordato David Draiman dei Disturbed nella pronuncia delle parole. Hanno fatto aspettare chi li teneva d'occhio otto anni ma n'è valsa la pena, ancora una volta i Linear Sphere si autoproducono, tra l'altro splendidamente (qui sarà anche scontato, è però possibile che una band simile non abbia un'etichetta seria dietro le spalle?), tirano fuori un gioiellino e sembrano urlare a gran voce "ci siamo". Del resto "Manvantara" farà felici coloro i quali abitualmente fanno girare nello stereo produzioni di band come Spiral Architect, Cynic, Dream Theater e non escludo il fatto che gli appassionati del mondo heavy più ricercato quanto della musica raffinata in genere possano rimanere estasiati da un ascolto simile. Le uniche cose che quindi ritengo sia corretto fare sono comprarlo e supportarli.

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