Informazioni
Autore: Bosj
Formazione
Guillaume Beringer – Basso, Voce
Mathieu Devigne – Tastiere, Pianoforte
Jonathan – Chitarre
È un'uggiosa mattina di sabato quando incontro via Facebook Guillaume e Mathieu, due delle tre menti alle spalle del progetto atmosferico XCIII, il cui debutto "Like A Fiend In A Cloud" abbiamo recensito un paio di settimane fa. Musica, atmosfera e poesia è ciò che viene mescolato nel loro album. Parliamone...
Ok, prima di tutto: per coloro che non sanno nulla di voi, presentate la band. Chi sono o cosa è XCIII?
Mathieu: Ci siamo formati circa tre anni fa durante gli anni delle superiori.
Guillaume: XCIII è una band avantgarde metal che consta di Mathieu (piano/sintetizzatori), Jonathan (chitarre) e Guillaume (basso e voce).
Mathieu: Non possiamo davvero classificarci in un genere, ma se proprio dovessimo diremmo metal atmosferico.
E di preciso cosa intendete per "avantgarde"? Il vostro è un approccio di gran lunga diverso da quello della "solita" formazione norvegese tendente al black metal.
Mathieu: Non è particolarmente diverso, entrambi (noi a modo nostro) cerchiamo di riproporre un certo tipo di umore e atmosfera. L'obiettivo, penso, sia lo stesso: facciamo musica, e questo è quanto. Sicuramente, tuttavia, non suoniamo allo stesso modo.
Guillaume: Oh, sì, beh, abbiamo influenze black metal, ma sono anche molti altri i generi che ci hanno ispirati. Abbiamo scelto l'etichetta "avantgarde" per definirci, poiché siamo una band ibrida. Perciò vogliamo essere liberi da qualunque etichetta. Il termine "avantgarde" include numerosi stili al suo interno. Ecco perchè troviamo più appropriato parlare di "avantgarde" o "atmosferico", anziché di "black" o "progressive metal", generi definiti ampiamente e con chiarezza.
Non fa una piega. Parlando di libertà dalle classificazioni, come si è svolto il processo di songwriting? Avevate una precisa idea di come avreste voluto che "Like A Fiend In A Cloud" suonasse, quando avete iniziato a comporlo? Cos'è cambiato dal primo demo?
Mathieu: Guillaume, questa è per te... Parli solo della musica o anche dei testi?
Tutto ciò che riguarda l'album, dalla musica alla copertina e alle immagini del libretto: sapevate cosa volevate fin dall'inizio o è stato un processo graduale, passo dopo passo?
Guillaume: Il suono! Il processo di scrittura non è cambiato granché: io ho scritto le strutture e gli altri hanno aggiunto le proprie idee. Inizialmente c'era la volontà di comporre black metal, o tendente tale, ma come ho detto abbiamo un sacco di influenze, così abbiamo semplicemente composto i brani, senza pensare al modo in cui dovessero suonare. È venuto dal cuore. E alcune parti (specialmente quelle di piano) sono state composte addirittura durante le registrazioni. Il che è esattamente ciò che volevamo: un flusso di coscienza, più che qualcosa di già scritto. Per ciò che attiene ai testi, Jonathan ha scritto "Perpetual Place", io "Hibernal Sadness", "Bal Macabre" e "Autumn's Call", e per le rimanenti abbiamo usato poesie di William Blake, Baudelaire e Paul Eluard. Immagino fosse più importante la coerenza all'interno dei nostri testi che non nella nostra musica. Così abbiamo tentato di inserire la nostra storia nel romanticismo del XIX secolo. E quest'idea è anche ciò cui la copertina dovrebbe rimandare. Tuttavia, anche qui c'è qualcosa di indefinito, nascosto nella foschia. È qualcosa di misterioso e pericoloso, in qualche modo, poiché non sai cosa si cela alle sue spalle. Così è la nostra musica, e così è stato il songwriting.
