lunedì 29 ottobre 2012

HELLWELL - Boundaries Of Sin


Informazioni
Gruppo: Hellwell
Titolo Boundaries Of Sin
Anno: 2012
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Shadow Kingdom Records
Contatti: shadowkingdomrecords.bandcamp.com/album/beyond-the-boundaries-of-sin
Autore: Mourning

Tracklist
1. The Strange Case Of Dr. Henry Howard Holmes
2. Eaters Of The Dead
3. Keepers Of The Devils Inn
4. Deadly Nightshade
5. Acheronomicon I. Tomb Of The Unnamed One
6. Acheronomicon II. The Heart Of Ahriman
7. Acheronomicon III. End Of Days

DURATA: 47:31

Fra l'eccitazione e la bestemmia, mai mi sono sentito così combattuto dopo aver finito di ascoltare un disco più volte, beh, gli Hellwell sono riusciti a produrre questo "miracolo" emotivo.
Il monicker non noto trae in inganno, sappiate dunque che sotto di esso è il cuore dei Manilla Road che batte pulsante, è di un side-project di mister Mark "The Shark" Shelton che si parla.
In questo specifico caso è un triangolo che vede insediarsi nei due restanti vertici le figure di E.C. Hellwell (tastiere, basso e parte della storyline) e Jonny "Thumper" Benson (batteria e chitarra), oltre la presenza di ospiti appertenenti alla "crew" dei Manilla Road come Brian "Hellroadie" Patrick che mette di tanto in tanto il proprio zampino dietro il microfono e Joshua Castillo che fa lo stesso con le linee di basso.
Da questa premessa cosa ci si poteva attendere? Shelton aveva già messo in piedi il suo progetto solista nel 1992 quando pubblicò "The Circus Maximus" che per "ordini di scuderia" venne però pubblicato con il nome Manilla Road stampato su, in quanto fu la label Black Dragon Records a imporsi. Questa volta sarà diverso? In parte ma non del tutto.
È innegabile che il sound e le scelte di produzione si allineino alle ultime uscite della storica formazione di Wichita ed è proprio quest'ultimo punto a farmi incazzare come una iena.
Se da un lato comprendo che in una stampa vinilica un missaggio analogico e "vintage" possa risultare non solo piacevole ma efficace, avvalorato anche dai solchi del vinile e dai fruscii naturali emanati, in una versione cd un miglioramento netto della qualità in tal senso avrebbe reso giustizia in primis a dei riff fantastici che subiscono spesso e volentieri il "ronzare" e più che la batteria, in fin dei conti accettabile, è la voce a lasciarmi interdetto, la prestazione di Mark è come suo solito capace di farti immedesimare e addentrare in mondi ignoti sino a quel momento, peccato però che in alcune situazioni sembra proprio sorvoli un'altra dimensione come fosse distaccata dalla base.
È doloroso immaginare piccole gemme come "Deadly Nightshade" (questo brano sarebbe dovuto essere inserito in "Playground Of The Damned" chissà qual è il motivo che l'ha tenuto fuori), "Eaters Of The Dead" e il trio di canzoni denominate "Acheronomicon" (dal racconto di sessanta pagine scritto da E.C. Hellwell e inserito nella versione deluxe del cd, rilasciato sempre tramite HHR) sfigurate in parte da soluzioni volutamente "anacronistiche".
Tutto ciò pur annotando in positivo la grande perizia con la quale vengono utilizzare le tastiere e l'hammond, le basi dalle quali traggono le tematiche i brani (si vedano "The Strange Case Of Dr. Henry Howard Holmes" e "Keepers Of The Devils Inn" ispirate alle figure di killer seriali come Herman Webster Mudgett e ai Bloody Benders Of Kansas, "Eaters Of The Dead" che prende il titolo da un romanzo di Michael Crichton, gl'immancabili H.P. Lovecraft e Robert E. Hodward da sempre fonte d'interesse per Shelton) e un artwork egregio raffigurante la figura di Dagon elaborato da Alexander Von Wieding, artista che ha collaborato e collabora con Karma To Burn, Wo Fat, Gideon Smith And The Dixie Damned e ha dato forma a molte delle cover delle raccolte di demo e antologie N.W.O.B.H.M. della HHR.
Adesso il punto é: devo o non devo consigliarvene l'acquisto? I due piatti della bilancia, vuoi per affetto, vuoi perché il bicchiere lo preferisco mezzo pieno sembrano equilibrarsi al momento, l'unica cosa che mi sento quindi di suggerirvi è d'ascoltare "Beyond The Boundaries Of Sin".
Se avete amato le ultime release dei Manilla Road lo comprerete di certo e stesso discorso vale se siete degli ossequiosi e riverenti fan di tutto ciò che "The Shark" tira fuori dal suo cilindro.
I restanti provino e riprovino, riuscendo a superare l'ostacolo della produzione e vivendo le tracce con il booklet a seguito il viaggio sarà più facile da intraprendere, a voi giudicare poi se la destinazione finale sarà gradevole...

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ABNORMALITY - Contaminating The Hive Mind


Informazioni
Gruppo: Abnormality
Titolo: Contaminating The Hive Mind
Anno: 2012
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Sevared Records
Contatti: facebook.com/AbnormalityOfficial
Autore: Mourning

Tracklist
1. Monarch Omega
2. A Chaos Reserved
3. Fabrication Of The Enemy
4. Taste Of Despair
5. Schismatic
6. Hatred Relentless
7. Shooting The Messenger
8. Contaminating The Hive Mind

DURATA: 34:24

Gli Abnormality li avevamo incrociati nel recente passato con la recensione di "The Collective Calm In The Oblivion" che ci aveva già fornito delle discrete garanzie sulla rotta intrapresa dal quintetto schiacciasassi. Si tratta della formazione proveniente dal Massachusetts nella quale militano i veterani della scena brutale Jay Blaisdell e Josh Staples e nella quale "canta" la bella e fottutamente marcia Mallika Sundaramurthy, ora completata dalle presenze di Jeremy Henry e Ben Durgin nel ruolo di axemen.
Reclutati da un'etichetta che fa delle mazzate a tutto spiano il proprio credo, la Sevared Records, in questo 2012 gli statunitensi tirano fuori un primo full, "Contaminating The Hive Mind", che partendo dal background anni Novanta di formazioni quali Suffocation, Cryptopsy, Deeds Of Flesh, Disgorge e in parte anche Devourment, lo trasporta nell'era odierna sfoderando una prova magari non innovativa ma decisamente personale.
Il sound è quello giusto, non vi sono trovate catchy, non c'è un'asfissiante quanto inutile prestazione di slam ad attenderci bensì un'equilibrata forma di "caos" che fra mitragliate, rallentamenti spaccacranio e aperture solistiche ben studiate fa degli otto brani contenuti nel platter otto papabili hit da "headbanging" sfrenato. È interessante il lavoro svolto dalle due asce anche in fase di composizione, alquanto varie e capaci di usufruire genuinamente di spunti melodici al limite con la svolta epica, non privandosi mai però di quella carica detonante devastante.
Non c'è molto da girarci attorno, "Contaminating The Hive Mind" è un discone a riprova che l'esperienza fatta dai musicisti nel corso degli anni in altre formazioni più che valide, Goratory, Parasitic Extirpation, Neuraxis, Teratism e Sexcrement, abbia gettato le basi per un processo che li ha condotti a dar forma a una realtà con le palle.
Il lavoro è schizoide, alle volte davvero sin troppo frenetico, "Shooting The Messenger" è da ricovero e persino il basso di Staples, che dovrebbe "subire" una musica così imponente e percussiva, è capace di farsi notare all'interno di un marasma talmente "ordinato" da rendersi concepibile.
Certo l'accoppiata con Jay è corrosiva ed esasperata in alcune circostanze, le martellanti prove a titolo "Monarch Omega", "Fabrication Of The Enemy" e "Hatred Relentless" (contenuta anche nel precedente ep) non permettono d'intravedere via di scampo, così come del resto la titletrack che in più porta con sé l'omaggio gradito della presenza vocale di Matti Way che non credo proprio abbia bisogno di essere introdotto, il cantante affianca una Mallika di per sé dominante come poche sue colleghe e colleghi al giorno d'oggi: che la brutalità sia con voi.
È quindi buona la prima per gli Abnormality, dopo "The Collective Calm In Mortal Oblivion" pretendevamo il definitivo salto di qualità e ci è stato servito su di un piatto d'argento, adesso senza dubbi si può riporre fiducia nella loro musica, i risultati danno loro ampiamente ragione.

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VENUS BLUE - Blue Venus


Informazioni
Gruppo: Venus Blue
Titolo: Blue Venus
Anno: 2012
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: facebook.com/CultofVenus
Autore: Mourning

Tracklist
1. Sleaze
2. Living Dead
3. Dawn Over Moscow
4. Coffin Nails
5. Blue Sun Blues
6. Psychomania
7. True Story
8. Violet
9. Savage
10. Liquid Green
11. Not Of Earth

DURATA: 42:10

Rock, rock e ancora rock, gli statunitensi Venus Blue, nati originariamente come una band di stampo doom nel 2009, si sono evoluti in un ibrido che li ha portati ad ampliare il sound inserendo oltre ai più classici rimandi all'area blues e stoner, solitamente affini al sound "del destino", un'attitudine che non rinnega qualche influenza punk, svolazza divertita nell'etere grazie a svolte psichedeliche alcoliche non precludendosi di mettere in atto ciò che le passa per la testa sul momento.
È questa la forza del trio, è questo ciò che è racchiuso in "Blue Venus", il debutto rilasciato tramite autoproduzione nel 2012.
Chi ascolta questo genere e non ama i Black Sabbath? Sarebbe quasi da folli. Sean Carroll (chitarra e voce), Trevor Deaton (batteria) e Adam (basso) dopo il blueseggiato "allegramente" nell'introduttiva "Sleaze", che ci spiattella delle piacevoli linee di basso prominenti, incrociano Iommy e soci dando vita a "Living Dead", lo spirito è quello seventies delle opere prime del combo di Birmingham con qualche "ottano" doom/stoner in più.
Le soluzioni messe in atto dai tre chiedono esclusivamente d'immergersi in un mondo che del resto ci è noto e con "Dawn Over Moscow" quella sensazione di primordiale e oscuro che sul finire degli anni Settanta portava in auge formazioni come Pagan Altar e Pentagram è vivida e si accoppia perfettamente con la vocalità a tratti "sgraziata" di Sean, il distacco dalla perfezione e dal suono pulito dei giorni nostri è palese il che onestamente non mi dispiace per nulla.
In "Coffin Nails" le trame si tingono delle atmosfere scure del post-punk e gli assoli si ritagliano una larga fetta di spazio, sembra che in certi momenti i Bauhaus s'incrocino con dei Ramones tutt'altro che scanzonati, mentre "Blue Sun Blues" già dal titolo enuncia un coinvolgimento emotivo bluesy, caratteri del "sound del sud" si palesano e con "Psychomania" è l'ennesimo cambio di toni ed esposizione che ci viene sbattuto senza troppi problemi in faccia, più caciarona e scatenata, chitarra col wah wah a manetta, voce effettata, delirante non rinunciando a urlare, il risultato è adrenalinico.
Quello che esalta "Blue Venus" è il suo essere genuino, è un album vero, privo di sovrastrutture, pare di essere a confronto con un'esecuzione live e qualche imperfezione non può minarne il valore, al contrario data la carica espressiva fornita ai pezzi, è spassoso il modo cui si passa da "True Story" a "Violet" o da "Savage" a "Liquid Green" continuando a mischiare le carte in tavola.
Ok, saranno le stesse ascoltate in antecedenza ma quando hai carte buone in mano come le giri e rigiri sempre buone rimangono.
"Not Of The Earth" infine, arricchita dai synth per infoltire l'atmosfera curati da Trevor (batterista ma anche uomo dietro al mixer), chiude un album che si fa rimettere su tante e tante volte, magari a volume ben sparato, so che il mio vicino lo gradirà soprattutto di primo mattino (...deve soffrire).
Cosa fare? Un bel giro sulla pagina Bandcamp sarebbe l'ideale per farvi un'idea di ciò che propongono, dopo di che l'acquisto potrebbe anche scattare in automatico.

