Informazioni
Gruppo: Black Faith
Titolo: Jubilate Diabolo
Anno: 2013
Provenienza: Italia
Etichetta: Mother Death Productions
Contatti: Facebook - Myspace - Reverbnation - Soundcloud
Autore: Akh.
Tracklist
1. My Walk In The Dark
2. Beyond The Night
3. Seduced By The Evil One
4. Thy Vital Breath
5. Padre Mithra
6. Burnt Flesh Sculptures
7. Black Nocturnal Lithurgy
8. Jubilate Diabolo
DURATA: 44:56
Nati nel 2004 e.v, .gli abruzzesi Black Faith nascono come cover band degli svedesi Marduk, per poi esordire sulla lunga distanza grazie alla romana Mother Death Productions con "Jubilate Diabolo". Cosa ci ritroviamo quindi fra le mani se non un esempio di sano e belligerante Black Metal? Indubbiamente le loro radici si risentono: in certe metriche e nella tonalità vocale risalta l'influenza di Legion, con la sua carica ricca di irruenza e aspra, mentre nel riffing si può notare quanto Håkansson sia stato importante. L'esempio lampante è il brano d'apertura "My Walk In The Dark", chiaro esempio di intransigenza, ma dotato di alcuni arrangiamenti old school; il pezzo fila liscio e mena, pur se detto fra noi è forse il meno intrigante del lotto, complice un secondo riff che riporta in auge una vena Satyricon che a me non piace proprio. A prescindere dai gusti personali comunque è un brano che rimane piacevole.
Data questa partenza, mi aspetterei di intravedere una sorta di Hak-Ed Damm nostrani, invece già con l'avvento di "Beyond The Night" (pezzo che mi ha letteralmente rapito assieme a "Jubilate Diabolo") i tempi rallentano, dopo una sfuriata iniziale emerge una coltre severa e dall'incedere epico svedese che mi ha fatto tornare alla mente gli Allegience, ma con un trasporto maggiore. Una canzone così folgorante dimostra a mio avviso che i Blak Faith non si limitano a "campionare" le personalità altrui, anzi possiedono una componente personale che sa farsi valere, come si evince per tutta la durata del cd. Il riffing invece, per quanto rimanga costantemente all'interno dell'ortodossia B.M., è vincente e coinvolgente, tanto da farmi pensare al termine dell'ascolto che se "Jubilate Diabolo" fosse etichettato come nuova uscita dei Vinterland o disco postumo dei Vergelmer probabilmente avremmo orde di fanatici a proclamarne la bontà.
Mano a mano che i pezzi si sviluppano si nota come i nostri ragazzi ci sappiano proprio fare, grazie a melodie azzeccate inserite in contesti ritmici robusti e che trasudano una sana malignità. Qualunque genere di calo è assente, come provano le seguenti "Seduced By The Evil One" e "Thy Vital Breath", le quali inoltre verificano la buona salute delle mie vertebre, alternando in maniera ottimale parti serrate e altre più cadenzate. La seconda citata, come se non bastasse, evidenzia alcune influenze Dissection nello stacco e un dinamismo pennato.
Ci sono due osservazioni da fare a questo punto: la prima è che la produzione non è di quelle ultra definite o iper lavorata, lasciando così qualche riserva relativa al puro impatto sonoro; paradossalmente questo rafforza ulteriormente il valore delle composizioni, poiché la carica sprigionata è totalmente da attribuire alla qualità della proposta, sia che si parli di scrittura dei brani che degli arrangiamenti intrapresi, i quali a onor del vero mi hanno proprio convinto e preso enormemente. Il secondo punto è che con il passare del tempo l'influenza Marduk si affievolisce, lasciando spazio a pezzi maggiormente inclini allo spirito Italico, in una sorta di miscela fra scuola svedese, Criptum e Funera Edo; in altri accorgimenti invece risento l'incedere dei siciliani Visthia, pur senza quel loro particolare pathos, e "Padre Mithra" ne è la massima rappresentante assieme alla canzone che intitola il disco, altro brano in cui ho sentito l'esaltazione salire su eccellenti livelli.
Anche il lavoro della batteria è da elogiare, poiché — pur mantenendo i dettami della scuola — riesce a far risaltare la qualità delle chitarre, aggiungendo quel quid che fa risultare il tutto invitante e non ripetitivo. Il gruppo quindi sa ben concretizzare le proprie idee e riesce a renderle vincenti grazie a cambi di ritmo e a un'ottima distribuzione di tensione e violenza. Un pezzo terremotante come "Burnt Flesh Sculptures" comunque sa farsi ben volere e ci indica che i Black Faith sono qui per far male, attaccandoci alla gola senza alcuna remora; i giri possiedono sempre quella personalità oscura e incline a un cinismo spietato e privo di fasi di stanca, l'insieme è vario e ben organizzato, anche grazie all'assalto continuo delle metriche vocali, che si adattano perfettamente all'umore musicale, come nel caso di "Black Nocturnal Lithurgy", dove donano una marcia in più, dominando la scena in maniera eccelsa.
Ho già ho introdotto l'impeto classicamente nostrano della conclusiva "Jubilate Diabolo", che in un paragone assurdo, grazie a certe somiglianze nel ritornello, mi ha fatto notare come i Belphegor austriaci (soprattutto quelli degli ultimi tre lavori) potrebbero uscire con le ossa rotte, triturate al cospetto dei Black Faith sia per impeto, sincerità che qualità generale.
Se questo album fosse uscito quindici anni fa in Svezia, verrebbe osannato e incensato da legioni intere di black metaller puri e duri. Qualcuno potrebbe biasimare questa constatazione con argomentazioni ridicole ed evanescenti, ma io vi dico che se amate le sonorità descritte, questo è un lavoro dannatamente competitivo e che saprà elargirvi sangue nero a piene mani. Al di là di tutto questo è veramente un grande album.
La grande cerimonia dei Black Faith è arrivata, giubilate!