Mathieu: Beh, è stato più che altro un processo graduale, come dici tu. Alcune canzoni, come "Hibernal Sadness", le suoniamo da quando ci siamo conosciuti. In realtà l'idea era quella di suonare insieme solo per qualche live. Tuttavia le canzoni ci piacquero molto, anche se erano ancora abbastanza grezze nella struttura. Il fatto è che ci siamo ritrovati a lavorarci su, e siccome Jo suona la chitarra da parecchio tempo (otto anni, mi pare) e io ho finito il conservatorio, avevamo alcune idee da inserire in questi brani. Alla fine penso che le abbiamo cambiate un po' tutti per portarle a come volevamo che suonassero. E il risultato è stato coerente, il che è abbastanza raro, credo.
È una descrizione molto accurata e adatta, l'album è indubbiamente molto scorrevole e coeso, nonostante le differenze tra le canzoni. A proposito dei testi, che non sono nel libretto: di cosa parlano?
Mathieu: Donne.
Questione spinosa. E cosa dicono delle donne?
Guillaume: [ride], sì, è vero, parliamo un sacco di donne. Sono ciò che io chiamo una perturbazione metafisica. Sono una specie di capolavoro: bellissime da un lato, ma, come ogni pezzo d'arte, molto pericolose dall'altro. Ci mettono di fronte alla nostra condizione umana, che è limitata. Tentiamo di dare un senso alla nostra vita, qualcosa di speciale, qualche cosa che ci elevi a un luogo mistico, chiamalo Nirvana o in qualunque altro modo, non importa. L'importante è che c'è qualcosa, e vogliamo raggiungerlo. Ma non possiamo. Ed è frustrante provare e riprovare, senza mai raggiungere l'obiettivo. Ma con la musica, e all'interno dei testi questi esperimenti, e durante l'intera avventura che è l'album, galleggiamo in qualche tipo di paradiso (in senso non religioso)... Tuttavia, quando la musica termina, questa bellezza scompare! Come nel poema XCIII di Charles Baudelaire ne "I Fiori Del Male", che dice: "Un lampo, poi la notte! - Bellezza fuggitiva".
Approccio interessante... Le donne non sono un soggetto comune nel metal (eccezion fatta per quelle band trendy-adolescenzial-sinfo-gotiche), e avete un modo tutto particolare di trattarne. Molto filosofico e ponderato, mi piace. Tornando di nuovo alla musica ora: avete menzionato "molte influenze", ce ne direste qualcuna? Vi do il la: nella recensione ho scritto che in una canzone come "Autums Call" sento molto del sound di Alcest, sono in errore? E aggiungo: il titolo corretto è "Autumn's Call" o è un riferimento differente che mi sfugge?
Guillaume: Ad esempio, al momento sto ascoltando Bonobo, un progetto trip-hop. Mi piacciono anche Wax Tailor, Massive Attack, Portishead, Dead Can Dance e molti altri. E ho anche ovviamente molte influenze metal: Burzum, Satyricon, Agalloch, Katatonia, Anathema, Porcupine Tree. Alcest e Les Discrets sono sicuramente molto importanti a loro volta. Parlando di Jonathan, il nostro chitarrista, adora Satriani, Vai e artisti simili, e più di ogni altra cosa il blues! Non molto metal, ma è ciò che ci definisce e che ci permette di essere originali, credo. Non sono molte le band metal ad avere influenze al di fuori di questo stesso genere. Sì, è "Autumn's Call".
Esatto, è per questo che faccio sempre questa domanda: è molto interessante vedere che tipo di "radici" ha un determinato album. Magari non si direbbe, ma capita che i gruppi ascoltino musica decisamente differente da ciò che effettivamente suonano; è il vostro caso con il trip-hop, ad esempio, che sicuramente è un genere atmosferico, ma di certo lontano dal metal. Lasciamo rispondere anche Mathieu...
Mathieu: Per quanto mi riguarda, si tratta meno di metal e più di musica classica. E jazz. Queste sono le due influenze per l'intro (anche se potreste avere dei dubbi circa il jazz). Per le rimanenti canzoni, non ho avuto un particolare riferimento. Intendo dire che non ho voluto "suonare come" o "fare le cose come". Ho suonato ciò che trovavo naturale al momento in quei brani. Chiaramente abbiamo tutti delle influenze che prendono parte quando non dominano del tutto il nostro inconscio approccio musicale, e non solo. Ma l'obiettivo superiore era di creare musica che fosse nostra e fare sì che i brani spiccassero per ciò che sono, in modo complesso, ma coerente allo stesso tempo. Si potrebbe chiamare una pianificata improvvisazione.
