lunedì 17 ottobre 2011

OMIT - Repose


Informazioni
Gruppo: Omit
Titolo: Repose
Anno: 2011
Provenienza: Norvegia
Etichetta: Secret Quarters
Contatti: www.myspace.com/omitmusic
Autore: Mourning

Tracklist
CD 1
1. Scars
2. Fatigue
3. Dissolve

CD 2
1. Constriction
2. Insolence

DURATA: 1:25:58

Omit, cosa vi dice il monicker? Nulla? Probabile, se vi dicessi invece Kjetil Ottersen? Chi mastica un po' di doom seriamente e conosce il panorama musicale scandinavo un sussulto al ricordo di nomi quali Funeral e Fallen lo farà di sicuro.
Chi ricorda gli Skumring, buonissimo progetto uscito sotto Afermath Music, la stessa label che produsse il primo album degli In Mourning? Altra band che conteneva al suo interno due musicisti interessantissimi, Cecilie Langlie e Tom Simonsen, entrambi attivi anche nei Vagrant God insieme allo stesso Kjetil (che sia un tributo ai Funeral di "From These Wounds" la scelta di tale nome?) e confluenti in questa che da realtà giovane e poco conosciuta potrebbe divenire in poco tempo una solida certezza della scena norvegese.
Tre personaggi che insieme formano l'ossatura che ha eretto passo dopo passo "Repose", il doppio disco di debutto rilasciato sotto la propria etichetta indipendente, la Secret Quarters.
Il doom in questione si distacca ampiamente da ciò a cui ci abituati la scena, il riffato ampiamente melodico e armonioso scava sì solchi profondi ma per creare terreno fertile agli innesti di stampo sinfonico.
E' una prestazione regale, raffinata e idilliaca in alcuni fraseggi talmente sopraffini da poterli definire angelicamente melancolici, una tela in cui ogni filamento rappresentato dalle intersezioni di archi (violino e violoncello), dal prezioso lavoro di cesellatura di Kjetil al synth e dalla vocalità fine e armoniosa con la quale Cecilie si adagia sui brani evocando e accarezzando, pizzicando e cullando le corde emotive dell'ascoltatore ha un suo peso specifico importante e centellinato.
Nulla è fuori posto, le canzoni eleganti e colme di classe si distendono lunghe, felpate trascinando con sè la tristezza, solitudine con conseguente gamma di sensazioni a esse coniugate, considerate del resto che ogni singola traccia ha una durata particolarmente estesa, raggiungendo l'apice con gli oltre ventisei minuti racchiusi nella mastodontica e forse sin troppo diluita "Insolence" che chiude il platter agonizzando, un finale che nel suo sfumare lascia un retrogusto dolce amaro impossibile da toglier via sul momento.
Pur essendo greve e struggente, il trascorrere di "Repose" è contorniato da una sommessa vitalità che sembra offrire una svolta positiva interna a un quadro dalle tinte grigie sì, ma perlacee, non meno importante da considerare il fatto che il lavoro usufruisca di una produzione chiara, limpida nella riproposizione dei singoli strumenti e che l'unica pecca "reale" sia quella di avere una batteria programmata (Bert Nummelin è entrato a far parte della band a registrazione avvenuta) che nella sua "perfetta" esecuzione limita quell'effetto che sembrerebbe far scivolare via i brani su di un letto d'acqua cristallina frenandoli.
Chi leggendo la parola Doom avesse immaginato altro, difficilmente verrà a capo di "Repose", di sicuro questa non è un'opera di facile assimilazione, è gradevolmente intima eppur arcigna nel mantenere costante e quasi inalterato il proprio passo, sarà amore a primo ascolto per chi immergendosi nel mare infinito della malinconia si farà completamente assorbire sprofondando sino ai suoi punti abissali e inesplorati.
Chi invece pretende grinta, cambi di tempo e una propensione più classica o rocciosa, stia lontano dal sinfonismo eccelso e leggiadro che gli Omit elargiscono con bravura, non è pan per loro.

Aristocrazia Webzine © 2008. Design by :Yanku Templates Sponsored by: Tutorial87 Commentcute