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DRAGOBRATH - WhisperHerbs


Informazioni
Gruppo: Dragobrath
Titolo: WhisperHerbs
Anno: 2011
Provenienza: Lviv, Ucraina
Etichetta: Eastside Slavonic Identity / Murderous Productions
Contatti: dragobrath.musica.mustdie.ru
Autore: Bosj

Tracklist
1. Night Is Crawling And Gulps Herbal Milk
2. Cover The Earth With A Rainkisses
3. WhisperHerbs
4. Heather Strongholds
5. Along The Boundless Elbowroom Of Fields
6. Celestial Glass Beads

DURATA: 53:57

Tramite Murderous Productions, etichetta ceca, ricevo questa coproduzione con Eastside, etichetta polacca: un disco dello scorso anno, di una band ucraina.
L'act Dragobrath, da Lviv, cittadina poco distante dal confine polacco, è fondamentalmente una one man band che deve la propria concezione a Synevir, all'anagrafe Julian Mystyk, aka St. Julius, aka Viterzgir, prolifero polistrumentista attivo in svariati gruppi più o meno noti della scena ucraina (Capitollium, Kroda e Leadhaze tra gli altri), in passato avvalsosi di un collaboratore dietro al microfono, e per questa occasione unico e solo uomo alle spalle del processo creativo e strumentistico. "WhisperHerbs" si presenta infatti come un testamento, un ultimo lascito di un progetto che, alla pubblicazione del quarto album, raggiunge un livello di completezza, a tutto tondo, in cui Synevir ha incanalato tutte le sue ispirazioni in qualche modo collegate all'idea Dragobrath, per poi chiudere un capitolo ed iniziarne un altro (oggi il musicista si trova impegnato nel solo progetto Viter).
Queste le premesse, "WhisperHerbs" è un disco molto malinconico, dalle composizioni lunghe (parliamo di brani dagli otto minuti e rotti in su), cadenzate e spesso volutamente ripetitive, che in certi momenti rimanda pesantemente all'operato della "solita" scena attuale americana del nordovest, salvo poi ricordare e ribadire le proprie origini slave, grazie soprattutto al violino dell'ospite Anna Vasylchenko (fondatrice della folk band Kings & Beggars) e al cantato in lingua madre.
Per quanto l'album possa soffrire di un certo suo essere prolisso, sono interessanti gli escamotage di Synevir per non far calare la tensione dopo diversi minuti di riff: alla chitarra, colonna portante, vengono aggiunti man mano particolari e dettagli che via via stratificano il suono, fino a dare un affresco completo. Riverberi, tastiere, lievi sovraincisioni, rumori d'ambiente, addirittura uno xilofono ("Heather Strongholds"), molteplici sono le aggiunte che permettono ai brani di non scadere mai nella noia, anzi di affermarsi con personalità nonostante, di nuovo, la durata particolarmente importante.
Elemento che invece trova poco spazio all'interno del platter è la voce, mai davvero presente né protagonista, un po' probabilmente per i già citati rimandi alla scuola nordamericana, in altra misura forse per il poco agio del Nostro allo scream (in verità più che piacevole).
Per quanto concerne l'aspetto lirico della faccenda, non ci è dato sapere di cosa parlino i brani di "WhisperHerbs" nei loro, pur pochi, versi: online non c'è traccia dei testi, mentre il booklet è interamente occupato da belle fotografie di campi e prati e arbusti mossi dal vento, coerentemente con il titolo.
Tra queste, c'è poi un'interessante immagine di rane che piovono da un cielo plumbeo, su una verde radura, il cui significato mi è ignoto (al di là del citazionismo cinematografico di "Magnolia", che mi sembra tuttavia ben distante dal disco in questione).
Un album che parla di natura, che unisce la tradizione dell'est alle soluzioni chitarristiche del nordovest, amalgamando il tutto con trovate se non particolari, sicuramente piacevoli. Speriamo di sentir di nuovo parlare delle opere del signor Mystyk al più presto.

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ORBIS - The Unquestionable Chapters Of A World Forgotten


Informazioni
Gruppo: Orbis
Titolo: The Unquestionable Chapters Of A World Forgotten
Anno: 2012
Provenienza: U.K.
Etichetta: Darkness Shade Records
Contatti: Sito - Streaming Album - Darkness Shade Records
Autore: Akh.

Tracklist
1. Intro
2. Dust Of This Earth
3. Death Of Planet Earth
4. Tunnel Of Darkness
5. Outro

DURATA: 50:00

Quest'anno è stato veramente interessante francamente, se non posso dire di aver ricevuto eccessivi scossoni dalla musica mainstream, al contrario nei vari strati del mondo sotterraneo ho trovato diversi elementi molto intriganti. Uno di questi sono sicuramente le etichette che promuovono le loro uscite in cassetta. Quest'oggetto, che è indubbiamente di culto per noi di qualche lustro fa, è un attrezzo quasi estinto ma che resiste ancora grazie alla passione di operatori di nicchia che rimangono inossidabili a certi attacchi tecnologici di ultima generazione.

Senza aver grosse notizie quindi (per non dire nessuna) mi appresto ad ascoltarmi il lavoro degli Orbis, presunto progetto albionico, che giunge al suo esordio.
Il nastro si presenta bene, confezionato con cura, logo stampato e copertina professionale che rimanda immediatamente alla produzione musicale, con un'aria soffusa e quasi romantica della morte, in quanto la proposta si piazza indubbiamente nel regno dell'Ambient Drone.

La piccola porzione di testo ci svela che questa è una musica visionaria, il cui concetto si sviluppa attorno ad un unico tema: l'oscura distruzione e la pianificazione della morte attraverso tempeste apocalittiche (e non) del nostro piccolo globo; le note si piegano indubbiamente a narrarci il sunto di tutto questo.

I brani sono scuri, malati, ipnotici, criptici, duri, ed eccetto il breve intro hanno una discreta durata media (oltre i dieci minuti) con cui irretirci e bordate di droni martellanti che vengono modulati a seconda del momento (cosa che non sempre avviene in altre circostanze). A mio parere ciò mantiene vigile l'attenzione dell'ascoltatore e pure una certa forma canzone nonostante l'aria glaciale perennemente antiumanizzante; "Death Of Planet Earth" ne dà una certa riprova.

Si evince dopo vari ascolti attenti l'alone del "creatore" di Orbis, si percepiscono ombre moleste ed emotività quasi silvestri, infatti la cosa interessante di questo lavoro è che viene miscelato fortemente lo spirito nero e nefasto dei primi lavori Dark Ambient (scuola Cold Meat Industry giusto per intenderci) con i piu moderni suoni ciclici, ma sempre indirizzati a ricreare atmosfere asfissianti, gelide e catacombali: è un po' come unire i primi brani D.A. di Vikerness a modulatori sonori più prestanti e secondo me in "Tunnel Of Darkness" ciò viene perfettamente evidenziato.

La desolazione di "Dust Of This Earth" è tangibile e il fattore la fa risaltare è quella sensazione di "suonato" come dicevo poc'anzi.
Lo spirito di questo lavoro è chiaro: ammantare il pianeta di rovine e solitudine, una landa distrutta e ricolma di macerie dove l'artefice possa trascorrere i momenti più intimi della propria esistenza, passeggiando sopra una coltre di devastazione e morte, riuscendo a convogliare i propri incubi in questo immaginario.

"The Unquestionable Chapters Of A World Forgotten" è una lastra impeciata, un olezzo maleodorante, un frutto marcescente, una landa abbandonata, una notte senza confine.
Se ciò vi aggrada, fate vostra una delle cento copie, tirate fuori dalla vostre putride cantine il vecchio mangianastri e alzate i volumi di questa mortifera tape calandovi nel suo gelido mondo.

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VISIONI GOTICHE - Cancellata Dal Tempo

Informazioni
Gruppo: Visioni Gotiche
Titolo: Cancellata Dal Tempo
Anno: 2012
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: visioni-gotiche.blogspot.it
Autore: Insanity

Tracklist
1. Cancellata Dal Tempo
2. La Segregazione
3. Rassegnazione
4. La Sorte
5. I Libri Segreti
6. Sensations
7. L'Antico Passaggio
8. I Riti Magici
9. La Sacra Inquisizione
10. Il Guerriero Templare

DURATA: 52:00

A quanto pare i Visioni Gotiche sono un nome relativamente conosciuto nel panorama sotterraneo italiano, nel loro curriculum è presente una lista non indifferente di film di cui hanno curato le rispettive colonne sonore; oltre a questi lavori la band ha prodotto anche alcuni dischi "in proprio", l'oggetto di questa recensione è l'ultimo parto intitolato "Cancellata Dal Tempo".
L'album gira intorno ad una storia fantasy a cura del tastierista della band che viene narrata attraverso musica che pone le proprie radici su un Gothic Metal/Rock raffinato in cui vengono innestate parti Ambient e un modo di fare vagamente Progressive, il tutto condito da un'attitudine cinematografica che risulta fondamentale nella riuscita del racconto.
La trama si sviluppa nel corso delle varie tracce con testi in italiano (con l'eccezione di "Sensations" e poco altro): data la particolarità di questa release le voci e le parole sono un fattore importante e la performance di Tiziana Radis è soddisfacente, sia nelle fasi cantate che in quelle recitate, talvolta anche con sussurri e spoken word.
Buona anche l'interpretazione della voce maschile di Michi Guer, meno presente ma azzeccata nelle poche comparse.
Strumentalmente si spazia da brani in cui chitarre, basso e batteria (o meglio, drum machine) dominano la scena, come "La Sorte" e "I Riti Magici", ad altri più atmosferici quali "La Sacra Inquisizione", una sorta di canto gregoriano accompagnato da tastiere e organo.
Ci sono infine tracce che mischiano e alternano i due emisferi, la titletrack ad esempio che vede tra l'altro la partecipazione di Andrea Cardellino de L'Impero Delle Ombre alla chitarra. Senza dubbio è un lavoro ben orchestrato e studiato, ma viene penalizzato parecchio da una produzione che non rende giustizia alla qualità delle composizioni: le chitarre suonano troppo deboli e fanno fatica ad emergere, la drum machine soffre le mancanza di un tocco umano e il sound generale risente di tutto ciò; non a caso gli episodi migliori sono quelli più Ambient ed è un peccato perchè sono presenti parti di basso e chitarra assolutamente di buona fattura.
Le capacità indubbiamente ci sono, i ragazzi hanno un potenziale che auguro loro di riuscire a valorizzare al meglio più avanti; al momento si guadagnano sicuramente la sufficienza (e anche qualcosa di più) senza problemi, mi sento però di dire che da loro potremo pretendere di più in futuro.

