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lunedì 27 settembre 2010ARTEP - Thy Will Be Done On Earth As Is Done In HellInformazioni Gruppo: Artep Anno: 2010 Etichetta: Bleak Art Records Contatti: www.myspace.com/artepmetal Autore: Mourning Tracklist 1. Birth Of The Antichrist 2. Antichrist 3. Eruption 4. Desolate Land 5. Crossing The Acheron 6. Armageddon 7. Black War 8. Eye Of The Serpent / Oko Hada DURATA: 44:09 Gli Artep sono una band canadese che ha fra le sue fila membri di Vanquished, Infernal Majesty e Funeral Fornication, dopo aver prodotto un demo e un ep in questo 2010 sotto la Bleak Art Records danno via all'uscita ufficiale con il full di debutto "Thy Will Be Done On Earth As Is Done In Hell". Inizio col dire che molti dei brani sono tracce a cui è stata data vita nuova, le quattro iniziali sono infatti derivanti dal demo "Fires Of Mortal Deception", la pancia dell'album contiene le due nuove "Crossing The Acheron" e "Armageddon" mentre la coda è affidata a prove anch'esse riprese dal passato, precisamente da "Black War" di un biennio fa. Suonano un symphonic black in cui il ruolo della tastiera è importante, le influenze sono quelle di band classiche dello stile, si va quindi dai Dimmu Borgir ai primi Cradle Of Filth passando per gli Anorexia Nervosa e l'unico act oltreoceanico che mi vien da citare in questo momento potrebbe essere quello degli Abigail Williams ma c'è ancora da lavorare un bel po' per raggiungere i livelli massimi ottenuti dai primi. E' una proposta alquanto canonica quella offertaci, vi sono delle buone strutture che riescono a miscelare discrete melodie ad assalti arrembanti in brani come "Eruption", creare atmosfere lussureggianti con una bella "Antichrist", una "Desolate Land" che ancora una volta esalta il lato sinfonico così quanto è semplice ma efficace una "Crossing The Acheron". Non è una pecca ripercorrere strade già segnate, il metal odierno c'insegna che il revivalismo è una sorta di docet dove tutti provano a rifare ciò ch'è stato non sempre riuscendoci e spesso mancando anche delle qualità di base per farlo, per fortuna gli Artep non sono fra questi ultimi, il disco scorre piacevole arrivando ai quasi otto minuti battaglieri di "Black War" non troppo faticosamente e lasciando il compito di sparare le ultime cartucce a una "Eye Of The Serpent/Oko Hada" che mette in mostra quanto la formazione culturale del genere proveniente dal nostro continente sia stata fondamentale per dar vita al loro sound palesandone le influenze. Un platter che fra alti e bassi non dispiace, i canadesi si sono affidati alle sapienti mani di Andy La Rocque e dei Sonic Train Studios svedesi per il master ma ciò che lascia invece a desiderare è la produzione. Sin troppo cruda e alle volte ruvida per una realtà che si adopera nello sfoggiare aperture strumentali considerevoli all'interno dei propri pezzi, è il drumming a risentirne con maggiore peso dato che in alcuni frangenti risulta essere più affine a un'esplosività sonora death/grind che a una matrice blackish vera e propria, al contrario delle tastiere e dei volumi delle chitarre che mantengono degli standard più che accettabili. Molto ben curato dal punto di vista dell'artwork, Ra.Design ha inquadrato sia come toni che illustrazioni l'intento nero delle canzoni di "Thy Will Be Done On Earth As Is Done In Hell". Se il lato sinfonico del black e dell'estremo in genere vi attira e le band menzionate nel testo vi piacciono o vi incuriosiscono per un qualsiasi motivo non negate un ascolto agli Artep, il primo passo è stato fatto, continuando su questa strada forniti di buona lena non potranno che crescere qualitativamente. Continua a leggere... SNAKE EYES - Beware Of The SnakeInformazioni Gruppo: Snake Eyes Anno: 2010 Etichetta: Slaney Records Contatti: www.myspace.com/snakeeyesthrash Autore: Mourning Tracklist 1. Scream For Thrash 2. Vesper 3. WARning 4. Strzez Sie Weza 5. Gain Nothing 6. Bestia 7. Niebieska Poswiata Zubozenia 8. Plague IX 9. Crimes Of Imagination DURATA: 40:58 E' arrivato il momento di debuttare come si deve anche per i polacchi Snake Eyes che, incrociati già in passato (avevo recensito il loro demo "Watching You" che troverete girando per il sito), mostravano di possedere le carte in regola per farsi valere. Scorrendo la tracklist si nota che alcuni dei brani sono stati ripresi dal lavoro precedente anche se l'averli rielaborati ne offre altra degna versione, perle come "Scream For Thrash" che inaugura i giochi e "Gain Nothing" non hanno perso smalto proponendosi con la dovuta carica e un riffing maligno che dalla scuola tedesca del trio storico ha preso i natali. Il primo impatto con la tonalità gutturale di Pawel può risultare non semplice da farsi piacere, è sicuramente un cantato cattivo e ruvido quello che l'ex degli Hetzer innesta sulle basi ma che rappresenta la propria personalità altamente sprezzante che con il lungo andare risulterà incassarsi discretamente sulle tracce. L'alternare della lingua che vede anche l'uso del polacco è una scelta che ormai in molti utilizzano, l'idioma nazionale non toglie nulla a canzoni che riescono a farsi apprezzare per una prestazione di buon livello sia delle due asce "Sewko" e Marcin sia della ritmica imposta dal basso di ""Hipis" e dal drumming martellante di "Simon", i quali calibrano potenza e possenza con la velocità più adatta a dar vita a ognuno degli episodi. Fra i più riusciti oltre alle due tracce "conosciute" e riviste c'è sicuramente la più lunga del platter, "Bestia", forte di una bella serie di riff vecchia scuola che tagliano in due rimembrando Schmier e soci, "Niebieska Poswiata Zubozenia" altro esempio di motosega che non ha troppi riguardi per il fronzolo in genere e la successiva "Plague IX" che chiude il terzetto dedito al verbo dell'"only violence" continuando con lo scapocciamento libero. Sono quaranta minuti di sano e salutare thrash metal, produzione pulita ma neanche troppo evitando l'esasperata ricerca del sound sterile da Nuclear Blast che tanto va di moda e un complesso che fa ancor più ben sperare per un futuro devoto a tale sound fanno degli Snake Eyes una realtà capace di fronteggiare a testa alta i tanti colleghi che si cimentano in maniera similare e perché no, anche più smorta, per mancanza d'attitudine in un genere che purtroppo vanta un intasamento sempre maggiore. Amanti del thrash quindi segnatevi il loro monicker e date un ascolto a "Beware Of The Snake", il disco in questione vi regalerà dei piacevoli momenti che condivisi con una bionda (birra o figa fate voi) non potranno che far piacere. Continua a leggere... HOW WE WORKED CORPSECLEANERS - CleanaxInformazioni AKEM MANAH - The Devil Is In All Of YouInformazioni Gruppo: Akem Manah Anno: 2010 Etichetta: Autoprodotto Contatti: www.myspace.com/officialakemmanah