Guillaume: Penso che prendiamo tutti ciò che più ci piace da ogni genere musicale e finiamo per mettere tutto insieme: violenza e rabbia dal black metal, suoni atmosferici dal trip-hop, suoni freddi e angoscianti dalla wave, e così via. E da lì abbiamo costruito le nostre fondamenta.
E, per quel che posso dire, avete decisamente raggiunto la vostra meta; "pianificata improvvisazione" è una descrizione molto significativa. Mi sposto ora su un tema del tutto differente: all'inizio avete parlato di suonare dal vivo. Si tratta di una parte importante del progetto XCIII? E, conseguentemente, come vi sentite a riguardo del fatto che non avete un batterista?
Guillaume: È una parte importante, ma prima che torniamo a suonare dal vivo dobbiamo studiare le possibilità. Probabilmente proveremo ad esibirci senza un batterista e ad utilizzare dei sample. Sarà molto più facile per noi esplorare il suono e creare un'atmosfera particolare, potendoci concentrare sulle parti melodiche. È molto difficile trovare un batterista che capisca ciò che vogliamo fare e che abbia le abilità tecniche per suonare nel modo in cui vorremmo suonasse. Così abbiamo una forte alchimia tra noi tre e penso che la useremo per preparare qualcosa che ci rappresenti. Vedremo nel prossimo futuro come fare. Ma sì, vogliamo creare uno show unico ed intimo! È parte del processo di "art total".
Mathieu: Beh, era una parte molto importante, all'epoca vivevamo tutti nella stessa città. Ora è molto più difficile incontrarsi, visto che viviamo tutti in differenti... Paesi. Quindi, per il momento, ci concentriamo sull'esplorazione e la comprensione della nostra musica, che in futuro potrà suonare come nell'album, oppure in modo completamente diverso. Non abbiamo intenzione di rimanere in Spagna né in Germania il prossimo anno, e sia Guillaume che io torneremo in Francia e riprenderemo in considerazione di suonare dal vivo solo allora. Circa il batterista, non ne abbiamo bisogno per ora. Magari l'anno prossimo, ma di nuovo, quali potrebbero essere le possibilità offerte dalla drum machine? Si vedrà tutto in base alle nostre folli sperimentazioni.
Quindi al momento siete un gruppo i cui membri sono dispersi per tutta Europa, interessante. Sicuramente rafforzerà le vostre conoscenze personali. L'ultimo paio di domande, poi sarete liberi dalla gabbia di questa intervista. Prima di tutto: siete soddisfatti del risultato di "Like A Fiend In A Cloud"? Sia artisticamente che "criticalmente", per così dire. Com'è stato accolto l'album?
Guillaume: Abbiamo ora quindici recensioni e tutte ci hanno dato ottimi voti o responsi. Penso che l'album abbia fatto una buona impressione. Personalmente sono felice di come sia riuscito, ma c'è ancora una lunga strada da fare. Intendo, se tutto fosse già perfetto ora, non andremmo avanti nella ricerca del suono perfetto. Non sarebbe noioso, se lo avessimo trovato fin dall'inizio? Questo è il primo passo e ora è la nostra ispirazione. Proveremo a fare di meglio e diversamente la prossima volta. Proveremo qualcosa di nuovo, partendo da queste fondamenta! Ascolteremo chi ci dà un'opinione a proposito della nostra musica e prenderemo l'essenza delle loro critiche.
Mathieu: Penso che per entrambi gli aspetti i risultati siano ottimi. Per l'album, abbiamo raggiunto un punto in cui non potevamo immaginare come aggiungere o eliminare qualcosa da un brano senza che questo suonasse poi troppo diverso. Abbiamo tentato di trovare nuovi elementi anche durante le registrazioni, ma penso che alla fine non abbiamo mantenuto nessuno di questi. Ora però che è passato un po' di tempo, ci accorgiamo di nuove cose che avrebbero potuto trovare spazio nei brani. È mutevole. Le critiche per ora sono tutte positive nei nostri confronti. E siamo molto felici di leggerle, alcune essendo molto costruttive. Ma, di nuovo, ciò non significa che le ascolteremo in ogni caso...
