Informazioni
Gruppo: Kings Destroy
Titolo: A Time Of Hunting
Anno: 2013
Provenienza: U.S.A.
Etichetta: War Crime Recordings
Contatti: facebook.com/KingsDestroy
Autore: Mourning
Tracklist
1. Stormbreak
2. The Toe
3. Casse-Tete
4. Decrepit
5. Shattered Pattern
6. A Time Of Hunting
7. Blood Of Recompense
8. Turul
DURATA: 45:31
Ci sono band che fin dal primo album ti fanno capire che potrai continuare a contare su di loro e quindi speranzoso ne attendi le successive uscite. In mezzo alla miriade di ottimi lavori doom prodotti nel 2010 vi era anche quello dei newyorchesi Kings Destroy, "And The Rest Will Surely Perish": il gruppo al tempo mi aveva ben impressionato tanto che ne consigliai, e ne consiglierei tuttora, l'acquisto. Oggi, a distanza di tre anni, ho l'occasione di poter scrivere di "A Time Of Hunting", il loro secondo lavoro in studio.
Sin da subito e senza pormi troppi problemi asserisco che siamo di fronte a un altro disco di buonissima fattura: è palese che il quintetto, in formazione quasi del tutto immutata rispetto alla prima uscita (fatta esclusione del bassista Ed Bocchino, sostituito con Aaron Bumpus), abbia mantenuto in maniera coerente il legame con le basi che lo hanno reso appetibile in passato. Ma con un nuovo piglio: l'ultimo lavoro in generale spinge un po' meno in "direzione metallica", rivolgendo con assiduità lo sguardo verso sonorità più rock.
In più di una circostanza le atmosfere di Steve Murphy rimandano a quelle grunge di band come gli Alice In Chains o, per essere più specifici, a quel suono più pesante e ossessivo dei lavori solisti di Cantrell; per brevi istanti inoltre sembra di poter udire, seppur distanti, echi "tooliani", che coniugandosi al blues / southern e alla rocciosa corporatura doom non fanno altro che arricchire il lavoro presentato in questo "A Time Of Hunting".
La scaletta è equilibrata e priva di anelli deboli: tuttavia, a differenza di quanto accadeva nel loro lavoro precedente, nessun brano si erge prepotentemente al di sopra dei valori offerti dagli altri. Questo può essere dovuto soprattutto alla scelta di mantenere la sezione ritmica a un regime motore dai giri moderati e alla volontà di rendere la proposta più intensa e ampia, a discapito della componente d'impatto diretto quasi del tutto estraniata dal contesto.
I Kings Destroy hanno dato alle stampe un album per soli seguaci sfegatati di questo panorama? Gli appassionati del genere sicuramente non dovrebbero mancare l'ascolto di questo secondo parto degli statunitensi: non credo però si possa relegare un così bel lavoro a una nicchia ristretta di ascoltatori. Non si può pretendere di più da una band che pare avere nel DNA la capacità di garantire musica di qualità e dare soddisfazione dopo aver inserito un loro lavoro in uno stereo.
"Turul" si fa nuovamente strada all'interno dei miei padiglioni auricolari, portando a conclusione il terzo round trascorso in compagnia di "A Time Of Hunting": sono quasi pronto a far a ripartire il lettore per il quarto giro consecutivo. E voi che intenzioni avete?