martedì 1 dicembre 2009

SEPTIC FLESH - Communion






Informazioni
Gruppo: Septic Flesh
Anno: 2008
Etichetta: Season Of Mist
Autore: Akh

Tracklist
1.Lovecraft’s Death
2.Anubis
3.Communion
4.Babel’s Gate
5.We, The Gods
6.Sunlight Moonlight
7.Persepolis
8.Sangreal
9.Narcissus

DURATA : 38:11



I Septic Flesh sono un gruppo che non ha necessita’ di presentazioni, da sempre alfieri di un Death Metal sinfonico e misticheggiante che ha consolidato nel tempo il suo marchio di fabbrica e questo “Communion” ne è l’ennesima conferma.
Il disco è magniloquente, basti pensare che il gruppo si è avvalso dell’opera della Filarmonica di Praga e del Coro della Repubblica Ceca, il risultato è impressionante per profondita’ di suoni ed arrangiamenti, dove la componente orchestrale è parte fondamentale di tutto il lavoro e ben si amalgama con la prova del combo greco che non lesina certo in potenza ed aggressione.
Cio’ viene messo subito in risalto dal pezzo apripista “Lovecraft’s Death”, un pezzo dall’indubbio fascino, con stacchi da puro head banging (di cui il full leght è veramente ricco) e tempi piu’ serrati, uniti ad orchestrazioni cupe, in cui la voce di Spiros “la voce del Drago”, si manifesta forte e profonda creando l’incipit evocativo che si manterra’ per tutto il cd.
Tutto “Communion” è un’esaltazione alla creativita’, che spesso inserisce pure accenni bizantineggianti, i pezzi si susseguono forti di una personalita’ propria, ogni brano ha le caratteristiche per farsi apprezzare e rimanere incollato nella vostra testa, tutto cio’ si evidenzia pure in quegli stacchi di voce pulita, che non potrai far altro che cantare a squarcia gola (vedi l’esempio di “Anubis”, Sunlight Moonlight” e “Sangreal”), certo non mancano neanche pezzi veloci ed incisivi vedesi la title track, in cui si manifesta come si possano utilizzare i cori senza risultare mosci o solamente epici, ma forti del loro talento, i Septic Flesh si producono in stacchi e ripartenze letali, dove l’orchestra crea incubi musicali degni di nota; anche le successive “Babel’s Gate” e “We, The Gods” fanno affiorare a tratti blast beat uniti ad un riffing di chiarissima matrice Death, al limite del Brutal per l’attitudine immessa.
Ennesima dimostrazione di forza di questo grandissimo gruppo, che ci regala ancora un disco da avere ed ascoltare in continuazione.
Sicuramente, non è uno di quei dischi che rimarranno a prendere la polvere sui vostri scaffali.

Aristocrazia Webzine © 2008. Design by :Yanku Templates Sponsored by: Tutorial87 Commentcute