Autore: Mourning Tracklist 1. The Black Flame 2. Apocalypse 3. A Cold Dark Night 4. The Haunting Of Saint Luciferi 5. Satan Calling 6. Black Water Falls 7. The Devil Is In All Of You DURATA: 51:21 Gli Akem Manah (da non confondere con la formazione belga omonima) sono dediti al doom/death primordiale, americani dell'Oregon, il trio segue linee musicali semplici e alquanto dirette concentrandosi sull'apporto atmosferico ricreato da sonorità grevi e testi innegianti a Satana e all'oscurità in genere. Fra le band di riferimento si possano leggere i nomi di Ramesses, Thergothon, Skepticism ed Evoken, è da questa fascia di sound che prendono ispirazione lasciando che il viaggio sia dilatato e di frequente sfrutti ridondanze cicliche nelle quali s'inserisce una chitarra a intarsiare melodie in sottofondo e chissà filosoficamente magari legati alla visione dei Coven (fra i tanti), band fine anni Sessanta/Settanta che faceva di testi devoti e indirizzati al credo dell'"Angelo Caduto" uno dei loro punti di forza a dare concettualità e fine al susseguirsi delle note. I musicisti che danno vita a "The Devil Is In All Of You" sono Dead Nedry (voce e chitarra), Robert Ingraham (basso) e Brian Murray (batteria). Le canzoni in esso contenute hanno avuto un parto lungo dovuto anche ad alcuni cambi in line-up che hanno rimandato l'uscita del disco preceduto da alcuni demo rivisti anche più volte (vedasi il primo "The Devil" ri-registrato dopo l'abbandono del chitarrista sostituito direttamente da Dead). L'album è maligno, silente e strisciante, come un serpente si muove basandosi su ritmi lenti dove la batteria mette a segno un buon lavoro alternando con vari passaggi sui tom un che di ritualistico/tribale a un incedere che ha del sulfureo, cosa che si concretizza al meglio nella terza in scaletta "A Cold Dark Night", apripista per la monolitica e abissale "The Haunting Of Saint Luciferi" fosca come un sentiero notturno inesplorato. Il percorso della tracklist sembra proprio evocare l'arrivo dell'ultimo giorno da vivere su questa terra, quell'apocalisse che dovrebbe esortare lo scontro finale fra le forze che governano il pianeta (non vediamola solo dal punto di vista giudaico) inziando quindi da "The Black Flame" che invoca l'ascesa del "Portatore Di Luce", in attesa di una chiamata che "Satan Calling" con il ritornello: "Satan Calling Beneath The Earth Satan Calling Brainwashing Birth" cerca di diffondere, cosa rimane da fare se non sperare in un "reale" scontro titanico? Tralasciando l'aspetto devoto è comunque ora di svegliarsi da un oppiaceo religioso che tiene spesso e volentieri soggiogate le menti e la figura del demonio in genere non è sintomo di ribellione? Chi dice sia la via sbagliata andar contro una catena millenaria che imbriglia le menti di quelli più influenzabili, una qualsiasi strada è da considerare prima d'esser scartata. E' quasi inevitabile che la marcia caratterizzante tali brani sia quindi un'estesa, flemmatica e lancinante sequela di riff e synth che non leniscono all'anima il pensiero di decadenza ma l'accentuano sino a esaltarlo, è così che "Black Water Falls" continua a battere, stavolta con vigore, il terreno già smosso. La titletrack consapevolmente inserita alla fine del disco è l'episodio quantitativamente più massiccio, il titolo e il testo per altro alquanto semplice come messaggio puntano gioco-forza sulla natura umana che istintivamente è portata a godere delle tentazioni, citando il ritornello che in maniera schietta dice testualmente: "The Devil Is In All Of You, There Is Nothing You Can Do" sarà vero? Probabilmente una parte oscura risiede in ognuno di noi ed è difficile poterselo negare e come avviene in natura anch'essa viene nutrita pur non essendo coscienti nel farlo e il viaggio termina con questa enunciata verità degli Akem Manah. Il platter è alquanto piacevole come suoni, è centrato caratterialmente verso ciò a cui vuole dar voce e se alcune soluzioni risultano conosciute o scontatelle si possono anche bypassare dato che si parla dell'evoluzione di due demo divenuti un album, dove alcuni pezzi hanno ancora l'impronta dei musicisti che hanno abbandonato tale percorso. "The Devil Is In All Of You" si farà apprezzare da chi è appassionato di doom/death e ha il bisogno di perdersi nei meandri di musica che non ha il necessario intento di mostrare tecnica o ricerca particolare, se vi ritenete fra questi, l'acquisto e supporto alla realtà dei tre giovani porterebbe in casa un tassello valido da inserire nella vostra collezione. Continua a leggere... GENEVA - Sail On SudsInformazioni RISE ABOVE DEAD - Human DisintegrationInformazioni Gruppo: Rise Above Dead Anno: 2010 Etichetta: Autoprodotto Contatti: www.myspace.com/riseabovedead Autore: Advent Tracklist 1. Raven's Call Of Revenge 2. Persecuting The Samaritan 3. Existence 4. Scattered And Forgotten DURATA: 13:48 Blackened hardcore, ci pensate? Un vinile (12'') contenente quattro pezzi diversi tra loro. "Existence" affonda le radici in una musica in vena dei più cazzuti Cursed per lasciare il passo a stacchi doom che richiamano gli Electric Wizard in "Persecuting The Samaritan" (la più originale del platter), è metalcore cattivo incrostato con una parte saliente melodica osteggiata dal riproporsi del post-metal. I difetti ci sono, ovviamente non è tutto perfetto, alcuni riff risultano meccanici, risuonano come se siano stati incastrati, e il modo in cui si incontrano batteria e chitarre non è il massimo della gentilezza. Non sono gravi mancanze, si riscontrano prevalentemente nella prima traccia "Raven's Call Of Revenge", mentre l'ultima "Scattered And Forgotten" è quella che preferiranno i fan degli AmenRa con quel caratteristico tocco che li ha resi gli avversari numero uno degli Isis. Confesso di sentire già di voler bene ai ragazzi, ma ora mi rivolgo a loro: nonostante abbiate prodotto qualcosa di piccolo è tremendamente promettente. Se volete devastare l'Italia però ho due nomi da proporvi per aggiustare la produzione: Time To Burn e Pig Destroyer. Pezzi più lunghi e meglio calibrati e non sarete da meno dei nostrani The Secret. Continua a leggere... DISTASTE VS BASTARD PEELS - SplitInformazioni Gruppo: Distaste/Bastard Peels Anno: 2010 Etichetta: Refused Records Contatti: www.myspace.com/distastecult - www.myspace.com/bastardpeels Autore: Mourning Tracklist Distaste (Aut) 1. Needs 2. Robots 3. Statement 4. You 5. Facedown In Dust 6. Burn 7. 