Informazioni
Gruppi: Vader + Melechesh + Sterbhaus + W.I.L.D.
Data: 25/04/13
Luogo: The Theatre, Rozzano, Milano
Autore: Bosj
Avevamo mancato l'occasione di vedere all'opera Piotr Wiwczarek al suo ultimo passaggio nel nord Italia, meno di tre mesi fa, così quando in redazione è arrivato l'invito all'evento del 25 aprile da parte della promotion dei W.I.L.D. (che ringraziamo), considerato che al seguito dei Polacchi, oltre alla formazione francese, ci sarebbero stati nientemeno che i Melechesh, l'occasione era troppo ghiotta per farsela scappare. Tuttavia, prima di entrare nel vivo della serata, è doveroso un discorso iniziale che provi a spiegare — almeno dal mio umilissimo punto di vista di non addetto ai lavori, ma persona qualunque — per quale ragione, davanti a nomi del genere, gli spettatori paganti fossero meno di trenta. Sì, avete letto bene. Trenta persone a vedere i Vader e i Melechesh. Un numero agghiacciantemente basso, però a mio modo di vedere almeno in parte prevedibile per una serie di motivi.
Prima di tutto: la combriccola polacca è passata da queste parti, come accennato in apertura, meno di tre mesi fa. Dettaglio non da poco, considerando il secondo punto: a Milano, la sera del 25 aprile, c'erano tre-dico-tre date heavy. Ai Merdazzini Generali suonavano infatti i Killswitch Engage con altri due gruppi metalcore, e sopratutto al Blue Rose di Bresso si esibivano sei gruppi capitanati da Girlschool, Forgotten Tomb e Isole. Se è vero che chi va a vedere i Killswitch Engage non è certamente l'ascoltatore medio dei Vader, il secondo evento invece era già più "allettante", soprattutto considerando che rispetto a quello in programma al Theatre aveva un enorme vantaggio, che è anche la terza voce di questo elenco: il prezzo. Il live a Bresso, con due gruppi in più e un headliner storico (ok, le Girlschool, ma sono pur sempre in giro da trentacinque anni) costava poco più della metà dei 25€ invece richiesti per Peter e compagni. E venticinque euro (più eventuale tesseramento obbligatorio) per un concerto underground sono proprio tanti; c'è la crisi... Proseguendo, gli stessi gruppi si sono esibiti in terra italica la sera precedente, a Roma (totalizzando centosettanta presenze, a sentire le voci), cancellando così la possibilità di attirare qualcuno dalle regioni del centro Italia. In ultimo, e questa è molto semplicemente questione di Sfiga con la "S" maiuscola, l'evento cadeva in un giovedì di festa e di miracolato bel tempo dopo settimane di pioggia e/o gelo, tipico caso in cui il milanese coglie la palla al balzo e si allontana per il lungo weekend. Eppure, nonostante tutto, nemmeno io mi aspettavo così poca affluenza, e vedere il locale a tal punto impunemente vuoto mi ha rattristato, perché in fondo, guardiamo in faccia la realtà: i metallari italiani sono pochi, molti di quei pochi sono pure pigri, e ai concerti "minori" siamo sempre i soliti quattro stronzi.
Poco importa che il thrash/death, molto death e mediamente poco thrash, dei W.I.L.D. (ex Wild Karnivor) faccia la sua porca figura sul palco e che il quartetto d'oltralpe si sia speso con convinzione e dedizione nonostante l'inevitabile sconforto dato dall'esibirsi davanti alla sala vuota: il locale non si è riempito. Punto e basta. Eppure i poveri Francesi non si sono persi d'animo e hanno fatto la propria parte, aggiungendo anche una cover di "Slave New World" a metà esibizione, e per ripagare i due (due!) spettatori indefessi che hanno seguito l'intero show da sotto il palco, a fine esibizione sono arrivati a offrir loro una birra. Ah, il buon cuore dei metallari. Date un occhio, o meglio un orecchio, alla formazione di Lille, on stage hanno saputo dire la loro, e hanno accumulato abbastanza esperienza da saper comporre e registrare un album con tutti i crismi come il loro "Agony Of Indecision".
