lunedì 31 gennaio 2011

THUNDER DRIVER - Atomic Rock


Informazioni
Gruppo: Thunder Driver
Anno: 2010
Etichetta: Retrospect Records
Contatti: www.myspace.com/thunderdriver
Autore: Mourning

Tracklist
1. The Terror
2. The Bronski
3. Atomic Rock
4. Night Of The Gypsy
5. Invader's Blues
6. Sons Of Onan
7. I Want It Wrong
8. Devil Went Down To Alsip
9. The Lariat
10.Thunderhead
11.The Curse
Demo 2005
12.Return Of The Fog
13.Down ‘N’ Dirty
14.License To Rock
15.Song Of The Brazen Bull

DURATA: 56:16

I Thunder Driver si formano nel 2004, sono un trio composto da Mike Kligenberg alla batteria, Barth Goforth voce/chitarra e Scott Evans al basso che ha una vivida passione per l'hard'n'heavy, sono il finire degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta gli anni di riferimento per il sound di questi statunitensi che attingono a piene mani dal movimento inglese della NWOBHM, dai Kiss e non disprezzano chiari riferimenti al southern dall'attitudine più rock'n'roll.
Hanno acquisito esperienza in sede live dividendo il palco con act più quotati e spiccano i nomi di gente come gli storici doomster Trouble e gli scatenati Bible Of The Devil, è sicuramente servito loro per maturare e dar vita così all'album di debutto "Atomic Rock" che è riassumibile nella parola "tributo".
Sì il disco è un omaggio piacevole, ben suonato ed eseguito al periodo d'oro delle sonorità più vicine alla primordialità che divideva seppur di poco il passaggio completo dall'hardrock all'heavy puro, è adrenalina a mille quella che i Thunder Driver mettono sul piatto della bilancia, è uno sfogo libero e festaiolo che dalla prima nota emessa con "The Terror" vi entrerà dentro come una scossa.
Le dinamiche sono semplici ma d'impatto, gli assoli travolgenti e così scivolano via in successione "The Bronski", "Atomic Rock" e una "Night Of The Gipsy" sino ad arrivare a "Sons Of Onan" fornita di un piglio evidentemente priestiano e cosa fare se non lasciarsi prendere da una "I Want It Wrong" travolgente.
Non mancano i refrain da canticchiare, i riff che ti rimangono stampati in testa come quello che apre le danze di "Devil Went Down To Alsip" e arrivi al duo formato da "Thunderhead" e "The Curse" sudato e desideroso di "more alcohol" per continuare a sbatterti ascoltando della salutare e godereccia buona musica.
Finite le tracce di "Atomic Rock", si avvicendano quelle del "Demo" datato 2005 più rozze e vivide talmente tanta è la sensazione da "on stage" che rilasciano, bel viaggio on the road nella migliore tradizione hard'n'heavy.
Un'ora è passata e non me ne sono neanche accorto, saranno state le birre e il Jack combinate con la scatenata prova dei Thunder Driver a farla volare così in fretta, fatto sta che non ho ancora sonno, c'è un bicchiere che aspetta d'esser riempito e un disco che ha ancora voglia di girare, metto le cuffie per non disturbare i vicini, si è fatto tardi e il rock atomico torna a farmi compagnia, ne volete assaporare un po'? Affidatevi al trio e iniziate a dimenarvi, non c'è trucco né inganno solo divertimento e pensieri bui allontanati dal potere delle note.

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ZERGOTH - Psychological Defense


Informazioni
Gruppo: Zergoth
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/zergoth
Autore: Mourning

Tracklist
1. Unlikely Force
2. Strange Stuff
3. Revengence
4. Wakala (Instru-Metal)
5. Puke
6. The Drive
7. Insanity (Intro) / Death Uniform
8. Enough
9. Quest Of Honor
10. Psychological Defense (Instru-Metal)

DURATA: 35:46

Il mondo musicale di oggi è vivo più che mai e si può permettere anche lussi una volta reputati inimmaginabili, gli Zergoth sono una speed/thrash band che definirei figlia del globo, non c'è modo più adatto per rappresentare una formazione che non si è mai vista in viso e ha lavorato a distanza sfruttando la rete per dar vita al proprio "Psychological Defense".
Carlos Enriquez (chitarra) e Brandon Hoover (voce) sono i fondatori del progetto, hanno trovato in Gil Gibera (basso), Jerry Ortiz (batteria) e Carlos Jr (chitarra) i musicisti per portare avanti questa loro creatura dandole una forma band seppur l'unico legame attivo sia quello "internettiano", fatto sta che l'impegno dei ragazzi nella tavola rotonda virtuale ha fruttato l'uscita di un disco contenente dieci brani semplici, solidi e piacevolissimi d'ascoltare.
Siamo letteralmente inondati da super formazioni pompate da questa o quella label che suonano tutte allo stesso modo, con la stessa produzione e hanno pure lo stesso settaggio del sound e ti vien da dire: e che du palle!!!, con gli Zergoth non ci troviamo dinanzi un album innovativo ma alquanto genuino, fresco e che sa miscelare la visione thrash eighties con la componente heavy/power fornendo prove che non si perdono dietro inutili pippe sonore ma che se c'è da colpire lo fanno sul serio come accade in "Unlikely Force", "Revenge", "Puke", "Enough" e "Quest Of Uniform", che sanno sorprenderti vedasi "The Drive" (bella l'acustica) e il variare le prestazioni strumentali senza per questo soffire di cali netti d'intensità "Wakala" e "Psychological Defense".
Strumentalmente il platter non fa registrare nessun tipo di problema, fila liscio, gli assoli sono incalzanti e discretamente eseguiti, c'è cattiveria quando serve, si possono comunque rendere ancora più ficcanti e incisivi, il drumming esula dall'essere lineare approntando le scelte dinamiche più adatte e la voce di Brandon si difende discretamente sia nelle parti dove spinge dannatamente, sia in quelle dove si presenta lievemente meno aggressiva ma più heavy oriented come nel chorus maideniano di "Quest Of Honor" per intenderci.
Punto a favore degli Zergoth è la produzione, ben fatta, anche se ogni tanto qualche assolo va sotto nel mix non è cosa che possa realmente turbare l'ascolto di uno "Psychological Defense" che ha davvero poco o nulla da invidiare a dischi di tanti nomi altisonanti che girano e si ritrovano chissà per quale arcano motivo strasupportati (non c'è neanche bisogno di citare chi siano tali, ehm, "divinità").
Buona la prima, non mi sorprenderebbe se qualche label decidesse di mettere sotto contratto questi ragazzi, la qualità non manca e potrebbe venir fuori qualcosa d'ancor più interessante con dei mezzi più consoni all'operato (magari il riunire la band e vederla live sarà davvero possibilità remota ma perché disperare?).
Segnatevi il nome e chissà quali saranno gli sviluppi futuri che gli Zergoth ci riserveranno... personalmente attendo fiducioso.

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BLACK HORIZON - The Choice


Informazioni
Gruppo: Black Horizon
Anno: 2010
Etichetta: Pervade Productions
Contatti: www.myspace.com/blackhorizonmetal
Autore: Mourning

Tracklist
1. Mr Chrabloonzki
2. Bastard
3. Time
4. Did You See It?
5. The Choice
6. Silence
7. Réagis
8. On The Battlefield
9. The First Door
10. Tower
11. Aurora

DURATA: 54:57

Lenti nel carburare, che altro dire di una band che nasce nel 1991 e da alle stampe il proprio debutto nel 2010? Se la son presi comoda ma se è il risultato quel che conta i francesi Black Horizon mi sa che han fatto proprio bene.
Dopo un paio di cambi di monicker dapprima Burst Rats, poi Half Breed, è nel 1998 che assumono l'identità che mantengono viva tuttora, un paio di demo e l'ep "This Is My Enemy" nel 2005 gettano le basi su cui impiantare le idee per l'album che ha avuto luce a marzo del 2010 intitolato "The Choice".
Heavy metal classico, solido e che fa riferimento ai soliti noti Judas Priest, King Diamond, Helloween, Rage, Iron Maiden ma che in certe occasioni rimanda anche a band come i Blitzkrieg e qualche spunto sembra uscire dalla mente dei Black Sabbath (ascoltate la parte iniziale di "On The Battlefield" per capire cosa intendo), non ci troviamo dinanzi quindi nulla di nuovo ma che se viene proposto con perizia, grinta e una combinazione songwriting e istintività solistica funzionale e ispirata produce un lavoro al di sopra delle aspettative.
La derivazione dagli act nominati è palesata, è un tributo al periodo d'oro che non viene sicuramente celato, l'intento del combo transalpino è suonare il genere che ama e lo fa mettendo in mostra di possedere le carte in regola, ci sono i ritornelli da intonare vedasi "Time" e "Bastard", le cavalcate che hanno reso celebre la "vergine di ferro" in "On The Battlefields", assoli dal piglio determinato, incisivo e chitarre che duellano in una emozionante "Tower", c'è tanto di cui cibarsi.
Gli attimi più riflessivi vengono esaminati da "Silence", si nota un leggero cambio di rotta verso lidi a cui fanno riferimento divinità come i Queensryche, cito fra le ultime, anche se non sono di sicuro le ruote minori del carro, "Don't See It", intro pacato e animo combattuto che vien fuori scatenandosi in un crescendo Helloween/Maiden e il coinvolgente e conclusivo strumentale "Aurora".
Il cantato di Bruno non è sempre perfetto, impostazione che alle volte richiama Dickinson, altre Brian Ross, in alcuni momenti di "Silence" anche Geoff Tate, purtroppo le qualità vocali del ragazzo non sono eguali a quelle dei nomi citati, ci mette passione e la prestazione è più che onesta mostrando comunque d'esser battagliero, da rivedere solo le parti in cui tende a forzare più del dovuto.
Buono il lavoro svolto dietro il mixer da Achim Köhler (Primal Fear, Accept, Brainstorm, Sinner), la produzione rende chiaramente intellegibile la strumentazione e la voce, equilibrata è il termine che la rappresenta al meglio.
I Black Horizon con "The Choice" alimentano le voglie di quella schiera d'appassionati innamorati degli eighties e del metallo puro, mi sento quindi di consigliarvene l'ascolto, auguro alla formazione di trovare un'identità propria, con un pizzico di personalità e la caparbietà sin qui mostrata nulla vieta di pensare a un successore che qualitativamente sbaragli questo buon debutto.