2314 (Bastard Peels cover) Bastard Peels 8. Sonne Sehen 9. Wie Wird Es Sein 10. Toepfer 11. Lego Aber Keine Haende 12. Kamera 13. Wenn Du Gehst 14. Infected (Distaste cover) 15. Dauerhaft Akut 16. Spassmacher DURATA: 32:16 Split che vede unite in unica release brani di due formazioni della scena grind austriaca: Distaste e Bastard Peels. Un album di sedici tracce che come buona scuola insegna supera di poco i trenta minuti di durata mantenendosi spesso su ritmi sparati ma altrettanto sapientemente sfrutta tonnellate di groove e inserti melodici. Decisamente diverse le proposte che le realtà ci offrono, l'apertura spetta ai Distaste che attingono ampiamente dal sound nord-europeo con Nasum, Repulsion, Rotten Sound e il groove degli Entombed a far capolino a più riprese in badilate veloci e ficcanti come in "Needs" opener decisa ad arare di dietro, nelle scalanature profonde e acide di "You" e di una "Burn" che si ciba della d-beat generation svedese più che mai. Il passaggio alla scelte musicali dei Bastard Peels si nota di netto innanzitutto per una qualità di produzione deficitaria rispetto a quelle dei compagni d'avventura e per un vero e proprio salto nel passato che ricorda i Napalm Death e Dying Fetus più efferati con alla voce un animale, un suino o fate voi, fatto sta che le badilate si succedono una dietro l'altra con schemi caotici e orientati verso un impatto violento privo di compromesso con risultante migliore in una folle quanto esaltante "Wie Wird Es Sein". Le band si rendono omaggio a vicenda con i Distaste che coverizzano "2314" dei Bastard Peels e viceversa fanno i Peels con "Infected" dimostrando quanto sia goliardica e fraterna la passione che lega i due act. Non si parla certo di un lavoro che promette invenzioni o ammodernamenti dello stile, le band si divertono e divertono con una discreta tecnica i primi e con la capacità di travolgere come un treno i secondi che soffrono forse la chitarra leggermente soffocata quando il pedale spinge a pieno regime. Lo split è un buon modo per dare la dovuta rilevanza a entrambe le formazioni, se vi ritenete appassionati del genere un ascolto a "Distaste Vs Bastard Peels" non negatelo, potrebbero essere lo spunto che ve li farà tenere d'occhio in futuro. Continua a leggere... SORIZON - Behind The Emerald StarscapeInformazioni Gruppo: Sorizon Anno: 2010 Etichetta: Autoprodotto Contatti: www.myspace.com/sorizon Autore: Mourning Tracklist 1. Cosmic Eden 2. Atlantis 3. Lady Of The Sea 4. Kirsnabogg 5. Beauty In Darkness 6. Don't Just Exist 7. Earth War I 8. Buried 9. Bridges Burned 10. La Fee Verte 11. Outreach DURATA: 43:40 I Sorizon vengono da Orange County che in Italia è zona più conosciuta per le avventure di certi adolescenti sfigati che per altro, il panorama musicale di quell'area vede nascere molte stelle pop da Mtv e robe similari altamente trascurabili per chi è alla ricerca di qualcosa che valga la pena d'ascoltare più di mezza volta ogni decade. Ad appena due anni dalla nascita i ragazzi sono già pronti a scaldare le polveri con un debutto autoprodotto, "Behind The Emerald Escape", dalle indubbie qualità che pecca forse ancora di una mancanza d'esperienza e qualche ingenuità ci può stare, fatto che constaterete però è che nei suoi quasi quarantaquattro minuti avrete a disposizione un bel po' di carne al fuoco da poter gustare. La band unisce melodeath, prog metal e classicismi heavy in un'unica formula che spazia da nomi quali Nightingale, Symphony X, Fates Warning, Dragonland e Elegy a In Flames e Dark Tranquillity mostrando un lato europeo che col passare degli ascolti vi sembrerà sempre più evidente. Prima di passare alle tracce c'è da elogiare la prova dietro il microfono di Keith McIntosh che seppur con qualche sbavatura nei passaggi che alternano pulito e scream/growl pare essere molto sicuro e cosciente delle proprie capacità, supportato dallo splendido lavoro delle sei corde a opera di Danny Mann e AJ Jorion che forniscono una pressione coerente sia nei momenti in cui l'aggressione viene richiesta a gran voce, sia in quelli dove la melodia e la solistica si rendono partecipi del gioco. L'album non vanta undici capolavori ma si può dividere in due tronconi che ne rispecchiano a mio parere pienamente il valore: A) composto da: "Kirsnabogg", "Lady Of The Sea", "Buried", "Bridges Burned", "La Fee Verte" e la conclusiva "Outreach" che rappresentano i punti più alti conseguiti dal songwriting e dal punto di vista del feeling anche con soluzioni come le linee di synth in "Lady Of The Sea", un particolare in più da vantare, una prestazione degna del miglior Ray Alder e l'uso dell'acustica decisamente gradevole inserito nel contesto più veloce di "Bridges Burned". B) ne fanno parte: "Atlantis", "Beauty In Darkness", "Don't Just Exist", "Earth War I" che pur essendo dei gran pezzi mancano forse di quel quid (ma il parere personale potrà essere facilmente ribaltato dal proprio gusto) che le faccia risplendere come le precedenti pur avendo in seno scelte indovinate come l'intro surf/country che da vita alla seconda in lista. Fuori da questa disputa, se così si può definire, rimane l'opener "Cosmic Eden" che col suo flavor derivante dal folletto Swano e forte della sua concezione progressiva dopo svariati ascolti, pur dimostrando di non avere punti deboli palesi, sembra lievemente pasticciata nelle vocals perdendo qualche punto, potrei collocarla come pezzo che va a giornate, in alcune è da ripetizione continua, in altre una volta è già troppo. Ho accennato prima alla prestazione offerta da cantante e chitarristi quindi è cosa dovuta spendere due parole anche per una sezione ritmica che vede Keith Hoffman al basso, sicuro, preciso ma che potrebbe lasciarsi un po' più andare partecipando con qualche breve incursione solistica visto che il lavoro di base lo svolge alla grande e non scoprirebbe di sicuro il reparto e uno Sean Elston alla batteria vero metronomo dei brani, adatto anche nel proporsi con buoni cambi e scatti in velocità. Prodotto con un grande professionalità, i suoni che ascolterete in "Behind The Emerald Starscape" sono curati molto al di sopra delle classiche release che di frequente s'incontrano nel ramo delle autoproduzioni sotto le attenzioni proprio di Sean, la band si è poi decisa di oltrepassare l'oceano per affidarsi alle mani di Mika Jussila dei Finnivox Studios per il master. I Sorizon hanno concentrato gli sforzi, in poco meno di due anni hanno messo a segno il colpaccio dando vita a un disco con gli "attributi" capace di tenere testa ad act molto più navigati e che contemporaneamente si presenta fresco e piacevole all'orecchio. Se le sonorità progressive in genere sono il vostro pane quotidiano l'ascolto e l'acquisto di questo platter vi sono altamente consigliati. Continua a leggere... ANOTHER PERFECT DAY - The Gothenburg Post ScriptumInformazioni Gruppo: Another Perfect Day Anno: 2010 Etichetta: Supreme Chaos Records Contatti: www.myspace.com/APDmetal Autore: Mourning Tracklist 1. For You... Forever 2. The Matador 3. The Ghost She Slept Beside Me 4. Until You Bleed 5. The Great Nothing 6. In The end...The End 7. The Lullaby 8. For