A seguire, ammetto di essermi perso gran parte dell'esibizione degli svedesi Sterbhaus, formazione che non conoscevo assolutamente e che con il primo paio di tracce non è riuscita a catturarmi, facendomi finire all'esterno a scartabellare i dischi della bancarella Punishment 18 (gradita sorpresa della serata) prima che il buon Corrado smontasse e tornasse a casa, visto che dei trenta presenti chi aveva qualcosa da comprare lo aveva già fatto. Per il quartetto di Stoccolma, quindi, mi spiace, ma non ho informazioni da dare, a parte dirvi che suonano thrash/death anche loro, canonico anzichenò, e si presentano sul palco discutibilmente pittati.
È però con il gruppo successivo che la serata prende il volo. I Melechesh, nonostante non abbiano nulla di nuovo da proporre ai propri fan da ormai tre anni, dal vivo sono sempre divertimento assicurato. Rispetto alle mie precedenti esperienze la formazione era rimaneggiata: il turnista al basso non era sicuramente Scorpios e non ho idea di chi fosse (perdonatemi), né Moloch era presente sul palco, si presume a causa della sua avversione ai tour, il che è un peccato, ma il giovane che ne ha fatto le veci, per quanto piuttosto statico (forse timoroso) ha svolto egregiamente le proprie funzioni. E Ashmedi, con il suo piglio perennemente incazzato, magari non bello, ma certamente con quel sapor mediorientale, non si è risparmiato nel pur poco tempo a sua disposizione. Il piri-piri molto poco fedaino della formazione Israeliana, sebbene di israeliano nel momento specifico ci fosse poco sul palco, mantiene gli specifici connotati arabeggianti e non può che divertire con il proprio particolarissimo sound. Poche parole, al di là della grama constatazione "heh, you're not that many", tanta musica: "Ladders To Sumeria", "Triangulr Tattvic Fire" e ovviamente le immancabili "Grand Gathas Of Bahal Sin" e il "piri-piri" per eccellenza, il singolone da classifica sumera "Rebirth Of The Nemesis" dall'ormai non più recentissimo "Emissaries". Proprio con questa hit danzereccia, seguita da un breve ringraziamento, Ashmedi e compagni ci salutano.
Stante la desolazione del luogo, ora che non c'è più nemmeno un banchetto di dischi con cui tenersi occupati, ringrazio Belzebù di avere uno smartphone da qualche settimana e commento i numeri della serata in diretta con i fedelissimi Mourning e Istrice. Inganno così il tempo fino a che le luci si abbassano di nuovo e parte un'intro registrata ad annunciare l'avvento del messaggero del Lato Oscuro per eccellenza. Come già chi li ha preceduti, nemmeno i Vader sono stati favorevolmente colpiti dalla (non) affluenza all'evento, ma nonostante la grama "portata" della serata l'inossidabile Peter non si è perso d'animo: "probabilmente abbiamo più canzoni noi da suonare di quanti siete voi qui stasera... meglio, così possiamo dedicarvene una ciascuno". Tra un brano e l'altro, un assolo e l'altro, una bestemmia e l'altra (una, in particolar modo, cantata quasi baritonalmente e in perfetto accento italiano), maestro Pietro ci porta a scuola per l'ennesima volta. La lezione odierna: come fottersene dei grossi numeri e regalare mazzate ai pochi venuti. Come sempre, aggiungete in calce.
Setlist non lunghissima questa volta, che contiene però un totale di brani che definire tritatutto è eufemistico, da "Black To The Blind" a "Fractal Light" a "Return To The Morbid Reich". Nonostante i numerosissimi cambi di formazione che hanno contraddistinto la creatura polacca nel suo trentennio di esistenza, il sound dei Vader è inconfondibile, così come altrettanto inconfondibili sono la voce e il materiale creato da Peter. Con l'annuncio di un nuovo lavoro in uscita all'inizio dell'anno prossimo, terminata un'ora scarsa di esibizione (stando alle scalette trovate online, concerto ben più breve del solito, ignoro per quale motivo) i quattro lasciano il palco sulle immancabili note della marcia imperiale di Guerre Stellari dopo aver regalato la solita prestazione maiuscola.
A questo punto rimane poco da fare, e con le orecchie distrutte e un po' di tristezza per le sorti concertistiche (e non solo) del nostro Paese, prendo la via di casa.