Informazioni
Festival: Brutal Assault 2012
Data: 08/08/2012 - 11/08/2012
Luogo: Fort Josefov, Jaromer (CZ)
Autore: Istrice
Partiamo dalla verità universale che la Repubblica Ceca non è la Germania. Non lo è nel bene e non lo è nel male, ma soprattutto non lo è nel male. La nostra brigata (che conta fra gli altri l'aristocratico Bosj) arriva allegra e beata abituata alla millimetrica precisione organizzativa teutonica del Summer Breeze e si trova per qualche secondo spiazzata di fronte alla delirante incapacità cecoslovacca di gestire la marea di gente in arrivo. Nessuno dello staff sa nulla. Poi da buoni italiani iniziamo ad arrabattarci, tagliamo le file, ci insediamo con le tende sotto l'unico albero disponibile fregando il posto a due poveri cechi che "stavano aspettando gli amici con la tenda". Un altro paio di minus per la cechia: il cesso "vip" prevedeva una unica tazza per tutto il festival (epic) e la zona bancarelle era nutrita di poca roba a prezzi astronomici, a differenza invece degli stand delle vivande, tripli rispetto a quelli del SB, molto economici e decisamente sfiziosi.
Fatta menzione di questi insignificanti aspetti e del generale "minchia, i cechi", passiamo al vero plus del Brutal Assault 2012, ovvero il Brutal Assault 2012. Parlare di tutta la bella gente che si avvicenda sui palchi del Brutal richiederebbe una giornata intera, e visto che c'è tutto un mondo che mi sta aspettando là fuori sarò sintetico e citerò solo qualche nome. Primi in ordine affettivo e di comparsa sui palchi gli Anaal Nathrakh. Vitriol si presenta in stampelle, e quando compare Shane Embury a fare da bassista per l'occasione gli occhi si inumidiscono. Almeno fin quando non attaccano, poi è il "devasto". A metà concerto Vitriol acciaccato si scusa con la folla di non essere nella sua forma migliore, avrebbero potuto cancellare lo show "but if you know this band, then you should already know that submission... is for the weak". Paura e delirio a Pevnost Josefov fin dalla prima sera.
Il giorno successivo spiccano le prestazioni dei Ministry, cent'anni per gamba e non sentirli, dei Dimmu (?), boh vabbè dai citiamoli, che hanno avuto la decenza di proporre l'accoppiata "Spellbound (By The Devil)" / "In Death's Embrace", e soprattutto di Nile ed Arcturus. Gli "amerregani" forniscono la prestazione che ci si aspettava, precisione sovrumana, Kollias che distrugge (letteralmente) la batteria (dieci minuti d'attesa mentre la sistemava), suoni non perfetti, ma show godibilissimo che pesca sapientemente da tutta la discografia. Ottimi anche gli "Arcturi", la scaletta a detta nostra sarebbe potuta essere migliorata, ma Vortex, Hellhammer e soci sul palco fanno la loro porca figura.
Venerdì parte bene con gli Incantation, prosegue bene coi Kampfar e mette tutti d'accordo con i Napalm, su cui non spendo parole perchè sarebbero superflue. Coinvolgenti gli Amon Amarth (nessuno lo ammette, ma ci sentiamo tutti un po' "Guardians of Asgaard" dentro), due palle memorabili i Machine Head. Poi i Converge. Ecco, i Converge. Orecchie devastate, culi dipanati, suoni perfetti e grande presenza. Anche il più scettico Bosj deve ricredersi, a fine festival si concorderà all'unanimità che il loro è stato il miglior concerto del Brutal Assault 2012. Bosj si ricrede definitivamente quando a coadiuvarli sul palco sale Tompa totalmente a caso. In chiusura parte "Concubine", 1'30" di caos. Minchia i Converge. Minchia. La serata prosegue con la ridicola prestazione dei Paradise Lost (che a me fottevasega già in partenza, ma un nostro compare c'è rimasto di merda), con gli ottimi Gorguts e si chiude con i deliranti Pig Destroyer. Non ricordo nemmeno se qualche socio sia andato a letto prima, per Scott Hull avrei fatto anche le sei del mattino, e ne è valsa la pena.
Sabato, ultimo giorno, parte in sordina, aspettiamo le 17:00 per andare in zona concerti, orario d'attacco dei Solstafir. Bosj con gli occhi pieni di emozione, io con le palle piene di palle, bravi per carità, però che palle. Kylesa enormi come già due anni fa al Summer, Laura in grande forma (che donna). Saltano i Sodom, che per problemi logistici vengono spostati alla tarda notte (e ovviamente non vedremo) e assistiamo al solito bagno di folla per i Finntroll, della cui prestazione ormai non mi stupisco più nemmeno (all'ottava o nona volta che li incrocio live). I Troll partono, proseguono e finiscono col solito muro sonoro senza cedere un passo, con la folla che li segue in ogni pezzo. Va menzionata la scelta di fare una scaletta il più possibile rivolta al "brutal" saltando qualche hit ballerina che secondo me male non avrebbe fatto. Per quanto riguarda gli At The Gates c'è poco da dire, bravi, belli, tamarri, "Slaughter Of The Soul" chiarifica in modo cristallino la ragione per cui il metalcore ha avuto ben poco da dire fin dai suoi esordi; Immortal in formissima, ma per me ed altri soci il vero main event della serata sono gli Shape Of Despair. A metà concerto dei pittati norvegesi ci dileguiamo (Bosj ci saluta con rammarico, purtroppo il suo fisico ormai in putrefazione non gli consentiva altri sforzi), e ci dirigiamo nel buggigattolo in cui hanno confinato i doomster. E boh, non so che dire, incredibili, "Angels Of Distress" ha iniziato un'ora abbondante di sofferenza e all'uscita eravamo tutti un po' più morti dentro, monumentali.
Lacrime per gli Shape, lacrime per la fine del festival, ci dirigiamo verso le tende mentre i Godflesh ancora stanno suonando, ma nessuno ha voglia di fermarsi, la mattina bisogna partire presto e la Hofbrauhaus di Monaco ci aspetta.
Fin.