lunedì 7 ottobre 2013

A.M.B.S. - L'Ultimo Sogno


Informazioni
Gruppo: A.M.B.S. (A Monumental Black Statue)
Titolo: L'Ultimo Sogno
Anno: 2012
Provenienza: Italia
Etichetta: Death Cult Records
Contatti: Facebook - Myspace
Autore: Akh.

Tracklist
1. I. Introduzione
2. II. Non C'è Tregua
3. III. Filosofia Sacerdotale
4. IV. Aere Perenmius (Parte II)
5. V. I Am Elite [cover War]
6. VI. L'Iperbolco Vertice
7. VII. L'Ultimo Sogno
8. VIII. Vivo
9. IX. Conclusione

DURATA: 56:41

Oramai chi segue le uscite di Aristocrazia Webzine avrà imparato a conoscere e apprezzare gli A.M.B.S., già precedentemente valutati in queste sedi con "Aere Perennivs" e "Alcoholic Tyrants": gruppo umbro che fa dell'intransigenza B.M. un vessillo con cui poter liberarsi senza remore di tutte le proprie negatività, riversate in maniera totale in questo "L'Ultimo Sogno".

L'attacco del disco è fulminante, un vero e proprio blitzkrieg degno dei Marduk più violenti: la programmazione di Der Heilige tiene ritmi serratissimi su un riffing tagliente come non mai. La breve introduzione potrebbe benissimo venire associata ai Bolt Thrower con una propensione verso il B.M. e apre le danze in maniera decisa e guerrafondaia a una "Non C'è Tregua" che rispetta chiaramente il proprio titolo, unendo scudisciate in linea con i Mysticum a soluzioni dalle tinte maggiormente folk condite in salsa di blast beat. Ovviamente gli umbri non hanno minimamente fatto marcia indietro, né dal punto di vista lirico né da quello musicale, quindi ritroviamo il solito allineamento intransigente di estrema destra (troverete termini come "Roma", "Svastica", "fascista", perciò i debolini di cuore sono allertati) unito alla follia compositiva schietta e verace del duo (ascoltatevi bene "Filosofia Sacerdotale" per trovarne conferma), il quale erige una cattedrale di livore da rivendicare e rigettare come melma addosso alla società con assoluta belligeranza.

È incredibile come si riesca a volte a cambiare il registro, nell'appena citata "Filosofia Sacerdotale" si passa dalle vibrazioni più turpi a stacchi al limite del sospeso, per ripartire immediatamente con blastati e dissonanze degne dei nuovi Abigor, per un totale di tredici minuti che scoperchiano il lato alienato e allucinato del gruppo, il quale poi si spinge sino a creare una poesia epica e popolare (con alcuni riferimenti agli Enslaved di "Blodhemn") quasi al limite del delicato; se non considerassimo le voci marcescenti e distortissime di "IV. Aere Perenmius (Parte II)". Subito dopo si torna a seminare macerie con un omaggio a uno dei brani più sfrontati realizzati dai War: quella "I Am The Elite" che tanto fermento sdegnato riuscì a generare in certi ambienti metallici e non.

Lasciati alle spalle gli infernali War, si aprono i cancelli della pazzia e dell'alienazione totale (di fatto quasi dividendo in due il cd), tessuto di cui Xyx e Der Heilige sembrano essersi ammantati, per liberare tutti i propri demoni e quindi ci ritroviamo "L'Iperbolico Vertice" che passa da soluzioni Post B.M. ad arpeggi deliranti e di pura dissonanza attorniati da armonizzazioni efficaci che rimandano al titolo scelto per questo lavoro, creando scenari devastanti e devastati, attraverso assalti urbani e tratti di intimità surreale.

Il muro eretto è determinato a sviscerare i lati più ambigui e pessimi della laida faida che spesso viene chiamata "Umanità" occidentale, come si denota dall'introduzione della sbilenca e teatrale "L'Ultimo Sogno", in cui è chiaramente presente un'analogia, un avvicinamento alla canzone di regime cantautoriale nel finale, e dai riflessi quasi melanconici della recitata "Vivo", dotata di lontani echi "post apocalittici".

Rispetto all'esordio la produzione lascia indietro il suono ruvido e tipico dei gruppi Oi, per riabbracciare in toto le propensioni più in linea con il Black Metal, quindi le frequenze utilizzate sono indubbiamente differenti e nette, mostrandoci ancora una volta come A.M.B.S. sappia ben destreggiarsi fra i suoni estremi della nostra epoca "negra", traducendo il tutto in "botte e deliro". I riflessi immessi e gli arrangiamenti sono veramente degni di nota, mentre con i vari ascolti si trovano tutta una serie di sfumature che impreziosiscono i vari brani, le quali confermano i protagonisti di questo progetto come caparbi e sfaccettati, in grado di tessere trame anche inedite, unendo soluzioni violente ed estreme a quel tocco di onnipotenza e sconsolazione tipico di certi stati psicofisici di trance negativista.

"Conclusione" è il breve finale compiuto e perenne di questo monumento debordante vomito e ideali, e si materializza con un riffing epico e dal tono trionfale: come colui che sicuro del proprio operato abbia saputo riversare causticamente dosi pregnanti di risentimento, astio e fedele arroganza nel proprio spaccato quotidiano. Questo è il respiro allucinato de "L'Ultimo Sogno".

Gli A.M.B.S. tengono ancora il bastone fra le mani.

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