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BRUTAL ASSAULT 2012



Informazioni
Festival: Brutal Assault 2012
Data: 08/08/2012 - 11/08/2012
Luogo: Fort Josefov, Jaromer (CZ)
Autore: Istrice

Partiamo dalla verità universale che la Repubblica Ceca non è la Germania. Non lo è nel bene e non lo è nel male, ma soprattutto non lo è nel male. La nostra brigata (che conta fra gli altri l'aristocratico Bosj) arriva allegra e beata abituata alla millimetrica precisione organizzativa teutonica del Summer Breeze e si trova per qualche secondo spiazzata di fronte alla delirante incapacità cecoslovacca di gestire la marea di gente in arrivo. Nessuno dello staff sa nulla. Poi da buoni italiani iniziamo ad arrabattarci, tagliamo le file, ci insediamo con le tende sotto l'unico albero disponibile fregando il posto a due poveri cechi che "stavano aspettando gli amici con la tenda". Un altro paio di minus per la cechia: il cesso "vip" prevedeva una unica tazza per tutto il festival (epic) e la zona bancarelle era nutrita di poca roba a prezzi astronomici, a differenza invece degli stand delle vivande, tripli rispetto a quelli del SB, molto economici e decisamente sfiziosi.


Fatta menzione di questi insignificanti aspetti e del generale "minchia, i cechi", passiamo al vero plus del Brutal Assault 2012, ovvero il Brutal Assault 2012. Parlare di tutta la bella gente che si avvicenda sui palchi del Brutal richiederebbe una giornata intera, e visto che c'è tutto un mondo che mi sta aspettando là fuori sarò sintetico e citerò solo qualche nome. Primi in ordine affettivo e di comparsa sui palchi gli Anaal Nathrakh. Vitriol si presenta in stampelle, e quando compare Shane Embury a fare da bassista per l'occasione gli occhi si inumidiscono. Almeno fin quando non attaccano, poi è il "devasto". A metà concerto Vitriol acciaccato si scusa con la folla di non essere nella sua forma migliore, avrebbero potuto cancellare lo show "but if you know this band, then you should already know that submission... is for the weak". Paura e delirio a Pevnost Josefov fin dalla prima sera.

Il giorno successivo spiccano le prestazioni dei Ministry, cent'anni per gamba e non sentirli, dei Dimmu (?), boh vabbè dai citiamoli, che hanno avuto la decenza di proporre l'accoppiata "Spellbound (By The Devil)" / "In Death's Embrace", e soprattutto di Nile ed Arcturus. Gli "amerregani" forniscono la prestazione che ci si aspettava, precisione sovrumana, Kollias che distrugge (letteralmente) la batteria (dieci minuti d'attesa mentre la sistemava), suoni non perfetti, ma show godibilissimo che pesca sapientemente da tutta la discografia. Ottimi anche gli "Arcturi", la scaletta a detta nostra sarebbe potuta essere migliorata, ma Vortex, Hellhammer e soci sul palco fanno la loro porca figura.


Venerdì parte bene con gli Incantation, prosegue bene coi Kampfar e mette tutti d'accordo con i Napalm, su cui non spendo parole perchè sarebbero superflue. Coinvolgenti gli Amon Amarth (nessuno lo ammette, ma ci sentiamo tutti un po' "Guardians of Asgaard" dentro), due palle memorabili i Machine Head. Poi i Converge. Ecco, i Converge. Orecchie devastate, culi dipanati, suoni perfetti e grande presenza. Anche il più scettico Bosj deve ricredersi, a fine festival si concorderà all'unanimità che il loro è stato il miglior concerto del Brutal Assault 2012. Bosj si ricrede definitivamente quando a coadiuvarli sul palco sale Tompa totalmente a caso. In chiusura parte "Concubine", 1'30" di caos. Minchia i Converge. Minchia. La serata prosegue con la ridicola prestazione dei Paradise Lost (che a me fottevasega già in partenza, ma un nostro compare c'è rimasto di merda), con gli ottimi Gorguts e si chiude con i deliranti Pig Destroyer. Non ricordo nemmeno se qualche socio sia andato a letto prima, per Scott Hull avrei fatto anche le sei del mattino, e ne è valsa la pena.


Sabato, ultimo giorno, parte in sordina, aspettiamo le 17:00 per andare in zona concerti, orario d'attacco dei Solstafir. Bosj con gli occhi pieni di emozione, io con le palle piene di palle, bravi per carità, però che palle. Kylesa enormi come già due anni fa al Summer, Laura in grande forma (che donna). Saltano i Sodom, che per problemi logistici vengono spostati alla tarda notte (e ovviamente non vedremo) e assistiamo al solito bagno di folla per i Finntroll, della cui prestazione ormai non mi stupisco più nemmeno (all'ottava o nona volta che li incrocio live). I Troll partono, proseguono e finiscono col solito muro sonoro senza cedere un passo, con la folla che li segue in ogni pezzo. Va menzionata la scelta di fare una scaletta il più possibile rivolta al "brutal" saltando qualche hit ballerina che secondo me male non avrebbe fatto. Per quanto riguarda gli At The Gates c'è poco da dire, bravi, belli, tamarri, "Slaughter Of The Soul" chiarifica in modo cristallino la ragione per cui il metalcore ha avuto ben poco da dire fin dai suoi esordi; Immortal in formissima, ma per me ed altri soci il vero main event della serata sono gli Shape Of Despair. A metà concerto dei pittati norvegesi ci dileguiamo (Bosj ci saluta con rammarico, purtroppo il suo fisico ormai in putrefazione non gli consentiva altri sforzi), e ci dirigiamo nel buggigattolo in cui hanno confinato i doomster. E boh, non so che dire, incredibili, "Angels Of Distress" ha iniziato un'ora abbondante di sofferenza e all'uscita eravamo tutti un po' più morti dentro, monumentali.


Lacrime per gli Shape, lacrime per la fine del festival, ci dirigiamo verso le tende mentre i Godflesh ancora stanno suonando, ma nessuno ha voglia di fermarsi, la mattina bisogna partire presto e la Hofbrauhaus di Monaco ci aspetta.


Fin.

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MYSTICAL CRISIS - Ligurian Beasts


Informazioni
Gruppo: Mystical Crisis
Titolo: Ligurian Beasts
Anno: 2010
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: myspace.com/mysticalcrisis
Autore: Dope Fiend

Tracklist
1. Insomnia Noctis
2. Mystical Crisis
3. Sabbath Rite
4. Penumbra Ouverture
5. Ghostorm
6. Freezing Moon

DURATA: 22:11

Per la seconda settimana di fila mi ritrovo a parlarvi di un gruppo nostrano che proviene dalle terre liguri e, più precisamente, dalla provincia di Savona: è il turno dei Mystical Crisis e della loro prima prova in studio, il demo "Ligurian Beasts", datata 2010.
Formato nel 2008, dopo i vari e consueti avvicendamenti in line-up, il combo, per la registrazione di questo demo, si è stabilizzato con Vlaad in qualità di tastierista, Metheus alla chitarra (che abbiamo già incontrato la settimana scorsa come ascia dei Perceverance), Lord Krisis nel ruolo di cantante/bassista e Edgecrusher dietro le pelli (il quale lascerà poi la band nel marzo del 2011).
"Insomnia Noctis", una breve introduzione sinfonica e decadente, avvia le danze, seguita da "Mystical Crisis" che, come "Ghostorm" (forse il pezzo migliore del disco), ci presenta un Black Metal che aderisce per diversi aspetti alla corrente Symphonic, tirando in ballo l'aura maestosa degli Emperor di "In The Nightside Eclipse" (senza, ovviamente, nemmeno sfiorare le vette di quell'immortale capolavoro) e le atmosfere mistiche dei primi Limbonic Art. "Sabbath Rite" e "Penumbra Ouverture" sono invece tracce molto più morbose e oscure che potrebbero richiamare un po' gli Anorexia Nervosa e i primissimi Cradle Of Filth, farcite anche con qualche lieve influenza Death che mette fuori il capo qui e là, sempre accompagnate da un buon lavoro di tastiere, equilibrato e non invasivo.
In chiusura i nostri inseriscono una cover della celebre "Freezing Moon", una discreta reinterpretazione eseguita con qualche tocco di personalità e in cui è stata riposta la giusta attenzione nell'evitare di alterare troppo l'alone malefico e primordiale di cui è impregnato il brano originale.
La vera pecca di "Ligurian Beasts" è la produzione che, soprattutto nei primi pezzi, è davvero rozza e non ben livellata.
Non fraintendetemi, non sono di certo il modernista che si masturba davanti alle produzioni pompate con i lustrini ma, in questo caso, un lavoro leggermente più accurato a tal proposito avrebbe indubbiamente giovato al risultato finale.
Non bisogna però tralasciare il fatto che il disco in questione sia un demo autoprodotto e, in quanto tale, soggetto ad imperfezioni di vario tipo che, con il tempo, potranno essere livellate ed eliminate. In ogni caso, "Ligurian Beasts" è un biglietto da visita onesto e sentito per i Mystical Crisis, una prima prova che ha tutte le carte in regola per instillare nell'ascoltatore la curiosità e l'interesse nell'esaminare la prossime uscite.
Vi consiglio dunque di tenere un occhio vigile e puntato sui movimenti sotterranei della piccola Liguria!

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GRANDINE - Accendi La Miccia Dei Tuoi Pensieri

Informazioni
Gruppo: Grandine
Titolo: Accendi La Miccia Dei Tuoi Pensieri
Anno: 2001
Etichetta: Autoprodotto
Provenienza: Trento, Italia
Autore: Istrice

Tracklist
1. Intro
2. .../...
3. Dolore
4. Opposizione
5. Noi
6. Ribelle
7. Cancro
8. Curia
9. Outro

DURATA: 13:03

La durata di un disco non è generalmente il primo aspetto a cui si presta attenzione, è banalmente vero che un disco prog duri mediamente più di un disco heavy che a sua volta sarà mediamente più lungo di un disco punk. La riflessione diventa rilevante quando ci si trova a recensire un album che supera appena i dieci minuti, ed ancor più rilevante quando questo si rivela un'opera destinata a marcare indelebilmente un'intera scena musicale.
Il progetto Grandine nasce a Trento, capoluogo di una regione da sempre terreno fertile per l'HC più underground, ad inizio millennio, il quintetto, i cui membri già erano reduci da altre esperienze nel medesimo ambito, apprende e metabolizza gli insegnamenti di due decenni di HC italiano (Sottopressione e Skruigners gli ultimi in ordine cronologico) per poi offrirne una rilettura personale e moderna.
Pochi secondi di intro e la chitarra si inserisce come un rasoio, il basso ruvido dà ufficialmente il via alle danze.
Le ritmiche si fanno serrate, mentre Moggio urla con voce graffiante tutto il suo rancore verso il sistema. I testi sono naturalmente portatori di messaggi di denuncia sociale, contro la società che disumanizza, contro l'industria che distrugge il pianeta, contro la Chiesa che schiavizza, temi sicuramente non “originali”, ma trattati in modo non banale nè stucchevole, tenendo anzi sempre pulsante la vena dell'introspezione.
Il sound complessivo è tagliente, penetrante e distorto, merito della registrazione in presa diretta.
Per fare un paragone con l'ambito metal, visto che sul nostro sito si parla principalmente di questo, sembra di essere di fronte ad un piccolo "Nattens Madrigal" versione HC, con le dovute proporzioni si intende.
La tensione musicale e lirica non viene mai meno per tutta la breve durata del disco, i brani restano stampati a fuoco nella mente dell'ascoltatore, come “Dolore”, che mette in scena tutta la rabbia ed il disagio di un intero movimento additato dai potenti come quelli "da eliminare", ma che lottando riesce a trasformare questa debolezza in un punto di forza ("Il dolore che mi accompagna, la sua lama è la mia arma"), o come "Cancro", brano a sfondo ecologista, uno degli episodi più violenti che l'hc italiano abbia mai sfornato.
Resta un briciolo di rammarico per il repentino scioglimento della band (solo uno split ed un EP all'attivo oltre al full di cui stiamo parlando, quattordici brani totali in circa tre anni di attività), ma ciò non fa che aumentare l'impressione che "Accendi La Miccia" sia davvero un unicum, una piccola perla da custodire gelosamente.