Us... Forever 9. Composition In Black DURATA: 49:36 Gli Another Perfect Day nascono come una band nella prima metà degli anni Novanta, la formazione successivamente splitta per riprendere vita nel duemilacinque con il solo Kohle (Kristian Kohlmannslehner) a reggerne le sorti tramutandola quindi nel proprio solo project. E' di quest'anno il rilascio sotto etichetta Supreme Chaos Records del primo lavoro "The Gothenburg Post Scriptum", un album raffinato ed elaborato come si dovrebbe più spesso fare, una miscela di atmosfere melodiche di tipo doom e death con l'addittivo progressive che scorre nelle vene di un riffing ispirato, è questa la formula che dona alle tracce una rilevanza e fruibilità di tutto rispetto. Si nota come la fusione del death di matrice Gothenburg trovi contatto con la musicalità di certe scelte legate al sound Paradise Lost, di quanto la natura seventies più volte emerga da un mare in tempesta che d'improvviso si quieta rimembrando soluzioni degne del miglior Danny Swano e neanche a dirlo, il geniale musicista/produttore è stato scelto dall'artista per essere uno dei cantanti ospiti all'interno del platter in compagnia d'illustri colleghi quali: Jagger (Disbelief), Arno Menses (Sieges Even). Kohle aiutato strumentalmente esclusivamente dal batterista Sascha Schiller (Solar Fragments) piazza delle vere e proprie hit che ascolto dopo ascolto acquistano valore facendo presa grazie a soluzioni e combinazioni anche semplici ma indovinate come avviene nella bella "The Ghost She Slept Beside Me" dove proprio nell'alternarsi con il buon Swano e l'aiuto di una vena chitarristica spensierata che accarezza gradevolmente le orecchie ci delizierà non poco. Decisamente interessante lo sviluppo prog combinato con scatti irruenti che si registra in episodi come "Until You Bleed" e "The Great Nothing" con la seconda che spicca per un dolciastro incedere che ne acuisce il fattore malinconia e una "Lullaby" che per modo d'imporsi e spirito ricorda l'era iniziale del doom/death inglese. "The Gothenburg Post Scriptum" è un disco che come una seducente compagna di viaggio t'invita a lasciarti andare, a metterti il mondo alle spalle riflettendo su ciò che l'attimo che vivi ti dà possibilità di godere, un platter prodotto con cura in cui gl'incastri reggono, le voci pulite e non si assestano sulle basi con la giusta potenza e leggedria, se c'aggiungete una produzione che ben identifica la strumentazione dando la rilevanza adatta a ogni settore, il gioco è fatto. Siete amanti del death e doom di stampo melodico? Gli Another Perfect Day vi offrono l'occasione di dare in pasto al vostro udito cinquanta minuti di musica di qualità, non vi resta che dargli una chance facendolo girare nel vostro stereo. Continua a leggere... SLEESTAK - Skylon ExpressInformazioni SLAGMAUR - Von Rov ShelterInformazioni Gruppo: Slagmaur Anno: 2009 Etichetta: Osmose Productions Contatti: www.myspace.com/slagmaur Autore: Leonard Z Tracklist 1. _ 2. Drako Gigante 3. Fantom Eks Speriment 4. Lange Knivers Natt 5. Nattens Sorte Ord 6. Klokker Tramp 7. Ramaskrik DURATA: 33:33 In molti si lamentano che la scena black norvegese sia statica e monotona. Niente di più falso, e a dimostrarcelo ci pensa questo lavoro degli Slagmaur. "Von Rov Shelter" (trad. "Nella Tana Della Bestia") è caratterizzato da una composizione tutt'altro che canonica, che si regge su tempi dispari scanditi da un drumming freddo e marziale, su cui si instaurano chitarre ronzanti e una voce marcia e graffiante. Non aspettatevi niente di usuale da questo lavoro, né dal punto di vista visivo, né da quello musicale. Le canzoni sembrano una discesa da vertigine negli abissi infernali, dove anche il beat della batteria non riesce a dar appoggio all'orecchio dell'ascoltatore, persa com'é nel suo procedere "zoppo". Alcuni brani sono impreziositi da richiami operistici che vanno ad arricchire questo bizzarro lavoro. Dal punto di vista grafico, già la copertina dice tutto: la rivisitazione de "L'Ultima Cena" di Leonardo in cui i nostri folli Slagmaur partecipano come Messia e Apostoli, con addosso face-painting e maschere che ricordano il "Dottore Della Peste" della tradizione veneziana. Se siete disposti ad ascoltare qualcosa di innovativo e non temete di addentrarvi nei meandri di questi Devil Doll del black norvegese "Von Rov Shelter" si rivelerà un ottimo acquisto. Continua a leggere... WHEELFALL - From The Blazing Sky At DuskInformazioni Gruppo: Wheelfall Anno: 2010 Etichetta: Autoprodotto Contatti: www.myspace.com/wheelfall Autore: Mourning Tracklist 1. From The... 2. Through the Desert 3. New Flesh 4. ...Blazing Sky... (NASA) 5. Troops Of The Dead 6. Brotherhood Of Sleep 7. Anthropophagous Astro Bastards 8. ...At Dusk... DURATA: 31:47 Deserto in Francia? A meno che la mente non m'inganni a memoria non ricordo dune e territori che si possano definire tali eppure il sound dei Wheelfall, formazione di Nancy regione della Lorena, è devoto al sole che punge caldo e asfissiante, a quel paesaggio asciutto e brullo che porta alla mente i nomi di Kyuss, Slo Burn, Unida, Dozer e che anno dopo anno annovera un proselitismo sempre crescente. "From The Blazing Sky At Dusk", ep di debutto autoprodotto del combo transalpino, è un revivalistico esemplare di come il sound della Desert Valley non abbia limiti né collocazione geografica che possa circoscriverne il valore e l'intensità espressiva. Ci s'immerge in un mare sonoro familiare, il fuzz è di frequente in mode on e gli episodi che hanno il potenziale per far breccia nella nostra mente rimbalzando più volte sulle pareti del nostro cervello non mancano, dopo "From The..." una sorta di intro è con "Through The Desert" che le immagini e le note si fanno chiare e alquanto dirette sia nella riproposizione dello stile, sia per l'approccio ruvido e caloroso che imbracciano, i Wheelfall sono pronti a sparare le cartucce migliori e non si fanno certo attendere. E' infatti da qui in poi che inizia il viaggio assolato e pieno di riff avvolgenti che portano al proprio interno il marchio seventies delle influenze sabbathiane e quello della scuola Homme, "New Flesh" è trascinante ma con "Troops Of The Dead" la voce roca del singer, i break spacca ossa e un riffato mastodontico la candidano a hit senza doverci pensare neanche più di tanto. Impossibile poi non godersi la successiva accoppiata di canzoni formata da "Brotherhood Of Sleep" dal gusto doomish prorompente che rotola via come un bel masso pronto a sgretolarsi con un sonoro botto e "Anthropophagous Astro Bastards" che già solo per il titolo si becca un premio simpatia, c'aggiungete una bella chitarra distorta a sfondare e passaggi metallicamente fra i più prestanti del disco e i giochi son fatti. A parte si può considerare lo strumentale "...Blazing Sky..., (NASA)" che