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domenica 6 dicembre 2009BLACK SABBATH - ParanoidInformazioni Gruppo: Black Sabbath Anno: 1970 Etichetta: Warner Autore: Mourning Tracklist: 1. War Pigs / Luke's Wall 2. Paranoid 3. Planet Caravan 4. Iron Man 5. Electric Funeral 6. Hand Of Doom 7. Rat Salad 8. Jack the Stripper / Fairies Wear Boots DURATA: 42:00 Parlare di metal in tutte le sue forme e non citare i Black Sabbath è praticamente impresa impossibile, sono stati i pionieri fondamentali per le basi del sound heavy. Hanno trascinato e coinvolto con le loro scelte quelle nuove leve che poi avrebbero creato diramazioni d'esso ma con un marchio ormai impresso indelebile e inconfondibile. Che si suoni classic, doom, thrash, black o altro poco importa, si paga sempre un tributo doveroso a chi a questo modo d'intendere e costruire la musica ha dato i natali (non unici ma probabilmente i più importanti). Nascere alla fine dei sessanta quando ancora i Deep Purple erano in fase d'assestamento post Beatles (ricordate album come "Shades Of Deep Purple", "The Book Of Taliesyn" e "Deep Purple"?), i Led Zeppelin erano portatori sani di blues e la corrente psichedelica e alternativa vedeva emergere definitivamente la follia acida dei Pink Floyd di "Ummagumma" e l'intimismo classico e variegato dei Jethro Tull del carismatico Ian Anderson. In questo calderone artistico i Black Sabbath erano l'alternativa che non t'aspetti. Se il debut omonimo aveva già fatto chiaramente intravedere una band che possedeva uno stampo nettamente più oscuro e un look decisamente meno "allegro" rispetto a quel che girava in tal periodo, è "Paranoid" a lanciare Iommi e soci verso l'Olimpo della musica che diverrà loro fissa dimora. Quelle composizioni così poco ruffiane, dure, dai toni spesso grevi unite alla voce sgraziata di Ozzy hanno un'impatto devastante su chi l'ascolta (immaginate l'effetto che potessero produrre in quel periodo storico). Una vera e propria dose adrenalinica che andava lentamente crescendo sino a saturare e esplodere. Il disco in questione è quello che definire un must è obbligo morale, un riconoscimento come pietra miliare inamovibile, otto tracce che non danno possibilità di replica negativa solo da ascoltare e adorare sino all'ultima nota. Si è detto spesso che i Sabbath non sapessero suonare, quarant'anni e più di onorata carriera costellata sì di alti e bassi ma che ha prodotto gemme d'infinito splendore smentiscono questa vana accusa nei loro confronti. "War Pigs" figlia degli anni in cui fu scritta così psicotica da trip e contestualizzata nel pacifismo andante del periodo, "Paranoid" talmente orecchiabile da diventare una canzone che chiunque di noi penso abbia almeno una volta canticchiato nella vita. Chi non ha mai ascoltato l'onirica "Planet Caravan", elegante compagnia prima che il riffing di "Iron Man" ci conduca in un viaggio che anticipa di oltre un decennio l'era dell'heavy/doom. "Electric Funeral" è l'episodio colmo d'instabilità e delirio, "Hand Of Doom" il primo vero brano che nella sua totalità darà vita allo stile che avrebbe poi partorito realtà del calibro di Candlemass e Count Raven senza sottovalutare la fiorente scena stoner, che cosa suonerebbe se i Sabbath non ci fossero mai stati? Polka? L'unico pezzo che rimane leggermente incollato agli stilemi più "normali" del periodo 60'/70' è "Rat Salad" antecedente alla conclusiva "Jack The Stripper / Fairies Wear Boots" chiaramente dedicata all'uso sfrenato di droghe allucinogene fatto dalla band. Ci sono album su cui non esiste dubbio di sorta, impedimento o il ben che minimo tentennamento nel definirli epocali, "Paranoid" è in maniera cristallinicamente evidente uno di questi, chi non lo conosce si percuota per un simile reato e vada subito a riparare a tale scellerata mancanza. |
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