Informazioni
Gruppo: Manii
Titolo: Kollaps
Anno: 2013
Etichetta: Avantgarde Music
Provenianza: Norvegia
Contatti: non disponibili
Autore: Akh.
Tracklist
1. Skoddeheim
2. Liv-øydar
3. Likfugl Flaksar
4. Ei Sjæl Som Sloknar
5. Kaldt
6. Endelaust
7. Ei Beingrind I Dans
8. Avgrunns Djuv
DURATA: 39:52
C'erano una volta i Manes... folli, geniali, controversi, inaspettati; poi hanno deciso di continuare il loro percorso divenendo Folli, Geniali, Controversi, Inaspettati, sfondando frontiere musicali impensabili per chiunque altro. A distanza di molti anni Cernunnus (da citare pure la sua partecipazione coi Mysticum, sempre siano lodati!) e Sargatanas si orientano verso sonorità più metalliche e black metal in linea con le origini, utilizzando anche un nuovo logo. Manii diventa di fatto la nuova incarnazione dei Manes; e ovviamente la Avantgarde non avrebbe potuto farsi scappare questo "Kollaps".
L'iniziale "Skoddeheim" ci fa comprendere immediatamente che la malattia dei Nostri non è affatto diminuita e su un tappeto dall'incedere puramente Black Doom, in cui pare di incrociare Black Sabbath e Kyuss, Sargatanas vomita astio come se volesse riempire l'Acheronte, irretendoci con quella brusca pennata in 5/4 che aumenta esponenzialmente il senso di dissesto e smarrimento. Veramente molto affascinanti gli assoli di sottofondo che ricoprono "tesi" musicali non comuni e ricche di tensioni, che talvolta sono arricchite da camei di soffusa elettronica per elargire nuova oscurità.
La seguente "Liv-øydar" ci assicura che i lidi B.M. non vengono dimenticati dai Manii: è una gemma scolpita nel magma del limbo infernale grazie anche all'utilizzo magnetico delle tastiere e degli effetti che riproducono una personalità enorme, disagiata e dannata. Le ombre degli inferi suonano maledettamente più pesanti e inquiete del ruggire puro delle fiamme, inoculandoci spaccati di intimità che è sempre più difficile da riscontrare al giorno d'oggi.
Il lavoro certosino che Cernunnus riesce creare è mozzafiato, è forse l'unico capace di farmi percepire l'altissimo tasso di introspezione dei primi lavori di Burzum, pur se qua è ovviamente assente quella vena selvaggia e assolutamente incontrollata del Conte. Il resto però è su livelli che lo stesso Varg oggigiorno non saprebbe minimamente ripercorrere, come succede nella ipnotica e seducente "Likfugl Flaksar", dove un arpeggio semplice viene affiancato da una linea di chitarra minimale su cui far ascendere la tensione, che implode con effetti devastanti per la psiche, rubando l'anima e rapendo i sensi, facendo percepire chiaramente cosa significhi l'oblio.
Anche la copertina rafforza l'idea di un'atmosfera sospesa, minacciosa, impalpabile e oscura, clima che ritroviamo nelle soventi parti narrate all'interno dei brani come in "Ei Sjæl Som Sloknar", ma è con "Kaldt" che questa sensazione si rafforza grazie a un arpeggio acustico ricco di fluorescenze che ricorda certi Diabolicum, inframezzato da un incedere pacato e burzumiano diviene pura dinamite per le sinapsi. Nella seguente e delirante "Endelaust" invece ogni movimento elargito dai Manii si trasforma un tassello emotivo ad alta concentrazione, ogni arrangiamento è peculiare, mentre pure le schegge impazzite di solerte malignità tendono ad abbassare i toni, divenendo veleno serpeggiante, miasma mefitico, uno spettro malevolo sempre intento a osservarci, gettandoci in una disperazione degna del miglior Edgar Allan Poe.
Questo viaggio trascendente nei meandri del cosmo perverso e ovattato si chiude con "Avgrunns Djuv", tuttavia la sensazione di esasperazione rimane sotto traccia, gli echi di pianoforte e i feedback soffusi pulsano sotto pelle, la doppia cassa (che pare non esserci) resta fortemente impressa. I toni chiaroscuri che vengono sprigionati nell'arco di questi quaranta minuti non si fermano col termine del cd, questo significa solamente che i Manii possiedono una grandezza compositiva degna di pochi altri in circolazione. I richiami alle ombre diminuiscono con difficoltà nella mente e — nonostante sia una torrida mattina estiva — negli occhi ho solamente la visione di ragnatele secolari e sussurri di anime defunte.
Il mio cuore è fermo.