fra scricchiolii e rumori al limite con lo space noise fa elementare e indovinato intermezzo. Pur parlando di un album autoprodotto la qualità della produzione e del suono in generale è di quelle che non fanno rimpiangere band sotto grosse label, c'è ancora da lavorare sul come far combaciare in alcuni casi il lavoro di batteria con il resto, in "Brotherhood Of Sleep" per quanto il pezzo sia davvero piacevole in certi momenti il drumming di Quentin Vega sembra scollegarsi dal gruppo. Fantastica la prova dietro il microfono di Wayne Furter che con la sua voce scura evoca alla mente più di un nome a cui far riferimento e al tempo stesso non fa staccare l'orecchio dall'ascolto, insieme a Cactus Daniel's forma la coppia d'asce che da vita al riffing, Niko El Moche al basso si destreggia al meglio facendo sì che lo strumento si ritagli il proprio angolo di paradiso all'interno dei brani, il che non è poco. Se il buongiorno si vede dal mattino, beh i ragazzi possono tranquillamente sorridere. Vi appassionano le sonorità stoner? Non vi resta che andare sullo space dei Wheelfall e scaricare gratuitamente la vostra copia di "From The Blazing Sky At Dusk" visto che le fisiche son finite, la band ci omaggia del free download, non sarete mica così sfaticati da non poter fare un doppio click col mouse? Mi auguro di no. Continua a leggere... MILLENIUM - Back After Years (Live In Kraków 2009)Informazioni MOTHER SUSURRUS - Mother SusurrusInformazioni Gruppo: Mother Susurrus Anno: 2010 Etichetta: Autoprodotto Contatti: www.myspace.com/mothersusurrus Autore: Mourning Tracklist 1. Whoremonger 2. Apocatastasis DURATA: 32:28 I finlandesi Mother Susurrus suonano uno sludge/doom con aperture post, si muovono quindi in una scena ormai sempre più ampia e satura in cui non è facile trovare uno spiraglio. La band ha da poco rilasciato il primo lavoro, un ep omonimo di due tracce per poco più di trenta minuti di durata che, oltre a denotare una buona conoscenza del genere, mostra la presenza di prospettive di miglioramento considerevoli. Certo è che i brani sono ancora a uno stato larvale, non possiedono l'appeal e la grinta adatti per farsi rispettare fra la folla di proposte similari ma alcune soluzioni risultano indovinate. L'opener "Whoremonger" si contraddistingue per le linee melodiche tracciate dalla solistica nella sua parte più quieta e per un lavoro di dinamiche dietro le pelli alquanto curato, "Apocatastasis" invece per come viene imbastito e intessuto il riff, per l'essenza tribale che prende sviluppo nelle fasi evocative e per l'intensità con cui i solchi intagliano il sound. Non si può dire che i Mother Susurrus siano originali o possano ancora contare su forze proprie, è però palese che le costruzioni sinora edificate con la dovuta accentuazione del fattore epico e l'irrobustimento della già corposa sezione sludgy potrebbero in futuro fruttare dei risultati di tutto rispetto che se supportate da una maturazione dal punto di vista della personalità diverrebero un centro pieno. Attendendo quindi un platter più completo per assicurarsi dei progressi intrapresi dai ragazzi, consiglio a chi segue tale filone musicale di dedicare un po' di tempo all'Ep, una buona compagnia non si rifiuta mai. Continua a leggere... SCHWARZER ENGEL - Apokalypse (Promo Version)Informazioni Gruppo: Schwarzer Engel Anno: 2010 Etichetta: Trisol Contatti: www.myspace.com/schwarzerengelband Autore: Insanity Tracklist 1. Planet Hass 2. Krieg In Der Wüste 3. Der Schwarze Engel DURATA: 12:39 Nati nel 2007, i tedeschi Schwarzer Engel sfornano quest'anno il debutto intitolato "Apokalypse". Quello che sto per recensire è però solo un promo di tre tracce della durata totale di circa dodici minuti. Il sound proposto è un Gothic Metal orecchiabile ma che non sfocia nello smielato, preferendo anzi qualche soluzione più dura. Una caratteristica che salterà subito all'orecchio è il cantato interamente in lingua madre, scelta coraggiosa quanto azzeccata. Il vocalist Dave Jason, che si occupa quasi interamente del progetto, è uno dei punti forti della band, capace di variare tra uno stile più duro e graffiato ad una voce profonda e solenne senza essere mai fuori luogo. Per rendersene conto basta ascoltare "Planet Hass", in cui Jason accompagna degnamente un riffing melodico quanto semplice e un drumming deciso che scandisce il ritmo della canzone. A seguire troviamo "Krieg In Der Wüste", brano decisamente più dinamico e che punta più sulla potenza che sull'atmosfera, caratteristica riscontrabile anche nella voce che quasi perennemente tende ad un mezzo scream; notevole il lavoro delle tastiere, ben orchestrate e per niente abusate ma che anzi svolgono un ruolo prevalentemente di sottofondo. A chiudere il promo ci pensa "Der Schwarze Engel", forse la migliore delle tre, forte di un ritornello di quelli che entrano in testa al primo ascolto e non ne escono per una settimana. In questa traccia Jason si supera, le sue linee vocali si stendono su una tastiera che questa volta lascia il ruolo di accompagnamento alla chitarra creando un ritornello da brivido. Giudicare un album da sole tre tracce è un lavoro impossibile, avrei preferito ascoltare interamente "Apokalypse" ma già da questi dodici minuti si può capire che la band ha potenzialità; la struttura dei brani è semplice ma perfetta per il sound molto catchy di questi Schwarzer Engel. C'è qualche piccolo dettaglio da aggiustare, in alcuni frangenti i piatti sono stati mixati male e con una produzione così pulita è un difetto che si nota subito, inoltre qualche passaggio suona leggermente fuori luogo, ma considerando che è la prima uscita di questa band sono difetti di poco conto soprattutto perchè ci sono parti talmente ben composte che li fanno dimenticare. A chi ama sonorità orecchiabili e gotiche non posso fare altro che consigliare l'ascolto di "Apokalypse" o almeno una visita al Myspace. Continua a leggere... UNTIL EXTINCTION - The LamentInformazioni ROSAE CRUCIS - Fede Potere Vendetta Overlord EditionInformazioni Gruppo: Rosae Crucis Anno: 2010 Etichetta: Jolly Roger Records Contatti: www.myspace.com/rosaecrucisband Autore: M1 Tracklist 1. The Fall Of The False 2. Fede Potere Vendetta 3. Crusade 4. Anno Domini 5. The Nemedian Chronicles 6. Crom 7. Venarium 8. Blood Steel 9. Yes We Tank (bonus track) DURATA: 53:36 Fedeli dell'heavy/epic non temete, l'appellativo di Overlord Edition affibiato a "Fede Potere Vendetta" non ricalca alcuna operazione manowariana relativa a versioni in trentasette lingue diverse della stessa canzone o preservativi extra-large profumati. Molto più semplicemente si tratta di una nuova registrazione con l'aggiunta del cantato in inglese. I motivi di una tale scelta li approfondiremo direttamente con la band in sede d'intervista, perciò lanciamoci nell'analisi