Informazioni
Gruppo: Voodoo Highway
Titolo: Showdown
Anno: 2013
Provenienza: Italia
Etichetta: Dust On The Tracks
Contatti: facebook.com/WhoDoHighway
Autore: Mourning
Tracklist
1. This Is Rock'N'Roll, Wankers!
2. Fly To The Rising Sun
3. Midnight Hour
4. Could You Love Me
5. Wastin' Miles
6. Church Of Clay
7. Mountain High
8. Cold White Love
9. A Spark From The Sacred Fire
10. Prince Of Moonlight
11. Till It Bleeds [traccia bonus]
12. Broken Uncles Inn [traccia bonus]
DURATA: 44:54
L'hard rock, quello vero, continua a vivere: i Deep Purple in formazione rimaneggiata, devastata dal lutto di Lord, sono sempre lì; i Black Sabbath non mollano e tornano sulla scena esaltando le masse; gli AC/DC sono inossidabili; gli Uriah Heep fanno ancora sentire la propria voce; e che dire dei Rush, quasi intramontabili? La vecchia guardia non si arrende, ma chi dopo di loro?
In Italia c'è tanta gente che interpreta con passione e dedizione il genere, come non prendere a esempio lampante di creatura nuova, brillante e di classe gli estensi Voodoo Highway? Di sicuro si candidano a coprire quel ruolo. Dopo aver debuttato col botto con l'autoprodotto "Broken Uncle's Inn" nel 2011, il 2013 li consacra a realtà di prima fascia con l'uscita del secondo "Showdown", album stavolta supportato dall'etichetta tedesca Dust On The Tracks.
Sin dal primissimo passaggio nello stereo il disco si è rivelato eccezionale, decisamente fuori portata per tantissimi. Intendiamoci, non è che i ragazzi abbiano scoperto l'acqua calda, la derivazione in primis dai Deep Purple e dagli Uriah Heep, con a seguire vari nomi noti del panorama settantiano, è evidente, ma meno pressante rispetto al passato. La verve e la vitalità degli artisti prendono il controllo della situazione in maniera più caratteristica, soprattutto nell'attimo in cui i pezzi necessitano di una svolta groove maggiore o di una presenza organistico-tastieristica più importante.
La prestazione del chitarrista Matteo Bizzarri, che per l'occasione a quanto sembra si è avvalso di una Fender Stratocaster del 1970 e amplificatori vintage Marshall e Mesa Boogie, è più definita e a tratti distintiva; il cantante Federico Di Marco invece ha messo di lato quella parte adolescenziale che ne rendeva comunque interessante l'operato nel lavoro antecedente, facendo registrare piacevoli note positive. L'assetto ritmico composto da Filippo Cavallini al basso e Vincent Zairo alla batteria e le mani di Alessandro Duò che si muovono sui tasti bianco-neri ci permettono di annotare uno scatto in avanti importante che si identifica in quei due punti elencati poco più su: groove ed entrata in gioco dell'organo e delle tastiere. Nulla è messo lì per caso, ogni singola battuta, scelta d'ingresso e rifinitura s'incastra nel tessuto compositivo magistralmente.
Il gruppo si espone con varietà, proponendo il più classico degli inni al rock in "This Is Rock'N'Roll, Wankers", una "Midnight Hour" che castiga incantando grazie al suo ritornello, "Could You Love Me" nella quale è la voce di Di Marco a finire sugli scudi e la rocciosa "Mountain High". Diviene quindi un gradevolissimo problema indicarvi quali siano le hit dell'album, dato che momenti vuoti e cali di tensione sono assenti. In chiusura di scaletta la versione fornitami dall'etichetta mi permette di ascoltare, in qualità di tracce aggiuntive, due episodi estratti da "Broken Uncle's Inn": "Till It Bleeds" e la traccia che dà il titolo all'album; mossa forse evitabile, che comunque non disturba e permette di prolungare il tempo trascorso in compagnia di questi musicisti.
"Showdown" è pura adrenalina e se la musica lascia il segno, altrettanto fanno la copertina ideata da un signore che di nome fa Storm Thorgerson ("Dark Side Of The Moon" vi dice qualcosa?) e l'ottima produzione curata dalla dysFUNCTION Productions (Eddy Cavazza), capaci di rendere ancora più pregevole il quadro artistico realizzato dai Voodoo Highway.
L'Italia possiede artisti di primo livello? Ascoltate "Showdown" e datevi questa risposta da soli, non avrete certo bisogno del mio aiuto per comprendere che questi cinque ragazzi lo sono.