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DYING FETUS + Job For A Cowboy + Revocation + Cerebral Bore

Informazioni
Gruppi: Cerebral Bore (UK), Revocation (USA), Job For A Cowboy (USA), Dying Fetus (USA)
Data: 12/10/2012
Luogo: Kiff, Aarau (Svizzera)
Autore: ticino1

No, proprio oggi voglia di uscire non ne ho... il tempo fa schifo, sono stanco, dopo una settimana orribile, e mi piacerebbe restare a casa, cullato dalla comodità delle mie quattro mura. Il biglietto è lì, sullo scaffale, che mi osserva ogni volta che vi passo accanto... alla fine mi lascio convincere e parto. Che cosa mi aspetterà? Il quartetto è forte e promette d’attirare molta gente... ma quante volte ho pensato così per trovarmi insieme a quattro gatti davanti al palco?

Arrivato sul luogo del delitto, mi tocca discutere con la sicurezza che non vuole lasciarmi passare con l'apparecchio fotografico. Cosa? Niente foto? Se ogni volta che ho chiesto, l'organizzatore mi ha risposto di non preoccuparmi? C'era sul sito? Che cosa me ne frega? Ho il biglietto e lì non vedo nessuna informazione a proposito. Alla fine, dopo avergli offerto il nostro biglietto da visita, mi lasciano passare. Evviva il 2012, evviva l'Iphone 5 e i divieti di fotografare...


Il palco è più addobbato più del solito, la sala è più piena delle altre volte a quest'ora. Occupo il mio posto abituale, senza sapere che non potrò più lasciarlo, nonostante la grande voglia di andare a prendermi una birra fresca. È giunta l'ora per i Cerebral Bore, giovane formazione britannica, di presentarsi al pubblico cosmopolita composto da alcuni "deathster", tanti "corer" e moltissimi under-18 brufolosi. Premetto di non avere mai visto o sentito i primi due gruppi della serata e dunque sono sorpreso dalla tenerissima età del cantante... per poi scoprire che si tratta di una ragazza, ehm..., piuttosto piatta di seno. L'offerta musicale, brutal death, non mi sorprende particolarmente, anche se l'esecuzione è buona. Qualche canzone è piacevole, i musicisti sembrano avere una certa routine in sessione live, anche se il tutto pare piuttosto plastico. I presenti non sono per nulla delusi e scuotono la testa, gridano, applaudono, soddisfatti dallo spettacolo.


I Revocation aprono il sipario sulla scena americana presente questa sera e lo fanno comportandosi esattamente come mi sarei aspettato dalla maggior parte delle formazioni provenienti dal continente oltreoceano: pieni di sé, pose a non finire (soprattutto se c'è una fotocamera) e una certa arroganza. Un conoscente mi ha detto poco prima che il gruppo non sarebbe particolarmente convincente... difficile da confermare. I pezzi sono molto tecnici, David Davidson sa sicuramente il fatto suo e inonda i timpani della platea con una serie di scale che coprono tutto il manico della chitarra. Effettivamente questo miscuglio di death e thrash non è adatto a tutti i gusti e a volte, questa è la mia opinione, annoia un poco. Lo show presentato sulle assi davanti a noi è bello e tutt'altro che noioso. La platea ringrazia con applausi scroscianti e chiede anche qui il bis. Il programma strettissimo non permette nessuna concessione, non conta quanto sia entusiasta la gente.

Ora so definitivamente che lasciare il mio angolino per andare a prendere una birretta significherebbe perdere la possibilità di scattare fotografie accettabili. La maggior parte della platea non si stacca dal fronte, attendendo la prossima band, dunque difendo il bastione di Aristocrazia tenendo a distanza quella marmaglia brufolosa che fino a ieri non sapeva neppure che cosa fosse il metal.


Job For A Cowboy... è ridicolo, ma la sua popolarità iniziale la deve a uno stupidissimo video su Youtube. La formazione è in movimento costante e mostra un'evoluzione continua su ogni disco; le ultime tracce uscite mi paiono addirittura un poco intrise di prog. I signori mi sembrano dei veri sportivi, considerate le masse muscolari e le magliette di "Gym studios" da loro portate, che non disdegnano un buon bicchiere. Una bottiglia di whiskey passa ogni tanto di mano in mano. Il motivo è forse il compleanno di un loro amico, pure lui presente nel pubblico, che compie oggi gli anni. Sarà onorato con un invito sul palco e un "Tanti Auguri A Te" suonato dalla chitarra solista. I primi due gruppi erano tecnicamente solidi, molto presenti, i Job For A Cowboy invece sono una vera macchina che spazza tutto... I musicisti sono in continuo movimento, come il pubblico d'altronde, l'interazione con la platea è buona e la scaletta uccide. Tony Sannicandro s'impenna a volte con tutto il suo peso (il ragazzo non è piccolo e neppure leggero...) sugli amplificatori e temo ogni volta per l'integrità di questi ultimi. Jonny Davy, ultimo membro fondatore ancora presente, sarà un poco brillo ma agisce come un forsennato, incitando le prime file, scuotendo la testa, dialogando e facendo molto altro ancora. Peccato che il suono in sala sia talmente impastato da impedire quasi di comprendere le note suonate. Le canzoni coprono comunque tutta la carriera della formazione, iniziando da "Doom" e l'immancabile "Knee Deep" che porta i presenti all'estasi. Bel concerto, intenso e privo di pecche.

Il sipario si chiude, spazzando via quelli che erano seduti sul bordo del palco, per permettere ai roadie di smontare il materiale superfluo e di preparare la scena per i Dying Fetus. La gente è oramai già pigiata sul davanti e prevedo parecchio movimento per il prossimo capitolo di questa serata.


Appena l'intro annuncia l'arrivo degli headliner, il pubblico inizia ad andare in fermento e sembra urlare: "Siamo qui solo per voi". Il palco pare enorme per questo trio e lo sarà. È da tanto che non vedo tanta staticità. L'esecuzione dei pezzi è indiscutibilmente perfetta e rende onore al nome. I presenti sono entusiasti proprio per esso, il nome. Io non mi sono mai particolarmente interessato per il gruppo e, se non lo conoscessi per niente, apprezzerei sicuramente le canzoni ma sarei deluso dalla rappresentazione in scena. Sono sempre stato dell'opinione che il vero valore di un trio, oltre alla musica naturalmente, è quello di padroneggiare l'arte di colmare il vuoto sul palco durante un concerto. Gli americani falliscono totalmente su questa linea e resteranno quasi immobili. I presenti la pensano diversamente da me e producono dei circle pit selvaggi per onorare l'uragano mortale che esce dalle casse. Positiva è invece la durata della rappresentazione: novanta minuti, stimati, sono piuttosto inabituali per una formazione death ma corretti, se si considera che molti, troppi intro sono stati parte della prestazione.

Ora ho scattato abbastanza foto e decido di godermi la meritata birra. Che errore... che erroooooore! L'organizzatore non ha raggiunto solo un tutto esaurito ma mi sa che abbia anche esagerato con la quantità d'entrate. Ritornare davanti? Difficile. Ascoltare e godermi almeno i pezzi a distanza? No, troppi idioti che hanno pagato il biglietto per poi ubriacarsi senza contegno, fregandosene del concerto, urlando, comportandosi in maniera primitiva e barcollando mentre spingono tutti quelli che si trovano sul loro cammino. Ne ho pieni i cosiddetti e me ne vado. Quando giunge il momento di non riuscire più a seguire quello che succede sul palco, bisogna agire di conseguenza.

A parte qualche piccolo disguido organizzativo, la serata è stata positiva per i gruppi che hanno suonato davanti a una platea accogliente e per il pubblico che ha potuto godersi quattro formazioni forti e motivate.

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IT CAME FROM OUTER SPACE #11

DISCHARGE - Live - The Nightmare Continues...

Informazioni
Gruppo: Discharge
Titolo: Live - The Nightmare Continues...
Anno: 1990
Etichetta: Clay Records
Autore: ticino1

Incubo? Che incubo? Sì, continua ancora oggi: tragedie nucleari, fame, morte, guerre e ingiustizia sociale ne sono i capitoli. Protestare e sopravvivere fino al giorno del giudizio o ci sarà prima un bagno di sangue provocato da allocchi ebbri di potere? Perché? Perché continuate a leggere? Discharge, un nome, una leggenda che allora combatteva ancora contro il mantenimento di due enormi mucchi di armi nucleari. La Guerra Fredda è terminata ma ciò non significa che questi inglesi non trovino qualcosa di disonesto su questo pianeta. Loro sono sempre lì, allenati e pronti al combattimento idealista!





MURMUÜRE - Murmuüre

Informazioni
Gruppo: Murmuüre
Titolo: Murmuüre
Anno: 2010
Etichette: Cold Void Emanations
Autore: Advent

Mangiate Coil e Einstürzende Neubauten a colazione per anni, improvvisatevi il David Torn della situazione e lavorate per anni su quella registrazione chitarristica aggiungendo beat dinamici e psichedelici e tanti strumenti orientali. Registrate la parte vocale in preda ad una crisi mistica nel bel mezzo di una foresta con un miniregistratore, lavorate ancora su quelle registrazioni, fate in modo che l'intrico musicale sia indipanabile, che i loop e i feedback trascinino l'intera carica oscura e pulsante di "Ghost" di The Third Eye Foundation rimanendo attaccati ai My Bloody Valentine e ai Throbbing Gristle. Non dimenticate di citare il cinema grottesco d'autore inserendo dai primi minuti la follia di "Salò E Le 120 Giornate Di Sodoma" mantenendo l'alienazione surreale di Lynch e Tarkovskij. Create la colonna sonora di una vita disturbata dalla sensibilità artistica. Nato dall'amore puro e incondizionato per l'arte, "Murmuüre" non è solo il manifesto postumo del rumorismo inaugurato da Russolo, sono ragnatele d'elettronica intessute dall'angoscioso mood black metal, Murmuüre è il vagito di una nuova fase musicale. Gemma dell'album: "Amethyst".



KNIFE PARTY - Rage Valley

Informazioni
Gruppo: Knife Party
Titolo: Rage Valley
Anno: 2012
Etichette: Earstorm
Autore: Insanity

Ricordate i Pendulum? Sì, quegli australiani che un paio di anni fa collaborarono con gli In Flames. Ecco, i Knife Party nascono da due membri di quella band e "Rage Valley" è il loro secondo lavoro. Seguendo vagamente le orme di Skrillex ma prendendo una direzione più personale (parliamo pur sempre di gente che ci sa fare e non di qualche novellino), il duo si destreggia bene tra l'electro house della titletrack e il lato più tamarro e moderno della Dubstep di "Centipede", brano di cui è stato anche girato un video. Le ritmiche prevalentemente semplici e caratteristiche dei due generi appena citati (con l'eccezione di "Bonfire" che ogni tanto strizza l'occhio all'Hardcore con quella cassa distortissima), i bassi esagerati e gli inserimenti di vocals prese in prestito dal Rap e dal Reggae rendono questo EP di neanche venti minuti più che godibile.



