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lunedì 14 dicembre 2009MARDUK - WormwoodInformazioni Gruppo: Marduk Anno: 2009 Etichetta: Regain Records Autore: Akh. Tracklist 1. Nowhere, No-One, Nothing 2. Funeral Dawn 3. This Fleshly Void 4. Unclosing The Curse 5. Into Utter Madness 6. Phosphorous Redeemer 7. To Redirect Perdition 8. Whorecrown 9. Chorus Of Cracking Necks 10. As A Garment DURATA: 45:59 Tornano all'assalto i Marduk con il loro nuovo "Wormwood", dell'epoca de "La Grande Danse Macabre" è rimasto il solito Hakansson; ma mai come in questo album si avverte odore di cambiamento: dai suoni proposti ai pezzi, allo spessore che si avverte nelle strutture, alla produzione, un cd in cui si evince immediatamente che l'aria all'interno del combo svedese è virata. Questo disco è indubbiamente molto più ragionato rispetto all'ultima epoca in cui presiedeva Legion, quando i nostri avevano avuto un crollo compositivo davvero notevole, qua viceversa si torna ad annusare zolfo e a vedere vivide le fiamme dei gironi infernali, grazie a pezzi che ben si amalgamano fra parti veloci e stacchi di basso (messo ben in evidenza). Basti ascoltare le prime due canzoni del lotto ("Nowhere, No-One, Nothing" e "Funeral Dawn") per capire la direzione intrapresa. "Funeral Dawn" in particolare mi ricorda molto da vicino certe soluzioni degli ultimi Funeral Mist in cui Arioch/Moortus prende in mano le redini della composizione, donando quegli arrangiamenti dal sapore mistico e demoniaco che tanto hanno avvinto nell'ultimo "Maranatha". Non mancheranno comunque pezzi più Marduk oriented votati alla distruzione con "This Fleshly Void", "Phosphorous Redeemer" e "Whorecrown", quest'ultima con un inizio dissonante ed ipnotico unito alla violenza di tempi sparati in blastbeat che mi ha piacevolmente sorpreso. Come sorpreso sono rimasto da pezzi lenti e cadenzati pesanti come lastre mortuarie, in cui le anime dannate esprimono i loro lamenti eterni sotto forma di "Unclosing The Curse", "To Redirect Perdition" e "As A Garment". Altra cosa da menzionare è che finalmente questo pare essere un disco scritto da un gruppo e non da un singolo elemento, ciò gioca a favore della varietà compositiva e dell'efficacia espressiva, donando agli svedesi in questione un'apertura artistica che fino a pochi album fa era impensabile. Vedete come esempio "Into Utter Madness" in cui è tutto il gruppo a far girare il brano con una chiusura di basso assolutamente inedita per Hakansson e soci, stesso vale per "Chorus Of Cracking Necks". Per certi versi questo album mi ha fatto tornare in mente il periodo di "Opus Nocturne", per il suo voler valorizzare più il lato atmosferico e blasfemo rispetto a quello più devastante e violento del gruppo, ridando un alone mortifero e letalmente maledetto alle nuove composizioni. Un lavoro ben composto e amalgamato che ci ridona i Marduk su livelli d'eccellenza, in cui i nostri ritornano a respirare e farci assaporare i fetori maleodoranti delle lande più demoniache, la stagnazione compositiva è un mero ricordo oramai! |
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