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JOLLY ROX - Welcome To My Twisted Room

Informazioni
Gruppo: Jolly Rox
Anno: 2010
Etichetta: April Rain
Contatti: www.myspace.com/jollyrox
Autore: Mourning

Tracklist
1. All I Really Want
2. Country Song
3. Elizabeth
4. Evil Inside
5. Fool’s Night
6. For You
7. Get it Now
8. My Uncle Said
9. Sad Girl
10.Sorry Eyes
11.Still N’ Forever
12.Twisted Room
13.Your Love Is R N’ R

DURATA: 46:50

Il rock in Italia se la vede sempre dura ma non molla la presa per fortuna, come tante band anche il trio toscano dei Jolly Rox ha dovuto lottare fra cambi di line-up e le solite paranoie varie per arrivare a sfornare un album di debutto, "Welcome To My Twisted Room" che ha portato però un risultato favorevole.
La formazione composta da Joey Zalla (chitarra e voce), Eric Sandiego (basso e backing vocals) e Brian Heavy figlio dello storico frontman Bud Ancillotti della Strana Officina nel ruolo di batterista è di quelle che sa farsi valere, in tredici brani hanno dimostrato come sia semplice mantenere vivo il legame con gli anni Ottanta prendendo da band come Ratt, Poison e Motley Crue miscelandolo con la scuola svedese di gente come Backyard Babies e Hardcore Superstar, tenete conto che di nomi ascoltando i pezzi del platter ve ne circoleranno un bel po' in testa, la cosa importante è che i ragazzi non scimmiottano nessuno seguendo una loro strada fatto di semplicità ed efficacia.
Pur presentando qualche passaggio a vuoto non mancano i capitoli che sanno dare la scossa giusta: "Evil Inside", "Fool's Night" e "My Uncle Said" dai risvolti bluesy imbastiscono una tripletta adrenalinica per nulla male, carica e divertimento sprizzano da tutti i pori, quelli che si dilettano nello stare con due piedi in una scarpa presentandosi come ballad movimentate vedasi le dolciastre "Elisabeth" e "Get It Now", si può non mettere in evidenza anche la parte più intima? E allora via con l'acustica di "Country Song" e "Sorry Eyes".
Per chi ancora non avesse inteso i Jolly Rox hanno un bel po' di assi nella manica e se li giocano uno dopo l'altro, pezzi come "All I Really Want" esaltano per il songwriting maturo e diretto, e con il mid-tempo che più classico non si può in "For You" sono facce di una stessa medaglia che godereccia e piaciona in alcune occasioni svolge il proprio dovere con la consona dedizione.
I musicisti se la cavano bene, c'è sintonia e coesione d'intento e si percepisce, Joey sta bene sui pezzi, la sua voce è adatta allo stile, Eric sfodera delle linee di basso avvolgenti rendendosi protagonista in più di una circostanza, da sottolineare la prova in "My Uncle Said", mentre Brian fra il pestato, cambi di tempo indovinati e dinamiche ben proposte scandisce i ritmi di un "Welcome To My Twisted Room" che se fosse stato leggermente più breve di durata nel complesso e avesse evitato qualche fase troppo addolcita-sdolcinata avrebbe ottenuto dal sottoscritto il titolo di discone.
E' un buonissimo lavoro, una prima prova di cui ci si può ritenere soddisfatti, il tempo per correggere e migliorare il tiro non manca di sicuro.
L'album è stato ristampato da poco dalla April Rain, se vi fosse scappato di mano nell'uscita originaria adesso avrete occasione di farlo vostro, un in bocca al lupo ai Jolly Rox, vedremo quali sorprese sapranno riservarci per il futuro.

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PROGETTO SOMMOSSA - Anipocritotopia

Informazioni
Gruppo: Progetto Sommossa
Anno: 2011
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/progettosommossa
Autore: 7.5-M

Tracklist
1. The Asylum
2. The Slaughterhouse
3. The Convent
4. The Sanatory
5. The Warehouse
6. The Fleshpot
7. La Cavalcata Delle Valchirie MILF
8. The Cathedral (Autoritratto)

DURATA: 26:19

E' ora di finirla di pensare che il contenuto non sia importante quanto la forma. E' una tendenza che noto sempre più spesso, trovo diffusa, e depreco. Il contenuto è forma, e viceversa. Questo lavoro degli italiani Progetto Sommossa, a quanto pare una one-man band, in quanto a forma musicale risulta orecchiabile: lo strumento principale è una drum machine dalle ritmiche catchy, condite con qualche synth e accompagnate da bassi (come nella Drums'N'Bass).
E fin qui il lavoro rimane apprezzabile, come rimane apprezzabile l'utilizzo di loop di percussioni e strumenti tradizionali (vedasi “The Warehouse”, forse il pezzo migliore del lotto, quasi electro-indie, se non fosse per il finale metalleggiante). Ma quando cominciano a subentrare campionamenti cinematografici riguardanti i classici temi di certi ambiti black metal, blasfemi (fintamente), pornografici (superficialmente), misogeni (banalmente), vi lascio immaginare che l'interesse cominci a calare. La vena ironica che qualcuno potrebbe trovarci non è per nulla pronunciata. Se di ironia si tratta i Progetto Sommossa non sono capaci di mostrarla. Inoltre troviamo anche interventi di elettronica alquanto discutibili, come la Wagneriana cavalcata delle valchirie in versione sintetica, che rimanda in un certo qual modo alla colonna sonora di "Arancia Meccanica", ma senza quello spessore (è facile trovare delle partiture midi di questo pezzo famoso, ed inserendole in uno qualsiasi dei programmi per la creazione di midi si può creare un pezzo in cinquanta secondi), quella ricerca che c'è dietro al capolavoro kubrickiano. Inoltre ci si accorge dopo alcuni momenti che anche la programmazione spesso risulta ruvida, poco raffinata. Insomma un lavoro in cui il contenuto diventa forma, ed è una forma superficiale. In questo modo viene penalizzata anche la parte migliore della forma, cioè il lato musicale, che a volte rimane davvero nell'orecchio, catchy, come dicevo prima, e fa la sua figura.
Non mi si venga a dire che questa mia recensione è indignata, e perciò ha suscitato la reazione che l'artista voleva si provasse nei confronti del suo lavoro (leggendo le affermazioni nel booklet mi sembra già di intuire una risposta del genere). Io non sono indignato. Né tantomeno questo lavoro è sovversivo. Sono semplicemente poco interessato perchè mi trovo di fronte ad un album poco interessante.

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ANNULOND - Divine Vale


Informazioni
Gruppo: Annùlond
Anno: 2010
Etichetta: AHQ Productions
Contatti: www.myspace.com/annulond
Autore: Dope Fiend

Tracklist
1. They Rode To A Whispering Ocean
2. The Prevalence Of Fall
3. Winter's Chill
4. Horns Up To The Stars!
5. Frostbitten No More
6. End Of An Ancestral Line
7. Fiddle In The Fog
8. Infinite Energy
9. Sunset Haven

DURATA: 58:00

Annúlond è una one-man band australiana, precisamente di Melbourne, che ha pubblicato il secondo full a metà dell'anno appena trascorso. Non conoscevo questa realtà, quindi "Divine Vale" è stato per il sottoscritto il primo contatto con la proposta musicale partorita dal mastermind e polistrumentista del progetto, Paulo Parreira.
La scena presente in Australia ci ha abituato a band maligne e tritasassi (c'è forse bisogno che faccia dei nomi?), ma quello che ci viene proposto questa volta viaggia in tutt'altra direzione. Ciò che Annúlond vuole comunicare con la sua musica può trovare termini di paragone con ben più conosciuti gruppi scandinavi. "Divine Vale" infatti amalgama in maniera interessante l'epicità sprigionata da dischi come "Hammerheart" e "Twilight Of The Gods", con le sognanti atmosfere di Falkenbach il tutto condito con la festosa sfrontatezza tipica di gruppi come Svartsot e Kromlek. Il valore aggiunto viene dato dal fatto che tutti questi elementi non sono semplicemente riprodotti pedestremente, ma elaborati e mischiati tra loro con personalità in modo da ottenere risultati decisamente gradevoli.
Uno dei punti di forza del disco sono gli stop e le ripartenze piazzate nei brani dai quali fuoriescono anche sentori rock-oriented soprattutto nei fraseggi chitarristici, ben evidenti in pezzi come "The Prevalence Of Fall", "Horns Up To The Stars!" e "End Of An Ancestral Line". Il mood generale naturalistico e avvolgente è impreziosito inoltre da intermezzi folkeggianti come nell'inizio di "Frostbitten No More" (qui è davvero tangibile la sensazione di trovarsi a contemplare l'alba nel bel mezzo di una foresta), l'epicità di "Infinite Energy" e la trionfale e maestosa chiusura affidata a "Sunset Haven".
Ciò che può purtroppo far calare leggermente la qualità del prodotto è la produzione, decisamente lo-fi che scorpora un po' l'armonia tra gli strumenti.
Nonostante questo comunque, "Divine Vale" è davvero un bel prodotto che ha buone credenziali per essere apprezzato parecchio da chi è amante di questo tipo di sonorità. Faccio notare inoltre che il disco è limitato a cento copie numerate a mano (più dieci box in legno per un totale di centodieci stampe); dunque se dovessero piacervi i pezzi presenti sullo space non esitate a richiederne una, se non lo faceste potreste pentirvene più avanti.
Perchè correre il rischio di avere un rimpianto?

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NECROPHOBIC - Darkside


Informazioni
Gruppo: Necrophobic
Anno: 1997/2011
Etichetta: Hammerheart Records
Contatti: www.necrophobic.net
Autore: ticino1

Tracklist
1. Black Moon Rising
2. Spawned By Evil
3. Bloodthirst
4. Venaesectio (Episode One)
5. Darkside
6. The Call
7. Descension (Episode Two)
8. Nailing The Holy One
9. Nifelhel (Episode Three)
10. Christian Slaughter

DURATA: 37:54

Erano gli anni di declino del metal che già quasi viveva nel dimenticatoio, sostenuto solo da pochi accaniti. Chissà, forse la generazione che trovò la sua maturità durante l'esplosione del death e i primi passi del black usciva in parte di scena dedicandosi piuttosto alla famiglia. I ricordi restano nel cuore e ora s’incontrano sovente giovincelli, nati proprio grazie a queste persone cresciute negli anni d'oro della storia, adornati di borchie e chiodi. Mi capitò già di vedere qualche rara volta il padre, ormai grigio ma con il suo chiodo, a un concerto metal con il figlio, pure lui metallaro accanito, che tenta di impressionare papà.

I Necrophobic mantennero alta la bandiera dell'esercito metallico resistendo nell'ultimo bastione più isolato e mettendo in fuga orde di truzzi e gangsta che ancora oggi tentano di scalfire la nostra corazza già gibollata e piena di segni lasciati da lotte brutali!

