Informazioni
Gruppo: Blood Ceremony
Anno: 2008
Etichetta: Rise Above Records
Autore: Mourning
Tracklist
1. Master Of Confusion
2. I’m Coming With You
3. Into The Coven
4. A Wine Of Wizardry
5. The Rare Lord
6. Return To Forever
7. Hop Toad
8. Children Of The Future
9. Hymn To Pan
DURATA : 47:58
I Blood Ceremony sono band classic/doom canadese arrivata al debutto nel 2008 con il full-lenght omonimo.
Intrisi di oscurità e misticismo settantiano i ragazzi s’immergono nelle cineree acque tanto care ai primordi del genere definiti da Black Sabbath e Pentagram con il connubbio d’aperture più prog rock e l’uso del flauto a rendere ancor più intensa e vibrante la prova.
Già dall’opener “Master Of Confusion” ci si rende conto di come questa band abbia un amore spassionato per quel sound. Il riffato e lo stile dell’organo ricordano i migliori passaggi della prima creatura sabbathiana, con un’innesto di matrice Deep Purple che esalta i sensi. La voce sicura e accattivante di Alia O’Brien attimo dopo attimo conquista sempre più prendendosi lo spazio dovuto, mai invasiva e perfettamente annessa ad una struttura ben oliata, come suonassero da sempre.
Oltre a cantare Alia ci mette del suo con innesti di flauto andersoniani dando quel tocco a là Jethro Tull che impreziosisce pezzi già validi come “I’m Coming With You”, la strumentale “A Wine Of Wizardry” (estremamente folkish tanto da ricordare i Black Widow),l’andante “Hop Toad” e la nevrotica “Children Of The Future”.
Il disco non ha fasi di stanca: il trio di song che compone la parte centrale “The Rare Lord”,”Return To Forever” e “Hop Toad” si lascia ascoltare piacevolmente conducendoci verso un finale in crescendo che troverà il suo picco in “Hymn To Pan”; l’incedere rilassato e quasi cantilenante di questa composizione sembra volerci indicare proprio la fine di un viaggio e la consegna ad un meritato riposo.
Ci si trova di fronte ad un lavoro derivativo al massimo dove persino le vocals (metriche e stile di cantato) risultano riconducibili a voci ben più conosciute (Ozzy), ma che nella sua semplicità e voglia è capace di far rivivere quei fasti regalando al contempo emozioni nuove.
Un plauso va fatto a Billy Anderson (produttore di gente come Neurosis, Cathedral, High On Fire) che ha ricreato un sound secco e spicciolo, non troppo rindondandante, tanto da donare loro quella giusta parvenza seventies.
Promosso aspettando la maturazione personale con il prossimo album!