È molto onesto e umile da parte vostra, e dal mio punto di vista è il giusto cammino da seguire; in questo modo non potrete che migliorare. E ciò mi porta alla domanda conclusiva. Questa vostra ricerca continua... Quali sono i vostri piani per il futuro?
Guillaume: Sederci tutti assieme e parlare, un sacco. Bere vino. Ubriacarci con la nostra musica! Comporre nuovo materiale e pianificare esibizioni dal vivo. Proveremo anche a rilasciare un'edizione in vinile del disco. Può anche darsi che esca uno split nella prima parte del 2014, ma non c'è ancora niente di certo per ora. Magari scriveremo un breve racconto insieme. Sarebbe divertente e interessante in questo progetto di "art-total": creare un universo a tutto tondo.
Mathieu: Penso che il prossimo futuro sarà soprattutto concentrato sul songwriting. Siamo arrivati alla fine di un ciclo con "Like A Fiend In A Cloud", nel senso che non potevamo aggiungere altri pezzi, o anche solo cambiarne qualche parte, senza che l'intero universo musicale del disco si disgregasse. Quindi saremo di nuovo davanti al foglio bianco, e vedremo cosa fare. Il futuro sarà molto interessante: questi anni ci hanno permesso di evolvere musicalmente, sia suonando insieme che non.
Il progetto XCIII è una creatura in perenne cambiamento, segue il proprio flusso di coscenza, il che è indubbiamente coerente. Ci saremo, dunque, in attesa di novità dal vostro fronte, chissà cosa succederà. Per concludere la chiacchierata, se volete lasciare un'ultima parola ai lettori...
Guillaume: Prima di tutto grazie mille per questa interessante intervista! E ovviamente vorremmo ringraziare tutti coloro che ci seguono e leggono le nostre interviste e ascoltano la nostra musica. Persone che, come noi, sono appassionate e rappresentano indubbiamente un'ispirazione!
Mathieu: Grazie per l'intervista! E ai nostri lettori, dateci qualche feedback riguardo il nostro album o i nostri brani sulla nostra pagina Facebook. Siamo molto interessati a sapere cosa vi è piaciuto oppure no. Presto rianimeremo anche la nostra pagina Twitter, per rendere le cose più facili.
Autore: Bosj
Formazione
Guillaume Beringer – Basso, Voce
Mathieu Devigne – Tastiere, Pianoforte
Jonathan – Chitarre
È un'uggiosa mattina di sabato quando incontro via Facebook Guillaume e Mathieu, due delle tre menti alle spalle del progetto atmosferico XCIII, il cui debutto "Like A Fiend In A Cloud" abbiamo recensito un paio di settimane fa. Musica, atmosfera e poesia è ciò che viene mescolato nel loro album. Parliamone...
Ok, prima di tutto: per coloro che non sanno nulla di voi, presentate la band. Chi sono o cosa è XCIII?
Mathieu: Ci siamo formati circa tre anni fa durante gli anni delle superiori.
Guillaume: XCIII è una band avantgarde metal che consta di Mathieu (piano/sintetizzatori), Jonathan (chitarre) e Guillaume (basso e voce).
Mathieu: Non possiamo davvero classificarci in un genere, ma se proprio dovessimo diremmo metal atmosferico.
E di preciso cosa intendete per "avantgarde"? Il vostro è un approccio di gran lunga diverso da quello della "solita" formazione norvegese tendente al black metal.
Mathieu: Non è particolarmente diverso, entrambi (noi a modo nostro) cerchiamo di riproporre un certo tipo di umore e atmosfera. L'obiettivo, penso, sia lo stesso: facciamo musica, e questo è quanto. Sicuramente, tuttavia, non suoniamo allo stesso modo.
Guillaume: Oh, sì, beh, abbiamo influenze black metal, ma sono anche molti altri i generi che ci hanno ispirati. Abbiamo scelto l'etichetta "avantgarde" per definirci, poiché siamo una band ibrida. Perciò vogliamo essere liberi da qualunque etichetta. Il termine "avantgarde" include numerosi stili al suo interno. Ecco perchè troviamo più appropriato parlare di "avantgarde" o "atmosferico", anziché di "black" o "progressive metal", generi definiti ampiamente e con chiarezza.
