lunedì 19 novembre 2012

ŽREC - Paměti


Informazioni
Gruppo: Žrec
Titolo: Paměti
Anno: 2012
Provenienza: Repubblica Ceca
Etichetta: Murderous Music Production
Contatti: zrec.xf.cz - myspace.com/zrecofficial - facebook.com/pages/Žrec/210295349615
Autore: Akh.

Tracklist
1. 1066
2. Smrt A Mráz
3. Vítr Na Polích
4. Čarovná Vrba
5. Bída
6. Paměti

DURATA: 46:47

Tornano i folk metaller Žrec, gli amici di Aristocrazia Webzine conoscono già il gruppo ceco avendone noi trattato l'esordio. C'è da dire che sembra che il tempo abbia portato importanti cambiamenti all'interno del modo di scrivere le canzoni di Soulburner e soci.

Si parte immediatamente con il brano più folk di questo "Paměti", infatti "1066" mi ricorda molto da vicino gli Otyg, sia nel movimento delle chitarre sia in certi arrangiamenti degli strumenti a fiato. Il ritmo è quello più vicino al precedente "Zertva", quindi ritmiche incalzanti e innesti di scream con aperture in clean vocals dal tratto aspro oltre a cori baritonali, sicuramente un pezzo che dal vivo farà la felicità dei loro sostenitori.

Già nella seguente "Smrt A Mráz" si incomincia a vedere l'evoluzione della band, infatti affiorano pennate dal sapore più prettamente metallico, sicuramente un'influenza molto più marcata in questo album; inoltre si nota anche nelle scelte vocali di Ingvarr, il quale affronta la sfida con la voce pulita realizzando una prestazione varia che si modula in varie interpretazioni, ma che talvolta rischia di perdere il filo melodico e metrico soprattutto nelle ruvide parti di stampo più Heavy Metal. Difetti che se perfezionati e limati daranno ulteriore varietà al combo ceco.
Interessante comunque il mix intessuto in questo brano dagli strumenti, che arrivano a spingere pure sul versante thrash in chiusura, il che ci porta all'idea immediata che gli Žrec vogliano ampliarsi musicalmente e aprirsi a un pubblico meno di nicchia, pur mantenendo il loro alone primigenio, come si può notare anche grazie al buon artwork.

Si muove in questo senso la lunga "Vítr Na Polích", in cui si vedono affiorare accenni quasi progressivi nello stacco di basso, le chitarre sono lievi e le tastiere quasi psichedelicamente settantiane negli arrangiamenti e nell'atmosferico assolo. Indubbiamente si tratta del pezzo più emotivo e introspettivo, grazie anche a melodie azzeccate e a una buona struttura globale.

I ritmi vengono miscelati a seconda delle emozioni sviscerate, donando all'ascolto più piani di approccio, facendolo scivolare piacevolmente nel suo insieme. La batteria rispetto al passato possiede ritmi meno saltellanti, accordandosi alla proposta generale, acquisendo una propensione maggiormente metal e variegata, dove viene maggiormente messo in risalto il lavoro apprezzabile della cassa, mentre le parti urlate abbassano il tono divenendo più gutturali ed evidenziando il lato più selvaggio del gruppo. L'aspetto tipico della musica slava è indubbiamente minore rispetto all’esordio, ma facendo attenzione rimane all'interno del gruppo in certi arrangiamenti dei flauti o nei brevi cori vocali come succede nel caso di "Čarovná Vrba" o "Bída", nelle quali viene a galla ripetutamente per quanto non sia permanente. L'approccio dei violini invece mi ricorda i primi My Dying Bride per una certa malinconia di fondo, sono però semplici schegge che ben si incastonano nel songwriting.

Come per il disco precedente, mi piace sottolineare la veracità della produzione, si ode chiaramente che questo è un lavoro suonato, le alchimie da studio sono molto marginali, lasciando intatte generalmente le interpretazioni esecutive di tutta la band, donando un inconfondibile sapore dai tratti "live", riprova autentica del valore di un complesso come ci permette di osservare la titletrack.

"Paměti" è quindi un lavoro che evidenza la progressione artistica degli Žrec, la voglia di esplorare e ampliarsi maggiormente a livello internazionale. Se da una parte i folkster più incalliti storceranno la bocca per i ritmi meno danzerecci e meno birraioli, dall'altro la proposta prende maggior corpo musicale essendoci una voglia più forte di esplorare il lato emotivo ed emozionale della musica. Ci viene così donato un album più variegato e più incline a un pubblico di estrazione classicamente metal.

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