Dovrebbe essere ormai la terza versione di questo disco. Oltre alla prima stampa ne fu sfornata già una sotto l'egida dell’HammerHeart Records nel 2003. Tanta devozione rende quasi inutile questo testo... Ci credete?: non conosco le registrazioni di questi svedesi. Non fui mai grande fanatico di quella scena ancora oggi tanto osannata.

Già il primo pezzo mi obbliga ad aprirmi la cerniera per spararmi una sega ultra-atomica di tre secondi e mezzo. Dopo avere macchiato le pareti, tanto poi trasloco, mi rendo conto della buona produzione del lavoro che sembra essere rimasterizzato. Il suono é pieno e gli strumenti, senza eccezione, sono perfettamente udibili in ogni situazione. Le piste fanno veramente onore alla scena scandinava e portano definitivamente il marchio D.O.C. con orgoglio assoluto! Il lavoro di chitarra é veramente eccitante, con un alito nero e la ritmica é precisa e impietosa come il meccanismo di scatto di una "MG42" tedesca. La voce ha un leggero tocco black e ostenta una rabbia che farebbe impallidire molti "true grim black metallers" auto definiti che posano sulla scena odierna.

Peccato che non conoscessi questa squadra prima. Nel 1997 avrei avuto un'erezione di almeno trentotto minuti pur non vedendo l'ombra di una donna.

Questo disco molto curato vi offre la delicatezza e la benevolenza di un "Panther V" che avanza a tutta birra sulla vostra trincea scavata nella neve. Tutti i disgraziati come me che non hanno mai ascoltato questa formazione sono pregati, no, ricevono l'ordine di recuperare codesto pezzo di storia metal! Al passo di corsa, arrr!

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TYPHUS - Grand Molesters Of The Holy Trinity


Informazioni
Gruppo: Typhus
Anno: 2010
Etichetta: Pestilence Records
Contatti: www.myspace.com/typhus666
Autore: Mourning

Tracklist
1. In The Image Of Our Master
2. We Burn Your Churches To The Ground
3. Smear The Blood upon The Pentagram
4. Triumvirate Of Incest, Lust And Greed
5. My Throne In The Kingdom Of Hell
6. Bound by Satanic Decree
7. Black Spells Of Satanic Witchcraft
8. Baptizing Flames Of Satan
9. Fuck Your God!

DURATA: 52:11


I Typhus navigano nell'underground americano mantenendo inalterati i clichè che avevano dato alla luce il primo album "Profound Blasphemous Proclamation" nel 2005, sono infatti passati cinque anni da quel lavoro ma la direzione, lo stile e la blasfemia insita all'interno del successore rimangono invariati (tenendo in considerazione qualche breve rallentamento) tanto che il titolo è l'ennesima delicata bestemmia o se preferite augurio di buon anno nuovo: "Grand Molesters Of The Holy Trinity".
Non c'è molto da scervellarsi, scorrendo i nomi delle singole canzoni è chiara quale sia la direzione di pensiero della band guidata da Lord Typhus (Andy Newton ex bassista dei grandi e sfortunatamente poco conosciuti Morpheus Descends), sono cinquanta minuti devoti al sound di matrice scandinava nella forma più rozza e bastarda, atmosfere scure e produzione tutt'altro che pulita fanno da cornice a badilate che come nella miglior tradizione black metal trovano il tempo di sfoggiare parti in cui concentrare la dose di malsano in modo da rilasciarla allentando il riffing, perdizione e veleno.
E' una la lotta antireligiosa portata avanti dalle composizioni che formalmente non posseggono difetti evidenti, buone le melodie in una "We Burn Your Churches To The Ground", le parti più ariose e vomitanti odio di "Triumvirate Of Incest, Lust And Greed" e le semplici costruzioni delle due che verranno a seguire "My Throne In The Kingdom Of Hell" e "Bound by Satanic Decree" che mostrano come la via più elementare ma impregnata della furia rappresentante la matrice d'odio che li alimenta sia per loro l'arma più adatta, come non citare poi quello che tanti pensano e che forse troppi non dicono?
"Fuck Your God" è un urlo liberatorio contro il cielo, è probabile che ad ogni passaggio nello stereo una colonna del caseggiato celeste venga giù se intonato in coro, di sicuro lo scopo sarebbe centrato in pieno.
Quello che manca a un lavoro come "Grand Molesters Of The Holy Trinity" sono i pezzi traino che diano longevità all'on air accrescendo l'interesse dell'ascoltatore, la scaletta sul momento offre nel complesso una performance più che dignitosa ma non c'è nulla di davvero memorabile, l'uso stesso delle tastiere sparute e talvolta quasi impercettibili non fornisce un apporto che possa far la differenza.
E' un disco frenetico, oscuro, una prova black priva di compromessi e come tale ne vanta i pregi e ne paga i difetti, non siamo più negli anni Novanta e se da un lato la coerenza con cui molte band portano avanti questo "credo" è un solido appiglio per chi ama tali sonorità, dall'altro capita sempre più spesso di trovarsi dinanzi ad album che hanno già dato prima di venir inseriti nel lettore.
Consiglio dunque l'integralismo dei Typhus solo agli appassionati del filone old school black, avantgarder, amanti delle produzioni cristalline e dal tocco di fino ne stiano alla larga, gli statunitensi vivono per l'inferno ed è ciò che vogliono trasmettervi.

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ENOID - Suicide Genocide


Informazioni
Gruppo: Enoid
Anno: 2008
Etichetta: Bergstolz
Contatti: www.myspace.com/enoid - www.bergstolz.ch
Autore: ticino1

Tracklist
1. Skullfuck
2. Deathkult
3. Total Hate
4. Massmurder
5. Hellblood
6. King Of Darkness
7. Humans

DURATA: 22:52

Bornyhake é un nome già apparso qui, no? Certo! Quest'anno il suo progetto Borgne ci gratificò con un lavoro molto interessante. L'ep qui discusso mi giunse tramite la Bergstolz, senza che apparisse sulla lista del materiale fornito. Dopo parecchi strafalcioni, scoprii che si tratta di un lavoro degli Enoid. Il logo, per me difficile da decifrare all’inizio, mi mise in difficoltà.

Giacché l'ho, ve lo presento se permettete!

Enoid pare che sia una creatura giovane. In realtà invece, manifesta la sua malvagità già dal lontano 1996. La maschera chiamata Organ Trails portata originariamente, fu levata nel 2005 per sfuggire ai cacciatori di demoni. Questo cambiamento permise di perseguire in incognito l’opera di partigiano del black metal nel sottosuolo!

Mi vengono in mente ricordi della vecchia scena norvegese, sorvolando le note durante il primo ascolto. Bornyhake ha definitivamente una buona cultura metal e adora utilizzare atmosfere conosciute da tutti a suo favore, senza cadere nella banalità assoluta. Anzi, raccoglie voti presso la maggioranza dei partiti di metal estremo. Non si trova solo black su questo disco. "Total Hate", per esempio, contiene riff che sono un chiaro omaggio agli Slayer, mentre l’inizio ricorda piuttosto l'industrial. Soggettivamente credo che questa canzone sia la più riuscita sul vinile.

Particolarmente piacevoli e annichilenti sono i cambiamenti di tempo all'interno dei pezzi che sfoggiano diversi accordi perfettamente intrecciati fra loro. Alcune piste, come "Deathcult", faranno gonfiare il pacco ai fanatici del black "mitragliatrice", con i suoi ritmi estremi. Interessante in questa traccia é anche il lavoro della squadra chitarristica. Il fascino é provocato da due strumenti che seguono la loro strada su due corsie tonali totalmente differenti.

Se amate il black di base tradizionale che esce però un poco dal seminato, non perdete l'occasione di accaparrarvi questo ep, non ve ne pentirete.

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LILYUM - Crawling In The Past


Informazioni
Gruppo: Lilyum
Anno: 2010
Etichetta: MalEventum
Contatti: www.myspace.com/lilyum
Autore: Mourning

Tracklist
1. Whence Not Even Reflections Escape
2. A Fundamental Negation
3. Above Triumphs And Tribulations
4. Self Necrosis
5. Order Of The Locust
6. Carrion Season
7. The Knives Of Transience
8. Tighten The Ranks
9. Mine Is The Silence
10.Crawling In The Past

DURATA: 50:57

L'anno 2010 per i torinesi Lilyum è stato ricco di soddisfazioni e per chiuderlo in bellezza nel mese di dicembre hanno pubblicato il seguito del buon "Fear Tension Cold" dal titolo "Crawling In The Past".
Scivolare nel passato è quello che la realtà nostrana, che vede al timone di comando Kosmos Reversum coadiuvato ancora una volta da Lord J.H.Psycho e dal session Frozen (Arcanum Inferi, Valefar) che fornisce i pattern di batteria che vanno a sostituire la drum-machine presente nei lavori passati, sta continuando a fare ottenendo dei buonissimi risultati.
Il black metal che di base sfrutta ancora il gelido fervore degli anni Novanta è sempre contaminato dalle influenze primordiali in chiave eighties che attingono sia dalle lande più oscure dell'heavy, sia dallo speed più sanguigno e bastardo, l'album porta avanti la tradizione positiva basata su un songwriting che supera l'ostacolo del già sentito grazie a una prova ispirata e a varianti ben assestate che pur mantenendosi nel campo dell'ortodossia black fanno di brani quali "Above Triumphs And Tribulations", "Self Necrosis" e "Carrion Season" delle piccole gemme.
Amanti dei Darkthrone prima era non potrete rimanere impassibili dinanzi al fascino tenebroso di una "Order Of The Locust", godrete della malsanità proposta dalla voce di Psycho nel dilettarsi fra acidità maligna e depressiva attitudine, nell'opener "Whence Not Even Reflection Escape" a esempio, è sibilante, strisciante come un serpente che si attorciglia lentamente alla vostra caviglia risalendo il busto prima di colpirvi alla carotide.
Le chitarre mantengono fitta quella nebulosa creata dal sound zanzaroso, sotto di esse si muove l'assetto ritmico stavolta più dinamico e prestante rispetto al recente passato, il blastato spicca nella presenzialistica opera di spinta e quando il quadro viene supportato per l'ennesima volta da una produzione di buon livello per intellegibilità fornita ed equilibrio dei volumi quello che ne vien fuori è un disco che fa il proprio dovere senza mezzi termini.
Lo sguardo verso le decadi passate offerto dai Lilyum si è concretizzato con una prestazione che ne dichiara la raggiunta e innegabile maturità artistica, "Crawling In The Past" è musica black fatta per gli innamorati del black, siete fra questi? Compratelo.

