Informazioni
Gruppo: Saratan
Titolo: Martya Xwar
Anno: 2012
Provenienza: Polonia
Etichetta: Massacre Records
Contatti: facebook.com/SaratanBand
Autore: Mourning
Tracklist
1. Taj-e Sahra
2. Mastema
3. Verminous Disease
4. Ba'al Zevuv
5. Silent Sound Of Mourning
6. The Sacred Path Of Martya Xwar
7. God That Disappears
8. Asmodea
DURATA: 37:01
L'appuntamento con i polacchi Saratan è diventato abituale, è la terza volta difatti che ho il piacere di scrivere del trio polacco che seguo sin dal debutto "The Cult Of Vermin" e che nel corso di quattro anni, dal 2008 al 2012, ha apportato continui cambiamenti nel sound di base, tanto che il finire dell'anno passato ci ha donato "Martya Xwar", un album che suona decisamente distante da quanto prodotto in precedenza. Si è partiti guidati palesemente dagli influssi old school Bay Area, si è guardato avanti perseguendo la strada impostata dalla vecchia guardia, facendo però filtrare modelli "core" al proprio interno e adesso? Adesso sembra sia giunto il momento di modernizzare, rendere gelida e asettica la situazione, suonando un thrash dalle parvenze death e industrial.
Non so realmente quale sia stato il pensiero che ha condotto i due musicisti fondatori — Jarek Niemiec (voce e basso) e Adam Augustynski (chitarra), da "Antireligion" coadiuvati da Michal "Ragnar" Stefanski (batteria) — a decidere di puntare su questo tipo di svolta, ciò che posso asserire è che si riconfermano una band affidabile. Non sono dei maestri, ma dei buoni operai che il loro mestiere lo svolgono senza creare chissà quale mirabolante prestazione, tuttavia sinora non hanno mai deluso. Altra evidente scia stilistica che percorre la nuova veste dei Saratan è quella legata alle movenze orientaleggianti, il lavoro nel suo complesso è infoltito di reminiscenze di tale sembianza palesate nei due strumentali posti in apertura ("Taj-e Sahra") e chiusura ("Asmodea") collegati fra loro, ascoltandoli attentamente ne capirete il motivo. Inoltre le linee piacevolmente intrusive della cantante Karolina Sumowska-Hocyk in "Ba'al Zevuv" e le melodie insite in "The Sacred Path Of Martya X War" sono ulteriori manifestazioni della scelta intrapresa. Una scelta rischiosa, eppure non del tutto errata, sulla quale però avrebbero potuto lavorare di più, magari estendendone l'importanza e arricchendo proprio l'ambito melodico, invero un po' scarno e incapace d'incidere in maniera decisiva, tant'è che il brano in cui se la cavano meglio è "God That Disappears", più secco e diretto, rivolto a centrare il bersaglio mettendo i fronzoli di lato.
Eppure a tratti i Saratan sanno essere quasi ipnotici e dai toni inaspettatamente oscuri come avviene internamente a una "Silent Sound Of Mourning" adornata da una suadente sezione di piano, d'altro canto si deve tenere conto della prova energica di Jarek — penalizzata però in parte da un'impostazione che rende monotono il canto — e di una produzione forse sin troppo patinata che pare diventi contenitiva. Il songwriting nella sua semplicità avrebbe goduto venendo dotato di una compattezza meno agglomerante, invece è come se un guanto lo stringesse, mollandolo soltanto in alcune circostanze e ciò non permette alle canzoni di offrire quanto potrebbero.
In definitiva il terzo test promuove ancora una volta i Saratan, questi musicisti rischiano continuamente, rendendo difficile prevedere in che modo suonerà il prossimo album, aspetto che da un certo punto di vista ritengo interessante dato che nel thrash sembra ci si sia sin troppo adagiati, favorendo l'ascolto di album prodotti, o riciclati fate voi, a mo' di "fotocopia" e intasando un genere che anche odiernamente possiede delle discrete carte da mettere in tavola. È giunta infatti l'ora di andare oltre ciò che hanno messo in mostra sino a questo momento, alla quarta uscita si pretende che la completa realizzazione di quanto costruito in questi anni abbia finalmente una forma definitiva e dei valori superiori alla media, obbiettivo sicuramente realizzabile. Attendiamo sperando che alla prossima occasione non debba ridefinirli solamente affidabili, la riterrei una amara constatazione d'inconcludenza e sarebbe particolarmente deludente, per questo faccio loro un grosso in bocca al lupo!