domenica 16 settembre 2012

EPHEL DUATH - On Death And Cosmos


Informazioni
Gruppo: Ephel Duath
Titolo: On Death And Cosmos
Anno: 2012
Provenienza: Italia
Etichetta: Agonia Records
Contatti: facebook.com/EphelDuathOfficial
Autore: Mourning

Tracklist
1. Black Prism
2. Raqia
3. Stardust Rain

DURATA: 19:43

Gli Ephel Duath, la creatura di Davide Tiso, mi hanno continuamente sorpreso sia in positivo che in negativo, alle volte non comprendo realmente se questo personaggio sia un genio o faccia le cose tanto per farle.
Dopo aver pubblicato il primo "Phormula", il voler estremizzare, ma più che altro complicarsi forzatamente la vita, ha creato dei lavori discreti però difficilmente digeribili, dei quali personalmente salvo metà "Painter's Palette" e metà "Pain Necessary To Know". Ciò che resta è uno sturbo emotivo e musicale continuo ma che reputo non porti da nessuna parte.
Cos'è cambiato nel 2012? Iniziamo col dire che l'artista nostrano ha condotto all'interno del proprio mondo la compagna di vita Karyn Crisis ad affiancarlo vocalmente (siamo in tanti a invidiarlo, che tipa ragazzi) e si ritrova un duo a dir poco stellare formato da Steve Di Giorgio e da Marco Minneman a scandire le ritmiche. In pratica si parla di una line-up che solo per i nomi citati farebbe venire i capelli bianchi in testa a chiunque, però...
"On Death And Cosmos", l'ultimo parto, è un ep di tre tracce per quasi venti minuti di durata, l'ecclettismo di Tiso e la sua voglia di strafare non mancano mai e questa continua a essere l'arma a doppio taglio che segna indelebilmente il corso sonoro intrapreso.
Le canzoni dimostrano di possedere trame melodiche interessantissime per l'intreccio altamente dissonante e multistrato che rende l'esperienza ingabbiante, pare proprio di ritrovarsi all'interno di una fitta ragnatela nella quale il growl acido di Karyn si adagia con brevi sortite, amalgamandosi e fornendo corposità al già fitto tessuto, il quale per irretire e stordire la preda si avvale come "colla" dello sviluppo inevitabilmente perfetto dell'asse ritmico nelle molteplici evoluzioni dove si palesano più e più sfumature. Sembrerebbe proprio che tutto giri alla grande.
Il pathos c'è e "Stardust Rain" n'è l'emblema, l'alternanza fra attimi irradianti e altri nei quali le luci si spengono a favore di soluzioni totalmente atmosferiche è equilibrata, cosa non va? Si tratta di un mini cerebrale, in certe parti anche esageratamente cervellotico tanto da perdere contatto con quello che è il "feeling empatico" da egli stesso creato, una sorta di decostruzione che non ha un senso logico, che non è supportata da uno scambio assiduo d'informazioni che livellino i due parametri.
In un paio di casi si percepisce una sensazione di meccanico che pare ostacolare l'intraprendenza sclerotica della composizione di Tiso, nella sua vasta varietà di soluzioni pare "stereotiparsi" verso quello che è già stato in passato, manca "il centro della situazione", è un girovagare che condurrà pure da una costellazione all'altra, da un pianeta a un altro ma non fermandosi il tempo dovuto per riceverne in cambio un contenuto che garantisca la fuoriuscita da orbite sconclusionate, né un vero percorso da seguire.
Questo ritorno metallizzato degli Ephel Duath lascia perplessi, "On Death And Cosmos" avrebbe potenzialmente tanto da dire e dare, è però realmente questa la dimensione più adatta per esprimerlo? E se invece avessero optato per una release di stampo extra-metal basata sulle stesse coordinate esplorative? Non so proprio come sarebbe andata a finire e non so quale possa essere il prossimo passo del progetto né in che direzione si orienterà.
Ci toccherà quindi attendere e capire se questa sia solo l'ennesima fase di transizione, o il parto e la morte di un esperimento che verrà sostituito da una prestazione di differente natura, con questa band non ci sarebbe nulla di cui meravigliarsi. Vi consiglio d'ascoltare "On Death And Cosmos" più per conoscenza che per volontà d'acquisto.

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