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PROCESSION (CHL) - Destroyers Of Faith


Informazioni
Gruppo: Procession
Anno: 2010
Etichetta: Doomentia Records/High Roller
Contatti: www.myspace.com/processionburn
Autore: Mourning

Tracklist
1. Hyperion
2. Destroyers Of The Faith
3. The Road To The Gravegarden
4. Chants Of The Nameless
5. Tomb Of Doom
6. White Coffin

DURATA: 46:12

In Cile amano il doom? Pensavo di essermene accorto in passato, quest'anno mi son reso conto che il movimento nazionale è prolifico e qualitativamente molto ben messo, le uscite di act quali Mar De Grises, Lethargy Of Death, AstorVoltaires, Lapsus Dei e non ultimi i Procession, di cui fra poco inizierò a scrivere, mi hanno dato chi più, chi meno le dovute soddisfazioni.
Solo in ordine di tempo gli ultimi sono i Procession, la formazione che vede in line-up membri di Poema Arcanvs, Capilla Ardiente e degli ormai splittati Mourners Lament è supportata in questa prima uscita di spessore intitolata "Destroyers Of The Faith", che succede ai due demo e all'ep "The Cult Of Disease", da un'accoppiata di label che con certi stili vanno letteralmente a nozze.
La release in cd è curata dal buon Lùkas e la sua Doomentia Records mentre per quanto riguarda il formato in vinile la High Roller è sempre pronta a mettersi in gioco per accontentare la richiesta degli sfegatati cultori.
La proposta è un doom di stampo classico/epico le cui influenze cardine sono palesate senza troppi problemi, si va dagli intramontabili Black Sabbath agli emuli in chiave più strettamente affine al genere anni Novanta Count Raven ai Candlemass dell'era "Epicus Doomicus Metallicus", a gente come Solstice e Solitude Aeturnus, in pratica è il meglio che c'è stato e c'è sulla piazza quando si vuole ascoltare la forma primordiale ed evocativa dello stile.
Il monicker non poteva essere più indovinato, il sound del combo è altamente ritualistico e solenne, dopo il breve intro "Hyperion" e la comparsa della titletrack si viene risucchiati in un vortice retrò fatto di riff e ritmiche lente e cantilenanti che arrivano al massimo della spinta con l'apparire dei mid-tempo, è un monolite oscuro che la vocalità estasiante e passionale di Felipe Plaza Kutzbach completa.
E' strano come in questo brano abbia trovato un feeling particolare che per mood e note mi ha riportato alla mente il grigiore e tedio provati nello sfogo dei Megadeth in "In My Darkest Hour" ("So Far, So Good... So What" 1988).
Le due torri del dolore che s'innalzano centralmente, "The Road To The Gravegarden" già inserita nel mini e "Chants Of The Nameless", arrancano, il tempo si diluisce e la corposità aumenta di spessore, groove a vendere e tinte talmente pregne di quei colori morti che incupiscono notevolmente l'atmosfera, un limbo che solo in attimi fugaci vede un pallore farsi strada in lontananza, la rottura della fase di metà corso e il breve periodo in cui il basso si mostra solitario nella prima e la chitarra più possente e dai toni più accesi nella seconda fanno quest'effetto, è solo illusione, il manto che ricopre le tracce è troppo fitto e grondante di sofferenza per permettere a sensazioni multicolore di presenziare.
A metà del disco si è totalmente immersi in un mare perduto, il disegno che i Procession hanno sapientemente delineato e particolareggiato nelle sfumature non lascia altro da fare che continuare il percorso per vedere dove conduca, è il turno di "Tomb Of Doom", cosa ci aspetta è tutt'altro che difficile da comprendere.
Se da un lato abbiamo un minimo di calma apparente, la distensione e il gettarsi nelle braccia di un oblio in slow-motion sono valorizzati dalla performance emotiva che raggiunge picchi elevatissimi, la canzone è tristemente pachidermica con un incedere che nella fase conclusiva tende ad appiattirsi ma che non creerà di sicuro problemi all'ascolto per i fedelissimi delle prove doom.
E' d'altra pasta invece il potenziale di "White Coffin", drammatica, pesante all'inverosimile e con una satura concentrazione di morbosità claustrofobica nel suo inizio mentre un intarsio di chitarra vagamente orientaleggiante chiude un "Destroyers Of The Faith" letteralmente da incorniciare.
Due parole vanno spese per il batterista Francisco Aguirre, è preciso, opportuno nelle scelte eseguite sempre al posto e al momento giusto, infila il puntello che fa la differenza, le minuzie rendono la sua opera fondamentale per la natura magniloquente dell'album, riguardo la voce di Felipe Plaza Kutzbach non c'è bisogno di ripetere come sia in maniera evidente al di fuori dagli standard esecutivi, è perfetta per la rotta intrapresa per la sua teatralità e partecipazione, questi due elementi si evidenziano insieme alle melodie come armi di valore (a mio pensiero su cui poco c'è da discutere) in seno alla band.
Inutile dilungarmi nello scrivere altro, c'è solo una cosa da fare: mettere mano al portafogli e comprare.

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SPASMODIC - Carve Perfection


Informazioni
Gruppo: Spasmodic
Anno: 2010
Etichetta: Emrinc
Contatti: www.myspace.com/spasmodicsound
Autore: Mourning

Tracklist
1. Carve Perfection
2. Cutting Room
3. Snip Snip Sweetheart
4. Self Starvation

DURATA: 9:22

Ripartire dal passato per costruire il proprio futuro? Questo è il processo che hanno intrapreso gli svedesi Spasmodic.
Ho già avuto fra le mani un loro lavoro, il demo che porta lo stesso titolo di questo nuovo ep, "Carve Perfection", ed è proprio da quel platter che vengono riprese le quattro tracce tese a dar forma ai nove minuti e poco più della versione mini odierna.
Per quanto riguarda il sottoscritto la scelta ricade su alcuni episodi che al tempo indicai fra i migliori, l'opener e titletrack così come l'operato ricorda ancora una volta sono nettamente devoti ai Cannibal Corpse e la voce di Alexander Högbom ce lo fa presente con il suo growl molto fisheriano.
Giusto a mio avviso aver pescato fra le canzoni che mostravano più varietà e quindi andar giù pesante ma con additivo catchy in "Cutting Room", sfoderando la sezione tendente al grindcore in "Snip Snip Sweetheart" e concludendo con una "Self Starvation" che esalta le linee di basso.
Le qualità dei brani sono rimaste per lo più invariate, è la produzione invece che ha fatto un deciso salto in avanti, quella cruda e asciutta del demo, comunque adatta alle soluzioni d'impatto, viene sostituita con una più professionale e definita elaborata da Lawrence Mackrory (F.K.U., Scarve).
Le novità vere e proprie dovrebbero arrivare in questo 2011, gli Spasmodic sono in fase di composizione e il titolo del prossimo lavoro potrebbe essere (o almeno per ora è) "Mondo Illustrated" e vedrà Masse Broberg come guest in un paio di pezzi.
L'ep "Carve Perfection" è un'uscita che vuole far chiarezza sulla strada intrapresa, ci stanno mettendo l'anima e passo dopo passo si avvicinano al traguardo, quando il full prenderà vita mi auguro le coordinate sonore si mantengano su questa linea d'onda.
Non manca nulla per far bene, andranno ad affiancare i figliocci di Alex Webster (gli Aeon) fra le band che meglio si presentano nel nuovo corso svedese che non suona alla svedese.

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THE FERTILITY CULT - Eschatology


Informazioni
Gruppo: The Fertility Cult
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/thefertilitycult
Autore: Mourning

Tracklist
1. Cosmic Kaishakunin
2. Into The Sacred Grove
3. Rheopolis
4. Völkerwanderung
5. Return To The End Of The Beginning

DURATA: 47:46

Sono finlandesi i The Fërtility Cült, suonano un doom/stoner seventies con un'attitudine da jam session continua, psichedelia galleggiante e un sound fra l'horrorifico e il classico oscuro mood sabbathiano.
Immaginate una droga letale fatta di Black Sabbath, Sleep, Electric Wizard, le venature psych di gente come Floyd, l'uso dell'organo in stile Deep Purple/Floyd e tanta libertà hendrixiana, quale può essere la risultante di un incrocio simile se non qualcosa di altamente esplosivo?
"Eschatology" è come un bong messo lì davanti al vostro naso pronto a esser utilizzato, vogliono aprire all'interno della vostra mente passaggi ultradimensionali con scappatoie annesse da una normalità stringente e abitudinaria.
Le note sono vibranti, il doom nella sua versione più classica e suadente viene costantemente imbastardito da fughe atmosferiche nebbiose che alterano lo stato emozionale, in questo le cinque tracce tutte di lunga durata riescono benissimo, non c'è altra via se non quella di seguire la corrente, è un "go with the flow" che tocca i suoi apici massimi quando le intrusioni accattivanti del sassofono di Ryhänen lasciano impronta.
Il trio strumentale canonico formato da Kaila (basso/voce), Kimmel (chitarre) e Makinen (batterista) si completa con il sassofonista, la macchina con cui attraversare lo spazio e il tempo è pronta, infilano una hit dopo l'altra riuscendo a dar vita a canzoni caratterialmente ed espositivamente diverse, se c'è una cosa che non manca a questi finnici è personalità e il sapersi mettere in gioco.
Episodi come l'opener "Cosmic Kaishakunin", "Rheopolis" e "Völkerwanderung" racchiudono il modo d'intendere la musica dei The Fertility Cult, viene generata da un incontro di menti che si elettrizza e istintivamente modella le composizioni evitando schemi e metodologie prefissate, sono la passione e il lavoro jam-oriented a far evolvere il nucleo iniziale.
Non c'è quindi nessuna direzione precisa da percorrere, piuttosto un'estrema voglia di divertirsi innalzando un sound però maturo e ricco di sfaccettature, fuzz-groove e una coltre psichedelica in cui la voce di Kaila serpeggia ritagliandosi gli spazi vitali più consoni, aiutati e supportati dalle fantastiche rifiniture d'organo donate da Antti Loponen.
Il disco è un autoprodotto ma come sempre più spesso avviene è facile trovarsi fra le mani un prodotto dalle indubbie qualità, anche grazie a un operato dietro al mixer fatto con i dovuti accorgimenti, pulito e molto più che semplicemente apprezzabile, ogni peculiarità di "Eschatology" è definita e piacevolmente ascoltabile.
Dal punto di vista grafico, presentano un digipak dai toni scuri dove il rosso e il nero sono i colori dominanti, la raffigurazione di due sacerdotesse devote al culto di demiurghi lascivi il tutto in salsa Black Sabbath, cito le parole descrittive impresse sullo space della formazione per chiarire al meglio il concetto:

"A band of astral travellers and planewalkers fulfilling pledges to preternatural cosmic cow deities and hypersensual fertility priestesses channeling aural psychotropic revelations from time immemorial through subterranean cults of clandestine rites of fervent nefarious fluid exchanges taking place in ancient isthmic necropolises inhabited by keepers of arcane legacies of feline-headed copulatress hierophants practicing idolatry of lascivious demiurge vixens while listening to Black Sabbath."

