lunedì 27 settembre 2010

SORIZON - Behind The Emerald Starscape


Informazioni
Gruppo: Sorizon
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/sorizon
Autore: Mourning

Tracklist
1. Cosmic Eden
2. Atlantis
3. Lady Of The Sea
4. Kirsnabogg
5. Beauty In Darkness
6. Don't Just Exist
7. Earth War I
8. Buried
9. Bridges Burned
10. La Fee Verte
11. Outreach

DURATA: 43:40

I Sorizon vengono da Orange County che in Italia è zona più conosciuta per le avventure di certi adolescenti sfigati che per altro, il panorama musicale di quell'area vede nascere molte stelle pop da Mtv e robe similari altamente trascurabili per chi è alla ricerca di qualcosa che valga la pena d'ascoltare più di mezza volta ogni decade.
Ad appena due anni dalla nascita i ragazzi sono già pronti a scaldare le polveri con un debutto autoprodotto, "Behind The Emerald Escape", dalle indubbie qualità che pecca forse ancora di una mancanza d'esperienza e qualche ingenuità ci può stare, fatto che constaterete però è che nei suoi quasi quarantaquattro minuti avrete a disposizione un bel po' di carne al fuoco da poter gustare.
La band unisce melodeath, prog metal e classicismi heavy in un'unica formula che spazia da nomi quali Nightingale, Symphony X, Fates Warning, Dragonland e Elegy a In Flames e Dark Tranquillity mostrando un lato europeo che col passare degli ascolti vi sembrerà sempre più evidente.
Prima di passare alle tracce c'è da elogiare la prova dietro il microfono di Keith McIntosh che seppur con qualche sbavatura nei passaggi che alternano pulito e scream/growl pare essere molto sicuro e cosciente delle proprie capacità, supportato dallo splendido lavoro delle sei corde a opera di Danny Mann e AJ Jorion che forniscono una pressione coerente sia nei momenti in cui l'aggressione viene richiesta a gran voce, sia in quelli dove la melodia e la solistica si rendono partecipi del gioco.
L'album non vanta undici capolavori ma si può dividere in due tronconi che ne rispecchiano a mio parere pienamente il valore: A) composto da: "Kirsnabogg", "Lady Of The Sea", "Buried", "Bridges Burned", "La Fee Verte" e la conclusiva "Outreach" che rappresentano i punti più alti conseguiti dal songwriting e dal punto di vista del feeling anche con soluzioni come le linee di synth in "Lady Of The Sea", un particolare in più da vantare, una prestazione degna del miglior Ray Alder e l'uso dell'acustica decisamente gradevole inserito nel contesto più veloce di "Bridges Burned".
B) ne fanno parte: "Atlantis", "Beauty In Darkness", "Don't Just Exist", "Earth War I" che pur essendo dei gran pezzi mancano forse di quel quid (ma il parere personale potrà essere facilmente ribaltato dal proprio gusto) che le faccia risplendere come le precedenti pur avendo in seno scelte indovinate come l'intro surf/country che da vita alla seconda in lista.
Fuori da questa disputa, se così si può definire, rimane l'opener "Cosmic Eden" che col suo flavor derivante dal folletto Swano e forte della sua concezione progressiva dopo svariati ascolti, pur dimostrando di non avere punti deboli palesi, sembra lievemente pasticciata nelle vocals perdendo qualche punto, potrei collocarla come pezzo che va a giornate, in alcune è da ripetizione continua, in altre una volta è già troppo.
Ho accennato prima alla prestazione offerta da cantante e chitarristi quindi è cosa dovuta spendere due parole anche per una sezione ritmica che vede Keith Hoffman al basso, sicuro, preciso ma che potrebbe lasciarsi un po' più andare partecipando con qualche breve incursione solistica visto che il lavoro di base lo svolge alla grande e non scoprirebbe di sicuro il reparto e uno Sean Elston alla batteria vero metronomo dei brani, adatto anche nel proporsi con buoni cambi e scatti in velocità.
Prodotto con un grande professionalità, i suoni che ascolterete in "Behind The Emerald Starscape" sono curati molto al di sopra delle classiche release che di frequente s'incontrano nel ramo delle autoproduzioni sotto le attenzioni proprio di Sean, la band si è poi decisa di oltrepassare l'oceano per affidarsi alle mani di Mika Jussila dei Finnivox Studios per il master.
I Sorizon hanno concentrato gli sforzi, in poco meno di due anni hanno messo a segno il colpaccio dando vita a un disco con gli "attributi" capace di tenere testa ad act molto più navigati e che contemporaneamente si presenta fresco e piacevole all'orecchio.
Se le sonorità progressive in genere sono il vostro pane quotidiano l'ascolto e l'acquisto di questo platter vi sono altamente consigliati.

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