lunedì 26 marzo 2012

TEMPLE OF DEIMOS - Temple Of Deimos

Informazioni
Gruppo: Temple Of Deimos
Titolo: Temple Of Deimos
Anno: 2010
Provenienza: Italia
Etichetta: Elevator Records
Contatti: myspace.com/templeofdeimos
Autore: Mourning

Tracklist
1. Supertransistor
2. It’s Beautiful When I Die
3. Fields Of Berries
4. More Heavy For A Big Tornado
5. We Don't Know
6. Oh Hellen
7. Talk About Slaughter
8. Ipnotic Impression
9. Senor Bang
10. When The Clown Never Smiles
11. Fleart Impression
12. Gulp Me Down

DURATA: 35:05

Nella vita capita anche di fare figure del cavolo no? Solita notte insonne, giro sui vari "Space" in ascolto, ormai è una piacevole routine che da anni va avanti, incrocio quello dei Temple Of Deimos, un paio di pezzi e via, scatta il messaggio per aprire i contatti, sono talmente "rinco" dal sonno che invio il testo in inglese e la band di dove poteva essere se non italiana (Genova)? Un classico.
Mi risponde gentilmente il cantante Fabio Speranza che altrettanto gentilmente m'informa che il disco è uscito nel 2010 ma me ne invierà ugualmente una copia e poi altre due chiacchiere parlando del più e del meno e di una scena italiana che potrebbe sempre far meglio.
Arrivato il cd lo inserisco, bastano le prime note a farmi saltare all'orecchio l'influenza portante di tutto il platter omonimo: i QOTSA.
Joshua Homme è uno di quei personaggi che una volta entrati in circolo difficilmente te ne liberi, la lezione del suddetto è stata assorbita in maniera efficace e Fabio in compagnia di Federico Olia (basso e voce) e Andrea Parigi (batteria) mette insieme un disco di dodici tracce che ha il pregio di suonare alla grande e il difetto di suonare alla grande in stile primi tre lavori di quella band.
È sin troppo facile identificare in quelle opere il riferimento più netto è però così gradevole il fluire delle note e intanto qui e là appaiono altre presenze come Muse, Foo Fighters, qualcosina di rimando ai Masters Of Reality ad arricchire il piatto.
Momenti più robusti risiedono in "Supertransitor" e "Gulp Me Down", venature spacey e quel pizzico di psichedelia che non guasta mai si fanno strada in "Senor Bang", l'appeal melodico diviene prominente in "Oh Hellen" contrastando gli attimi più scuri di canzoni come "It’s Beautiful When I Die" e "Fields Of Berries", permettendo alla sincera ma devota attitudine che oscilla costantemente fra lo stoner rock più fruibile e frangenti "popular" veri e propri di venir fuori con semplicità.
La voce di Fabio è sottile, flebile in alcune circostanze, decisamente lontana da ciò che solitamente uno s'attende d'ascoltare impiantata su pezzi simili, eppure il suo sporco lavoro lo fa, bisogna solo abituarsi.
Per il resto non ci sono grandi pecche da denotare in "Temple Of Deimos", è un album che mette in mostra una formazione che possiede tutte le carte in regola per far bene, però distaccarsi dalla "casa madre" e fornire un pizzico di personalità propria sarà fondamentale, non è facile ma utile per spiccare il volo ancor più che "limare" alcune ripetizioni di un songwriting di per sé vicino alla maturità.
La lista delle realtà italiane da seguire si allunga ulteriormente, i Temple Of Deimos entrano a farne parte e gli ascoltatori degli act citati nel testo farebbero bene a dedicar loro un po' di tempo e segnarsi questo monicker in attesa di buone nuove sperando giungano a noi in breve tempo.

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