Informazioni
Gruppo: The Wounded Kings
Anno: 2010
Etichetta: I Hate Records
Autore: Mourning
Tracklist:
1. The Swirling Mist
2. Baptism of Atlantis
3. Into the Ocean's Abyss
4. The Sons of Belial
5. Deathless Echo
6. Invocation of the Ancients
DURATA: 41:35
E' scoccata l'ora del secondo album anche per i The Wounded Kings, il duo inglese formato da Steve Mills (chitarra, basso, batteria, voce) e George Birch (voce, chitarra) dopo il debut datato 2008 "Embrace Of The Narrow House" che li vedeva ancora solo come una realtà studio ha finlamente intrapreso anche la via dei live assoldando in un combo adesso regolare per tale ambito Luke Taylor al basso e Nick Collings alla batteria.
Chi segue il movimento doom non potrà che rallegrarsi (aggettivo poco adatto alla musica di cui tutto si può dire tranne che sia happy) del loro ritorno dato che continuano a non assecondare la commercializzazione del genere, evitano melodie ormai sputtanate dai più e si concentrano sulla primordialità costitutiva d'esso traendo spirito dalla matrice occulta e rock. Candlemass, Saint Vitus e Black Sabbath presenziano nelle viscere della loro creatura, "The Shadow Over Atlantis" non poteva avere titolo più azzeccato, la musica si spande cinerea, spettrale, abissale nelle sue movenze pesanti e dal sound greve formanti il piedistallo sul quale le liriche eseguite con voce pulita ma decadentemente malinconica si trascinano.
Non esiste pomposità o vanto estetico, una strada che ha una sola direzione, non fa altro che scendere sempre e comunque verso meandri neri e sperduti così come dispersa è la civiltà d'Atlantide a cui il concept dell'album è legato.
Per quanto sia imponente e spigoloso vi è qualche accenno di melodia ma che ha come effetto "stimolante" l'acuire il senso di desolante alienazione che i The Wounded Kings trasmettono nelle mastodontiche "The Swirling Mist", "Baptism Of Atlantis", "The Sons Of Belial" e "Invocations Of The Ancients", le due tracce che rimangono "Into The Ocean's Abyss" e "Deathless Echo" si pongono a mo' di intermezzo.
La prima contraddistinta dal soffuso pianoforte che tende a collassare su se stesso fornendo l'ennessimo tassello atmosferico (come se già non fossero abbastanza pregni), la seconda invece è un lento arrancare dove spicca l'organo tetro che ne scandisce le movenze.
In definitiva il duemiladieci inizia sfornando il primo gioiellino, "The Shadow Over Atlantis" è da buy or die per i seguaci sfegatati del doom prima maniera, nei suoi quaranta minuti non esiste noia seppur le tracce siano lunghe e quando spezza con gli intermezzi il feeling si mantiene stabile non trovando interruzioni, attendendo che l'ultima nota venga scoccata.
Sicuramente fra i migliori dischi usciti negli ultimi anni, quando l'arte è tale non si può non averla in originale: è reato.
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