JAMIROQUAI - The Return Of The Space Cowboy

Informazioni
Gruppo: Jamiroquai
Titolo: The Return Of The Space Cowboy
Anno: 1995
Etichetta: Columbia Records
Autore: Mourning

Una giovane band inglese scalava le classifiche proponendo nella prima metà degli anni Novanta una mistura fra acid jazz e funk, erano i Jamiroquai. Quelli che ricordo e ho conosciuto con "The Return Of Space Cowboy", un disco vibrante, suonato in maniera sorprendente e con uno Stuart Zender al basso praticamente divino. Un album fortunato nell'avere una hit come "Space Cowboy", che ricevette una doppia approvazione dal pubblico grazie al remix di Mr. Dave Morales, e dotato di una scaletta colma di brani stratosferici che fra punk, psichedelia e tonalità emotive delicate come il velluto o vigorose al pari di un bello scossone conquistano di ascolto in ascolto ("Stillness In Time", "Just Another Story", "Light Years"). Dimenticate quello che sono oggi, addentratevi in ciò che erano ieri.



FILTH OF MANKIND - The Final Chapter

Informazioni
Gruppo: Filth Of Mankind
Titolo: The Final Chapter
Anno: 2000
Etichetta: Scream Records
Autore: Dope Fiend

Qualcuno si culla nell'inutilità della propria vita senza valori, qualcuno muore prima di avere la possibilità di vivere, qualcuno è anestetizzato dalle glorie velleitarie che ha raggiunto, qualcuno non si renderà mai conto che il mondo è una merda. I Filth Of Mankind sputano in faccia a tutto questo... i Filth Of Mankind odiano, i Filth Of Mankind distruggono.
"The Final Chapter" è un incubo, è un inno di aberrazione, è una missiva di disprezzo, è un monito sanguinoso lanciato nei confronti dei porci che rendono invivibile questo pianeta, siano essi politici, capitalisti o poliziotti. Chiamatelo Crust Punk, chiamatelo musica oscura e crudele, chiamatelo come cazzo vi pare... ma la forza non risiede nelle parole: la forza risiede nell'odio!

...you sell your soul for a piece of bread, you kill your soul, thinking only how to survive...



OFFLAGA DISCO PAX - Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione)

Informazioni
Gruppo: Offlaga Disco Pax
Titolo: Socialismo Tascabile (Prove Tecniche Di Trasmissione)
Anno: 2005
Etichetta: Santeria/Audioglobe
Autore: 7.5-M

Che cosa conoscevi Padre, che io non ho mai potuto conoscere? Inutile cercare revanscismi e scismi ideologici. Inutile segnare a dito il passato, con superbia. Padre, io non ti posso capire, ma posso ascoltarti. E mi pari solo nostalgico, tu credi superbo, io vedo rassegnato. Questioni di età. La responsabilità è mia se sono arrivato in ritardo. La responsabilità è tua se mi hai lasciato quello che ho trovato qui. Ci avete preso tutto, mi viene da dire. Ma so che nemmeno questo è giusto, perché noi non ci siamo presi tutto. Ma condividiamo lo stesso mondo. Per fortuna o purtroppo.





SOL INVICTUS - In The Rain

Informazioni
Gruppo: Sol Invictus
Titolo: In The Rain
Anno: 1995
Etichetta: Tursa
Autore: Istrice

La pioggia cade, incessante, sui curati giardini d'Inghilterra, a tratti leggera come la melodia d'un violino, a tratti violenta come un colpo di tamburo. Il grigiore del cielo porta malinconia negli animi ed una sensazione di decadenza pervade l'aere. Il poeta ci narra di amore e di morte, del tempo inesorabile distruttore, dell'essenza materialista dell'umanità, incapace di terminare la sua rovinosa caduta, del crollo morale dell'Europa. Gli archi tessono melodie di supporto al suono caldo e familiare della chitarra, ma non basta a ristorare l'animo. Fuori piove, ed i riti pagani non sono più sufficienti per rivedere i pallidi raggi del Sole Invitto. Tony Wakeford nella sua forma più raffinata ed elegante.

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KLEPTOCRACY - Ruled By Thieves


Informazioni
Gruppo: Kleptocracy
Titolo: Ruled By Thieves
Anno: 2012
Provenienza: USA
Etichetta: autoprodotto
Contatti: kleptocracy.bandcamp.com - kleptocracy.of.fire[at]gmail.com
Autore: ticino1

Tracklist
1. Brain Rot
2. Kleptarchy
3. Pointless War
4. Jingoism
5. Ecocide
6. Criminal Authority

DURATA: 18:16

Mi succede raramente di ricevere richieste da gruppi, e usando questo termine intendo quelli che non hanno solo pure ambizioni commerciali, per scrivere una recensione su un lavoretto. Con piacere ho dato un ascolto a quello dei Kleptocracy. Siccome il nome della formazione è interessante, vale forse la pena di spiegarlo succintamente: governo ladro. Ecco, molti di voi sapranno ora dove vivono...

L’offerta è una cassetta limitata a venticinque copie tutte prodotte in casa, fattore che non condanna questa demo. Il motivo di base è un thrash sporco, rozzo, diretto e di vecchia scuola. La produzione casalinga evidenzia quella passione per lo spirito passato e accompagna l’ascoltatore verso il lato più oscuro del genere. Con questa ricetta si può sbagliare tutto, finendo in mezzo alla massa mediocre, oppure vincere, vendendo la propria anima al diavolo per divertire il pubblico con intrattenimento di classe.

Mike Robitaille ci mostra la sua grande passione per il metal dei tempi d’oro, vira così verso la seconda strada, e voi potete sostenerlo scaricando il suo lavoro su Bandcamp in cambio di tre dollari oppure scrivendogli per ricevere la cassetta, vero oggetto da collezione che vi ripagherà del fatto di vivere in un paese retto da ladri.

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HELLWELL


Informazioni
Autore: Mourning
Traduzione: Insanity

Formazione
Jonny "Thumper" Benson - Batteria, Chitarra, Basso, Seconde Voci
E. C. Hellwell - tastiere, Basso
Mark "The Shark" Shelton - Voce, Chitarra


Ho il piacere di chiacchierare con Mark "The Shark" Shelton, noto come leader dei fondamentali Manilla Road e giunto al debutto con il side-project Hellwell. È di quest'ultimi che ci occuperemo.

Benvenuto su Aristocrazia Webzine, è un piacere e un onore avere la possibilità di scambiare un paio di pensieri con te.

Mark: È un onore anche per me ed apprezzo davvero l'attenzione che state dando agli Hellwell.


Diamo inizio all'intervista parlando degli Hellwell, chi sono i musicisti coinvolti nel progetto, com'è nata la band e perché hai voluto inserire parte del tuo mondo in una creatura che non fossero i Manilla Road?

I musicisti sono: io alla chitarra e voce, Jonny Thumper Benson alla batteria (ha anche aiutato a scrivere la canzone "The Strange Case Of Dr. Henry Howard Holmes", Thumper ha suonato la chitarra ritmica e il basso su questa traccia, oltre alla batteria), Ernest Cunningham Hellwell, di solito chiamato E.C., si occupa delle tastiere, dei sintetizzatori ed anche del basso. Ha aiutato molto a scrivere le tracce tranne "Deadly Nightshade" che ho scritto da solo. E.C. ha scritto anche la storia su cui si basa "Acheronomicon". Ci sono pure alcuni ospiti come Bryan Hellroadie Patrick e Josh Castillo dei Manilla Road. Ho creato gli Hellwell perchè volevo finalmente un side project che non finisse per uscire come un album dei Manilla Road. Ho avuto problemi simili in passato, ad esempio "Circus Maximus" ma il motivo principale era avere un progetto di natura più vicina al classico horror. Mi sono sempre avvicinato alla musica horror con i Road ma di solito c'era un'attitudine positiva in quelle tracce... beh a parte "White Chapel" ed altro di "Playground Of The Damned". Volevo veramente qualcosa di più vicino al male nelle tematiche e nei testi e non sentivo che i Manilla Road fossero adatti aquesto. È iniziato tutto dopo che lessi la storia di Ernie, "Acheronomicon". Sentivo di dover mettere quell'idea in musica perchè ho davvero amato la storia che però non ha un lieto fine ed è più un racconto sulla termine dell'uomo senza lati positivi. Così ho iniziato a parlare con Ernie sul mettere insieme un album per questa storia e durante queste chiacchierate abbiamo deciso di cercare altri argomenti macabri per il resto del materiale che avremmmo scritto per il progetto. Jonny mi è stato presentato ed è risultato essere un buon batterista con un approccio più moderno, così ci siamo incontrati ed è salito a bordo della nave Hellwell velocemente. Così avevamo idee e desideri di creare "Beyond The Boundaries Of Sin".


Si può parlare di questa realtà come un prosieguo naturale dell'esperimento fatto al tempo con "The Circus Maximus"? Quell'album era per un tuo progetto esterno ai Manilla Road, ti sei pentito d'averlo pubblicato sotto quel monicker?

Non direi che è il seguito di "Circus Maximus" perchè sono due creature molto diverse. Rimpiango che "Circus Maximus" sia uscito per i MR. Non è mai stato concepito come un album dei MR. Non sono stato io a decidere di mettere il nome Manilla Road su di esso. È stata la label ed io non ero d'accordo a quei tempi e non lo sono neanche ora. "Circus Maximus" suonava ancora meno MR degli Hellwell. Ero più determinato del solito a far uscire il progetto Hellwell per i problemi che ho avuto a far uscire "Circus Maximus" come un side project. Non avrei permesso a nessuno di cambiare il nome di questo lavoro.


"Beyond The Boundaries Of Sin" è un album che racconta più di una storia, passando dalla realtà all'immaginario ma tenendo vivo un filo-comune unico, il guardare oltre l'essenza umana. Come sono stati modellati i brani? È stato complicato musicare l'opera di E.C. "Acheronomicon"?

Ho fatto molte ricerche su canzoni come "The Strange Case Of Dr. Henry Howard Holmes" e "Keepers Of The Devils Inn" poichè derivano da eventi storici. "Eaters Of The Dead" è stata facile perchè sono un fan del libro e del film ("The 13th Warrior") e conoscevo la storia dall'inizio alla fine. "Acheronomicon" è stata la grande sfida ma la storia è così buona che sono riuscito a prendere linee dal manoscritto e metterle nelle canzoni. Di solito non lo faccio con le storie di altre band poichè sarebbe plagio. In questo caso però, dato che l'autore è un componente della band, ho potuto farlo. Quando scrivo testi e canzoni basate sul lavoro di qualcun altro creo sempre i testi con le mie parole, mantenendo l'idea e il significato del materiale su cui mi baso. Per quanto riguarda la creazione delle canzoni penso sempre al ritmo ed alle linee vocali all'inizio e dopo aver cercato dei buoni arrangiamenti per la musica scrivo i testi. Di solito questo processo scorre liscio. Come se qualcuno mi guidasse. Sarà merito della musa che interviene e si assicura che io non rovini tutto [ride].


"Acheronomicon", quindi "Acheron + Necronomicon", perché questo titolo? Ci sarà possibilità di acquistare il racconto in maniera separata dal cd, prodotto in versione deluxe dalla High Roller Records?