del disco. Da un punto di vista musicale ovviamente questa nuova edizione continua a rivelarsi ottima, mi sembra banale dirlo ed è ancora una volta Jolly Roger Records a occuparsene supportata dalla distribuzione italiana di Masterpiece. Nel caso però vi foste persi la recensione di questo gioiellino pubblicata a metà marzo rieccovela: http://aristocraziawebzine.blogspot.com/20...e-vendetta.html. Passando al lato vocale emergono invece alcune magagne. L'inglese infatti non permette ai Rosae Crucis di esprimere appieno quel sentore epico che l'italiano rendeva prorompente, tanto che nella titletrack il passaggio più incisivo rimarrà quello in lingua madre. A pesare contro la "scelta internazionale" vanno anche le metriche inserite con risultati non sempre perfetti (e mi sembra normale dato che in origine i pezzi sono stati concepiti per l'italiano) e una pronuncia che talvolta può presentare sbavature o imperfezioni. Il risultato migliore a mio parere viene raggiunto su "Venarium" (che fra l'altro ospita Mr. Boltendahl) in cui la lingua anglosassone calza a pennello sulle note e in linea generale nelle varie parti recitate come ad esempio su "The Nemedian Chronicles". L'unico brano inedito qui presente è l'anthemica "Yes We Tank", pezzo roccioso che va lentamente crescendo sino al ritornello muovendosi fra campionamenti di esplosioni e colpi di mitragliatrici, viene così messo in mostra un volto leggermente diverso della band, più compatto e "groovy" del solito. Alla luce di queste considerazioni la Overlord Edition va ad occupare solamente il quarto e ultimo spot per importanza nella discografia dei Rosae Crucis, alle spalle di "Worms Of The Earth" che era stato ideato in partenza in lingua inglese. Non me ne voglia la band, che io adoro, ma a mio parere la vera essenza dei romani è quella che fa uso dell'italiano, ogni altra scelta imbriglia il potenziale dei capitolini e ne limita l'originalità. Aspetterò quindi con curiosità un nuovo capitolo inedito futuro. Continua a leggere... ARKHUM - Anno UniversumInformazioni Gruppo: Arkhum Anno: 2010 Etichetta: Vendlus Records Contatti: www.myspace.com/arkhumofficial Autore: Mourning Tracklist 1. Appellation 2. Grief Urchin 3. Obviated Geocentrism 4. Obsolescent Husk 5. Bloodgutter Encircling 6. Officious Hoverer At L-Point 2 7. Nilpulse 8. Expendable Biomass DURATA: 33:45 Nuova realtà quella degli Arkhum, in giro dal 2007 la formazione statunitense è finalmente uscita allo scoperto dando vita al debutto "Anno Universum" aiutata dalla Vendlus Records (Agalloch, Wolves In The Throne Room) e con Jason Walton (Agalloch) coinvolto nella sua produzione dietro il mixer. La proposta è un death metal dalle venature black molto d'impatto sia per consistenza tecnica, sia per l'uso di soluzioni veementi, le otto tracce non arrivano a trentacinque minuti complessivi di durata evidenziando quanto puntino sul compatto ma ben orchestrato questi ragazzi. Forti di composizioni variegate e dal buon gusto, possiedono come armi fondamentali un già discreto songwriting che permette di saltellare da uno stile all'altro senza farne risentire ai brani, una batteria dinamicamente prestante e assestata come un martello pneumatico quando serve e un sound che per chi segue formazioni come Augury e Obscura non potrà che essere di sicuro gradimento. Gli Arkhum trattano di temi quali lo Sci-fi e lo spazio, lo fanno intendere sin dall'opener "Appellation" che prima d'iniziare a ringhiare intrattiene con un messaggio diretto ultraterreno. Se canzoni come "Grief Urchin" e "Obsolescent Husk" si fanno notare più per la violenza che per altro, è la seconda parte del disco a palesare il gran operato del combo che con "Bloodgutter Encircling" e "Nilpulse" dimostra d'avere anche una capacità comunicativa non di secondo piano, il lavoro svolto dalle chitarre si enfatizza notevolmente, utilizzando una tempistica più lenta e ricercata nella prima, adornata da melodie in chiaro che l'avvolgono a più riprese lasciando il compito della chiusura alle note del piano e sfruttando la rapidità da fuoco di linea sempre pronto a colpire rapido e decisivo nella seconda. Curato nei minimi particolari, con una buona distinzione per quanto riguarda i suoni che vengono percepiti molto bene dall'orecchio (anche il basso, sì), "Anno Universum" è un ascolto che s'inserisce in un panorama metallico saturo ma che data la bravura degli Arkhum e le qualità degli episodi merita sicuramente di fare un paio di giri nel vostro stereo, non si sa mai vi salti su la voglia d'acquisto. Continua a leggere... CRYOPSIS - Veil Of Psychotic ChaosInformazioni Gruppo: Cryopsis Anno: 2010 Etichetta: Autoprodotto Contatti: www.myspace.com/cryopsis Autore: Mourning Tracklist 1. Prelude To Chaos 2. The Wall Of Dreams 3. Ursae Oris 4. Liquid Shadows Of Immaterial Reality 5. Pool Of Putrescence 6. Living Cage 7. Illusion Of Light 8. Crystallized Enucleation 9. Untitled 10. The Blood Fountain 11. Textures 12. Time Is Dying 13. Renaissance 14. Life Machina 15. Behind The Mirror 16. Ephemeral DURATA: 1:01:48 Il numero delle one man band nel mondo death metal dopo il 2000 è andato crescendo esponenzialmente, alcune molto valide, altre su cui è meglio stendere un velo pietoso, fatto sta che il fenomeno non tende a diminuire di dimensioni ma bensì si rimpolpa. La realtà transalpina dei Cryopsis è a questa corrente di pensiero che si rifà e visto che sul finire degli anni Novanta vantava già un demo all'attivo "Illusion Of Light" non manca di maturità. La mente del progetto datasi il titolo di The Entity ha da poco rilasciato una nuova versione del debutto "Veils Of Psychotic Chaos" rimasterizzata e con l'aggiunta di bonus track, tre delle quali estratte dal non rilascito mini "Perception Of Light" per un totale di oltre un'ora di musica. Supportato nel proprio lavoro da Corrosive Bob dei Symbyosis, ATNG dei Kristendom ("Pool Of Putrescence") e Gerom Oslanon per quanto riguarda il reparto vocale, dal tastierista Fabien Labonde presente in "Behind The Mirror" con un'esecuzione solistica e dal chitarrista Olivier Laguerre anche lui in veste di solista in "Ephemeral", offre una prova alquanto sfaccettata che partendo da stilemi death vaga per territori progressivi, melodici in cui la tecnica gioca un suo importante ruolo. Una macchina che non viaggia quasi mai a ritmi esageratamente veloci, sfrutta partiture di batteria di frequente corpose e massicce lasciando che sia il riffing ricercato ma efficace come un pugno in pieno volto a fare il lavoro sporco. Vi ricordate cos'erano capaci di fare i Fear Factory ai tempi di "Obsolete"? Il riuscire a condurre l'ascoltatore attraverso un mondo futuristico dove le macchine prendono il controllo, beh è questa l'impressione che scaturisce impattando con le tracce, molto è dovuto alla