Informazioni
Gruppo: Felis Catus
Titolo: Answers To Human Hypocrisy
Anno: 2011
Provenienza: Italia
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.jamendo.com/it/artist/Felis_Catus
Autore: Akh.
Tracklist
1. Babylon Returns
2. Apocatastasis
3. Bohémien Bizarre
4. Through The Centuries
5. Wine And Roses
6. Somewhere
7. Ophis (Felix Culpa)
8. Jakob Lorber
9. Night Gaunts
10. Cupio Dissolvi
11. Commemoration
12. La Bas
DURATA: 49:04
Dalla Sicilia si rimanifesta a noi una vecchia conoscenza metallica ovvero il polistrumentista Francesco Cucinotta e la sua nuova incarnazione musicale ovvero: Il Gatto.
Il gatto è un animale di origine Sacra, vede nel buio e nel fitto delle tenebre, si muove agile e flessuoso, è elegante ma è un predatore istintivo, un carnivoro ricco di personalità e sfaccettature.
Così si ripresenta a noi il progetto Felis Catus, come un animale pronto ad artigliare le falsità e le umane ipocrisie, sornione a tratti, ma cinico e selvaggio, istintivamente affamato delle paure e debolezze con cui sin dall’infanzia l’uomo contemporaneo è stato cresciuto, crudele nell’affondare il suo morso veritiero e lucido nel vostro flaccido ventre; quindi impersonivificatevi nel protagonista di questo viaggio e giungerete alla visione dell’artista.
Il disco si apre con un incipit ("Babylon Returns") dal sapore similare a certe sonorità apocalittiche degne dei Void Of Silence, in cui una voce campionata si stende su tastiere e loops gravi chiarendo subito il soggetto interessato dalle domande dell’uomo.
Da qui in poi la musica ci riserverà molti lati da ascoltare, molte emotività da percepire, partendo dal B.M. variegato di "Apocatastasis" (in cui mi torna a mente qualcosa dei fiorentini Qliphoth, per la produzione scelta e la varietà compositiva, ma qui la visione "di fine del mondo" è assolutamente più forte ed evocativa, con i suoi breaks); non mancheranno di sorprendervi i tempi Dark/Rock di "Bohémien Bizarre" dove melodie dal sapore medio orientale si intrecciano con synth e voce filtrate che vi riporteranno in lande psichedelicamente desertiche, dove il caldo torrido è l’alienazione iniziatica che il protagonista sta iniziando a svolgere.
Il viaggio continua sulle ali dal sapore Stoner in cui il trip mentale è oramai lanciato e "Through The Centuries" con i suoi contrasti acidi che bene ne manifestano la chimica oscura e debordante, per poi passare ad una "Wine And Roses" dal profumo "boccaccesco" per il suo suono quasi fiabesco, conturbato dal pulsare di un severo basso e da tastiere inquietanti, fino all’incrinarsi all’arrivo delle chitarre che trasportano nell’incubo e forse peggio avvolgono in un limbo giungendo a fluire nella seguente "Somewhere".
La canzone si apre acustica ma dentro vi si avvertono linee anni ’70 con lievi ombre di scuola Death SS per alcuni rimandi pregni di orrore (chissà come mai la mia mente ha richiami alla stupenda "Murder Angels"), il che fa da introduzione alla dissonante, visionaria e dannata "Ophid" in cui le risposte continuano a colpire la "vanità" umana in dilatazioni chitarristiche e percussioni tetre; fino a giungere ad un riff che è la scuola del rock ossianico in "Jakob Lorber" in cui movimenti psichedelici e variegati spaccati danno l’impressione di esser stati inglobati all’interno di una bolla di sapone, con i suoi riflessi policromati e dalle forme alterabili.
Giungiamo quindi ai cancelli di una landa brulla e sconnessa dove il cedere ingannevole delle volontà porta allo strisciare oscuro di anime inquiete, dove il mistero e il dubbio vengono ammantati di stranianti melodie che sono solamente una pantomima degli esseri che siamo divenuti cedendo alle lusinghe e alle severità di una credenza forzata.
La vena settantiana non si ferma portandoci dentro una "Cupio Dissolvi", strumentale acida e stridente che si apre ad una soluzione solista tipicamente "viaggiante" in cui il soggetto errante di questo lavoro probabilmente riesce a trovare una propria strada, privo di indottrinamenti latenti; ma il sopraggiungere di "Commemoration" pare stia ad indicare come sia irrisoria questa realtà appena ottenuta facendo ripiombare tutto in una atmosfera infernale assolutamente dannata (in cui il verbo dei Venom si manifesta in maniera modernizzata e maggiormente violenta, ma sempre antemicamente il puzzo di zolfo non viene sminuito), si apre lo scenario per l’unica destinazione di questo sparuto essere ovvero le fiamme e il perpetuo soffrire nell’illusione che si è da sempre costruito come ben esemplifica la conclusiva "La Bas".
Qua ognuno di noi può tornare e vestire i propri panni lasciando al delirio e alla miseria il povero fantoccio dissennato dai dubbi come il cavaliere confida alla Morte di bergmaniana memoria.
Un percorso di eccellente fattura ricco di vibrazioni contrastanti e pregno di emotività vacillanti ed illusive, che si racchiudono una dentro l’altra creando riverberi infiniti su cui si costruisce il labirinto psichico di entità dogmatiche, dalla natura indubbiamente di egregore, che sovrasta e si pasce delle proprie anime.
Felis Catus è immobile e osserva il vostro dramma, la vostra domanda è la vostra pena, la vostra pena il vostro terrore; quindi ricordate bene a voi stessi queste parole: ...da sempre e per sempre tu sei "Dio"; tu fai tornare l’uomo in polvere...
Supporto incondizionato quindi a questo progetto ed a questo artista, che tra le altre cose merita di avere una chanche in più in quanto mette il proprio materiale in download gratuito, operazione che da sempre condivido e giudico di grande spessore, quindi non fatevelo ridire e ascoltate questo "Answers To Human Hypocrisy", ne avrete solamente da guadagnarci.
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lunedì 21 novembre 2011FELIS CATUS - Answers To Human Hypocrisy |
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