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lunedì 21 novembre 2011JUNE DEVILLE - Swan Songs Of The CoyoteInformazioni Gruppo: June DeVille Titolo: Swan Songs Of The Coyote Anno: 2011 Provenienza: Svizzera Etichetta: Hungry Ghosts Prod. Contatti: www.junedeville.com - www.myspace.com/junedeville Autore: Dope Fiend Tracklist 1. The Grand Desperate Race For Love 2. Rebecca's Evil Eye 3. The Blues Of The Powerful 4. Swords & Wines 5. Railway Flirt (Love In Lausanne) 6. Destroy Everything 7. Jackals Of Compassion 8. Dilettante 9. Clouds 10. Grass, Like Sapphic Hair 11. Forbidden Song I 12. Forbidden Song II 13. Forbidden Song III DURATA: 01:01:00 I June DeVille sono un power-trio di Losanna che, in questo 2011, centra il bersaglio del suo secondo full, intitolato "Swan Songs Of The Coyote". Come appena detto, il gruppo proviene dalla Svizzera ma in realtà sembrerebbe nato e cresciuto nell'uggiosa Seattle. È infatti proprio il movimento Grunge a costituire la muratura portante della proposta anche se, in realtà, sono molte le sfumature tirate in ballo dai June DeVille. I Soundgarden e gli Alice In Chains sono i primi nomi a cui ho pensato nel momento in cui i miei padiglioni auricolari venivano inondati da "The Grand Desperate Race For Love" e dalle rabbiose "Swords & Wines" (con quell'energico riff principale che si stampa in testa e non se ne va più) e "Jackals Of Compassion". Questi pezzi sono infatti prepotentemente influenzati dai suddetti gruppi, ma vedono l'aggiunta di forti influenze Alternative Rock, lievi accenni Punk e vaghi spunti Stoner. Il Grunge di "Rebecca's Evil Eye" e "Railway Flirt (Love In Lausanne)" porta invece il marchio dei Mudhoney (in senso molto ampio forse potrei azzardarmi a citare anche i Pixies), con un mood grigiastro che ben si incastra con alcune lontane derive dal sapore Post-Hardcore nella prima menzionata, soprattutto per quanto riguarda la chitarra. In tracce come "The Blues Of The Powerful" e "Destroy Everything" sono invece i Pearl Jam a rappresentare l'influenza maggiore e davvero degni di nota sono i risvolti psichedelici che si insinuano in queste strutture. Cambia profondamente la situazione con "Dilettante" e "Grass, Like Sapphic Hair" che portano nella mente dell'ascoltatore una ventata di aria secca e riarsa, grazie ad una maggiore esposizione nei confronti del lato Stoner e Southern della proposta, elementi precedentemente solo accennati. Il disco viene poi concluso da una trilogia di "Forbidden Song", di cui le due iniziali presumibilmente registrate in sede live: la prima è il classico motivetto che potrebbe essere intonato da un manipolo di amici al pub, mentre la seconda parrebbe essere una jam tra i membri della band. La terza e ultima invece, beh, vi voglio lasciare il piacere di scoprirlo da soli! Parlando di prestazioni strumentali, credo che "Swan Songs Of The Coyote" abbia ben poche osservazioni da raccogliere: l'elemento che più si fa apprezzare è forse il basso, in quanto sempre ben presente e pulsante, oltre che slanciato più di una volta in pregevoli soli. La chitarra e la voce sono ottime nelle loro camaleontiche variazioni e la batteria, allo stesso modo, è sempre pronta e precisa nell'assecondare i cambiamenti umorali del disco. Insomma, questo secondo parto dei June DeVille sarà sicuramente apprezzato da coloro che si diletta(ro)no nello svisceramento del nucleo della scena Grunge ma, date le ottime qualità e la poliedricità dell'album, non mi stupirei per nulla se anche chi non è particolarmente affine al movimento summenzionato trovasse soddisfazione nell'ascolto di questi svizzeri. Peraltro, il disco è disponibile in download sul sito del gruppo a offerta libera (che non deve necessariamente voler dire zero, eh). Da parte del sottoscritto comunque: Thumbs Up ai June DeVille! |
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