Ho dovuto chiedere a E.C. per questo [ride]. Me l'ha spiegato chiaramente e stranamente ha tutto senso per me, è quasi la prima volta tra me ed Ernie [ride di nuovo]. Deriva dal latino. "Necro" in latino significa "morto". "Nomicon" significa qualcosa come "immagine della legge". Potremmo dire che è una traduzione letterale. In tempi antichi non avevano foto o libri come li vediamo noi. Se qualcosa era scritto da qualche parte, che fosse inciso (come i geroglifici) o scritto su una pergamena o sulla pelle di un animale, quella era un'immagine. Per cui non solo i dipinti erano chiamati immagini ma qualsiasi cosa scritta. La parola "legge" a quei tempi aveva molti significati, anche diversi da quello che conosciamo, tuttavia anche un riferimento alla storia. Così la traduzione letterale di "Necronomicon" sarebbe "immagine della legge dei morti". In questo caso, come per "Acheronomicon", la parte dell'immagine si riferisce alle scritture o ai libri e la legge si riferisce alla storia. Per cui la traduzione diventa "il libro dei morti". È la stessa traduzione da fare con "Acheronomicon". La traduzione letterale sarebbe "immagine della legge dell'Acheron" ma diventa "Libro dell'Acheron". So che è solo una scappatoia ma mi piacciono questo tipo di cose e lascio a un introverso come Ernie questa merda [ride]. Per quanto riguarda il pubblicare la storia non so al momento. Per ora l'album e il CD della High Roller sono l'unico modo per averla. Io e molti altri abbiamo spinto E.C. a pubblicare molti dei suoi lavori. Non ha mai pubblicato niente prima d'ora ed ha molte altre storie che personalmente ritengo meritevoli di essere pubblicate. Magari in futuro ci sarà una pubblicazione più tradizionale di "Acheronomicon" oltre a CD e LP. Lo spero ma spetta tutto a Ernie.


Qual è stato il motivo che ha portato all'inserimento di "Deadly Nightshade" in questo disco e non in "Playground Of The Damned", per la quale era originariamente nata?

Semplicemente Cory non è mai riuscito a fare una parte di batteria che piacesse a me o a lui per questa canzone. L'ho scritta per "Playground" ma da "Hardcore" non è mai nato niente per essa per cui abbiamo pensato che finisse nel dimenticatoio. Poi però Thumper mi sentì suonare le bozze e mi disse di avere un'idea per la batteria. Così mi dissi: "What the hellwell [risata], vediamo cosa riesce a fare". Beh, creò un'ottima parte di batteria, quindi dissi ad E.C. di lavorare alle tastiere e così uscì "Deadly Nightshade". Per cui "Deadly Nightshade" potrebbe essere considerata il punto di unione tra i Manilla Road e gli Hellwell.


La famiglia di musicisti che ti gira intorno è unita, i tuoi compagni neri Road Brian e Joshua sono presenti anche in questa release, non si correva il rischio venisse fuori uno spin-off dei Manilla anche se involontario? È innegabile che la magia di certi frangenti sia ricollegabile alla tua band madre.

Prima di tutto, qualsiasi cosa io faccia nel Metal in cui sono uno dei principali compositori, cantante e chitarrista suonerà sempre un po' Manilla Road. Le mie composizioni con i Road hanno attraversato tutto il metal per cui non importa in che genere io mi avventuri, c'è una buona probabilità che ci sarà qualcosa dei Manilla Road in esso. Ma ci sono molte differenze tra Manilla Road e Hellwell. Prima di tutto le tastiere e i sintetizzatori, e poi c'è uno stile diverso alla batteria in questo progetto rispetto ad un album dei Manilla Road. C'è più doppia cassa di quanta ce ne sia nei Road. E poi le tematiche. Anche se i Manilla Road sono diventati più oscuri in "Playground Of The Damned", non credo che si addentreranno nelle tematiche morbose che gli Hellwell toccheranno. La mia visione dei Road è di continuare su materiale più epico, eroico e fantasy e con gli Hellwell sarà all'incirca come per "Beyond The Boundaries Of Sin". In effetti voglio vedere quanto possiamo spingerci verso l'horror che abbiamo approcciato con gli Hellwell. per cui direi che ci sarà sempre qualcosa dei Road negli Hellwell perchè sono davvero figli dei Manilla Road. Penso che il modo più semplice di vedere la cosa per me sia che i Manilla Road siano l'alfa e gli Hellwell l'omega. Come dicono gli anziani: "As above so below".


Uno dei punti sul quale ho dibattuto anche con amici è stata la produzione di "Beyond The Boundaries Of Sin" che per molti versi è proprio similare a quella degli ultimi capitoli dei Manilla Road, perché proseguire su questa strada "vintage" per fornire tale supporto alle vostre opere?

Diciamo che sono un prodotto degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta se parliamo delle mie influenze musicali. Per cui ha senso che le tecniche di produzione che uso siano di quei tempi.


Se nella versione vinile probabilmente questo rende più calde ed efficace la sensazione e l'impatto del sound, in quella cd non si sarebbe potuto tendere a una leggermente più pulita e affine all'odierno? Ben lontana dalla plastica s'intende.

È il momento giusto per dire che il nuovo album dei Manilla Road, di cui abbiamo appena finito il mixaggio, suonerà molto diverso dai nostri precedenti lavori per quanto riguarda la produzione. Finalmente ho deciso di cedere il comando quando si parla di queste cose. Non voglio perdere l'approccio classico della band ma allo stesso tempo non voglio fermarmi nel passato senza muovermi verso le novità quando si tratta della produzione. Per cui ho scelto di portare il nuovo album ad uno studio di alto livello. Ho appena finito di lavorare ai Cornerstone Studios, al loro studio principale, dove hanno i più alti certificati di Pro Tools. Steve Falke è il proprietario ed è uno dei tecnici più qualificati di Pro Tools negli Stati Uniti. Devo ammettere che questa esperienza ha aperto gli occhi ad un veterano come me. Gli studi Cornerstone hanno apparecchiature che io ho solo sognato di avere. Con l'esperienza che Steve ha portato, oltre ad un fantastico studio, il nuovo album dei Manilla Road risulta il migliore a livello di suoni. Penso che anche gli Hellwell lavoreranno negli studi Cornerstone in futuro. Non riesco ad esprimere quanto sia migliorata la produzione di cui parliamo. Abbiamo un ottimo studio al Midgard Sound Labs ma è diventato ovvio che è meglio per tutti mixare altrove, con tecnici più esperti di me. Per cui anche se sono soddisfatto della produzione di album come "Gates Of Fire", "Playground Of The Damned" e "Beyond The Boundaries Of Sin" penso che useremo il nostro studio per lavorare alle tracce e finiremo il mixaggio in studi migliori. Mi assicurerò che i Road manterranno il sound classico nonostante le tecniche di produzione più moderne. E mi rifiuto ancora di usare batterie campionate o triggerate.


Come siete entrati in contatto con Alexander Von Wieding, l'artista che ha curato la cover dell'album? Siete completamente soddisfatti del suo lavoro? L'avete supervisionata durante la creazione o gli avete lasciato totalmente carta bianca?

Sono entrato in contatto con Alex dalla gente della High Roller. E sono molto soddisfatto del suo lavoro su "Beyond The Boundaries Of Sin". Ha fatto anche molti ritocchi sulle nostre ristampe per la High Roller e la nuova cover per la ristampa nel nostro "Metal". Abbiamo accompagnato il suo lavoro. Gli ho dato molta libertà nella sua interpretazione. Gli abbiamo solo dato da leggere una parte della storia che racconta del Tempio di Dagon ed ha lavorato sulle immagini che gli venivano in mente leggendo la descrizione di E.C. Le creature all'interno della cover e sul cd sono immagini che ha creato dalla storia. Penso che abbia fatto un lavoro fantastico e penso di lavorare ancora con lui in futuro.


Il movimento heavy/epic è da sempre uno dei migliori qualitativamente parlando, eppure è rimasto spesso e volentieri nell'ombra seguito da una sparuta ma integerrima schiera di "followers", secondo te qual è il motivo?

Le canzoni sono troppo lunghe per metterle alla radio... [ride] penso sia più per le tematiche che altro. L'epic metal è sugli eroi e roba fantasy strana che suona molto diversa dal rock da festa che di solito attira l'attenzione. E poi c'è una totale assenza di canzoni di amore o anti-amore. È una forma d'arte musicale astratta e non è ciò che la maggior parte della gente vuole. Penso sia ancora un genere in crescita comunque. E non sarei sorpreso se col tempo nuove band epic metal spiccassero il volo facendo diventare il genere più grande che mai.


Per "Beyond The Boundaries Of Sin" avete collaborato con la High Roller e la Shadow Kingdom, due etichette che si fanno letteralmente il di dietro per mantenere in vita i suoni del passato e che soddisfano le fantasie d'acquisto di tantissimi "metalhead". Come sono i rapporti con i titolari delle label? Avete avuto modo di conoscerli anche di persona e avere un approccio "amichevole"?

Sì, li conosco tutti. E sono entrambe ottime label. Oneste e sincere. Ottime persone con la testa sulle spalle. È stato un onore lavorare con loro e spero in un rapporto duraturo.


Quando si tratta di metal molti accusano questa mondo di vivere di cliché, forse anche per le ostentazioni al limite del pacchiano di alcuni act storici (si vedano i Manowar). Come ci si può difendere da questo che in fin dei conti è un attacco sin troppo abusato nel corso del tempo?

Diciamo che quando si parla di musica è sempre questione di gusti. Qualcuno che ama il Rap difenderà quel tipo di musica (se lo chiami così) e insulterà i generi che non gli piacciono. Questo è come si comporta il classico ascoltatore modaiolo. I metallari sono diversi. A loro importa dei testi e delle tematiche che vengono cantate. Preferiscono idee più profonde e mi hanno detto che serve un diploma universitario per capire da dove arrivano i Manilla Road [ride]. Il fatto è che gran parte del pubblico ha una visione diversa del metal perchè hanno ascoltato pochissimo ddi quanto che c'è in giro e quasi sicuramente non hanno mai ascoltato band come Candlemass o Darkthrone o Doomsword. Conoscono solo Metallica e Nightwish o magari qualcosa di Ozzy e se siamo proprio fortunati una o due canzoni dei Black Sabbath o degli Scorpions. È una visione molto limitata del metal. Non dico che queste band non siano buone, dico solo che ci sono tantissime band che la maggior parte del pubblico non conosce. Per cui la loro opinione è debole perchè hanno una conoscenza limitata dell'argomento. Penso che se cercando di spiegare questo non funziona, si può sempre tirare fuori la frase "sei fottutamente stupido". Scherzo, penso davvero che se la gente conoscesse più band il metal sarebbe più compreso.


Letteratura fantasy, mitologica e horror, quali sono i libri preferiti di Mark Shelton? E a ognuno dei dischi pubblicati sinora idealmente che testo accoppierebbe?

Qualsiasi cosa scritta da Robert E. Howard è perfetta per me. Se dovessi andare su un'isola deserta con solo tre libri sceglierei tre libri di Howard [ride]. Ho molti scrittori preferiti, dai vecchi ai nuovi. Sir Walter Scott, Edgar Rice Burroughs, Sir Arthur Conan Doyle, Robert Graves... Mi piacciono i western di Louis LaMoore [ride]. Sono appassionato di testi storici e mitologici. Leggende e fiabe. E non posso dimenticare Poe e Lovecraft, anche loro tra i miei preferiti. La lista è immensa, potrei usare molti lavori per la mia musica. Abbiamo usato molti racconti e poesie di Poe per le canzoni come "Masque Of The Red Death", "Valley Of Unrest", "Mystification", "Haunted Palace", "The Shadow" e l'elenco è ancora in crescita. La trilogia di "Gates Of Fire" sull'album con lo stesso nome deriva dall'Eneide di Virgilio, il poeta romano. "Acheronomicon" parla della storia di E.C. con lo stesso nome. "Queen Of The Black Coast", "The Frost Giants Daughter", "Children Of The Night" ed altre sono state ispirate da storie di Robert E. Howard. Ed ovviamente c'è tantissima roba ispirata dalla storia e dalle leggende.


Gli Hellwell hanno una dimensione live? Riuscirà a combaciare con gli impegni dei Manilla Road? Soprattutto ho letto in giro su Internet in un commento da te rilasciato che nel 2013 dobbiamo attenderci buone nuove, ricordo bene?