Non fa una piega. Parlando di libertà dalle classificazioni, come si è svolto il processo di songwriting? Avevate una precisa idea di come avreste voluto che "Like A Fiend In A Cloud" suonasse, quando avete iniziato a comporlo? Cos'è cambiato dal primo demo?
Mathieu: Guillaume, questa è per te... Parli solo della musica o anche dei testi?
Tutto ciò che riguarda l'album, dalla musica alla copertina e alle immagini del libretto: sapevate cosa volevate fin dall'inizio o è stato un processo graduale, passo dopo passo?
Guillaume: Il suono! Il processo di scrittura non è cambiato granché: io ho scritto le strutture e gli altri hanno aggiunto le proprie idee. Inizialmente c'era la volontà di comporre black metal, o tendente tale, ma come ho detto abbiamo un sacco di influenze, così abbiamo semplicemente composto i brani, senza pensare al modo in cui dovessero suonare. È venuto dal cuore. E alcune parti (specialmente quelle di piano) sono state composte addirittura durante le registrazioni. Il che è esattamente ciò che volevamo: un flusso di coscienza, più che qualcosa di già scritto. Per ciò che attiene ai testi, Jonathan ha scritto "Perpetual Place", io "Hibernal Sadness", "Bal Macabre" e "Autumn's Call", e per le rimanenti abbiamo usato poesie di William Blake, Baudelaire e Paul Eluard. Immagino fosse più importante la coerenza all'interno dei nostri testi che non nella nostra musica. Così abbiamo tentato di inserire la nostra storia nel romanticismo del XIX secolo. E quest'idea è anche ciò cui la copertina dovrebbe rimandare. Tuttavia, anche qui c'è qualcosa di indefinito, nascosto nella foschia. È qualcosa di misterioso e pericoloso, in qualche modo, poiché non sai cosa si cela alle sue spalle. Così è la nostra musica, e così è stato il songwriting.
Mathieu: Beh, è stato più che altro un processo graduale, come dici tu. Alcune canzoni, come "Hibernal Sadness", le suoniamo da quando ci siamo conosciuti. In realtà l'idea era quella di suonare insieme solo per qualche live. Tuttavia le canzoni ci piacquero molto, anche se erano ancora abbastanza grezze nella struttura. Il fatto è che ci siamo ritrovati a lavorarci su, e siccome Jo suona la chitarra da parecchio tempo (otto anni, mi pare) e io ho finito il conservatorio, avevamo alcune idee da inserire in questi brani. Alla fine penso che le abbiamo cambiate un po' tutti per portarle a come volevamo che suonassero. E il risultato è stato coerente, il che è abbastanza raro, credo.
È una descrizione molto accurata e adatta, l'album è indubbiamente molto scorrevole e coeso, nonostante le differenze tra le canzoni. A proposito dei testi, che non sono nel libretto: di cosa parlano?
Mathieu: Donne.
Questione spinosa. E cosa dicono delle donne?
Guillaume: [ride], sì, è vero, parliamo un sacco di donne. Sono ciò che io chiamo una perturbazione metafisica. Sono una specie di capolavoro: bellissime da un lato, ma, come ogni pezzo d'arte, molto pericolose dall'altro. Ci mettono di fronte alla nostra condizione umana, che è limitata. Tentiamo di dare un senso alla nostra vita, qualcosa di speciale, qualche cosa che ci elevi a un luogo mistico, chiamalo Nirvana o in qualunque altro modo, non importa. L'importante è che c'è qualcosa, e vogliamo raggiungerlo. Ma non possiamo. Ed è frustrante provare e riprovare, senza mai raggiungere l'obiettivo. Ma con la musica, e all'interno dei testi questi esperimenti, e durante l'intera avventura che è l'album, galleggiamo in qualche tipo di paradiso (in senso non religioso)... Tuttavia, quando la musica termina, questa bellezza scompare! Come nel poema XCIII di Charles Baudelaire ne "I Fiori Del Male", che dice: "Un lampo, poi la notte! - Bellezza fuggitiva".
Approccio interessante... Le donne non sono un soggetto comune nel metal (eccezion fatta per quelle band trendy-adolescenzial-sinfo-gotiche), e avete un modo tutto particolare di trattarne. Molto filosofico e ponderato, mi piace. Tornando di nuovo alla musica ora: avete menzionato "molte influenze", ce ne direste qualcuna? Vi do il la: nella recensione ho scritto che in una canzone come "Autums Call" sento molto del sound di Alcest, sono in errore? E aggiungo: il titolo corretto è "Autumn's Call" o è un riferimento differente che mi sfugge?
