Informazioni
Gruppo: Dutch Uncles
Titolo: Out Of Touch In The Wild
Anno: 2013
Provenienza: Inghilterra
Contatti: facebook.com/dutchuncles
Autore: Mourning
Tracklist
1. Pondage
2. Bellio
3. Fester
4. Godboy
5. Threads
6. Flexxin
7. Zug Zwang
8. Phaedra
9. Nometo
10. Brio
DURATA: 37:27
I britannici Dutch Uncles non sono un nome nuovo per coloro che seguono con assiduità il movimento indie e la scia "popular" raffinata. I musicisti di Manchester sono già al terzo capitolo con "Out Of Touch In The Wild", che va ad affiancare in discografia il debutto omonimo rilasciato sotto Tapete Records e "Cadenza", prodotto dalla loro attuale etichetta, la Memphis Industries.
Quest'ultimo lavoro ci consegna una band ancora più matura e in grado di gestire le influenze che da tempo trascina con sé: il pregio/difetto del disco riguarda la presenza di caratteristiche ben inquadrabili come le atmosfere alla The Smiths, parti progressive che richiamano i King Crimson non poi così vagamente, sezioni di chitarra in stile Talk Talk e Talking Heads. Viene così generata una strana sensazione di ripetizione costante, mantenendo l'umore dei pezzi su una linea d'onda quasi retta. Perché ho parlato di un pregio/difetto? Ascoltando il disco in maniera disattenta o puramente di compagnia, si può essere ingannati e prendere sottogamba le capacità compositive ed espositive del gruppo inglese. Non peccano infatti di mancanza di personalità e, applicandovi, noterete come i brani siano arrangiati in maniera certosina e come ognuno di essi abbia racchiuso in sé una peculiarità che gli permette di distinguersi all'interno del lotto: che si tratti di uno sviluppo ritmico discontinuo in "Bellio" e "Threads", della brillante giovialità agrodolce di "Fester" (nella quale appare inaspettato il battere delle mani) o del vissuto anni Ottanta contenuto in "Nometo", la band riesce infatti a districarsi egregiamente, muovendosi in un terreno definibile sicuramente pop, ma più che mai distante dalle imposizioni del mercato discografico.
La scaletta di "Out Of Touch In The Wild" presenta un altro paio di canzoni degne di essere menzionate: la vivace ma delicata "Flexxin", che i più attenti avranno già avuto modo d'incrociare dato che è stata messa in download gratuito dai Dutch Uncles e scelta come secondo singolo (il primo era "Fester"), e "Godboy", probabilmente la traccia non più incisiva del lotto, in cui tuttavia si può riscontrare la presenza di tutti gli elementi che hanno sinora dato vita alla musica della formazione.
Posso quindi affermare che per nostra fortuna una parte di questo panorama musicale è ancora desideroso di ribellarsi, facendo sì che escano dei dischi interessanti, qualitativamente importanti e forniti di una eleganza che cozzerebbe palesemente con la visione da "bubble-gum music" che ha marchiato indelebilmente l'ambito pop: "Out Of Touch In The Wild" rientra a pieno merito in tale categoria, motivo per cui, una volta di più, trovo giusto dire "bravi" ai Dutch Uncles e consigliarvene l'ascolto.
Gruppo: Dutch Uncles
Titolo: Out Of Touch In The Wild
Anno: 2013
Provenienza: Inghilterra
Contatti: facebook.com/dutchuncles
Autore: Mourning
Tracklist
1. Pondage
2. Bellio
3. Fester
4. Godboy
5. Threads
6. Flexxin
7. Zug Zwang
8. Phaedra
9. Nometo
10. Brio
DURATA: 37:27
I britannici Dutch Uncles non sono un nome nuovo per coloro che seguono con assiduità il movimento indie e la scia "popular" raffinata. I musicisti di Manchester sono già al terzo capitolo con "Out Of Touch In The Wild", che va ad affiancare in discografia il debutto omonimo rilasciato sotto Tapete Records e "Cadenza", prodotto dalla loro attuale etichetta, la Memphis Industries.
Quest'ultimo lavoro ci consegna una band ancora più matura e in grado di gestire le influenze che da tempo trascina con sé: il pregio/difetto del disco riguarda la presenza di caratteristiche ben inquadrabili come le atmosfere alla The Smiths, parti progressive che richiamano i King Crimson non poi così vagamente, sezioni di chitarra in stile Talk Talk e Talking Heads. Viene così generata una strana sensazione di ripetizione costante, mantenendo l'umore dei pezzi su una linea d'onda quasi retta. Perché ho parlato di un pregio/difetto? Ascoltando il disco in maniera disattenta o puramente di compagnia, si può essere ingannati e prendere sottogamba le capacità compositive ed espositive del gruppo inglese. Non peccano infatti di mancanza di personalità e, applicandovi, noterete come i brani siano arrangiati in maniera certosina e come ognuno di essi abbia racchiuso in sé una peculiarità che gli permette di distinguersi all'interno del lotto: che si tratti di uno sviluppo ritmico discontinuo in "Bellio" e "Threads", della brillante giovialità agrodolce di "Fester" (nella quale appare inaspettato il battere delle mani) o del vissuto anni Ottanta contenuto in "Nometo", la band riesce infatti a districarsi egregiamente, muovendosi in un terreno definibile sicuramente pop, ma più che mai distante dalle imposizioni del mercato discografico.
La scaletta di "Out Of Touch In The Wild" presenta un altro paio di canzoni degne di essere menzionate: la vivace ma delicata "Flexxin", che i più attenti avranno già avuto modo d'incrociare dato che è stata messa in download gratuito dai Dutch Uncles e scelta come secondo singolo (il primo era "Fester"), e "Godboy", probabilmente la traccia non più incisiva del lotto, in cui tuttavia si può riscontrare la presenza di tutti gli elementi che hanno sinora dato vita alla musica della formazione.
Posso quindi affermare che per nostra fortuna una parte di questo panorama musicale è ancora desideroso di ribellarsi, facendo sì che escano dei dischi interessanti, qualitativamente importanti e forniti di una eleganza che cozzerebbe palesemente con la visione da "bubble-gum music" che ha marchiato indelebilmente l'ambito pop: "Out Of Touch In The Wild" rientra a pieno merito in tale categoria, motivo per cui, una volta di più, trovo giusto dire "bravi" ai Dutch Uncles e consigliarvene l'ascolto.