lunedì 25 giugno 2012

HORTUS ANIMAE - Funeral Nation MMXII (CD 2)


Informazioni
Gruppo: Hortus Animae
Titolo: Funeral Nation MMXII CD 2
Provenienza: Italia
Etichetta: Thrash Corner Records
Anno: 2012
Contatti: facebook.com/HortusAnimae - myspace.com/hortusanimae - martyrlucifer.ucoz.net
Autore: Akh.

Tracklist
1. Luciferian Twilight
2. The Bless Of Eternal Bleeding
3. Cruciatus Tacitus
4. Spell & Devotion (Impromptu Op. I)
5. The Melting Idols
6. Even Death Is Useless
7. .
8. Enter
9. A Lifetime Obscurity Pt. 1
10. A Lifetime Obscurity Pt. 2
11. Springtime Deaths
12. Souls Of The Cold Wind
13. Welcome The Godles
14. A Feeble Light Of Hope

DURATA: 01:18:10

Eccoci a visionare la seconda parte del cd ristampato degli Hortus Animae (la scorsa settimana è andata online la recensione al cd 1), finalmente ci troviamo fra le mani il famigerato primo full inedito della band, più il ritorno della loro prima fatica "ufficiale" uscita tempo addietro per la Black Lotus Records ovvero "Waltzing Mephisto", ma innegabilmente è "The MeltingIdols" il materiale che più fa gola a tutti i seguaci del gruppo.

Gli Hortus Animae fin da subito chiariscono che dagli albori la terra di Albione è stata un’influenza precisa e ha donato la tavolozza cromatica per i paesaggi drammatici e gotici già a partire dall’iniziale "Luciferian Twilight", una fantastica cavalcata B.M. in cui chitarra e tastiera si seguono sviscerando melodie toccanti. Nuovamente riescono ad evocarmi le migliori cose prodotte dagli Hecate Enthroned, mentre nella seguente "The Bless Of Eternal Bleeding" pare di udire una fantasmagorica unione fra Black Sabbath e i Cradle Of Filth di "The Principle Of Evil Made Flesh" con una certa dose di passaggi prettamente metallici. Fidatevi però che gli amanti di queste sonorità rimarranno di stucco di fronte all’assalto partorito in questo brano, frutto (maledetto?) venefico di un combo che gia’ sapeva farsi rispettare e con le idee ben chiare in testa, come dimostra il seducente stacco a metà con i suoi legati.

A volte affiora qualche acerbità esecutiva, in particolar modo nelle parti di batteria, ma mai in maniera marchiana e sempre per voglia di dimostrare una passione sfrenata e nessuna volontà di scendere a patti con i propri limiti, al fine di creare qualcosa di superiore a se stessi, ciò si evidenzia nei lunghi assoli o nelle aperture e fughe tastieristiche. C’è tempo anche per brani più classici nella tradizione metal come "Cruciatus Tacitus" in cui il binomio chitarra-basso si invola in cavalcate antemiche fino all’affiorare di liturgiche tastiere che aprono la visione onirica per poi ributtarsi a capofitto in una indiavolata chiusura, nella quale appare in maniera originale uno dei pochi lead "rumoristici" (nel senso di non melodici) del gruppo.

La passione per la melodia di un certo stampo esce forte con "Spell & Devotion (Impromptu Op. I)" e con l'introduzione organistica di "The Melting Idols", vera suite monolitica ed imponente che a volte mi ha riportato a mente soluzione di certi act di rock sinfonico anni '70 di matrice inglese. Si tratta di un'overture di un quarto d'ora in cui fuoriescono le caratteristiche peculiari finora elencate di Martyr Lucifer e soci, il pathos ricreato in certe parti è tangibile e pare strano che questi pezzi siano stati rilasciati solamente a distanza di dodici anni. Molto suadenti sono infatti le soluzioni soliste accompagnate da una sezione ritmica incalzante e viva, mentre le parti di piano introducono soavemente in lidi romantici e decadenti in cui la tensione ed il crescendo giocano ruoli fondamentali all’interno della struttura. In maniera inattesa poi un certo riffing mi riporta alla mente gli sconosciuti ...one,Thousand Children... per poi riappropiarsi dei propri tendaggi Black Dark e chiudere con notevoli intrecci degni dei Tiamat epoca "Wildhoney" (disco assoluto degli svedesi).

A volte mi sono chiesto se ci fosse mai stato un gemellaggio fra gli Hortus Animae e i Soul Grind poichè in due generi differenti mi sono apparsi capaci di generare uno spirito romantico, decadente, furioso e ribelle come raramente ho potuto osservare al di fuori di questi due act. La splendida outro di Bless "Even Death Is Useless" ne è una pietra scolpita e la riprova per il sottoscritto che talento e qualità, per quanto siano generalmente sconosciuti ai più, sono destinati a farsi largo nel tempo e ottenere ciò che spetta di diritto. Questo "The Melting Idols" ne è l’ennesima conferma.

Si approccia così "Waltzing Mephisto" che per certi versi è il lavoro più teatrale di quelli riproposti e forse anche quello in cui il combo fiorentino sopraindicato, assieme ad una verve che sa di Arcturus, fuoriesce esplosivamente in tutta la propria effervescenza. È il caso della eccitante "A Lifetime Obscurity" in cui si ode un'apertura di stampo sinfonico orchestrale da brividi per poi tornare a furoreggiare imperterriti con pennate devastanti ed è dimostrato anche dal semplice fatto che a mio avviso questo è il parto più violento prodotto dalla formazione riminese. Si vedano l'ottima "Springtime Deaths", in cui l'irruenza si riesce a fondere con il mutare delle trame melodiche ricreando le ambientazioni più "nere" e cariche di odio mortifero, e "Welcome The Godless", vero assalto frontale senza mezzi termini, se non addirittura l’apice massimo del gruppo in tal senso.

La manifestazione infatti viene perseguita anche nella terremotante "Souls Of The Cold Wind" in cui affiora spavalda una certa vena Death Black foriera di rovina e morte fino all’intreccio acustico e di piano per poi tornare nuovamente ad intessere soluzioni più Dark Rock, dimostrando lo spirito poliedrico degli Hortus Animae e dimostrandoci per l'ennesima volta la versatilità di questi talentuosi musicisti. Infatti tutta la poesita musicale appare vivida nella conclusiva "A Feeble Light Of Hope" in cui keys settantiane si uniscono a giri di basso e chitarra acustica dal sapore fortemente espressivo e pare realmente di osservare la velatezza di raggi di sole insinuarsi dalla coltre plumbea dei precedenti settanta minuti di oscurità e cattedrali diroccate, dove doccioni in rovina giacevano su selciati dimenticati da tutti, eccetto il libero vento e solitari figuri.

In definitiva vorrei ringraziare la Thrash Corner Records per aver recuperato il materiale edito e non di questa eccellenza di casa nostra. Francamente mi pare superfluo dirvi che se amate sinfonie, drappeggi oscuri e un letale mix di melodie e furia, se adorate anche solamente uno dei gruppi citati in questa lunga analisi: questa ristampa non deve sfuggirvi in nessuna maniera.

Il Culto è Vivo.

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