Guillaume: Ad esempio, al momento sto ascoltando Bonobo, un progetto trip-hop. Mi piacciono anche Wax Tailor, Massive Attack, Portishead, Dead Can Dance e molti altri. E ho anche ovviamente molte influenze metal: Burzum, Satyricon, Agalloch, Katatonia, Anathema, Porcupine Tree. Alcest e Les Discrets sono sicuramente molto importanti a loro volta. Parlando di Jonathan, il nostro chitarrista, adora Satriani, Vai e artisti simili, e più di ogni altra cosa il blues! Non molto metal, ma è ciò che ci definisce e che ci permette di essere originali, credo. Non sono molte le band metal ad avere influenze al di fuori di questo stesso genere. Sì, è "Autumn's Call".
Esatto, è per questo che faccio sempre questa domanda: è molto interessante vedere che tipo di "radici" ha un determinato album. Magari non si direbbe, ma capita che i gruppi ascoltino musica decisamente differente da ciò che effettivamente suonano; è il vostro caso con il trip-hop, ad esempio, che sicuramente è un genere atmosferico, ma di certo lontano dal metal. Lasciamo rispondere anche Mathieu...
Mathieu: Per quanto mi riguarda, si tratta meno di metal e più di musica classica. E jazz. Queste sono le due influenze per l'intro (anche se potreste avere dei dubbi circa il jazz). Per le rimanenti canzoni, non ho avuto un particolare riferimento. Intendo dire che non ho voluto "suonare come" o "fare le cose come". Ho suonato ciò che trovavo naturale al momento in quei brani. Chiaramente abbiamo tutti delle influenze che prendono parte quando non dominano del tutto il nostro inconscio approccio musicale, e non solo. Ma l'obiettivo superiore era di creare musica che fosse nostra e fare sì che i brani spiccassero per ciò che sono, in modo complesso, ma coerente allo stesso tempo. Si potrebbe chiamare una pianificata improvvisazione.
Guillaume: Penso che prendiamo tutti ciò che più ci piace da ogni genere musicale e finiamo per mettere tutto insieme: violenza e rabbia dal black metal, suoni atmosferici dal trip-hop, suoni freddi e angoscianti dalla wave, e così via. E da lì abbiamo costruito le nostre fondamenta.
E, per quel che posso dire, avete decisamente raggiunto la vostra meta; "pianificata improvvisazione" è una descrizione molto significativa. Mi sposto ora su un tema del tutto differente: all'inizio avete parlato di suonare dal vivo. Si tratta di una parte importante del progetto XCIII? E, conseguentemente, come vi sentite a riguardo del fatto che non avete un batterista?
Guillaume: È una parte importante, ma prima che torniamo a suonare dal vivo dobbiamo studiare le possibilità. Probabilmente proveremo ad esibirci senza un batterista e ad utilizzare dei sample. Sarà molto più facile per noi esplorare il suono e creare un'atmosfera particolare, potendoci concentrare sulle parti melodiche. È molto difficile trovare un batterista che capisca ciò che vogliamo fare e che abbia le abilità tecniche per suonare nel modo in cui vorremmo suonasse. Così abbiamo una forte alchimia tra noi tre e penso che la useremo per preparare qualcosa che ci rappresenti. Vedremo nel prossimo futuro come fare. Ma sì, vogliamo creare uno show unico ed intimo! È parte del processo di "art total".
Mathieu: Beh, era una parte molto importante, all'epoca vivevamo tutti nella stessa città. Ora è molto più difficile incontrarsi, visto che viviamo tutti in differenti... Paesi. Quindi, per il momento, ci concentriamo sull'esplorazione e la comprensione della nostra musica, che in futuro potrà suonare come nell'album, oppure in modo completamente diverso. Non abbiamo intenzione di rimanere in Spagna né in Germania il prossimo anno, e sia Guillaume che io torneremo in Francia e riprenderemo in considerazione di suonare dal vivo solo allora. Circa il batterista, non ne abbiamo bisogno per ora. Magari l'anno prossimo, ma di nuovo, quali potrebbero essere le possibilità offerte dalla drum machine? Si vedrà tutto in base alle nostre folli sperimentazioni.