Prima la domanda sui live degli Hellwell. Al momento non abbiamo pensato a suonare live o fare tour. La mia band principale saranno sempre i Road. Se dovessero arrivare molte richieste per suonare live con gli Hellwell ci penseremo quando sarà tempo. Per quanto riguarda le buone notizie per il 2013 è una medaglia con due facce. Prima di tutto i Manilla Road inizieranno il primo tour mondiale. Stiamo pensando di fare concerti da aprile in poi. Inoltre abbiamo firmato un nuovo contratto con una label che ci darà molti benefici. Lavoreremo ancora con la Shadow Kingdom e la High Roller ma c'è un nuovo CD ed accordi digitali in cantiere per noi in Europa ed è molto emozionante. Non posso dire la label ma posso dire che faranno un annuncio molto presto. Appena ci sarà potrò parlarne più liberamente.


Hai oltre trent'anni d'esperienza all'interno di un mondo musicale che ha subito più volte cambi in corsa, rimodellamenti e disfacimenti vari ma che quando c'è da pararsi il culo chiama in causa sempre e comunque i fasti del passato. Quali sono sinora i ricordi più belli che hai di questo tuo vissuto d'artista? C'è stata qualche delusione o qualche decisione che avresti voluto non prendere o affrontare in maniera diversa?

Con il senno di poi è tutto perfetto ma ad essere onesti tutti i problemi che ho dovuto affrontare lungo la strada hanno rafforzato il mio carattere. Non penso che cambierei qualcosa della mia vita. Sicuramente ci sono stati brutti momenti ma per la maggior parte è stata un'avventura gloriosa e sono contento di aver avuto la possibilità di fare le cose che ho fatto. Ho la benedizione di una musa che mi segue e non ha intenzione di andarsene. Così accetto il fatto che a volte devi soffrire per l'arte. Uno dei ricordi più belli è stato quando finalmente sono riuscito a suonare in Europa. Non dimenticherò mai la prima volta che i Manilla Road suonarono in Germania al Bang Your Head.


Vivere della propria arte quando questa è legata al Metal sembra sempre più un'impresa impossibile, a meno che non si tratti di nomi che stanno "sotto" certe grandi etichette corazzate. I Manilla Road (e il loro essere fondamentali) riescono a farti vivere di ciò che è la tua musica?

Sarebbe bello avere un disco d'oro o di platino qualche volta senza preoccuparsi dei soldi ma è improbabile. Più di ogni altra cosa sono contento di poter continuare a suonare. Apprezzo che i fan continuino ad avere interesse in noi dopo tutti questi anni, dandomi la possibilità di continuare a suonare. Sicuramente mi piacerebbe riuscire a vendere tonnellate di album e diventare un'icona del mercato metal ma mi accontenterò di ciò che il destino tiene in serbo per me. Sento di avere già avuto molto successo arrivando dove sono ora, essendo un cowboy dal centro del Kansas dove non c'è alcuna scena musicale. Avrò sempre l'orgoglio di sapere che ho fatto tutto con le mie mani senza affidarmi all'America per farcela. È sempre stato tutto per la musica con i Manilla Road e con gli Hellwell non è diverso. Se diventiamo famosi e ricchi bene. Altrimenti abbiamo suonato ciò che volevamo suonare ed è nato tutto dal cuore, non dalla necessità di scrivere una nuova hit.


Chi è Mark Shelton al di fuori della sua professione artistica? Vita quotidiana, altre passioni...

Mi piace giocare a golf ed ero abbastanza bravo ma non ho più tempo di farlo. Oltre a questo amo ancora leggere e sono un fan dei vecchi film. Il mio passatempo preferito ora è cercare donne... Preferibilmente più giovani di me. Sfortunatamente non ho molto tempo neanche per questo hobby [ride]. Ho cresciuto due ragazzi da solo per gli ultimi diciotto anni. Sono contento sia quasi finita. Quando non mi occupo del lavoro o dei ragazzi sono nello studio a lavorare alla musica. Non è una vita molto emozionante ma è molto soddisfacente per me... A parte che mi servono più ragazze... [ride di nuovo].


Hai modo di seguire le nuove uscite discografiche? Ci sono fra le nuove leve act che apprezzi e dei quali hai acquistato i lavori?

Argus, Orchid. Seguo sempre i Candlemass. Ci sono tantissime ottime band e sto solo iniziando a scoprirle. È difficile seguirle tutte per me perchè sono sempre chiuso nello studio e non passo molto tempo a cercare nuova musica. I Grand Magus sono bravi. Mi piace roba di tutto il mercato. I Darkthrone sono una grande band, e ce ne sono molte altre che stanno iniziando ad emergere. Spero che continui così.


Diamo un ulteriore spintone a "Beyond The Boundaries Of Sin", tre motivi per i quali non perdersi assolutamente quest'album.

Prima di tutto è bello, epico, horror e pieno di ottime canzoni e assoli. Secondo, ci sono io [ride]. Terzo, se non lo provate dirò a E.C. di lanciare una maledizione su di voi.


Con quest'ultima domanda ho dato, ti giro un'ultima volta la parola per concludere come meglio credi la nostra chiacchierata

Vorrei ringraziarvi per la bella intervista. E vorrei anche ringraziare tutti i fan per la loro fede immortale nei Manilla Road e per dare una possibilità agli Hellwell. Il pubblico epic metal non sarà enorme come nel resto del metal ma è il più leale e coraggioso che il metal abbia mai visto. Grazie a tutti per ispirarci negli Hellwell e nei Manilla Road. Down the nails.

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HELLWELL (english version)


Information
Author: Mourning

Line-up
Jonny "Thumper"Benson - Drums, Guitar, Bass, Backing Vocals
E. C. Hellwell - Keyboards, Bass
Mark "The Shark" Shelton - Vocals, Guitars


We have the pleasure of talking with Mark "The Shark" Shelton, leader of the fundamental band Manilla Road and making his debut with his side-project Hellwell, we'll talk about the latter.

Welcome on Aristocrazia Webzine, it's a pleasure and a honor to talk with you.

Mark: It's my honor as well and I really appreciate the attention you paying to Hellwell right now.


Let's start talking about Hellwell, who are the musicians involved, how was the band born and why did you decide to put a part of you in a creature which was not Manilla Road?

The players are myself on guitars and vocals, Jonny Thumper Benson on drums and he also helped write the song "The Strange Case of Dr. Henry Howard Holmes". Thumper played the rhythm guitar and bass on that track as well as the drums. Ernest Cunningham Hellwell, usually referred to as E.C., who does all the keyboard and synthesizer stuff and a good amount of the bass work on the album also. He helped write most of the songs except for "Deadly Nightshade" which I wrote myself. E.C. also wrote the story that "Acheronomicon" is based on. There are also guest appearances by Bryan Hellroadie Patrick and Josh Castillo from Manilla Road. I put Hellwell together because I wanted to finally do a side project that would not end up being released as a MR album. I have had some problems with that in the past, i.e. "Circus Maximus". But the main reason was to do a project that was more towards a dark classic horror nature. I have always dabbled in the horror music genre with the Road but there is usually a positive moral attitude to those songs... Well except for "White Chapel" and some of the stuff on Playground of the Damned. I was really wanting to do some downright evil topics and lyrics and I did not feel that Manilla Road was the correct platform for such topics. It all started after I read Ernie's story "Acheronomicon". I felt I just had to put that concept to music because I loved the story so much. But the story does not have a happy ending and it is more of a tale of the demise of man and without positive aspects. So I started talking with Ernie about putting together a recording project for the concept and during these talks we decided to find other really gruesome topics for the rest of the material that we would write for the project. Jonny had been introduced to me and he turned out to be quite a good drummer with a bit more of a now day approach to drumming and so we met with him and he climbed on board the Hellwell ship really fast. So we were off and running with ideas and desire to put together the "Beyond The Boundaries Of Sin" project.


Can we say that this band is the follow-up to the experiment made in "Circus Maximus"? That album was intended to be part of another project different from Manilla Road, did you regret about having released it with that monicker instead?

I would not say that it is a follow up to "Circus Maximus" because they are two totally different animals. I do regret that Circus Maximus came out as a MR project. It was never meant to be a MR album. I was not the one that decided to put the Manilla Road name on it. It was the label and I did not agree with it at the time and still don't now. "Circus" sounded less like MR than Hellwell does. I will say that I was determined to put out the Hellwell project a bit more than usual because of the trouble I had getting "Circus Maximus" out as a side project. I was not going to let anyone change the name on this one.


"Beyond The Boundaries Of Sin" is an album which tells more than one story passing through fantasy and reality but keeping only one main theme: looking beyond the human essence. How did you create the songs? Was it difficult to put E.C.'s "Acheronomicon" in music?

Well I did a lot of research on songs like "The Strange Case Of Dr. Henry Howard Holmes" and "Keepers Of The Devils Inn" since they are derived from historical events. Eaters of the Dead was easy because I am a huge fan of the book and the movie ("The 13th Warrior") and I knew the story front to back. "Acheronomicon" was the big challenge I would have to say. But the story is good enough that I was able to even take lines directly from the manuscript and put them in the songs. Usually I don't do that with other peoples stories because that would be plagiarism. But in this case since the author is a member of the band it gave me the chance to actually use lines directly from the story. When doing lyrics and songs based on someone else' work I always put the lyrics into my own words but still maintaining the original meaning and concept of the material that the song is based upon. As for how I create the songs I always come up with the rhythm and vocal melody ideas first and then after I get a good arrangement for the music down I write the lyrics. Most of the time this shit just flows out of me like a river. Almost like someone else is guiding my hand. I just chalk it up to the muse intervening and making sure I don't screw it all up haha.


"Acheronomicon", so Acheron + Necronomicon, why this title? Will it be possible to buy the tale separately apart from the cd released in deluxe version by High Roller Records?


I had to ask E.C. about that one too haha. He made it pretty clear to me though and strangely enough it all makes sense to me which is something of a first with Ernie and me haha. It is all derived from Latin. Necro in Latin means dead. Nomicon is like Latin for "image of the law". This is a literal translation you might say. In ancient times they did not have photos or even books the way we think of them. If something was written down on anything, whether carved into something (like Hieroglyphs) or written down on parchment or animal hide it was called an image. So not just paintings were called images but anything written. Law during that time was also a multiple purpose word meaning not only the law as we know it but as a reference to history itself. So anyway the literal translation of Necronomicon would be "Image of the law of the dead". Now in this case as with "Acheronomicon" the image part refers to the writings or book and law refers to the history or written history. So then the translation becomes The Book of the Dead. It is the same sort of translation process for Acheronomicon. Literal translation would be "Image of the law of Acheron". Loosely translated it becomes the Book of Acheron. I know it's just way out there but I just love that type of stuff and just leave it to a introvert like Ernie to come up with shit like that haha. As for the story coming out in a normal published form I don't know right now. For now the album and CD from High Roller is the only place that you will be able to get it. I and several others have been giving E.C. hell about trying to publish lots of his works. He has never been published before this and he has several other stories that I personally think are most worthy of being published. So maybe in the future there will be more of a traditional release of "Acheronomicon" than the LP and CD publications. I hope so but that will have to be up to Ernie.


Which is the reason that led you to put "Deadly Nightshade" in this album and not in "Playground Of The Damned", since it was originally intended to be there?

Cory just never came up with a drum part that he or I liked for the song. I did write it for "Playground" but since "Hardcore" never really came up with anything for it we figured it was going to end up on the shelf. But then Thumper heard me play the rough tracks to it and told me right away that he had an idea for the drum part for it. So I said what the hellwell (snicker) let's see what he can do with it. And man he came up with a great drum part for it and so I told E.C. he needed to come up with a keyboard part to it and then we were off to the races with "Deadly Nightshade". So the song "Deadly Nightshade" could be thought of as the actual point that Manilla Road and Hellwell intersect.


