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lunedì 14 giugno 2010KRIEF DE SOLI - Procul Este, ProfaniInformazioni Gruppo: Krief De Soli Anno: 2010 Etichetta: Endless Winter Autore: Mourning Tracklist 1. Mei Oculus Devorati Sunt Tenebris... 2. Vocis... Imago... Funebris 3. Benedictio Domini Sit Vobiscum DURATA: 46:54 Nuove uscite per la label russa Endless Winter, fra esse vi è anche l'album di debutto della one man band canadese Krief De Soli. L'act composto dal solo Egregoir de Sang si cimenta in un funeral doom claustrofobico e opprimente dove le movenze statiche e ampie la fanno da padrone puntando a sotterrare l'ascoltatore sotto una pesante coltre di grigiore crescente. Tre episodi per quasi quarantasette minuti di musica espansa e priva di vitalità che hanno in comune una spettralità maligna e asfissiante, un lavoro che fa quadrato con le sue poche e sufficienti peculiarità legate al genere per ricreare un muro impossibile da scavalcare, l'animo della titletrack "Mei Oculus Devorati Sunt Tenebris..." n'è buona rappresentazione. Egregoir riesce in più casi a sfoderare una prestazione convincente, soprattutto per quanto riguarda "Vocis... Imago... Funebris", l'intensità schiacciante della traccia è da brivido in alcuni punti, l'uso di quelle poche note di piano a sostegno del riff pachidermico e i synth carichi di malinconia struggente ne fortificano l'evocazione sanguigna delle liriche estratte dall'Apocalisse di San Giovanni così come del resto tutto ciò che verrà decantato proverrà da quel libro. Intrigante il triste entrare della chitarra acustica che da vita a "Benediction Domini Sit Vobiscum" prima che il riffing si tramuti divenendo straziante, lascia ancora una volta alle note imponenti delle tastiere tessere una trama ripetitiva e struggente che prenderà le redini della situazione. L'entrata del piano sul finire del sesto minuto spezzerà quella monotonia andante offrendo una variante che dopo un paio di giri ricompatterà quella sensazione di circolo chiuso sconfortante prima creata, la traccia si conclude con una citazione di burzumiana ispirazione. Come un gatto che gioca col topo, le atmosfere di "Procul Este, Profani" esalano sparuti momenti d'innalzamento morale per poi ricadere in uno solitario giaciglio. Che sia un album di stampo religioso (senza per questo definirlo white visto che non si ha certezza) lo si nota o si potrebbe far collegamento logico già prima d'inserire il cd dall'artwork esterno e interno del booklet che a più riprese ci mostra immagini relative a figure e luoghi sacri mesti e probabilmente fonte da cui attingere per l'ispirazione, le parole emesse ne sono conferma e si prestano alla musica poggiandosi al pari di macigni sulle note cineree. Il Funeral Doom è un genere che, non sfruttando un impatto veloce nè cullandosi su iper produzioni o costruzioni tecniche ricercate, punta sull'emotività di chi si accosta alle release di questo tipo, alle volte anche una prestazione definibile standard può divenire un capolavoro proprio per le atmosfere e la capacità di trasmettere che lo rendono tale. "Procul Este, Profani" ha ciò che serve per farsi piacevolmente apprezzare da chi segue il filone, a ognuno poi andare a scavare in fondo con il proprio io e trovare quello che quest'album può realmente dare, l'ascolto è consigliato. |
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