lunedì 27 settembre 2010

AYAT - Six Years Of Dormant Hatred



Informazioni
Gruppo: Ayat
Anno: 2010
Etichetta: Moribund Records
Contatti: non disponibili
Autore: ticino1

Tracklist
1. Ilahiya Khinzir! (All Hail Allah The Swine)
2. Fornication And Murder
3. The Fine Art Of Arrogance Part One (The Icon And The Cattle)
4. Collective Suicide In The Boudoir (Feeling Wonderful Tonight)
5. Puking Under Radiant Moonlight (Followed By A Century Long Ejaculation)
6. Misogyny When We Embrace
7. Necronarcos (Tame You Death)
8. Curses! Curses! And Never Sleep...
9. Thousands Of Pissed Motherfuckers...
10. Such a Beautiful Day! (The Exaltation Of Saint Francis)

DURATA: 58:17

Divento sempre scettico leggendo di gruppi provenienti da paesi mussulmani. Non chiedetemi perché. Sarà forse a causa delle notizie con titoli cubitali che appaiono nei quotidiani, oppure perché sono uno sporco tradizionalista. Mi è stata data la possibilità di ascoltare e criticare la ristampa dei primi lavori del duo libanese Ayat. Sì, avete letto bene. La formazione proviene dal Libano, uno stato che soffre ancora a causa dei numerosi conflitti che hanno lacerato il paese negli ultimi trent’anni. Il metallaro medio vive male in tali paesi, poiché la musica è considerata come un omaggio alla cultura degli infedeli.

L’etichetta avvicina questo gruppo a formazioni come Mayhem, Impaled Nazarene e Judas Priest, ricordando anche le influenze di punk, hardcore e industrial. Dopo il primo ascolto mi domando che droghe abbia preso la persona che ha redatto il testo promozionale. Come se non bastasse, su Metal-Archives vedo che la formazione si definisce black metal.

Dopo il primo ascolto mi restarono pochissime impressioni. Sapevo solo di avere sentito una sfilza di riff tendenti all’hardcore, in parte un poco dilettantistici, un drum computer e una sfilza di sampler. Detto questo, eliminiamo il black metal dalla lista dei generi che dovrebbero calzare a questo gruppo. Le parti più metalliche ricordano un poco i tedeschi Totenmond.

Il concetto della musica è probabilmente più adatto a un quadro regionale. Mi sbaglierò, ma i testi mi paiono contenere molta critica e politica. Sono della ferma opinione che questo prodotto non è pronto per il grande pubblico, anche se pieno di buona volontà, idee e aggressione.

Cari Ayat, grazie per i vostri sforzi. Mi capita raramente di non riuscire ad ascoltare fino in fondo un disco, ma voi siete riusciti a produrre qualcosa che non mi va giù per nulla. Allenatevi ancora un poco, intrattenendo il vostro pubblico di casa che sarà grato per ogni concerto. Aspettate, però, di avere un prodotto maturo, prima di presentarvi al pubblico internazionale. Ah sì, fatemi il favore e non definitevi "black metal".

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