Informazioni
Gruppo: King Bong
Titolo: Space Shanties
Anno: 2012
Provenienza: Italia
Etichetta: Moonlight Records
Contatti: facebook.com/kingbongofficial
Autore: Dope Fiend
Tracklist
1. Even 50 Feet Hamsters Have Feelings
2. Of Bong And Man
3. Inhale On Main Street
4. Kilooloogung
5. A. B. Ong
6. Cthulhu
DURATA: 01:03:52
Vi ricordate dei King Bong? Il trio milanese è nostro gradito ospite per la quarta volta, dal momento che in passato il sottoscritto si occupò di "How I Learned To Stop Worrying And Love The Bong" e del successivo "Alice In Stonerland", mentre il nuovo disco "Space Shanties" ci è stato raccontato un paio di mesi fa dal nostro buon Leonard Z. Perché scrivere dunque ancora dello stesso album? E chi lo sa, le ragioni potrebbero essere una miriade, quindi non indugio oltre e passo a introdurvi il nuovo parto dei musicisti nostrani.
"Space Shanties" si presenta come un calderone musicale in cui si mescolano vari ingredienti, come un flusso di ispirazione ad ampio raggio che, nel suo insieme, ci mostra una band consapevole dei propri mezzi e che padroneggia la materia trattata con ardore e maestria. Con "Even 50 Feet Hamsters Have Feelings" e "Kilooloogung" veniamo investiti da influssi di onirica psichedelia astrale che elettrizzandosi produce sfiancanti marce Stoner / Doom capitanate dall'attitudine drogata propria di gente come Bongzilla ed Electric Wizard. L'altra faccia della medaglia è rappresentata da divagazioni lisergiche che ottenebrano i sensi, che annegano la mente nella quiete e nell'acidità di stati di coscienza decisamente alterati.
In pezzi come "Of Bong And Man" e "A. B. Ong" è invece predominante una grezza visceralità di stampo Stoner Rock, la quale viene comunque edulcorata da fughe sessantiane mescolate con influenze tipiche del decennio successivo. Certo, voi obbietterete giustamente che senza le suddette influenze questo tipo di musica di fatto non esisterebbe, ma i King Bong, con "Inhale On Main Street", arrivano addirittura a innestare irriverenti puntate funky, dimostrando così un'ulteriore dose di personalità. La battuta finale di "Space Shanties" è "Cthulhu", traccia che, come a voler mantenere fede al titolo che porta, si apre adornandosi di tratti dall'incedere quasi tribale e ritualistico, per poi immergerci gradualmente in uno scuro pozzo di magma lisergico che sarà il portale verso mondi arcaici e dimensioni aliene: qui viaggeremo a lungo prima di poter assistere all'allineamento stellare che preannuncerà il risveglio del Grande sognatore.
I King Bong, stando a quanto scritto nel libretto del digipak, tengono a farci sapere che il disco è totalmente privo di sovraincisioni di sorta e, in effetti, l'ascolto non smentisce questa affermazione: "Space Shanties" dimostra una spiccata attitudine da jam session, un'enorme, gigantesca jam session completamente strumentale della durata di più di un'ora. Non starò a tirarla tanto per le lunghe, perché torrenti di parole non potranno mai eguagliare il valore di questo album. Il modo migliore per vivere "Space Shanties" è semplicemente chiudere ogni apertura verso l'esterno (occhi compresi), sdraiarsi e lasciarsi annebbiare le sinapsi senza opposizione alcuna.