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domenica 20 dicembre 2009DARK EMPIRE - Humanity DethronedInformazioni Gruppo: Dark Empire Anno: 2008 Etichetta: Killzone Autore: Mourning Tracklist 1. Eyes Of Defiance 2. No Sign of Life 3. Humanity Dethroned 4. The Forgotten Sin 5. Faded Dreams 6. Salvation Denied 7. Prelude 8. Haunted 9. Possessed (We Are One) 10. Closure DURATA : 55:14 I Dark Empire, formatisi nel 2004 come progetto Power/Speed e reduci dal buon debut “Distant Tides”, hanno pubblicato il loro secondo full-lenght “Humanity Dethroned” nel 2008, evolvendo il loro sound e spingendosi verso sonorità progressive/thrash. Le danze si aprono con “Eyes Of Defiance”, dove le sonorità heavy s’incontrano con un riffing deciso e thrashy.Tutto perfettamente congeniato per partorire un refrain catchy elegantemente eseguito da un Jens Carlsson in splendida forma. Si continua mantenendo ritmi sostenuti, passaggi raffinati s’intersecano con vere e proprie sfuriate violente, cariche d’un’armonia graffiante come la voce di Jens che spinge e si lascia cullare dai momenti di pausa forniti dagli assoli di Matt Moliti (mastermind del project). “The Forgotten Sin” è la song “colosso” sia per durata che per varietà, poichè dentro vi è davvero tutto: thrash, attimi di pura epicità (refrain totally clean) che riconducono su sentieri più consoni al power, assoli tecnico/deliranti e un drumming fremente e costantemente personale. Si lascia spazio ad un classico tempo 4/4 senza grandi variazioni nella successiva e più standard “Faded Dreams”, pezzo più catchy dell’intero platter. Regala emozioni quasi come una ballad, seppur cosciente della sua corposa e robusta base distorta! “Salvation Denied” ed il “Prelude” (strumentale) ci dividono da quella che è definita “The Apparition Sequence” composta dalle ultime tre tracce: “Haunted”, “Possessed (We Are One)” e “Closer”. In questi tre pezzi è racchiusa la parte più violenta, modernista (le prime due) e riflessivo andante (Closer). Devastante soprattutto nella sua seconda fase (Possessed), dove i ritmi accelerano un bel po’ e Moliti azzecca un assolo bello e corposo. Le chitarre s’intrecciano e fanno da ponte/sfogo alla vocalità ancor più graffiante di Carlsson, pronto a sfidare qualsiasi tipo nota. “Closer” accompagna delicatamente l’ascoltatore alla fine di questo viaggio lungo 10 tracce, con un suono delicato nella sua maestosa forza e la chiusura definitiva con poche note di pianoforte. Un disco molto ben curato, arrangiato bene, con gl’innesti di tappeti di tastiera e le armonizzazioni spesso cercate dai chitarristi trovando come unica pecca le harsh vocals di un Matt non sempre in linea con le canzoni. Per certi versi un po’ l’evoluzione fatta dai Nevermore è stata ripresa da questa band che, pur non scimmiottandoli e fornendo una prova personale, ha donato agli amanti del genere un disco di sicuro valore! |
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