voce distorta che imprime una forte inclinazione meccanica alla propria prova, il sound del resto non fa altro che acuirne l'effetto con le incursioni di tastiera di stampo futuristico pari alle volte a delle schegge laser. Non per questo rinuncia ad assestare delle gran legnate quando servono, sarà quindi possibile lasciarsi trasportare in un viaggio ai confini dei nostri giorni per esplorare cosa riserva il futuro con "Ursae Oris" e "Liquid Shadows Of Immaterial Reality", trovarsi in mezzo ad arrangiamenti sinfonici come in "Illusion Of Light" o godersi bastonate più dirette alla "Living Cage" e "Crystallized Enucleation". A quanto pare non pago della quantità di musica e soluzioni che le dodici tracce originali di "Veils Of Psychotic Chaos" regalano all'ascolto, The Entity ha deciso per l'occasione di aggiungerne altre quattro che muovendosi anch'esse su tale stile ne divengono un prolungamento ed evoluzione naturale che si accoglie e assimila nel medesimo modo delle precedenti, non vi è uno stacco così netto da poter creare una rottura del feeling acquisito, vi è però una cura ancor più palese del comparto melodico e dei synth che le rendono un valore aggiunto di quelli che fanno la differenza. La produzione è pulita, permette un buonissimo fruire delle canzoni e una chiara distinzione strumentale, se aveste quindi piacere nell'ascoltare musica che non sia né un old school, né una prova classicamente melodica le varianti che il progetto Cryopsis vi dà l'opportunità di far arrivare al vostro orecchio non potranno che essere di vostro gradimento, per scelta di The Entity il disco è una release in free download che potrete scaricare a quest'indirizzo http://cryopsis.bandcamp.com, un motivo in più per non farsela scappare. Continua a leggere... AYAT - Six Years Of Dormant HatredInformazioni Gruppo: Ayat Anno: 2010 Etichetta: Moribund Records Contatti: non disponibili Autore: ticino1 Tracklist 1. Ilahiya Khinzir! (All Hail Allah The Swine) 2. Fornication And Murder 3. The Fine Art Of Arrogance Part One (The Icon And The Cattle) 4. Collective Suicide In The Boudoir (Feeling Wonderful Tonight) 5. Puking Under Radiant Moonlight (Followed By A Century Long Ejaculation) 6. Misogyny When We Embrace 7. Necronarcos (Tame You Death) 8. Curses! Curses! And Never Sleep... 9. Thousands Of Pissed Motherfuckers... 10. Such a Beautiful Day! (The Exaltation Of Saint Francis) DURATA: 58:17 Divento sempre scettico leggendo di gruppi provenienti da paesi mussulmani. Non chiedetemi perché. Sarà forse a causa delle notizie con titoli cubitali che appaiono nei quotidiani, oppure perché sono uno sporco tradizionalista. Mi è stata data la possibilità di ascoltare e criticare la ristampa dei primi lavori del duo libanese Ayat. Sì, avete letto bene. La formazione proviene dal Libano, uno stato che soffre ancora a causa dei numerosi conflitti che hanno lacerato il paese negli ultimi trent’anni. Il metallaro medio vive male in tali paesi, poiché la musica è considerata come un omaggio alla cultura degli infedeli. L’etichetta avvicina questo gruppo a formazioni come Mayhem, Impaled Nazarene e Judas Priest, ricordando anche le influenze di punk, hardcore e industrial. Dopo il primo ascolto mi domando che droghe abbia preso la persona che ha redatto il testo promozionale. Come se non bastasse, su Metal-Archives vedo che la formazione si definisce black metal. Dopo il primo ascolto mi restarono pochissime impressioni. Sapevo solo di avere sentito una sfilza di riff tendenti all’hardcore, in parte un poco dilettantistici, un drum computer e una sfilza di sampler. Detto questo, eliminiamo il black metal dalla lista dei generi che dovrebbero calzare a questo gruppo. Le parti più metalliche ricordano un poco i tedeschi Totenmond. Il concetto della musica è probabilmente più adatto a un quadro regionale. Mi sbaglierò, ma i testi mi paiono contenere molta critica e politica. Sono della ferma opinione che questo prodotto non è pronto per il grande pubblico, anche se pieno di buona volontà, idee e aggressione. Cari Ayat, grazie per i vostri sforzi. Mi capita raramente di non riuscire ad ascoltare fino in fondo un disco, ma voi siete riusciti a produrre qualcosa che non mi va giù per nulla. Allenatevi ancora un poco, intrattenendo il vostro pubblico di casa che sarà grato per ogni concerto. Aspettate, però, di avere un prodotto maturo, prima di presentarvi al pubblico internazionale. Ah sì, fatemi il favore e non definitevi "black metal". Continua a leggere... THE ALIEN BLAKKInformazioni Autore: Mourning Traduzione: Insanity Formazione Joshua Craig - Chitarra, Tastiera, Voce Aristocrazia ha oggi il piacere d'ospitare il mastermind del progetto The Alien Blakk, l'artista (e non vi è altro modo per definire la sua persona) Joshua Craig. Ciao Joshua, benvenuto sul nostro sito. Come vanno le cose? Tutto bene, grazie per l'intervista. Il primo passaggio che credo sia doveroso dare a chi non conosce la tua realtà è un minimo di informazioni su come sia nata la band quindi lascio a te la parola. The Alien Blakk è nato come idea nel 2005. Avevo alcune canzoni che avrei voluto usare con Ray Herrera (Fear Factory) quando stavamo creando una band ed è finita che non le abbiamo usate. Abbiamo poi creato una band più Rock 'N' Roll e le canzoni più pesanti che stavo scrivendo fuori dalle nostre pratiche si sono evolute da lì. Questo ha dato il via al lavoro per alcuni brani degli Alien. So che sei un appassionato fan di Star Wars, c'è quindi una connessione con la scelta del nome The Alien Blakk? No, ma è una bella domanda! In realtà stavo cambiando il mio nome in Alien Black prima di spostarmi in California per adattarmi a quella strana cultura ma non è mai successo. Alien come nome e Blakk come cognome, penso che sarebbe stato troppo strano. Perciò, l'ho tenuto come nome per la band. Sono passati quattro anni da quando hai rilasciato "Modes Of Alienation", cos'è cambiato? Ho ascoltato da poco il nuovo "Bekoming" e l'impressione è che i toni siano andati inscurendosi, sentore di un malessere passato o di una società costretta a convivere con tempi non proprio splendidi? È successo molto da allora! "Bekoming" è quel processo catartico di me che faccio un patto con il dolore per la morte di mio padre. "Bekoming" è il mio risveglio in un'altra forma di me stesso. Uno nuova scoperta di chi sono ora nella mia vita e della vita stessa. La sofferenza passata è il punto, sì. Ero incapace di farcela in quella situazione in cui mi trovavo e ho lavorato su queste questioni. La maggior parte del mio lavoro è arrivata una volta che quest'album era fatto. Mi sono seduto e ho guardato cosa stavo scrivendo. Ho capito di aver scritto un concept album senza saperlo. Un album ricco di belle composizioni e di ospiti illustri, da Mark Hamill (sì, il