Informazioni
Gruppo: The Moth Gatherer
Titolo: A Bright Celestial Light
Anno: 2013
Provenienza: Svezia
Etichetta: Agonia Records
Contatti: facebook.com/TheMothGatherer
Autore: Mourning
Tracklist
1. The Water That We All Come To Need
2. Intervention
3. A Road Of Gravel And Skulls
4. The Womb, The Woe, The Woman
5. A Falling Deity
DURATA: 44:55
Ho letto in giro molte recensioni prima di dire la mia sui The Moth Gatherer, duo svedese composto da Alex Stjernfeldt e Victor Wegeborn più volte etichettato, a mio avviso malamente, come figlio dei Neurosis e limitato al ruolo di nuova realtà dalle buone capacità, ma pur sempre non paragonabile a quella di Scott Kelly. In tutta onestà ritengo che sia ingeneroso limitare, seppur all'interno di una gabbia d'oro, questi scandinavi, poiché ciò che hanno racchiuso nella loro prima prova discografica intitolata "A Bright Celestial Light" è più di una derivazione dei Neurosis, più di una semplice condivisione di scelte stilistiche con i grandi Cult Of Luna e Breach. Hanno infatti trovato il modo di creare un album non innovativo, ma quantomeno veramente vario e fresco, inserendosi in un mondo ormai totalmente invaso, saturo e devastato da tutti i tipi di atteggiamenti sonori possibili.
Il connubio di sensazioni disturbate e frenetiche che va scontrandosi con le dilatazioni ambient celestiali e melancoliche è una caratteristica che si presenta all'interno dei brani in maniera ciclica, venendo così a crearsi un contrasto emotivo forte e sensato, alle volte reso più intenso dall'impatto dell'entrata in scena della voce. Nell'apertura "The Water That We All Come To Need" e in "The Womb, The Woe, The Woman" in certi frangenti si evoca la solenne figura di Tom G. Warrior, mentre in "Intervention essa diviene inaspettatamente pulita, facendo filtrare una strana teatralità che non so per quale arcano motivo mi ricorda, anche se alla lontana, Lars Nedland (Lazare) nelle sue prove con gli Age Of Silence.
La natura del disco è mutevole, così come le sensazioni che si vanno rincorrendo di passo in passo: collera e dolcezza, ira e solitudine, frenesia e torpore, solo per citarne alcune. Non c'è attimo in cui l'umore instabile non emani sensazioni che diversificandosi esprimono rassegnazione o voglia di viaggiare, utilizzando soluzioni che si tingono di prog-rock o scendendo a patti con l'ambient pura e la psichedelia, offrendo in tal modo il fianco all'ingresso dell'elettronica, tanto che "A Road Of Gravel And Skulls" e "The Womb, The Woe, The Woman" vi porteranno all'orecchio quasi venti minuti di perdizione musicale; un po' come se l'Inferno e il Paradiso decidessero di prendersi una tregua, preferendo banchettare e darsi spazio a vicenda. Non manca proprio nulla, la fine riposta nelle stremanti e angosciose note di "A Falling Deity" pare voler lasciare la situazione in sospeso: la morsa stringe fino quasi a soffocare, ma nell'attimo in cui l'asfissia sembra prevalere ecco arrivare un'improvvisa boccata d'ossigeno sotto forma di melodia, che comunque non riuscirà a tirarci fuori del tutto; rimarremo succubi del pezzo sino alla conclusione.
La personalità è una qualita che — se cercata a tutti costi — rende complicata la vita all'ascoltatore, perché al giorno d'oggi è alquanto difficile stabilire quali siano i canoni per riscontrarla in una band. Se in caso contrario però non la si tenesse in considerazione, si commetterebbe comunque un errore, perché non è vero che chiunque possa suonare come le grandi formazioni e non pagare lo scotto della derivazione. Che cos'è allora che conta davvero? Penso che i The Moth Gatherer, rispetto a molti loro colleghi, diano chiara dimostrazione non solo di avere assorbito la lezione impartita dai grandi del genere, ma anche di conoscere approfonditamente il panorama musicale in cui si collocano, evidenziando di essere in grado di sfruttare tali conoscenze per conferire a "A Bright Celestial Light" una concretezza che difficilmente è riscontrabile in una creatura al debutto. Di certo non è poco e pertanto gli amanti di questo filone si vedranno la lista acquisti allungata ulteriormente: perché farseli mancare? Entrate in loro possesso.