lunedì 22 ottobre 2012

NAGLFAR - Téras


Informazioni
Gruppo: Naglfar
Titolo: Téras
Anno: 2012
Provenienza: Svezia
Etichetta: Century Media Records
Contatti: myspace.com/naglfar - facebook.com/naglfarofficial - naglfar.net
Autore: Akh.

Tracklist
1. Téras
2. Pale Horse
3. III: Death Dimension Phantasma
4. The Monolith
5. An Extension Of His Arm And Will
6. Bring Out Your Dead
7. Come, Perdition
8. Invoc(H)ate
9. The Dying Flame Of Existence

DURATA: 44:37

Passati alcuni anni di lontananza (cinque per l'esattezza), ecco ritornare a minacciarci il vascello scandinavo dei Naglfar. Dopo un'anticipazione fatta dal singolo "An Extension Of His Arm And Will", esce il lavoro sulla lunga distanza. Sono un ascoltatore della band dal loro lontano esordio "Vittra", album che considero un capolavoro di B.M. melodico (se non fosse per una batteria un po' lenta lo considererei il loro must assoluto) e dico che il precedente "Harvest" mi avevo deluso assai, attendevo quindi la riprova con questa uscita.

L'attacco è spiazzante, la titletrack è un breve brano atmosferico, carico di pathos, dove appare il primo degli esperimenti, ovvero un coro pulito a invocare il ritornello, sicuramente avvincente ma che può lasciare con un dubbio sul procedere del disco l'ascoltatore datato. Le melodie del duo Norman/ Johansson sono ottime, veramente un chiodo che si staglia nel cervello nel caso dell'opener, ma dai Naglfar questo è più che lecito aspettarselo, in sostanza un pezzo che dal vivo sicuramente sortirà grandi effetti.

E dopo? "Pale Horse" parte in sesta come nella miglior tradizione, sicuramente costruita nella maniera tipica e non potrà che andare a far parte del repertorio dei classici assieme a "When Autumn Storms Come", "I Am Vengeance" o "A Swarm Of Plagues". La cosa che si evidenzia immediatamente è il cambio di metriche utilizzate dal buon Olivius che si concede maggior respiro e forse anche espressività; va sottolineato pure l'utilizzo non invadente di tastiere che rendono molto nell'insieme e che appunto mi riportano alla mente il disco sopra citato ("Vittra"), quindi un pezzo feroce e "fast & furious" che farà godere tutti i seguaci.

Altro esperimento che già si intravede è il tentativo di proporre non solamente parti antemiche e al fulmicotone ma di inserire anche tempi più cadenzati e monolitici come già effettuato nella "Mietitura" pur con risultati che ho mal digerito. La seguente "III: Death Dimension Phantasma" infatti è un'alternanza dei due aspetti uniti assieme, mentre in "The Monolith" i ritmi scendono bruscamente bensì stavolta con buoni risultati rispetto al passato. Certo, ancora si paga un dazio al genio dei Dissection, i nostri però lo hanno sempre pagato con classe e senza nascondersi.

A mio avviso il combo cerca proprio di allargare i propri orizzonti inserendo variazioni di tempo nel proprio repertorio, che in sede live risultava essere un po' troppo tirato e per gli ascoltatori poco fruibile sulle lunghe distanze, arricchendosi quindi di arrangiamenti accattivanti (quali le tastiere) e ritmi da scapocciamento, per arrivare a colpire come una folgore la platea nelle parti più violente.

"An Extension Of His Arm And Will" è un'altra canzone che potrebbe rientrare fra i classici, il ritmo delle doppia cassa è il tappeto ideale per le sue melodie midtime, non si inventa niente beninteso, ma ad un classico non si chiedono invenzioni. Lo stesso potrebbe valere per il riffing tagliente e un po' old school di "Bring Out Your Dead" che però non mi ha fatto certamente strappare i capelli, forse la sufficienza la porta a casa (qui l'headbanging è veramente ricercato e voluto nel ritmo) ma il dubbio rimane. Nonostante i ritmi più serrati unirei al voto pure "Come, Perdition" poichè per il sottoscritto non possiede grandi colpi di coda, ad eccezione dello stacco funebre con tanto di campane e lievi chorus su cui poi esibire una buona chiusura con tanto di pennata "thrashosa", prima di ricalasi a pestare sull'acceleratore. A volte visto nell'insieme generale il riffing pare più brutale del solito, facendo apparire un vago alone Marduk (solamente per lo spirito intrinseco).

"Invoc(H)ate" al pari di "Pale Horse" ci dona i Naglfar che tutti abbiamo imparato a osannare, qua la cervicale entra in crisi per cercare di star dietro alle melodie e a un bpm indiavolato: ecco, qui gli ingredienti girano tutti in maniera omogenea e l'apprezzamento sale notevolmente per la giusta commistione. Il finale è dedicato alla canzone più lunga del cd, "The Dying Flame Of Existence", in cui si cerca di tirare le somme sulle sperimentazioni effettuate, purtroppo di nuovo si alternano cose interessanti e lievi momenti insipidi, fino al ritorno e al ricongiungimento con il brano posto in apertura di disco e il suo incipit accattivante e dalle tinte epiche che entrano dentro e non escono più: quante volte mi sono canticchiato la melodia e il suo coro!

Sicuramente non è il miglior lavoro del gruppo, a mio avviso il trio Kristoffer, Andreas, Marcus ancora deve sfornare il capolavoro assoluto, ma è indubbiamente due passi avanti a quel "Harvest" che proprio non mi è sceso per niente. Almeno in questo caso gli esperimenti sono quasi del tutto riusciti, pur mancando ancora un po' di rodaggio nelle parti rallentate. La stoffa i nostri la possiedono e in abbondanza, quindi se volete completare la collezione o se volete avvicinarvi al gruppo in maniera più intrigante "Téras" è più che adatto. Nel frattempo mi rimetto la titletrack e faccio l'invasato, attendendo che il vascello dei dannati di Hel mi componga il vero capolavoro del Ragnarok.

Aristocrazia Webzine © 2008. Design by :Yanku Templates Sponsored by: Tutorial87 Commentcute