Quindi al momento siete un gruppo i cui membri sono dispersi per tutta Europa, interessante. Sicuramente rafforzerà le vostre conoscenze personali. L'ultimo paio di domande, poi sarete liberi dalla gabbia di questa intervista. Prima di tutto: siete soddisfatti del risultato di "Like A Fiend In A Cloud"? Sia artisticamente che "criticalmente", per così dire. Com'è stato accolto l'album?
Guillaume: Abbiamo ora quindici recensioni e tutte ci hanno dato ottimi voti o responsi. Penso che l'album abbia fatto una buona impressione. Personalmente sono felice di come sia riuscito, ma c'è ancora una lunga strada da fare. Intendo, se tutto fosse già perfetto ora, non andremmo avanti nella ricerca del suono perfetto. Non sarebbe noioso, se lo avessimo trovato fin dall'inizio? Questo è il primo passo e ora è la nostra ispirazione. Proveremo a fare di meglio e diversamente la prossima volta. Proveremo qualcosa di nuovo, partendo da queste fondamenta! Ascolteremo chi ci dà un'opinione a proposito della nostra musica e prenderemo l'essenza delle loro critiche.
Mathieu: Penso che per entrambi gli aspetti i risultati siano ottimi. Per l'album, abbiamo raggiunto un punto in cui non potevamo immaginare come aggiungere o eliminare qualcosa da un brano senza che questo suonasse poi troppo diverso. Abbiamo tentato di trovare nuovi elementi anche durante le registrazioni, ma penso che alla fine non abbiamo mantenuto nessuno di questi. Ora però che è passato un po' di tempo, ci accorgiamo di nuove cose che avrebbero potuto trovare spazio nei brani. È mutevole. Le critiche per ora sono tutte positive nei nostri confronti. E siamo molto felici di leggerle, alcune essendo molto costruttive. Ma, di nuovo, ciò non significa che le ascolteremo in ogni caso...
È molto onesto e umile da parte vostra, e dal mio punto di vista è il giusto cammino da seguire; in questo modo non potrete che migliorare. E ciò mi porta alla domanda conclusiva. Questa vostra ricerca continua... Quali sono i vostri piani per il futuro?
Guillaume: Sederci tutti assieme e parlare, un sacco. Bere vino. Ubriacarci con la nostra musica! Comporre nuovo materiale e pianificare esibizioni dal vivo. Proveremo anche a rilasciare un'edizione in vinile del disco. Può anche darsi che esca uno split nella prima parte del 2014, ma non c'è ancora niente di certo per ora. Magari scriveremo un breve racconto insieme. Sarebbe divertente e interessante in questo progetto di "art-total": creare un universo a tutto tondo.
Mathieu: Penso che il prossimo futuro sarà soprattutto concentrato sul songwriting. Siamo arrivati alla fine di un ciclo con "Like A Fiend In A Cloud", nel senso che non potevamo aggiungere altri pezzi, o anche solo cambiarne qualche parte, senza che l'intero universo musicale del disco si disgregasse. Quindi saremo di nuovo davanti al foglio bianco, e vedremo cosa fare. Il futuro sarà molto interessante: questi anni ci hanno permesso di evolvere musicalmente, sia suonando insieme che non.
Il progetto XCIII è una creatura in perenne cambiamento, segue il proprio flusso di coscenza, il che è indubbiamente coerente. Ci saremo, dunque, in attesa di novità dal vostro fronte, chissà cosa succederà. Per concludere la chiacchierata, se volete lasciare un'ultima parola ai lettori...
Guillaume: Prima di tutto grazie mille per questa interessante intervista! E ovviamente vorremmo ringraziare tutti coloro che ci seguono e leggono le nostre interviste e ascoltano la nostra musica. Persone che, come noi, sono appassionate e rappresentano indubbiamente un'ispirazione!
Mathieu: Grazie per l'intervista! E ai nostri lettori, dateci qualche feedback riguardo il nostro album o i nostri brani sulla nostra pagina Facebook. Siamo molto interessati a sapere cosa vi è piaciuto oppure no. Presto rianimeremo anche la nostra pagina Twitter, per rendere le cose più facili.