Beh, un giorno spero di partecipare anch'io a uno di questi rituali dotati di questo tipo d'incitamento sonoro, nel frattempo mi consolo mandando per l'ennesima volta on air "Eschatology", se non l'avete ancora fatto, non perdete altro tempo il viaggio deve pur aver inizio, press play please!!!

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ANCHONY - In The Asylum


Informazioni
Gruppo: Anchony
Anno: 2010
Etichetta: T.Recs
Contatti: www.myspace.com/anchony
Autore: Mourning

Tracklist
1. The Awakening
2. The Asylum
3. As Long As I'm Here To Judge
4. The Right Way To Die
5. Slave
6. Desire
7. She Walks In Beauty
8. Curse Of Chain
9. Fracture
10. The Torture Of The Night

DURATA: 40:25

Con la pazienza e la voglia di fare si superano gli ostacoli, questo devono aver pensato i tedeschi Anchony dopo il deal andato a male con la T Recs, label che aveva il compito di produrre e distribuire il debutto dei ragazzi purtroppo rivelatasi non proprio una buona scelta e ha costretto, cosa che forse è giovato alla band, a ripiegare sul più comodo e veloce (sicuramente non redditizio) free download per la diffusione di "In The Asylum".
La formazione lunge dall'essere dilettantistica o allo sbaraglio, ascoltando le tracce si possono notare la cura e una prova strumentale tecnicamente e compositivamente di buon livello che già danno di per sè un tono tutto fuorché amatoriale al disco, è innegabile che vi siano rimandi a nomi altolocati, sensazioni legate ai Metallica e ai Megadeth fuoriescono più volte, prendete in considerazione pezzi come "The Right Way To Die", "Desire" e "She Walks In Beauty" che vi forniranno un quadro completo di ciò che voglia dire.
Vi sono frangenti in cui il sound spinge sull'acceleratore vedasi "Slave", bello l'assolo sempre di stampo megadethiano che prende forma al suo interno o una pimpante "The Fracture", sono però il carico atmosferico e quella propensione esplicita a tendere il sound sul darkeggiante a particolareggiare il platter, qualità che sembrano già evidenti dall'introduttiva "The Awakening" per certi versi ricollegabile al periodo dei Machine Head dei primi due album, quelli dove Flynn ancora suonava thrash e non roba adatta alla Benetton 012, questo permette agli Anchony di non essere infilati nel calderone stracolmo dell'ennesimo clone del clone, del clone di Sodom, Kreator e old school acts in genere.
Le uniche soluzioni "contestabili" per il sottoscritto sono riferibili al comparto vocale, Alex ormai ex singer della band a cui è subentrato Marco, quando sfrutta linee aggressive è più efficace delle sparute parti clean che allentano la situazione facendole anche perdere appeal e l'aspetto un tantino omogeneo della tracklist, si evidenzia una sequenzialità coerente nello svolgersi delle canzoni ma che in molti punti si assomigliano mancando di quei due o tre brani traino che avrebbero fatto la differenza.
La produzione è buona, non vi sono particolari difficoltà nel godersi il sound degli Anchony ed è un punto di merito che per ora li mette al di sopra seppur di poco da una comoda sufficienza che a troppi sembra far comodo, hanno capacità e una piacevole vena esplorativa che potrebbe portare dei risultati più importanti, basta quindi proseguire su questa strada e trovare quegli spunti che riescano a dare una marcia in più per far esplodere in pieno il potenziale.
Per ora non posso che consigliare un ascolto di "In The Asylum", v'invito quindi a passare sul loro sito: www.anchony.de, non esitate a contattarli dando un feedback al lavoro sinora svolto, il supportare una formazione sta anche in questo.

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BUFFALO GRILLZ - Grind Canyon


Informazioni
Gruppo: Buffalo Grillz
Anno: 2010
Etichetta: Gangstaparadice Rec.
Contatti: www.myspace.com/buffalogrillz
Autore: Mourning

Tracklist
1. Il Grind E' Servito
2. Cous Cous Clan
3. Elisir
4. Part I: The Birth
5. The Bossa Anova
6. Grindasia
7. Part I I: The Life
8. Grind Canyon
9. Fisting Daisy
10. Veni Vidi Grindi
11. New World Disagium
12. Graind Raccordo Anulare
13. Part I I I: The Death
14. Il Lago Dei Cinghi
15. Grind Magne
16. Grind Gala
17. No Mastino No Grind

DURATA: 29:15

Il grind italiano può vantare una nuova superband: i Buffalo Grillz.
Il progetto, che vede muoversi figure note dietro questo monicker, ha rilasciato quest'anno il primo album dal titolo ironico "Grind Canyon".
L'ispirazione degna delle migliori mangiate di bistecca gigante con contorno di patate ed ettolitri di birra che scorrono in stile fiume (e il disco meglio non poteva iniziare se non con un intro ispirato al famoso programma di Corrado "Il Pranzo E' Servito" qui rinominato "Il Grind E' Servito), è la componente ilare che viene a inserirsi su quella musicale di forte derivazione da act quali Napalm Death e Nasum, se non si fosse capito: "che la violenza sia con voi".
Enrico Giannone nel ruolo di "non cantante" vomitatore di cattiveria, "Cinghio" alla chitarra (Orange Man Theory), Gux al basso (Tsubo) e Mastino alla batteria (Dr. Gore) sono il quartetto che ci delizia con ventinove minuti di scellerata, incontrastata e irriverente follia inframezzata da stacchi e sample stravaganti e indovinati, impossibile ad esempio non godersi il cameo di Ken Shiro nell'apertura della titletrack o le note iniziali di "Fantasia" della Disney che danno il là alla corsa di "Grindasia".
Gli anni passano ma il vino buono invecchiando acquista qualità, Giannone dimostra di non aver perso smalto sfogandosi rozzo e imbastardito all'ennesima potenza, il nome di battaglia "Tombinor" è alquanto indovinato. Traccia dopo traccia è un delirio che si alimenta di grind potente e spaccacrani alternato a stacchetti demenziali, inaspettato s'incrocia lo strumentale country "Fisting Daisy", assurdo è l'intro di "New World Disagium" che ripesca dal dimenticatoio Ettore Andenna e i suoi "Giochi Senza Frontiere" per non parlare della successiva "Graind Raccordo Anulare" che fra passaggi di F.1 e un muro sonoro devastante non mi avrebbe sorpreso se avesse citato anche il mitico Corrado Guzzanti e la sua opera musicale sul raccordo capitolino e una "Veni Vidi Grindi" che inserisce nel capiente calderone pure una sottile vena hard rock, non si son fatti mancare proprio nulla.
Tralasciando però la parte più divertente, il lavoro strumentale fa sul serio, spingono a manetta, Cinghio inanella riff a macinare, Gux trova anche il modo di metter fuori la testa con brevi parti in cui le linee diventano prominenti e Mastino, beh che cosa dovrebbe fare se non sfruttare il suo nome non mollando mai la presa e infilando una serie di bordate sul rullante talmente impazzite da squartare un bufalo (e qui la carne dell'animale sarebbe ben sfruttata).
Prodotto dallo stesso Giannone e Cinghio, finito nelle sapienti mani prima di Stefano "Saul" Morabito nei Cellar Studio dov'è avvenuto il mix e affidato poi per il master a un signore che non ha bisogno di presentazioni, Scott Hull (Agoraphobic Noose Bleed ed ex Anal Cunt), "Grind Canyon" suppongo sia ancor più adatto alla visione live, su disco la band fornisce un'ottima compagnia sia in quanto a musica, sia per l'aspetto legato a un puro intrattenimento, certo è che se aveste bisogno di sfogarvi e ritrovare il sorriso, i Buffalo Grillz di sicuro stanno dalla vostra parte.

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TWISTSAK - Tsk Eu Promo 2010


Informazioni
Gruppo: Twistsak
Anno: 2010
Etichetta: Alkemist Fanatix
Contatti: www.twistsak.com - www.myspace.com/twistsak

Tracklist
1. Measure Wasted
2. Better Than Anyone
3. What It Takes To Me
4. Burn

DURATA: 17:09

Ascoltando i primi secondi di "Measure Wasted", brano d'apertura di questo promo, si ha la sensazione di essere catapultati direttamente negli anni a cavallo fra 1999 e 2000 in cui nove psicopatici mascherati provenienti da Des Moines misero a soqquadro il mondo musicale. Sto ovviamente parlando degli Slipknot, formazione a cui i russi Twistsak si rifanno pesantemente nel proprio nu metal quadrato e nell'utilizzo delle maschere.

Il promo ep con il quale i ragazzi di San Pietroburgo tentano di mettersi in mostra sfrutta il supporto della divisione europea di Alkemist Fanatix. Quattro pezzi che stentano a salire di tono, che faticano ad essere considerati inediti, quanto piuttosto b-sides dei Mudvayne, altra fondamentale influenza per inquadrare al meglio i brani. Se già da tanti i ragazzi di Peoria erano consideati con disprezzo cloni di Corey Taylor e soci, come possiamo approcciarci ad un gruppo che si accoda a sua volta in tutto e per tutto alle band citate senza inserire alcuna soluzione che mostri un briciolo di personalità, per di più nel 2010?

Formalmente "Tsk Eu Promo 2010" non è qualcosa di orrendo quanto piuttosto di sterile, mancano soluzioni "briose" o che spicchino sul contesto generale: il cantato pulito è poco espressivo, quello aggressivo mediocre e i Twistsak sono pure capaci di citare gli Slipknot nelle folli urla di chiusura poste in coda a "Burn". Senza dimenticare il coro di "Better Than Anyone" che potrebbe benissimo appartenere ai P.O.D.

Per farsi strada i russi avranno bisogno di cominciare a ragionare con la propria testa, scordandosi per un po' "Slipknot", "Iowa", "L.D. 50" e compagnia bella. Certo sono agli inizi perciò hanno ancora il tempo dalla loro parte.

