lunedì 26 novembre 2012

SHROUD OF DESPONDENCY - Pine


Informazioni
Gruppo: Shroud Of Despondency
Titolo: Pine
Anno: 2012
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: facebook.com/shroudofdespondency
Autore: Mourning

Tracklist
1. Wanderlust (Winged Seed In The Breeze)
2. Overshadow
3. New Trees
4. Wanderlust (Moist Soil)
5. The Great Sadness Descends
6. Half Open Gates
7. Wanderlust (Sapling)
8. Light Words, Dark Graves
9. Nameless End
10. Wanderlust (Lightning Precedes Fire)
11. The Unchaining Of An Animal
12. Sleep
13. Wanderlust (Pts 1 Through 4)
14. Wanderlust (The Throwaway)

DURATA: 1:29:19

Gli Shroud Of Despondency si stanno facendo largo nell'underground grazie alla costanza e alle qualità delle prove prodotte, la formazione di Rory Heikkila è una creatura rodata che partendo dalle basi sonore di gente come gli Agalloch ha via via selezionato, modellato e costruito il proprio essere e il quarto capitolo full "Pine" n'è una chiara dimostrazione.
Gli statunitensi hanno sviluppato una passione per i brani strumentali, la tracklist composta di quattordici episodi ne vede presenti ben sei, tutti a titolo "Wanderlust" ma differenziati per sonorità da un sottotitolo che ne identifica la natura, oltre una traccia che li racchiude tutti in unica soluzione posta a chiusura del lavoro intitolata "The Throwaway", a infoltire e rendere ancor più interessante l'atmosfera già varia per una proposta musicale che sembra non volersi volutamente accasare in un genere preciso.
Ascoltando "Overshadow" vi accorgerete di come la canzone sia in possesso di una serie di riff che potrebbero appartenere ai Metallica, altri che attingono dal black melodico dei Dissection, altri ancora che pare giungano da una composizione di stampo doom e "New Trees"? Beh l'apertura è in classico death stile anni Novanta, oscura e serrata con aperture melodiche che paventano rallentamenti tesi a dare all'ambiente una sorta di misticismo, il calderone ribolle, forse anche troppo ma per ora va bene così.
Arriva poi il turno di "The Great Sadness Descends" dove il ruolo della componente doom diviene prominente, l'aura rituale e melancolica che la pervade attraversa i gironi più grigi, al limite col funereo/epicheggiante, lievemente folkish, mentre "Half Open Gates" si alimenta di una brutalità blackeggiante che sferra martellate salvo poi offrire il fianco a situazioni nelle quali è un'impronta melodica in crescendo a prendere il sopravvento.
Entrambe scandiscono un passaggio di stato che subirà una brusca curva in "Light Words, Dark Graves" che per com'è impostata potrebbe tranquillamente essere inserita in un album grind.
Che gli Shroud Of Despondency volessero mettere in "luce" il lato più tetro e pressante della loro musica era evidente, sono molto più pesanti e sfacciati nelle sfuriate rispetto al passato, eppure il loro meglio per il sottoscritto lo danno nell'attimo in cui si spogliano dell' armatura, via le ritmiche sfrenate, via i percorsi costellati da cambi di tempo e fraseggi estremi, dopo l'ennesima canzone cattiva e annerita, "Nameless End", appare "The Unchaining Of An An Animal" con la sua chitarra pulita, la sue voci pulite, cancellando il nero addensando nell'atmosfera un candido grigio che fa riflettere:

In my darkest dreams I unclipped the chain of an animal and laughed maliciously as I watched him attack the world
For the first time I filled my chest with fresh air, the cleanliness of discontent
For the first time I filled my chest with fresh air, the purity in aggressive denial of life
While still chained he had warned me, with focused eyes and belligerent posturing, that the affirmations I sought "Exist only through suffering
For the first time I filled my chest with fresh air, the cleanliness of discontent
For the first time I filled my chest with fresh air, the purity in aggressive denial of life
I loved him but denied his intellect


È altra storia, già tutt'altra storia, eppure è la stessa storia, nella sua diversità è sempre parte di ciò che si è ascoltato. Il talento, la voglia di lasciare lo sguardo e la mente liberi di vagare in più direzioni in contemporanea fanno di questo gruppo una certezza, si è sicuri che ogni loro album avrà comunque una personalità e un tocco che ne permetteranno il riconoscimento, questo è ciò che di solito son capaci di offrire le grandi realtà e l'underground ancora una volta da lezioni al mainstream. La cruda verità sbatte spesso troppo spudoratamente contro chi si vende dopo mezzo disco, i riferimenti possibili ad act più o meno noti non vi mancheranno di certo. Se avete avuto modo di entrare in possesso o solamente imbattervi nei dischi già rilasciati dagli Shroud Of Despondency non avrete nessun tipo di problema nell'approcciarvi a "Pine" né tanto meno ad acquistarne una copia, rientrerà nella lista delle spese da fare; a coloro che invece non avessero conosciuto tale realtà suggerisco d'intraprendere questo discorso iniziando da "Dark Meditations In Monastic Seclusion", il passaggio nello stereo vi risulterà utile per apprezzare al meglio quest'ultimo. In qualsiasi caso comunque inserite nel lettore e assorbite, è di buona musica che si parla.

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