The musicians family around you is united, Brian and Joshua, your mates in Manilla Road, are present in this release too, wasn't there there the risk of unintentionally making a Manilla spin-off? We can't deny that some parts are remind to your main band.

Well first of all anything I do in the metal genre where I am one of the main writers and the singer and guitarist will most likely sound a bit like Manilla Road. My writings with the Road has been all across the spectrum of metal and so no matter what genre I venture off into there is a good chance that it will have a sense of Manilla Road to it. But there are several big differences from MR and Hellwell. First of all the keyboards and synthesizers and then there is the different style of drumming on this project than what you normally hear on a MR album. More of a double kick approach than what you hear with the Road. Then there is the topics. Even though MR got pretty dark with the last album Playground of the Damned I don't expect the Road to venture off into the kind of morbid topics that Hellwell will touch on. My main vision for the Road is to continue on with the more heroic adventure fantasy and historical epic stuff and with Hellwell it will be more of the same that you got with Beyond the Boundaries of Sin. As a matter of fact I plan to see how far we can push the envelope on the classic horror type stuff that we have approached with Hellwell. So I would have to say that there will always be a bit of the Road visible within Hellwell because it is truly the offspring of Manilla Road. I guess the easiest way to look at it for me is that Manilla Road is the alpha and Hellwell is the omega. Well you know the old saying "As Above So Below".


I discussed with some friends about the production of "Beyond The Boundaries Of Sin", somehow similar to the one of the latest Manilla Road albums, why are you following this "vintage" way to support your works?

Well let's face it I'm a spawn of the 60s, 70s and 80s when it comes to my prime musical influences. So it only makes sense that my production techniques are of that day and age as well.

Maybe on vinyl this makes the sensations and the sounds more effective, but why didn't you choose a cleaner and modern production for the cd version? Of course I'm not talking about plastic and fake productions.

Now would be a good time to say that the new Manilla Road album that we have just finished mixing sounds a lot different than our previous works as far as the production goes. I finally have decided to give up the reigns when it comes to the mixing of our albums. I don't want to lose the classic sound or approach to the band but at the same time I don't want us to stagnate in the past and not move on to newer ideas when it comes to the production of our projects. So I opted to take the new MR album to a different high class studio to do the mix. I just finished working on the project at Cornerstone Studios at their main studio where they have the highest quality state of the art Pro Tools system. Steve Falke is the owner operator of the studios and he is one of the most qualified Pro Tools engineers in the states. I must admit this experience has been very eye opening even to an old veteran like myself. Cornerstone has equipment that I have only dreamed of having in my studio. With the expertise of engineering that Steve has brought to the table along with an outstanding mixing studio the new Manilla Road album has turned into the greatest sounding project we have ever done. So I would expect that Hellwell will follow suit and mix our next project at Cornerstone also. I can't express enough the massive improvement of production we are talking about here. We have a great tracking studio at Midgard Sound Labs but it has become obvious to me and everyone else in camp Manilla that it is best for us to mix elsewhere with an engineer that is a little more into the now than I. So even though I am very happy with our production on albums like "Gates of Fire", "Playground Of The Damned" and "Beyond The Boundaries Of Sin" I think we will just use our own studio to track in and do our mixes in studios better suited for the mixing process. I still will make sure that the Road still has that traditional classic sound though no matter how high tech the mix gets. And I still refuse to use sampled or triggered drums.


How did you get in touch with Alexander Von Wieding, who made the artwork? Are you satisfied about his work? Did you follow him during the creation process or did you give him a free hand?

I was introduced to Alex by the High Roller people. And yes I am extremely satisfied with his work on "Beyond The Boundaries Of Sin". He has also done a lot of the touch up work on our reissues from High Roller as well as doing a new cover for the reissue of our "Metal" album. We actually worked hand in hand on this project. I did give him a lot of freedom in his interpretation. What we did was I had him read a section of the story that described the Temple of Dagon and he went with the images that came into his head from reading E.C.'s description. The critters on the inside of the album cover and on the CD are also images he derived from the story. I think he did an utterly fantastic job and I plan on working with him more in the future.


The heavy/epic scene has always been one of the best movements, but for some reason it reamined hidden and followed only by a few fans, which are the reasons in your opinion?

The songs are too damn long to play on the radio... Hahahah. I think it's more about the topics than anything else. Epic metal is all about heroes and weird fantasy stuff that sounds nothing like the normal party rock lyrics that usually get the most attention. And then there is the total lack of love or anti-love songs as well. It's an abstract musical art form and that's not really what the largest part of the masses are into. I think that it is a growing genre still though. And I would not be surprised that as time rolls on and more and more epic metal bands start to spread their wings that it becomes much bigger than it has ever been.


In "Beyond The Boundaries Of Sin" you collaborated with High Roller and Shadow Kingdom, two labels that really work hard to keep alive the sounds of the past satisfyinf many metalheads, how are your relations with the guys behind these labels? Did you have the chance of meeting them personally?

Yep I know them all. And they are both great labels to work with. Honest and forthright. Very cool people that have their heads screwed on tight. It has been my honor to work with them and am looking forward to a long relationship with them.


When we talk about metal many people say that it's a world which lives with clichés, maybe also for the almost ridicuolous attitude of some old bands like Manowar). How can we defend the metal world from these surely abused charges?

Let's face it, when it comes to music it is always just a matter of personal taste. Someone who loves Rap is going to defend that form of music (if you call it that) and put down the styles of music that they don't like. That is what an average follow the trends music listener is like. Metal heads are of a different breed. They actually care about the lyric content and the topics that are being sung about. They actually prefer deeper concepts and I have even been told that it takes a college degree to understand where Manilla Road is coming from hahaha. The thing is that most of the average public have a totally different view of metal because they have only been exposed to a very limited amount of the metal music that is out there and most likely have never heard of bands like Candlemass or Dark Throne or Doomsword. They only know of Metallica and Nightwish or maybe some Ozzy and if your really lucky they might know one or two songs from Black Sabbath or the Scorpions. Man that is a pretty limited view of what metal is about. I'm not saying any of those bands are bad I'm just saying there is a plethora of great metal bands and product out there that most of the public in the mainstream of metal have never even been introduced to. So their opinion is a rather narrow one because they have a very limited amount of knowledge about the subject. I guess if trying to explain that does not fair thee well then you can always resort to the line "Well you're just fucking stupid". Just kidding. I really think that if people were more aware of all the different bands and music that are out there that metal would be much more understood.


Fantasy, mythological and horror literature, which are Mark Shelton's favorite books? And can you pair a book to each one of your works?

Anything that Robert E. Howard wrote is just perfect for me. If I was stuck on a Island with only 3 books I would choose 3 Howard books hahaha. I have many favorite authors ranging from old to new. Sir Walter Scott, Edgar Rice Burroughs, Sir Arthur Conan Doyle, Robert Graves...hell I like Louis LaMoore westerns hahaha. I'm into all historical and mythos writings. Legends and folktales. And I can't forget Poe and Lovecraft another two of my favorites. The list is immense. I can pair lots of works to my music. We have done many Poe stories and poems as songs including "Masque Of The Red Death", "Valley Of Unrest", "Mystification", "Haunted Palace", "The Shadow" and yep that list is still growing. The "Gates Of Fire" trilogy on the album of the same name is derived from the Aeneid by Virgil the Roman poet. "Acheronomicon" is from E.C.'s story of the same name. "Queen Of The Black Coast", "The Frost Giants Daughter", "Children Of The Night" and others were directly inspired by Robert E. Howard stories. And of course there is a shit load of stuff that we have derived from history and legends.


Do Hellwell play live? Will you be able to organize Manilla Road's shows with Hellwell's ones and also I read a comment made by you on the internet about some good news for 2013, am I right?

Well first the Hellwell live question. Right now there are no specific plans to launch Hellwell on any tours. My main coarse will always be with the Road. If there becomes a big enough demand for Hellwell to play live then we will cross that bridge when the time comes. As for the good news for 2013 it is sort of a two sided coin. First of all Manilla Road will be embarking on it's first official world tour. We are planning to pretty much just hit the road and continue to stay out there doing shows from April on in 2013. Also we have just inked a new label deal that will be very beneficial to us. We will still be working with Shadow Kingdom and High Roller but there is a new CD and digital deal in the works for us in Europe that is very exciting for us right now. I can't announce what label it is just yet but I can tell you that they will be making a press release announcement very soon. As soon as the label announces the deal then I can speak more freely about it.


You have more than thirty years of experience in the music world which changed many times but when it's about covering its back aleays implicates the past. Which are your best memories about the music world? Did you have any disappointement or maybe some decision you'd like change?

Well hindsight is always perfect but to tell you the truth all the trials and tribulations that I have had along the way have been character building moments for me. I don't think I would want to change much of anything about my life. Sure there were lots of hard times and bitter moments but for the most part it has been a glorious adventure and I am glad that I have been given the chance to do the things that I have. I have the blessed curse of the muse upon me and there is no getting away from it. So I just accept the fact that sometimes you have to suffer for your art. One of my greatest memories was finally getting to play on a stage in Europe. I will never forget the first time MR played in Germany at the Bang Your Head festival.


To live only with your art when it's about Metal seems really impossible (besides some bands under certain labels), can you live only with Manilla Road and their being fundamental?

Well it would sure be nice to pop out a gold or platinum album sometime and not have to really worry about money anymore but that may be unlikely. More than anything I am just glad that I am able to continue playing music at all. I just totally appreciate the fans keeping interest in us over all these years and making it possible for me to continue to ply my trade. Sure I would love to sell shit loads of albums or CDs and become a great icon in the metal market but I will settle for whatever the fates have in store for me. I feel that I have already been very successful just making it as far as I have being a cowboy from the middle of Kansas where there is no music scene to speak of at all. I will always have the pride of knowing that I did it on my own and did not have to rely on corporate America to make it. It's always been about the music with Manilla Road and Hellwell is no different. If we get rich and famous then cool. If not then we played what we wanted to play and it was from the heart and not from the need to write another hit.


Who is Mark Shelton aside the music? Every day life, hobbies...

Well I love to play golf and used to be pretty good but I just don't have the time for it anymore. Other than that I still love to read and I'm a big fan of old classic movies. My favorite past time now is chasing women... Preferably younger than me. Unfortunately I don't have much time for that hobby either haha. I have been raising two kids on my own for the last 18 years. Glad that is almost over with wheeeh. When I'm not taking care of business or the kids I'm usually in the studio working on music. It's not a very exciting life but it is a satisfying one for me....except that I need more girls to chase... Haha.


Are you following the recent releases? Are there any recent bands that you like and which you bought the albums of?

Argus, Orchid. I always follow Candlemass. Man there are a lot of really good bands out there that I am just now beginning to find out about. It's hard for me to keep up with them all because I really do sort of hide out in my studio a lot and I don't spend much time looking for new music. Grand Magus is cool. Hell I like stuff from all over the market place. Dark Throne is great band and there are loads of others out there just starting to rear their heads up into the market. I hope the trend continues.


Let's give a help to "Beyond The Boundaries Of Sin", give us three reasons for we should absolutely listen to it.

First of all it's cool, epic, horrific and full of great songs and solos. Second it has me on it hahah. Third If you don't check this out I will have E.C. cast a pox upon thee.


The interview is now finished, you can leave a last message for our readers.

I wish to thank you for the nice interview. I would also like to thank all our fans and supporters for their undying faith in Manilla Road and for giving Hellwell a chance also. The epic metal audience may not be as big an army as the major metal audience but they are the most loyal and courageous fans that metal has ever seen. Thank you all for being such an inspiration to all of us in Hellwell and Manilla Road. Down the nails.

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