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LEGENDA - Apám Nevében


Informazioni
Gruppo: Legenda
Anno: 2010
Etichetta: Eastside Records
Contatti: www.myspace.com/hunlegenda
Autore: Mourning

Tracklist
1. Ezer Ev Eskuje
2. Vandor
3. Uj Vezer
4. Szeretnem Itthagyni...
5. Bukasunk Himnusza
6. Apam Neveben
7. Legenda

DURATA: 01:02:44

Sotto il monicker Legenda si cela l'ungherese Kristóf Kovács anche chitarrista nei Baskíria, il progetto è nato intorno al 2007 rilasciando un primo lavoro, "Népem Szavával", in versione demo poi prodotto dalla Ordo Paganus e riproporsto in forma più evoluta e curata nel nuovo "Apám Nevében (In The Name Of My Father)" in questo 2010 con l'aggiunta di un brano, "Szeretnem Itthagyni..." poesia musicata del poeta nazionalista Sándor Petofi.
L'artista descrive la propria musica come pagan/black e le due influenze sono palesemente riscontrabili nel sound pesante e scuro che pervade il disco, è altrettanto evidente però che il folk faccia capolino non di rado nelle composizioni, vi sono l'uso d'acustica e il canto in clean in forma corale che acuiscono la percezione di tale atmosfere.
Del resto le tematiche trattate si basano sull'orgoglio storico nazionale, su di un passato fatto di conflitti e alleanze fra le varie tribù autoctone, sulla natura e riportando seppur in parte il pensiero dello stesso Kristóf, il paragone con un elogio funebre a memoria di un tempo ormai dimenticato che andrebbe recuperato e raccontato ai figli per renderli partecipi del valore eroico di chi ha dato fondamento alla nazione.
I pezzi importanti del platter vantano lunga durata e una forma discretamente dinamica che permette loro di evitare la monotonia, ritmiche moderate al limite andanti ma mai vivaci o considerabili veloci li rendono monolitici ma la quadratura viene meno grazie a melodie ed epicità facenti sì che scorrano senza troppi intoppi.
E' una prestazione che non si distacca di molto dalle classiche release del genere e che non ha difetti particolari che ne minino il vissuto, il platter fila liscio e si lascia ascoltare dall'opener "Ezer Ev Eskuje" sino alla conclusiva "Legenda" mostrando una discreta capacità compositiva da parte dell'artista e una buona gamma di soluzioni che amanti di band quali Kroda e Nokturnal Mortum potrebbero trovare piacevoli.
Cantato esclusivamente in ungherese ad attestare nuovamente l'amore di Kovács verso la propria terra, il musicista ha pensato bene d'introdurre anche la traduzione in inglese dei testi in un booklet curato dalla Confused(www.confused productions.com) che, con colori che vanno dal nero a cornice alle variazioni di giallo e rosso più o meno intense a seconda della tracce e rappresentazione a cui dar vita, offre una forma da poter guardare alle parole emesse.
Se vi piace il filone musicale est europeo legato a tali sonorità non avrete nessun problema a trovare qualcosa che possa interessarvi in "Apám Nevében", provate quindi a dargli una possibilità.

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ARCANIA - Sweet Angel Dust


Informazioni
Gruppo: Arcania
Anno: 2010
Etichetta: Great Dane Records
Contatti: www.myspace.com/arcaniamusic
Autore: Mourning

Tracklist
1. Sweet Angel Dust
2. No End
3. Memento
4. Leave My Mind
5. Against My Fear
6. As We Fall
7. Interlude
8. This Man Failed
9. My Funeral

DURATA: 54:52

Non conosco il passato artistico dei francesi Arcania, ho ascoltato il teaser del disco inserito nel player di myspace e ho "rischiato" chiedendo loro di farmi avere una copia di "Sweet Angel Dust" in quanto le premesse mi sembravano buone.
Arrivato, finito subito dentro il mio lettore cd e via canzone dopo canzone si è rivelato essere un discreto lavoro quello che a distanza di un lustro è il successore dell'omonimo debutto.
Le influenze che confluiscono al proprio interno sono disparate, è evidente che il thrash Bay Area di Metallica e Testament faccia parte del background musicale e interpretativo dei brani ma si possono riconoscere facilmente inflessioni derivanti dal melodic death metal progressivo di gente come Dark Tranquillity e Opeth, una vena malinconica che sfiora il gotico in brevi frangenti, è alquanto vario e ben assemblato il platter.
Non è assolutamente semplice far convivere le soluzioni scelte, il rischio di creare un polpettone indigesto sin troppo carico c'era, per fortuna sono riusciti nel calibrare dando il dovuto spazio a ognuna delle caratteristiche avendo come risultato un lotto di canzoni più che discreto capaci sia di far scapocciare, sia di trasmettere emozioni, belle ad esempio le apparizioni delle sezioni acustiche in "As We Fall" e "This Main Failed".
Con "Memento" le dinamiche e la solistica rimandano direttamente ad Akerfeldt e soci dotato inoltre di un chorus trascinante, vi sono poi una fascinosa "Against My Fear", la scheggia impazzita "No End" e una "Interlude" breve strumentale dal gusto goth a mostrare le varie sfaccettature che gli Arcania sono in grado di offrire.
Due punti sono fondamentali per il sound di questi ragazzi, in primis la voce di Cyril Peglion innegabilmente heitfieldiana nelle parti aggressive quanto in quelle più delicate, ricorda il cantante dei Metallica nelle stagioni pre "Metallica" e questo non può che essere un bene, c'è qualche tratto derivante dal vocione di Chuck Billy ma il carattere predominante è quello di casa Four Horsemen, secondo ma non meno importante è l'attento, preciso e ben orchestrato compito svolto dietro le pelli da Olivier Chéné.
Il batterista non calca mai la mano, è presente al momento giusto con dei cambi non complicati ma efficaci, pesta quando se ne sente il bisogno assecondando tracce che fanno del loro esser vive emotivamente una delle qualità migliori.
L'unica pecca per il sottoscritto è legata agli attimi in cui dalla pura melodia si passa alla frenesia del thrash più sprint, in tal caso un lieve scollamento fra le due fasi è percettibile ma nulla che non si possa sistemare in futuro o con una maggior cura dell'arrangiamento, è realmente più che sporadica la sensazione.
Gli Arcania non sono facili da inquadrare e altrettanto semplice non sarà per chi è appassionato del genere nei canoni più standard e meno moderni trovarsi ad ascoltare un album come "Sweet Angel Dust", se si possiede però la voglia di andare affondo riscontrerete la passione di certe release anni Ottanta che è solo stata svecchiata e arricchita.
Una chance a un platter simile la si dovrebbe dare di norma, è di buona musica che si sta parlando, magari non vi colpirà subito ma non affossatelo dopo un solo on air, non è diretto, ha bisogno di vari passaggi prima di esplodere al massimo.

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MAERORMID - Ep

Informazioni
Gruppo: Maerormid
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/maerormid
Autore: Cupra

Tracklist
01. I

DURATA: 22:18

Maerormid è una one man band umbra che propone un Dark Ambient dal forte tasso emotivo. Dopo il lavoro di debutto uscito intitolato "Silenzi Nel Vuoto", in questo nuovo ep è presente un'unica traccia della durata di ventidue minuti circa.

Il brano si apre con un mood claustrofobico sostenuto da un beat sfiancante per poi concedersi a sonorità gelide e ariose che, progressivamente, si fanno plumbee e minimali. Una nenia spettrale, che emerge a fatica da una tetra coltre di nubi, prende poi il sopravvento suscitando melanconia e amarezza.
Sonorità vibranti e dense prendono spazio guardando oltre: dotate di toni glaciali e surreali, le note si dissolvono e si ricompongono tessendo trame pregne di angoscia e mistero. Suoni siderali che mi ricordano, in alcuni frangenti, Vinterriket e che acquistano via via un feeling quasi ritualistico: a spezzare questo vortice ipnotizzante sono urla laceranti, come un risveglio improvviso da una lunga illusione e da un'apparente felicità.
Se vi aspettate che da qui in poi il brano prenderà la via della disperazione totale vi sbagliate di grosso. Maerormid ci stupisce ancora creando sonorità solenni e reverenziali ma velate di inquietudine: una perfetta colonna sonora per una catarsi individuale unita all'ascesi interiore.
L'ultima parte della traccia è caratterizzata da un arpeggio melanconico ed etereo dai riverberi psichedelici che ci trasporta in luoghi dimenticati, privi di qualsivoglia coordinata spazio-tempo.

Mi fermo qua ed ho già detto (forse) troppo.
Il Dark Ambient di Maerormid è in grado di suscitare intense emozioni dalle sfumature soggettive. Per la sua complessità il disco, oltre a meritare numerosi ascolti (soprattutto per coglierne le molteplici sfumature), verrà apprezzato soprattutto da coloro che sono "avvezzi" a queste sonorità e agli intermezzi minimali e claustrofobici che costellano questo ep.

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ORDOG (FIN) - Remorse


Informazioni
Gruppo: Ordog
Anno: 2011
Etichetta: Violent Journey Records
Contatti: www.myspace.com/ordogband
Autore: Mourning

Tracklist
1. Human Shell
2. Betrayed
3. Shadowland
4. Abuse
5. Remorse
6. Boneyard Horizon
7. Meant To Be An End

DURATA: 01:09:20

Sono trascorsi tre anni dall'uscita del secondo capitolo "Life Is Too Short For Learning To Live" ed è giunta l'ora che i finlandesi Ordog si ripresentino sulla scena, è arrivato il momento di "Remorse".
Terzo full-lenght di una band che continua a seguire la propria ortodossia musicale, non li ho mai considerati e continuo a non considerarli completamente inseriti nel filone funeral doom, sono una band doom/death estrema per il modo in cui sfruttano un riffing lento, obliante e ciclico ma che non tocca mai quei picchi di profondità abissale e oscurità di gente come i Thergothon e gli Skepticism nè emana l'atmosfera espansa di Ea e The Howling Void.
Sono dei buoni mestieranti che anche in questo album mostrano di possedere delle valide carte da giocare in brani come "Shadowland" e "Abuse", le due tracce sono la rappresentazione migliore delle capacità compositive della formazione, gl'ingranaggi sono sincronizzati a dovere riuscendo a infondere sia la quantità che la qualità ambientale sofferente dato, che spicca nella prima citata e dare risalto al riffing e all'uso delle tastiere nella seconda.
Tolti questi episodi "Remorse" soffre però di una staticità che diviene sin troppo costante annullando il sentore di disperazione ricreato in antecedenza e sostituendolo con uno di rilassamento-noia, per fortuna qualche cambio di tempo vedasi l'apertura arrembante di "Betrayed" dalla buona combinazione basso e batteria e la fase conclusiva di "Remorse" con la tastiera che fa la parte del leone su una ritmica serrata, i discreti solismi e la continua opera dei synth nel tessere tappeti elementari ma indovinati riescono a salvare la situazione anche in canzoni meno assorbibili come la titletrack trascinata all'inverosimile e "Boneyard Horizon".
E' migliorato il modo di porsi sul pezzo del singer Aleksi Martikainen più vario nell'alternare growl, recitato e parti appena sussurate mentre la produzione per quanto cruda stavolta regge le sorti del disco.
"Remorse" si candida a essere un ascolto da non sottovalutare per gli appassionati del genere, ci vuole un po' prima di entrare in contatto con la natura riluttante dal farsi conoscere degli Ordog ma trovata la chiave di lettura adatta i pezzi inizieranno a prendervi, dategli tempo.

