lunedì 18 febbraio 2013

DOUBLESTONE - Doublestone


Informazioni
Gruppo: Doublestone
Titolo: Doublestone EP
Anno: 2013
Provenienza: Danimarca
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: doublestone.dk - facebook.com/doublestone
Autore: Dope Fiend

Tracklist
1. Hand Of Lucifer
2. An Omen
3. Wyoming Is Burning
4. Low
5. Your Mother Said
6. Wolves Gotta Howl

DURATA: 23:44

Da un po' di tempo a questa parte ho ormai smesso di tenere il conto del numero di uscite gravitanti attorno all'universo Doom e Stoner di cui ho scritto e che ho ascoltato.
Tale panorama musicale ha infatti negli ultimi anni goduto di un'esponenziale crescita di interesse e di uno sviluppo enorme, tutti fattori che mandano in estatica fibrillazione gli appassionati di questo tipo di sonorità.
I Doublestone sono un gruppo formato da tre ragazzi danesi nei primi giorni del 2011 che, a due anni di distanza da allora, sforna la quarta uscita, un meraviglioso 12" autotitolato.
A partire dalle primissime note di pezzi come "Hand Of Lucifer" e "Your Mother Said" qualsiasi appassionato fedele di codeste sonorità avrà subito bene chiara in mente la situazione: ciò che ci troviamo di fronte è un omogeneo composto che si nutre principalmente del Rock degli anni Settanta, quel Rock che rese celebri band immortali come Led Zeppelin e Deep Purple, quel Rock ancora fortemente legato alla tradizione del decennio precedente e al Blues, quel Rock che, con tutte le sue sinuose e ammalianti venature occulte, ancora adesso fa palpitare tanti cuori narcotizzati dal fascino di questo suono retrò.
In "An Omen" e "Wyoming Is Burning" possiamo invece imbatterci in un'interpretazione orientata verso una visione più Stoner: qui i primi vagiti del Doom rappresentati da Black Sabbath e Pentagram si coniugano al versante classico dello Stoner Rock, ricolmo di adrenalina, ma anche sinistro e avvolgente, intrinsecamente oscuro e diabolico.
Quasi dimenticavo: parlando di movenze occulte, chi tra di voi che amate e seguite questa scena musicale potrebbe, ascoltando "Wolves Gotta Howl", non rimembrare i Blood Ceremony quando quell'organo Hammond si insinua, malefico e vintage, sotto il suono roco e secco della chitarra?
Ad essere particolarmente interessante e interpretativo è proprio il contrasto tra le espressioni abrasive e acide della sei corde e la voce di Bo, la quale ricorda in alcuni momenti (ad esempio in "Low") il tono caldo e ammaliante di Glenn Danzig, rimanendo comunque generalmente impostata proprio su standard stilistici indiscutibilmente settantiani.
Io non credo di dover aggiungere molto altro, a parte il fatto che il disco lo si può sia scaricare che comprare sul sito della band, ma voglio ricordarvi anche che il prodotto ha visto la luce in vinile, quindi va da sè la conclusione riguardo a quale sia il mezzo più soddisfacente per l'ascolto.
Non indugiate oltre, dunque: alzate i crani che utilizzate come coppe per il vino e rendete grazie a Lucifero mentre ascoltate i Doublestone e il fuoco illumina la notte!

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