Informazioni
Gruppo: Abysmalia
Anno: 2009
Etichetta: Self Released
Autore: Mourning
Tracklist
1. Nihil est ab Omni Parte Beatum
2. Wolves among Wolves
3. Breach of Integrity (Argumentum ad Baculum)
4. Iniquity
5. An Epitome of Emptiness
6. The Great White Throne
7. Sons of Perdition
DURATA: 37:20
Duo finlandese che propone un progressive thrash metal moderno, “Quid Humanum Est” è il loro secondo lavoro ancora una volta si autoproducono come per il caso del debut “Portals To Psychotic Inertia”.
Il sound della band è di semplice assimilazione in quanto pulito ed apparantemente molto catchy cosa che sembrerebbe evidenziata dalle aperture nei chorus in clean che rasentano il pop. Ascoltando però bene le sette tracce che compongono il percorso di questo disco si nota come ci sia un lavoro di rifinitura dello stesso (non sempre indovinato) fatto di contrapposizioni vocali, ricerca dell’arrangiamento e soluzioni chitarristiche che lottano per spezzare i classici stilemi del genere cosa che viene messa in mostra in episodi come “Wolves Among Wolves”, ” Breach Of Integrity” o “The Great White Throne”.
Inquity sembra soffrire dell’influenza del metalcore dei Lamb Of God e il clean voice così svenatamente melense purtroppo ne affievolisce la forza d’animo sino a farla diventare un brano che non ha nè di thrash nè di progressivo, bensì strizza l’occhio ad un certo tipo di metal per adolescenti alla ricerca della prima cotta metallica.
Approccio molto diverso quello di “An Epitome Of Emptiness” delicata e alquanto melancolica nel suo scorrere lento e carezzevole, s’inasprirà solo dopo la metà della sua durata senza mai spingere troppo sull’acceleratore lasciando che sia il lato atmosferico a dominarla.
L’album per quanto mostri sprazzi di vitalità artistica o tentativi di virata sonora in corsa purtroppo non decolla mai, la conclusiva e lunga “Sons Of Perdition” è la summa di quello che il duo ha cercato di portarea a compimento senza pieno merito.
Le prove dei singoli peccano in realtà solo nell’amalgamare le direzioni e le scelte prese, strumentisticamente parlando suonano bene, gli assoli sono eseguiti ed incentrati nelle fasi più emotive dei brani ma la voce fa spesso perdere contatto con l’anima degli stessi per il suo harsh poco incisivo o il clean scontato o evitabile.
C’è da rivedere un po’ il tiro ripartendo dalle basi gettate, “Quid Humanum Est” è quindi l’ennesimo punto di via da cui bisogna fissare le idee e puntare ad un terzo lavoro che ne sia l’evoluzione definitiva comprensibile.