lunedì 29 aprile 2013

ROTTING CHRIST - Κατά τον δαίμονα εαυτού


Informazioni
Gruppo: Rotting Christ
Titolo: Κατά τον δαίμονα εαυτού
Anno: 2013
Provenienza: Grecia
Etichetta: Season Of Mist
Contatti: Myspace - Facebook - Sito
Autore: Akh.

Tracklist:
1. In Yumen - Xibalba
2. P'unchaw Kachun - Tuta Kachun
3. Grandis Spiritus Diavolos
4. Κατά τον δαίμονα του εαυτού
5. Cine Iubeşte şi Lasă
6. Iwa Voodoo
7. Gilgameš
8. Русалка
9. Ahura Mazdā-Aŋra Mainiuu
10. Χ ξ ς'
11. Welcome To Hel [traccia bonus]

DURATA: 51:31 (esclusa traccia bonus)

I Rotting Christ non necessitano di nessuna presentazione; nati in Grecia nel 1987 e.v., sono fra i capostipiti del Black Metal ellenico (scena fondamentale per lo sviluppo del genere) e indubbiamente capisaldi assoluti, basti menzionare quel capolavoro di "Thy Mighty Contract" che continua a lasciare scie di zolfo e oscurità anche a distanza di venti anni.

Giungono quindi al loro undicesimo album in studio, dando corpo alla svolta maggiormente epica di "Aealo". In questo nuovo lavoro pare che abbiano lasciato alle spalle il periodo "gotico" (francamente un'epoca che non ho troppo apprezzato), perciò riabbraccio felicemente il ritorno in pianta stabile di certe sonorità. Bisogna ammettere che i Rotting Christ hanno saputo ricrearsi sovente, per quanto con fasi alterne, pur rimanendo fedeli a un certo marchio di fabbrica e anche nei periodi di stanca hanno tirato fuori sempre qualche coniglio dal cilindro. Onestamente devo dirvi subito che questo "Κατά τον δαίμονα εαυτού" è ricco di quadrupedi orecchiuti.

Si parte immediatamente con la semplice ma intrigante "In Yumen - Xibalba", in cui gli arrangiamenti e i cori "etnici" ricreano all'istante un'atmosfera mistica e al di fuori dei soliti cliché B.M., unendo una morbosa ferocia liturgica a un ritornello indubbiamente incisivo; mi preme anche rimarcare il tocco "tipico" della batteria nei tempi più serrati. Insomma già in apertura posso affermare che quando i Rotting Christ sono in forma sono imbattibili in certe ambientazioni. Un sicuro classico da massacro.

Non certamente da meno il trio seguente composto da "P'unchaw Kachun - Tuta Kachun", "Grandis Spiritus Diavolos" (brano che viaggia a metà strada fra Therion e Tormentor) e "Κατά τον δαίμονα του εαυτού", dove il disco si arricchisce di un incedere dall'alto tasso epico fra le pennate. Il lieve utilizzo di cori e aggiustamenti di tastiera inoltre dona pathos e enfasi ai vari pezzi, producendo sfaccettature differenti dal sapore talvolta "stregonesco", come capita anche nel caso di "Cine Iubeşte şi Lasă", in cui pare di ascoltare temi occulti provenienti dall'est Europa.

Il cd abbassa poi i giri con "Iwa Voodoo", nella quale emergono venature interpretative più orecchiabili e rock, grazie a piccole dosi di wah wah e accenni ritmici tribali, per rinverdire l'idea primitiva di certa magia africana; ma ciò serve anche per lanciare una "Gilgameš" dai toni maggiormente agitati. L'alone sacrale ed epico comunque viene sottolineato e diviene il filo d'unione fra i vari brani.

L'unico neo che vorrei indicare è come alla lunga forse una certa ripetitività nelle strutture incominci a fuoriuscire, se infatti "Русалка" di per sé non è una canzone negativa, devo dire però che risulta un po' troppo simile alla precedente nel ritmo e nell'incedere. Non riesce a prendermi completamente neanche "Ahura Mazdā-Aŋra Mainiuu", in cui una ritmica non propriamente avvincente e maggiormente basata su una melodia solista "leggerina" non sfonda, così come l'ambiziosa "Χ ξ ς'" dotata di un'ambientazione soffusa e lenta che non genera le sensazioni altisonanti adeguate allo sforzo operato. Nemmeno le urla forsennate di Sakis possono colmare la misura o probabilmente in questi frangenti esce fuori quel lato dei greci che non sono mai riuscito a digerire.

Nei file ricevuti della versione digitale spunta anche la presunta traccia bonus "Welcome To Hel", nuovamente si cerca di rialzare i registri con un brano energico nel quale la parte solista acquista maggiore spazio rispetto agli standard, mentre un coro dal sapore "classico" fa riecheggiare i lidi d'origine della band fino allo sfociare in un assalto frontale che ci rincuora e che potrebbe visivamente riportare alla mente teatri degni dei migliori Nocternity in attacchi di epicità infernale.

"Κατά τον δαίμονα εαυτού" è un album che nel complesso mi ha soddisfatto e che credo reperirò fisicamente, in cui torno a godere dei miei greci preferiti. Certo che avrebbero potuto tranquillamente evitare il calo sopra descritto, accorciando la durata finale del album, in fondo è pieno di lavori che si attestano sui quaranta minuti di durata. In quel caso invece di un più che discreto album sarei qui a parlare di un ottimo album. Ciò non toglie niente al merito di questo "Κατά τον δαίμονα του εαυτού", che accuratamente selezionato (ma senza eccessivo zelo) ci restituisce i greci in una condizione di monopolio.

Nel nome di Xes i Rotting Christ si alzano epicamente fieri sullo scranno dell'Ade.

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