Luke Skywalker, chi non ha mai visto la saga di Star Wars non sa cosa si è perso) a Eric A.K. e Craig Nielsen dei Flotsam And Jetsam, Kevin Talley drummer ex e non di ho perso il conto quanti act e il sodalizio con David Ellefson dei Megadeth con cui c'è un'amicizia sin da ragazzi se non erro. Come sono nate queste collaborazioni e come si stabilisce chi è adatto all'una o l'altra traccia? Ci sono anche Deron Miller dei CKY e Donnie Hamby dei Double Drive! Grandi artisti! Ho incontrato Dave alla NAMM Music Conference in California e siamo andati subito d'accordo. Brevemente, Kevin l'ho incontrato tramite il mio avvocato, Donnie tramite Ellefson, Craig l'ho conosciuto quando mi ha chiamato per suonare per un tributo ai Megadeth ma ci siamo incontrati ad un concerto dei Flotsam, A. K. lo conosco perché ho suonato per poco con i Flotsam nel 1996 e Deron l'ho incontrato attraverso James Murphy (Death, Testament) a una cena. Mark Hammil l'ho conosciuto ad un barbecue a casa sua e siamo diventati amici fin da subito. Avevo tutte queste persone che non volevano essere coinvolte nel progetto ed è successo che ho tirato fuori un paio di tracce e hanno detto di essere interessati a collaborare, oppure ho solo detto "Hey, tu fai questo!". Il tuo stile è vario, riesci a convogliare all'interno dei brani più influenze ma quali sono le preferenze musicali di Joshua Craig? Ci sono artisti che ritieni fondamentali e che hanno dato fondamento al modo di creare che t'appartiene? James Hetfield è tutto quello che conosco, davvero. Ho imparato a suonare la chitarra e a cantare dalle sue canzoni. Continuo anche oggi a imparare dai Metallica insegnando ai miei studenti come suonare la musica recente dei Metallica. La musica che crea è profonda e significativa, per cui mi piace. Gli ho detto questo e lui mi ha risposto che era pronto a collaborare con chi sa provare il proprio valore, per cui continuerò a lavorare sperando di collaborare con lui un giorno. Se non dovesse succedere, mi ha ispirato abbastanza da farmi scoccare la scintilla del mio amore per la musica, per cui gli sono comunque grato! Il disco è capace di attrarre sia chi ricerca musica pesante con "The Path", sia chi vuole l'orecchiabile con "Hate Me" e se non si può fare a meno dell'heavy "Runnin' Down A Dream" risolve il problema e non ha cali al proprio interno, com'è stato accolto dalla critica e da chi segue abitualmente la band? Grazie, lo apprezzo davvero. Tutte le recensioni sono state epiche e positive. Ne ho postata qualcuna sulla pagina dei contatti su www.thealienblakk.com. Sono grato alle persone che trovano un'utilità nella musica e nel processo per crearla. È già una ricompensa. I fan sono grandi, abbiamo fatto un tour di quattro settimane per dare un'anteprima dell'album e tutti erano fuori di testa. Sei un mastermind, scrivi, componi, produci, hai una passione per il cinema; possibili collaborazioni per colonne sonore in quell'ambito o un futuro dietro la cinepresa come quello intrapreso da Rob Zombie? In realtà faccio molta musica per videogiochi. Credo sia simile al lavoro per una colonna sonora, per cui non avrei problemi a scrivere colonne sonore e prendere una direzione del genere. Lavorerò sempre con gli Aliek Blakk comunque. Non avrei problemi a fare il regista, sicuramente non avrei problemi a dire come sono o come vorrei le cose, per cui sì, sono sicuro che mi avventurerò in questa direzione quando sarà il tempo. L'essere senza etichetta è un vantaggio quando sforni una release così personale? Pensi si possa venir limitati da un accordo con una label? Ho avuto tre label diverse, tutte che volevano prodotti senza badare troppo al contenuto. Non ho voluto che le label limitassero la mia musica. Ho fatto l'album che volevo fare e, onestamente, anche se l'avessi ascoltato solo io sarei contento. È una lotta fare accordi con certa gente, ma molti di questi si sono accorti che semplicemente non gli avrei dato niente perchè ho rifiutato, per cui mi hanno dovuto resitituire i miei diritti. Possibile che non siano arrivate offerte da un'etichetta "seria" interessata al tuo progetto constatatone il valore? Se non c'è stata la cosa è davvero deludente. Non ho guardato. Ho visto che se trovassi una label potrei pubblicare tre album immediatamente! Sono aperto alle label interessate! La passione ti ha spinto a offrire anche lezioni di chitarra online sul sito personale della band, come ti è venuta l'idea e che consensi ha riscosso? Inizialmente sono stato contattato da Mel Bay (editore di libri) per dare lezioni online. Una al mese per sei mesi fino a che il mio libro venisse pubblicato presentandomi alla loro community. Ho i link di quelle lezioni postati su www.thealienblakk.com nella pagina "lessons". Il mio libro è appena uscito. Sono centoquarantadue pagine ed esce con un dvd di tredici lezioni e un cd di ottantasette tracce. Le lezioni stanno andando alla grande e se qualcuno ne avesse bisogno, sono disponibili e personalizzabili sulla pagina "buy" di www.thealienblakk.com. Quant'è importante per un artista sapersi divincolare nel mare dei media moderni? Penso che bisogna farlo. Tutto sta cambiando e bisogna tenersi aggiornati per adeguarsi e capire di cosa parla la gente C'è qualcosa che ti manca delle decadi passate riguardante il mondo della musica come il ricercare dischi nei negozi (oggi sempre meno affollati) o il semplice acquistarne uno su un consiglio o l'ascolto parziale a casa di un amico? Mi mancano tutte quelle cose. Sfortunatamente la tecnologia di oggi non permetterà mai al passato di proseguire con quel rispetto. Ci sono alcuni negozi di dischi che vendono dvd e videogiochi per essere attinenti ma è quello che è. I consigli degli amici erano sempre grandi, ora ti mandano un'email con un link! I The Alien Blakk andranno in giro per live e quale sarà la formazione in caso? Ci sarà David al basso e Chris Contos alla batteria? I The Alien Blakk faranno concerti, sì. Chris Kontos ha lasciato perchè non poteva impegnarsi per un tour. David è occupato con i Megadeth ora, ma chissà per il futuro. Avrò una nuova line up di persone che sono state sugli album, solo il tempo ci dirà cosa accadrà. Sto parlando con un paio di grandi musicisti ora, per cui saranno musicisti forti e provati, non preoccupatevi! Ringraziandoti per il tempo concessoci e augurandomi che un giorno tu possa suonare anche nella nostra Italia lascio a te la parola per concludere come meglio credi. Apprezzo molto l'opportunità di parlare con voi e i vostri lettori e spero che qualcuno faccia un salto su www.thealienblakk.com e senta qualcosa del nuovo materiale! Oppure andate su Itunes e date un ascolto a un paio di canzoni, grazie a tutti. Continua a leggere... HIROSHAMOUR - OneInformazioni
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