lunedì 19 agosto 2013

DOGS FOR BREAKFAST - The Sun Left These Places

Informazioni
Gruppo: Dogs For Breakfast
Titolo: The Sun Left These Places
Anno: 2013
Provenienza: Italia
Etichetta: Subsound Records
Contatti: facebook.com/pages/Dogs-For-Breakfast/137811169031
Autore: Mourning

Tracklist
1. January 21
2. Cypress Grove blues
3. Father Sea
4. The Lady
5. Vision
6. Last Run
7. Tsaatan
8. Red Flowers
9. Pull The Plug
10. The Chariot Of Death

DURATA: 49:52

I cuneesi Dogs For Breakfast si rifanno vivi ripartendo dalla solida collaborazione con l'etichetta Subsound Records per regalarci l'atteso debutto intitolato "The Sun Left These Places", a tre anni di distanza dall'ep "Rose Lane Was Tucker's Girlfriend", che li vedeva supportati dietro al mixer da Giulio "Ragno" Favero (Zu, Il Teatro Degli Orrori, One Dimensional Man) e al quale partecipò anche Luca T. Mai (Zu e Mombu). Stavolta in fase di missaggio c'è Massimiliano "Mano" Moccia, coadiuvato in due tracce da Gionata Mirai (Il Teatro Degli Orrori e Super Elastic Bubble Plastic).

Il trio piemontese è di quelli che hanno fatto il botto. L'album è una ruvida collisione di più stili amalgamati in maniera tale da disorientare e ossessionare l'ascoltatore: il post-hardcore dei maestri Neurosis e le visioni legate all'ultima versione dei Cult Of Luna vengono sporcati da una coltre che si avvale di caratteristiche dei panorami noise, sludge, psichedelici per aumentare la sua valenza decadente e incatenante. L'esempio lampante è racchiuso nella disturbata e altalenante immagine sonora inglobata in "Vision". I Dogs For Breakfast sono oltranzisti retrò: il calore delle scelte totalmente analogiche fa ribollire come un magma l'ondata "core" che trapela di traccia in traccia. Pezzi come "January 21", "Pull The Plug" e "The Chariot Of Death" ti ustionano con la pesantezza delle chitarre; altri brani, tipo la trilogia infernale posta in fase centrale-prefinale formata da "Last Run", "Tsaatan" e "Red Flowers", invece alimentano un flusso ambientale sulfureo e intossicante apocalittico. Del resto il titolo del disco, "The Sun Left These Places", non è che lasci poi molto spazio alla luce e al sentore di speranza che a essa solitamente viene riconosciuta. Speranza che viene peraltro ulteriormente tramortita e gettata di lato dalla loro versione del classico Delta Blues "Cypress Grove Blues" di Skip James, rivoluzionato e reso affine al mondo lisergico e riottoso della band.

Chiamatelo disagio, chiamatela espressione di accecata frustrazione, usate e nominate le sensazioni emanate da questi ragazzi come meglio credete: ciò che non muterà sarà la voglia di mettere nel lettore il disco e calarvisi dimenticando di possedere dei freni inibitori. Pertanto ve ne consiglio caldamente l'acquisto: è di quelli che valgono.

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