lunedì 1 novembre 2010

M.O.R. - Pretence Theater


Informazioni
Gruppo: M.o.R.
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/morband
Autore: Mourning

Tracklist
1. Rain And Mud
2. The Election Day
3. Pretence Theater
4. My Own Religion
5. Shoot The Crow
6. Burn

DURATA: 30:10

Il panorama alternative/metal negli ultimi quindici anni ha subito parecchi scossoni, nato il nu e i suoi troppi figli da una "botta e via" sembrava che la tendenza a cimentarsi in prove che attingessero da un background che aveva come punti di riferimento Korn, Rage Against The Machine, Deftones e Tool avesse subito una costante flessione.
Tale pensiero viene smentito dal fatto che di band che seguano ancora quella scia ve ne sono e anche di valore, contate poi che altre formazioni come A Perfect Circle e nel metal gli stessi Opeth hanno continuato a fornire linfa vitale a chi non avesse voluto di fatto rientrare nei "classici" canali stilistici.
I crotonesi M.o.R. e il loro "Pretence Theater" non nascondono di certo chi e come li abbia influenzati, il sound è familiare e riconducibile agli act citati, il che non preclude ai ragazzi di "tentare", anche se ancora con poco successo, di fornire una personalità propria al lavoro.
I sei pezzi sono fin troppo debitori alle sorgenti-madre ma al tempo stesso si fanno apprezzare per costruzioni e carica, i quattro ragazzi hanno appreso la lezione alla grande riuscendo a proporre delle canzoni che non solo si lasciano ascoltare, possiedono infatti la dote di rimanere in testa.
C'erano i nostrani Guilty Method che in parte e forse qualcosa di più si erano già cimentati in un percorso simile, beh posso tranquillamente affermare che brani come "Rain And Mud" e "The Election Day" sembrano uscire proprio dalla mente e dagli anni iniziali del fenomeno tooliano ("Undertow"/"Ænima"), c'è qualche passaggio un attimo più catchy ma nel complesso è piacevole.
La titletrack porta con sè inizialmente il background opethiano che in parte sembra farsi più presente anche se di base il mood percorre la strada battuta in precedenza dalle due citate, c'è un ampio spazio affidato a fasi più dilatate adatte a preannunciare un'evenuale e prestante ripartenza, con il chorus a porsi come ciliegina sulla torta.
Bello il trip acido innescato da "My Own Religion" con la batteria impegnata nel ricreare un muro sonoro tramite costanti e repentine variazioni sui tom, inaspettatamente spinta la conclusione "annerita" al cospetto di un'atmosfera di fondo del lavoro già di per sè grigiastra, "Shoot The Crow" è un intermezzo e mi verrebbe da dire che l'intro di "Eulogy" abbia lasciato il segno nella mente dei M.o.R., la frase finale è tratta dal celeberrimo film che portò al successo e purtroppo alla morte di un giovane Brandon Lee, parlo naturalmente del "Corvo".
Con "Burn" "Pretence Theater" arriva alla conclusione, l'ultimo episodio è la cover dei favolosi The Cure inserita al tempo nella colonna sonora del film sopracitato, evocativa e accattivante la rivisitazione dei calabresi che da la spallata finale a un mini album di cui possono sentirsi pienamente soddisfatti.
Se dovessi puntualizzare due piccoli nei a mio avviso ci sono, infatti una produzione più lucida avrebbe esaltato alla grande la prova strumentale molto più che buona del combo e sarebbero da rivedere in parte le linee vocali, quando forzano "urlando" non sono granchè convincenti.
Il cantante Antonio Mellino dimostra di saperci fare e non è semplice muoversi in un territorio che in maniera palese rimanda alla testa il collegamento simultaneo con la figura di quel "mostro" dietro al microfono che è Maynard, in alcune parti ricorda seppur alla lontana un singer bravo quanto sfortunato deceduto prematuramente, Dave Williams dei Drowning Pool, può ancora migliorare.
Se amate la musica che segua i dettami delle band citate in testa una possibilità e più ai M.o.R. dovreste sicuramente darla, mi chiedo come mai una label non abbia provveduto a fornire una chance a questi calabresi? L'Italia che dorme? E' ormai regola e a certe "abitudini" non ci si dovrebbe mai arrendere.

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