Informazioni
Gruppo: Defleshed
Anno: 2002
Etichetta: Regain Records
Autore: Mourning
Tracklist
1. Hand Over Fist
2. Fire in the Soul
3. Friction
4. Warborn
5. Feed on the Fallen
6. Royal Straight Flesh
7. Back for the Attack
8. Blood Brigade
9. Pick Your Poison
10. Dangerous When Dead
11. Brakefailure
DURATA: 32:12
Defleshed, una delle realtà fra le più valide dell’orda made in Sweden, devastatori con il loro salutare death/thrash,un trio d’assoluta qualità che regalò una ventata di personalità con un sound ed una proposta che li rese facilmente riconoscibili creandosi un prorpio trademark.
Molto fu dovuto all’ottimo riffing proposto da Lars Löftven (coadiuvato solo nelle prime release da Kristoffer Griedl), dalla velocità spesso esasperata che Matte Modin riusciva ad imprimere ai pezzi con un drumming a dir poco terremotante e dalla vena ispirata di un Gustaf Jorde che con il suo modo di cantare è impossibile non identificare a primo ascolto.
La loro dote principale fu quella di coadiuvare violenza e approccio catchy tanto da rendere godibili ed orecchiabili anche i pezzi più estremi senza per questo svenderli.
“Royal Straight Flesh” da molti snobbato come il loro disco meno riuscito è il connubio perfetto di queste qualità.
Un album dove vi sono undici pezzi che rimangono in testa perchè oltre essere delle buone composizioni hanno quella vena da tormentone che ti permette di canticchiarle a più non posso.
Si aprono le danze con due fra le loro canzoni più riuscite “Hand Over Fist” e “Fire In The Soul” e già queste basterebbero non come presentazione ma invito a rimetterlo sù un pò di volte per goderselo come si deve.
Feeling, rapidità d’esecuzione , ritmiche thrash spaccaossa, Gustaf che incattivito sfodera la sua voce; uno spettacolo che purtroppo non avrà repliche live.
La titletrack “Royal Straight Flesh” mette in risalto (e come del resto non notarla) la perizia del combo nel creare un pezzo semplice ed accattivante all’inverosimile con un Modin che quando spinge sul pedale dell’acceleratore fa realmente paura.
Il chorus è uno di quelli da cantare sottopalco a squarciagola, e così potrebbe essere per brani come “Friction” o “Breakfailure”.
Altro punto a favore è una produzione che pur essendo pulita e rigorosamente studiata non risulta laccata e non sa di plastificato, al contrario impersonifica il sound svedese nella giusta maniera.
Una di quelle produzioni (così come tutte quelle di questa macchina da guerra) che mi sento di consigliare a chi ama il genere.