Informazioni
Gruppo: Inca Babies
Titolo: Deep Dark Blue
Anno: 2012
Provenienza: Inghilterra
Etichetta: Black Lagoon Records
Contatti: facebook.com/incababies
Autore: Mourning
Tracklist
1. My Sick Suburb
2. But Not This Time
3. Deep Dark Blue
4. Following Jorges
5. Bikini Quicksand
6. Tower Of Babel
7. Monologues Of Madness
8. Endgame Check Out Club
9. The End Of The Blue
10. Sven Hassel v Billy The Kid
11. Slick
12.Some Kinda Reason
13. Please Don't Talk About Me
DURATA: 49:06
Gli Inca Babies sono un gruppo storico della scena post punk/death rock britannica, la cui rinascita avvenuta nel 2007 ci aveva consegnato un album, "Death Message Blues", che, oltre a esprimere al meglio le doti affascinanti della melancolia ottantiana intrisa di "blue", si erge a testamento ultimo dello scomparso bassista Bill Marten, il cui posto è adesso ricoperto da Vincent Hunt. A completare la formazione che ha dato vita al nuovo "Deep Dark Blue" ci sono poi Henry Stafford alla voce e alla chitarra insieme a Rob Haynes dietro le pelli.
È stata una scoperta interessante questa uscita, un viaggio nel passato nel quale vari personaggi e atmosfere anche differenti si sono trovati a presenziare. Vi sono momenti che permettono alle sensazioni gotiche di Bauhaus e Cristian Death di aleggiare, convergendo verso la melancolia del Chris Isaak più poetico, è presente il rock dei Doors e dei Violent Femmes che si fonde con The Cramps e The Birthday Party, è un'onda surf estiva che esprime il lato più grigio perlaceo del ricordo settembrino sognante e costantemente in bilico tra il dolce e l'amaro.
Per descrivere l'album l'aggettivo "suggestivo" credo sia il più adatto, è amichevole, una compagnia che alle volte sembra spalleggiarti, altre invece ti trascina giù come farebbe una bottiglia di whisky dopo una nottata tempestosa. I ritmi sanno velocizzarsi, tenete in considerazione l'apertura affidata a "My Sick Suburb", "But Not This Time" e sul finire la vivace espressione di "Some Kinda Reason", e quietarsi, penso a brani riflessivi quali "Endgame Check Out Club" e Slick". La titletrack invece chissà per quale motivo e assonanza mi ha riportato alla mente "Vultures" degli Offspring, che a sua volta era un bel "furtarello" all'anima di Seattle targata Nirvana, il gruppo di Dexter Holland però avrebbe sicuramente da apprendere dagli Inca Babies come infondere atmosfera e fornire quella tinta "blue" che fa la differenza.
Potrei dilungarmi e dilungarmi su ogni singola canzone, "Tower Of Babel" ad esempio mi fa letteralmente sballare col suo incedere bluesy, è come avere tredici storie dalle quali attingere e da lì costruire il palco su cui metterle in scena. Preferisco invece fermarmi qui e consigliarvi l'ascolto degli Inca Babies di "Deep Dark Blue", augurandovi d'incrociarli dal vivo, è in quell'ambito difatti che potrete apprezzare al meglio il gusto di "vissuto" che la loro musica contiene. Questi veterani non tradiscono le attese, bravi.
Gruppo: Inca Babies
Titolo: Deep Dark Blue
Anno: 2012
Provenienza: Inghilterra
Etichetta: Black Lagoon Records
Contatti: facebook.com/incababies
Autore: Mourning
Tracklist
1. My Sick Suburb
2. But Not This Time
3. Deep Dark Blue
4. Following Jorges
5. Bikini Quicksand
6. Tower Of Babel
7. Monologues Of Madness
8. Endgame Check Out Club
9. The End Of The Blue
10. Sven Hassel v Billy The Kid
11. Slick
12.Some Kinda Reason
13. Please Don't Talk About Me
DURATA: 49:06
Gli Inca Babies sono un gruppo storico della scena post punk/death rock britannica, la cui rinascita avvenuta nel 2007 ci aveva consegnato un album, "Death Message Blues", che, oltre a esprimere al meglio le doti affascinanti della melancolia ottantiana intrisa di "blue", si erge a testamento ultimo dello scomparso bassista Bill Marten, il cui posto è adesso ricoperto da Vincent Hunt. A completare la formazione che ha dato vita al nuovo "Deep Dark Blue" ci sono poi Henry Stafford alla voce e alla chitarra insieme a Rob Haynes dietro le pelli.
È stata una scoperta interessante questa uscita, un viaggio nel passato nel quale vari personaggi e atmosfere anche differenti si sono trovati a presenziare. Vi sono momenti che permettono alle sensazioni gotiche di Bauhaus e Cristian Death di aleggiare, convergendo verso la melancolia del Chris Isaak più poetico, è presente il rock dei Doors e dei Violent Femmes che si fonde con The Cramps e The Birthday Party, è un'onda surf estiva che esprime il lato più grigio perlaceo del ricordo settembrino sognante e costantemente in bilico tra il dolce e l'amaro.
Per descrivere l'album l'aggettivo "suggestivo" credo sia il più adatto, è amichevole, una compagnia che alle volte sembra spalleggiarti, altre invece ti trascina giù come farebbe una bottiglia di whisky dopo una nottata tempestosa. I ritmi sanno velocizzarsi, tenete in considerazione l'apertura affidata a "My Sick Suburb", "But Not This Time" e sul finire la vivace espressione di "Some Kinda Reason", e quietarsi, penso a brani riflessivi quali "Endgame Check Out Club" e Slick". La titletrack invece chissà per quale motivo e assonanza mi ha riportato alla mente "Vultures" degli Offspring, che a sua volta era un bel "furtarello" all'anima di Seattle targata Nirvana, il gruppo di Dexter Holland però avrebbe sicuramente da apprendere dagli Inca Babies come infondere atmosfera e fornire quella tinta "blue" che fa la differenza.
Potrei dilungarmi e dilungarmi su ogni singola canzone, "Tower Of Babel" ad esempio mi fa letteralmente sballare col suo incedere bluesy, è come avere tredici storie dalle quali attingere e da lì costruire il palco su cui metterle in scena. Preferisco invece fermarmi qui e consigliarvi l'ascolto degli Inca Babies di "Deep Dark Blue", augurandovi d'incrociarli dal vivo, è in quell'ambito difatti che potrete apprezzare al meglio il gusto di "vissuto" che la loro musica contiene. Questi veterani non tradiscono le attese, bravi.