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MYSTONS


Informazioni
Autore: Mourning
Traduzione: Dope Fiend

Formazione
John Paul Myston III
M Myston
Jay Myston



Sono finlandesi, hanno un sound originale e hanno sfornato un secondo album molto bello. Sono i Mystons, l'album di cui sto parlando è "Alkaem" ed ora noi li conosceremo meglio.

Benvenuti sul nostro sito, per favore raccontateci qualcosa su di voi, sulla storia dei Mystons.

M Myston: Saluti e grazie! I Mystons suonano la prima volta in una fattoria di proprietà di un marinaio chiamato Oiva, il 22 settembre 2007. Da allora abbiamo fatto due album e circa quaranta concerti. Siamo un gruppo alchemico che mescola il rock con il metal.


Qual è il rischio di cui si parla nella vostra pagina web? Le persone intrappolate nel web?

E' il rischio dell'intrattenimento. Le persone sono oggi così sovraintrattenute da un milione di cose diverse nel Web e in TV che non sono proprio sicuro che possano essere interessate ad altre cose. Hanno sentito e visto tutto. La realtà che la gente vive al giorno d'oggi è solo un ologramma della realtà.


Suonate un originale mix di generi, si può sentire lo stile Settantiano, la visione occulta del rock, un po' di blues alla The Doors, Danzig, come avete creato questo mix? Quali gruppi vi hanno fatto pensare che questo era ciò che volevate suonare?

E' la combinazione delle cose che ci piacciono e quello che tiriamo fuori naturalmente quando suoniamo. La maggior parte della musica è prodotta tramite jamming e questo è ciò che viene poi trasformato. Non abbiamo cercato di inserire influenze nelle canzoni. Personalmente ho appena realizzato a un certo punto che le band che sono importanti per me sono state inserite nella musica che abbiamo realizzato: Black Sabbath, Doors, Danzig, Johnny Cash e pure le cose grunge.


Una camera simile a un santuario, buia e illuminata da candele, è qui che la musica dei Mystons prende vita? Come create le vostre canzoni? Da che cosa traete ispirazione per i testi?

Sì, le canzoni sono elaborate nelle profondità buie del "laboratorio Mystons". Molte di esse sono fatte da suono e mantra, una sorta di canto in modo che il testo della canzone prenda forma dal mood del brano mentre lo si suona. Alcuni dei testi trattano cose personali che accadono nella mia testa. La più grande ispirazione per me nei testi sono questi tempi bui che stiamo vivendo adesso. Noi tutti scriviamo canzoni e testi da soli, ma la forma finale del brano viene plasmata sempre con la band.


La prima volta che ho ascoltato "Alkaem" era notte, forse è per questo che mi sentivo così in sintonia con esso, è un lavoro intimista. Quali sono le sue parti migliori secondo voi? C'è qualcosa che cambiereste adesso?

E' musica da notte di sicuro. Abbiamo suonato alcuni concerti in pieno giorno e semplicemente non funziona... In un certo senso si tratta di musica molto intimista, perchè abbiamo usato strumenti ed effetti minimali per la registrazione rispetto a ciò che la band usa in realtà dal vivo. Principalmente c'è solo batteria, basso, una chitarra e una traccia vocale. Volevamo che il suono fosse grezzo, rozzo e freddo in un certo senso. E credo che ci siamo riusciti molto bene. L'album ha creato pareri molto contrastanti, perché non suona come i soliti album. Ma non cambierei niente di esso.


Sono rimasto sorpreso nell'ascolto, dopo un brano lento e oscuro come "Shadow Of The Beast ", una canzone come "Bullet", perché questo cambiamento di mood?

"Bullet" entrò in tracklist solo alla fine. E' in qualche modo come mettere le ultime due canzoni dopo di esse nel loro posto giusto.


Qual è il significato dell'artwork? E quello della didascalia "Codex Musica Mystica Mystons"?

Mi auguro che l'ascoltatore abbia una propria risposta per questo. "Codex Musica Mystica Mystons" è una sorta di sottotitolo dell'album che significa "Il libro della mistica musica dei Mystons".


Cos'è il rock per voi?

Il rock è un modo per scacciare la primitività dell'uomo, cosa che non è possibile fare in nessun altro modo nel mondo moderno.


Ho letto che nel 2007 avete fatto un concerto in un ranch, ho letto di abiti sacerdotali e mangiatori di fuoco. Come eseguite i vostri spettacoli dal vivo? La parte musicale e quella scenica hanno lo stesso livello di importanza?

Cerchiamo di cibare tutti i sensi nei nostri spettacoli. Ci sono vesti sacerdotali, bombe di fuoco e sputafuoco e coinvolgiamo anche il pubblico a volte.


La Finlandia è un paese molto attivo nella musica, non pensate di essere in qualche modo simili ai lati più estremi della scena finlandese? Ci sono band che seguite o di cui siete amici?

Penso che non suoniamo come nessun altro al momento. Noi non sembriamo adattarci ai generi della scena finlandese metal o indie o underground perchè suoniamo diversamente.


Come sono i vostri rapporti con la tecnologia e i social network? Quali sono i pro e i contro di questi mondi virtuali?

Vi è un rapporto di amore-odio. In parte abbiamo la sensazione di essere costretti a far parte del network per lavorare come una band attiva. Avremmo preferito concentrare il nostro tempo più sulla musica. D'altra parte le persone possono trovare più facilmente nuova musica e la musica si diffonde facilmente. I contro sono che la gente è abituata a ricevere la maggior parte della musica gratis. Gli artisti hanno pur bisogno di ricevere i loro soldi da qualche parte...


Con tutta la facilità di acquisto e il download di musica, pensate che si sia persa l'idea di approfondire ciò che un artista vuole dire? Le persone pensano che la musica sia usa e getta?

Ci sono sempre persone che sono interessate al significato più profondo della musica. Penso che l'artista trovi talvolta qualche verità o emozione universale e che sia capace di trasmetterla in modo che l'ascoltatore intenda la stessa cosa. La migliore musica è senza tempo, in un modo che tocca alcune emozioni basilari delle persone.


Come è stata la promozione dell'album? Avete avuto recensioni?

Abbiamo ricevuto ottime recensioni in particolare nei siti web statunitensi. In alcune persone l'album ha creato un mix di emozioni perchè non si adatta soltanto a un genere.


Progetti futuri? Quali sono le novità per i Mystons?

Abbiamo scritto circa quindici canzoni nuove e speriamo di far uscire un nuovo album entro l'autunno 2011. Nel frattempo stiamo facendo concerti, nuove canzoni e demo per l'album.


Vi vedremo in Italia?

Spero di sì! Se qualcuno ha suggerimenti o contatti per rock club dove possiamo esibirci, non esiti a contattarci: mystons@gmail.com.


Grazie per il tempo trascorso con noi, l'ultimo messaggio peri nostri lettori lo lascio a voi.

Supportate le band che amate, comprando i loro album. Questo è il miglior modo per garantirvi di avere buona musica in futuro. E intanto auguriamo un 2011 avvolto dal mistero e speriamo di vedere i lettori di Aristocrazia Webzine ai nostri live!

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T.H.E.SACRAMENT - Join Reality


Informazioni
Gruppo: T.H.E.Sacrament
Anno: 2010
Etichetta: FonoLtd
Contatti: www.myspace.com/the-sacrament - www.the-sacrament.ru
Autore: Insanity

Tracklist
1. Tvoĭ mir
2. Pod maskoĭ
3. Yesli by
4. Bezdna
5. Kosmicheskie tarakany / Space Cockroaches
6. Live In Me
7. Podium
8. Dangerous
9. Black'n'White Pics

DURATA: 38:53

Dopo il debutto "The Sobering Cold", i russi T.H.E.Sacrament tornano con un doppio ep intitolato "Join Reality". La band suona un Gothic Metal che non aggiunge niente di nuovo al genere, si limitano a seguirne i canoni, ma pur essendo un amante delle sperimentazioni più assurde sono il primo a dire che in questo ambito è già tanto trovare qualcuno che lo faccia bene. Ed è proprio questo il caso: niente voci liriche, niente tastiere esagerate, niente roba simil-Nightwish spacciata per gotica, sembra quasi un miracolo ma è la realtà.
L'album è diviso in due parti, nella prima sono presenti quattro tracce cantate in russo e nella seconda troviamo le stesse in inglese e in ordine inverso; ad intervallare le due metà abbiamo una traccia strumentale (non è un caso che abbia il doppio titolo in entrambe le lingue).
È un sound catchy e molto melodico ma che non disdegna una certa aggressività, specialmente nelle chitarre; anche la voce di LoraSS nelle parti più pesanti si assesta su toni più forti rispetto ad altre colleghe del genere che invece puntano più su una vocalità (a volte troppo) angelica. La sua performance è decisamente sopra la media, le sue linee sono ben strutturate, "Live In Me" e "Black'n'White Pics" ne sono due validi esempi. I synth svolgono per lo più una funzione di background, qua e là si sentono note di piano o addirittura brevi e leggere incursioni elettroniche ad arricchire la proposta, come nella strumentale "Kosmicheskie Tarakany/Space Cockroaches". A proposito di questa traccia, è da ricordare il lavoro del bassista che ci regala delle belle parti. Un piccolo appunto va fatto alla batteria, non perchè sia fuori luogo o banale, i pattern sono canonici ma comunque azzeccati; semplicemente perchè in alcune fasi i piatti suonano un po' troppo alti, questo tipo di sound necessiterebbe di una produzione molto pulita ma è un difetto trascurabile dato che la band è ancora agli inizi. Una nota positiva va invece agli assoli, molto piacevoli nel contesto.
Nel complesso il disco raggiunge la sufficienza e va anche leggermente oltre, con un po' di lavoro i T.H.E.Sacrament possono diventare una realtà più che valida; ce ne fossero di band così nel genere, anzichè essere sommersi da cloni mal riusciti di After Forever e simili.

