lunedì 30 settembre 2013

BLISS OF FLESH - Beati Paupares Spiritu


Informazioni
Gruppo: Bliss Of Flesh
Titolo: Beati Paupares Spiritu
Anno: 2013
Provenienza: Francia
Etichetta: Non Serviam Records
Contatti: facebook.com/BLISSOFFLESH -myspace.com/blissofflesh - reverbnation.com/blissofflesh
Autore: Akh.

Tracklist
1. Black Procession
2. Amen
3. Disciple
4. On The Path To Expiation
5. Forgotten Epitaphs
6. Rosary Of Shame
7. Sadistic Abstinence
8. Possessed
9. Pariah

DURATA: 48.50

A quattro anni dall'esordio, tornano i transalpini Bliss Of Flesh grazie all'opera della Non Serviam Records che prosegue il suo percorso qualitativo dopo aver distribuito i Grief Of Emerald. In questo caso ci troviamo di fronte a un'armata che riesce a coniugare tonalità musicalmente e fortemente Death a una spiccata propensione Black per vibrazioni e messaggio. Quest'ultimo è discretamente atipico in quanto critica e sottolinea le tonalità decadenti, morbose e peccaminose insite nel credo di estrazione giudea (visione di cui da lustri sono un ardente e convinto sostenitore) e nel suo principale derivato cristiano, un po' come fatto dal nostrano Macabre Enslaver, pur utilizzando altre soluzioni.

Si parte immediatamente con l'acceleratore pigiato e la melodia di "Black Procession" unita a una ritmica robusta cattura l'attenzione e dimostrare il valore del gruppo, che riesce a unire tecnica e violenza filtrandole attraverso il panno misterico di una "sindone" illusoria su cui costruire catene che lacerano in maniera malata i succubi devoti. Croste di sangue e piaghe fuoriescono continuamente dai solchi dei Bliss Of Flesh, per certi versi richiamando alla memoria i migliori Behemoth di "Evangelion" sia per l'impatto che per la precisione esecutiva. Altre volte invece viene immesso anche lo spirito del Melodic Death Metal di stampo svedese nel gusto di certe armonizzazioni (come succede in "Amen"), ricordandosi sempre però di tenere i ritmi ben più serrati e funebri rispetto agli scandinavi di quella matrice.

Il senso di distruzione e rovina continua con "Disciple" (la più B.M. del lotto) e "On The Path To Expiation", che sembrano veramente non trovare pace, come se Necurat e soci dovessero realmente scardinare il velo paradisiaco che drappeggia il tessuto temporale di Jahvè, per scoperchiare il lato caotico e perfido di una divinità nata e cresciuta per violentare e sodomizzare lo spirito fragile e macilente dei seguaci di Abramo, l'uomo che per primo ha spiritualmente massacrato il suo primogenito in onore del sommo carnefice, innalzando su quell'altare tutto il suo liturgico fanatismo.

Gli attacchi Death Metal sono arrembanti e serrati, la voce gutturale viene coadiuvata da contro-scream che sono un continuo vomitare di brutture e sadismi, su cui la sezione ritmica può far deflagrare le proprie soluzioni ricche di pathos e brutalità; è molto interessante infatti come i francesi riescano a bilanciare le parti melodiche e quelle maggiormente estreme in maniera assolutamente naturale, anzi amplificandone spesso il potenziale grazie all'omogeneità della proposta e alla baldanza artistica del duo Sikkardinal-Pandemic. Spesso inoltre si possono trovare cambi di ritmo all'interno del riff stesso, con crescendo e intensità che riducono i neuroni a una macchina da headbanging, come testimonia la delirante "Rosary Of Shame". Molto valido infine anche il trio di canzoni in chiusura, dove la carica letale non osa diminuire nemmeno nei tempi medio-lenti, avviluppando con un mantello di larve e purulenza estatica ogni momento, ogni secondo. E l'istante è la dimensione in cui sprigionare fedelmente il proprio disprezzo.

Un altro aspetto rilevante sono le dissonanze attraverso le quali avanza la precisa identità di corruzione e malignità che si innesta nelle strutture dei brani e nel loro svolgimento "melodico", evidenziato in alcune parti dall'inserimento del violoncello o di saltuari arrangiamenti di maggior respiro; il pezzo più rappresentativo in tal senso è "Forgotten Epitaphs", con una sede arpeggiata iniziale che si apre a un muro sonoro che è puro godimento. Tutto ciò ben rappresenta il doppio strato che aleggia fra apparenza e scopo, in cui le stigmate non simboleggiano altro che il vincolo sadico, l'epurazione dolorosa della vittima che sacrifica morbosamente il proprio essere, dandosi in pasto ai demoni che fornicano santificati nella propria anima; quest'ultimo componente è sottolineato da inserimenti vocali in stile Attila, dove i richiami alla morte divengono tangibili ed evidenti.

Per comprendere lo stampo di questi ragazzi dovremmo prendere i sopraccitati Behemoth, i migliori Belphegor, la vena più spinta degli Anima Sementis ("Sadistic Abstinence" ne è la riprova, ma senza la loro propensione tastieristica) e la follia dei primi Darkane, Soilwork o dei norvegesi Mirksorg, senza dimenticarsi di quell'impeto scardinante dei polacchi Azarath, ma nonostante i celebri nomi la via intrapresa dai Bliss Of Flesh è preservata dalle derivazioni, risultando fortemente personale e distinguibile, frutto di eccellenti qualità compositive. La cosa importante dopo tanto parlare di spiritualità marcescente e incancrenita è che di fatto i Bliss Of Flesh sono un carro armato che demolisce, una armata selezionata di spiriti guerrieri, dei "crociati" fanatici che purgano con la formula vincente del fuoco, dei mortiferi; una sorta di Immolation europei che costruiscono una carica demoniaca ragionata e lucida, non accettando quindi alcun compromesso o inflessione in nome di una ragione critica che sfocia nei peggiori meandri e legami che l'Uomo abbia mai realizzato.

Credo che i Bliss Of Flesh possano ritagliarsi un notevole spazio fra gli amanti di sonorità Death-Black e sicuramente scaleranno tantissime posizioni fra i dischi usciti in quest'anno volgare, forti di una esaltazione percepibile e di una carica totale.

La via giudea si regge sul peccato e allora peccate e innalzate a gloria chi vi apre la via alla corruzione.

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