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SYMBOLYC - Engraved Flesh


Informazioni
Gruppo: Symbolyc
Anno: 2009
Etichetta: My Kingdom Music
Contatti: www.myspace.com/symbolyc - www.symbolyc.altervista.org - www.mykingdommusic.net
Autore: Akh.

Tracklist
1. Dead Inside
2. Within The Realms Of Human Awarness
3. Wingless
4. Suffering
5. Denied
6. Livin' In A Cold Lie
7. Oncoming Apocalypse
8. Engraved Flesh
9. The Parasite's Curse

DURATA: 32:32

Giungono all'esordio sulla lunga distanza dopo due demo ed un EP i campani Symbolyc, come gia' avrete intuito dal nome i nostri sono fautori di un Death Metal dai risvolti tecnici.
Certo che va detto che i ragazzi ci sanno fare, a dispetto di quello che potrebbe sembrare l'ennesimo combo di chiara matrice idolatrica dei compianti Death, ci sciorinano trenta minuti di DM vario, ben fatto e soprattutto a 360°, ovvero prendendo ispirazione sia dall'America, sia dalla Scandinavia, passando anche per certe influenze dell'Est Europa.

Le canzoni sono variegate e prendono subito alla grande, le strutture sono articolate e mai banali, davvero valido l'utilizzo delle ritmiche che grazie ad una buonissima produzione divengono dei veri schiacciasassi, su cui le chitarre lead possono ritagliare tratti epici e melodici, donando respiro e spessore alle varie composizioni.
Sicuramente c'è versatilita' nell'arrangiare, quindi si potra' passare da armonizzazioni tanto care ai deathster svedesi come nel caso di "Wingless", a parti piu' d'assalto come nell'opener "Dead Inside" o nella piu' americaneggiante "Suffering", se questo vi portera' ad aver alcuni dubbi sulla via dei ragazzi, vi tolgo subito dall'impiccio, in quanto tutto cio' serve esclusivamente a ricreare qualcosa di omogeneo e personale e soprattutto di ben fatto.
Degni di nota i frequenti cambi di ritmo che portano a scuotere la testa e la fierezza del riffing sempre fresco e mai anonimo che riesce davvero a portare buoni colpi.

I Symbolyc in un'intervista chiariscono che una loro forte ispirazione si tratti dei Behemoth (di cui forse l'accento piu' forte si puo' udire nella carismatica "Oncoming Apocalypse"), beh per un appassionato della band di Nergal come il sottoscritto è un associazione che mette in gioco alte aspettative e attiva immediatamente una visione critica dell'insieme, quindi non crediate che le lodi siano state dette a cuor leggero, i Behemoth sono un paragone per stimolare la loro creativita' e per fortuna il gruppo ha una sua identita' e consistenza, basta ascoltare "Denied" che riporta a galla i mai troppo citati (e troppo spesso dimenticati) Mourning Sign, ma anche in questo caso sfiorandoli solamente brillando di luce propria.

Ottimo il lavoro di tutti gli strumenti, che valorizzano senza soverchiarsi a vicenda le trame intessute dai vari pezzi, realizzando un cd davvero azzeccato ed assolutamente godibile per tutti gli amanti del Death Metal, ma non solo...

Un bell'esempio di come utilizzare idee e passione, tramite la tecnica strumentale.

I Symbolic ci sanno fare e se il buon DM è di casa nel vostro stereo, mi segnerei questo nome...
Io l'ho gia fatto!

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VANHELGA


Informazioni
Autore: Mourning
Traduzione: Dope Fiend

Vanhelga è una prolifica band svedese, è appena stato rilasciato l'album "Mortem Illuminate Mea" e il mastermind ci dirà qualcosa in più al riguardo.

Benvenuto sulla nostra 'zine, cominciamo dando qualche informazione su Vanhelga.

Grazie. Vanhelga è una parte dei miei lavori magici, come un vagabondo su un sentiero sbagliato. Si tratta di un progetto a cui lavoro in solitudine. Non c'è nessun altro coinvolto, ma questo è ciò che sarà sempre.


In due anni hai pubblicato due demo, un full-lenght, un EP e uno split, come puoi spiegare questa "iperattività musicale"? Come prende vita l'ispirazione che ti fa scrivere musica?

Mi sembra di avere una fonte inesauribile d'ispirazione che emerge dalle profondità più oscure del mio essere. Tutta questa ispirazione (o energia) assume l'espressione di "Vanhelga" in questo mondo. Ed è sempre stata una parte di me, ma non ha avuto la possibilità di esprimersi finché non ho iniziato a suonare la chitarra (credo sia possibile che essa prima si sia espressa in altri modi oscuri). L'ispirazione prende vita attraverso la musica di Vanhelga. Quando scrivo musica è come se fossi posseduto da poteri che vanno oltre la ragione umana. Tutto inizia con un "sentimento" o "istinto". Quando questo accade afferro la chitarra e la mia mente si spegne. La prossima cosa che so è che sto scrivendo canzone dopo canzone in estasi totale. Un altro modo di descrivere la parte creativa è che mi tocca in una certa parte dell'esistenza da cui prendo l'ispirazione. La musica funziona anche da recipiente.


La musica di Vanhelga è coerente, passo dopo passo, sia le melodie che le parti più maligne sono sempre presenti ed è migliorata anche l'atmosfera, il suono svedese è una delle tue ispirazioni (Dissection/Arckanum), ma per quanto riguarda i testi? Da cosa trai ispirazione per essi?

Non credo di essere ispirato né dai Dissection né da Arckanum. Penso che traiamo la nostra ispirazione dalla stessa fonte che è il motivo principale per cui la nostra musica potrebbe rivelarsi simile. Anche i testi emergono dalla stessa fonte di ispirazione, come la musica. Non chiedo a me stesso "che cosa voglio scrivere ora?". Viene tutto fuori da me sotto forma di sentimenti o istinti, non riesco a spiegarlo meglio di così. Credo di avere un approccio molto diverso nello scrivere i testi rispetto alla maggior parte delle altre band.


Jon Nödtveidt ha influenzato il tuo approccio con il genere? Come vedi il Black Metal odierno? Corrotto e commerciale oppure no?

Non ho idea di quale opinione avesse Jon Nödtveidt a questo riguardo. Tutto quello che so è che io rispetto la sua musica. Non sono aggiornato su tutto, quando si tratta della scena Black Metal odierna. Il mio unico interesse è il Sitra Ahra. Tutto quello che posso dire è che ci sono alcune persone nella scena black metal svedese che vanno rispettate, mentre altre non sono nemmeno degne di essere menzionate.


Che cosa è il Black Metal? Lo spirito degli anni '80 e '90 è quasi perso, c'è una scena che continua a esservi fedele? Ci sono delle caratteristiche che le band devono rispettare se vogliono suonare questo genere?

I miei fratelli draconiani, cioè Ofermod e Nefandus. Per quanto riguarda la prima parte della tua domanda, come ho detto prima io in realtà non so nulla delle "parti esoteriche" della scena Black Metal e non mi interessano affatto se devo essere onesto. Quello che è interessante il più delle volte si cela sotto la superficie, nascosto nel buio e coperto dall'odore della morte.


Se dovessi usare un aggettivo per descrivere ogni passo, dal primo demo all'ultimo ep, quale sceglieresti?

Intuitivo.


Come è nata la collaborazione con Svartgalgh e Inominatus? Come stanno supportando l'uscita di "Mortem Illuminate Mea" e di "The End Of Reason"?

Sono stato in contatto con Svartgalgh per un periodo piuttosto lungo. Tutto è cominciato quando ero alla ricerca di una label che potesse rilasciare un po' del mio materiale. Ho contattato la Svartgalgh ed erano molto interessati a farlo uscire. Dennis della Svartgalgh sta facendo un ottimo lavoro con la distribuzione. Mindaugas della Inominatus Productions mi ha contattato un giorno e mi ha chiesto se fossi interessato a pubblicare il full-lenght di debutto dei Vanhelga attraverso la sua label. Dopo alcune domande a riguardo ho risposto positivamente. La Inominatus sta facendo un ottimo lavoro e sono molto soddisfatto della nostra collaborazione.


Vanhelga è destinato a rimanere un progetto di studio o lo porterai sul palco con dei musicisti session?

Quella parte di Vanhelga è ancora avvolta nell'oscurità. Per ora rimane un progetto di studio.


La scena svedese è una delle più famose, ci sono band con cui ti piacerebbe lavorare? Inoltre ci sono gruppi underground che vorresti consigliare ai nostri lettori?

Preferisco lavorare da solo. Questa è l'unica possibilità per Vanhelga di esistere. Se ci fossero coinvolte altre persone non sarebbe più Vanhelga. Io non mi costringo ad ascoltare alcun tipo di band, quelle "underground". Ascolto la musica che mi piace. Qualsiasi cosa che non significhi autolimitarmi. Io non sono un modaiolo, né mi inchino a leggi che non ho creato. Conosco alcune band che potrei consigliare, ma io non li classifico come underground dal momento che non mi preoccupo di classificare la musica che ascolto.


Purtroppo in Italia abbiamo la presenza del Vaticano, il mondo è sempre in guerra a causa della religione. All'umanità piace sentirsi incatenata? Sono il caos e l'autodistruzione l'unico modo per porre fine a tutto questo?

La società moderna tende a creare soggetti spiritualmente e intellettualmente deboli. La gente ha perso il contatto con gli aspetti "oscuri" del mondo e sarà per sempre schiava fino a quando non ripristinerà il contatto con essi. L' autodistruzione è un modo potente per arrivare alla liberazione spirituale, consiglio a tutti di provare. Non provate se siete mentalmente instabili però. È necessario essere in grado di godersi il processo correttamente, perché si suppone essere un atto di estasi e di gioia. Se il vostro obiettivo è quello di crogiolarvi nell'autocommiserazione è meglio che visitiate uno strizzacervelli.


Come sono state accolte le tue opere dalle zine? Hai ricevuto commenti positivi?

Per quanto ne so, i lavori hanno ricevuto commenti e recensioni molto positive. Purtroppo non ho tempo di leggere tutto ciò che viene scritto al riguardo.


Probabilmente stai già lavorando su nuovo materiale, rilascerai qualcosa nel 2011?

Sì. C'è un sacco di nuovo materiale che uscirà durante il 2011. Non voglio rivelare nulla a riguardo, però, dovrete aspettare e vedere voi stessi.


Grazie per il tempo trascorso con noi, a te la parola per un ultimo messaggio ai nostri lettori.

Abbraccia la Morte!

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