lunedì 16 gennaio 2012

EBONYLAKE - In Swathes Of Brooding Light


Informazioni
Gruppo: Ebonylake
Titolo: In Swathes Of Brooding Light
Anno: 2011
Provenienza: Inghilterra
Etichetta: Les Acteurs De L'Ombre (LADLO) Productions
Contatti: Facebook - Myspace
Autore: Bosj

Tracklist
1. And From The Seas The Sickening Things
2. I Painted The Suicide Of Neptune
3. The Curious Cave Of Deformities
4. In Swathes Of Brooding Light Skeletal Birds Scratch At Broken Windows
5. Human Mannequin Puppeteer
6. Licking At The Nesting's Of Young Fledglings
7. Amethyst Lung Concerto
8. Within Deepest Red (The Opening Of...)
9. The Theory Of Sexual Carvings
10. A Voice In The Piano

DURATA: 65:30

Avete presente quel disco che inizialmente vi pare fuori luogo, aritmico, incomprensibile e imperscrutabile? Quello che poi, pian piano, comincia ad avere un senso, una forma e più di un significato? Ecco, "In Swathes Of Brooding Light" è un lavoro di tal genere. Dodici anni e nessuna notizia dopo il debutto, riecco gli Ebonylake, o almeno la versione 2011, che dei sette membri originari ne conta ora solo due, Mass (chitarre) e Ophelius (chitarre, voci e tastiere). Viene così ripreso il discorso iniziato nel 1999 con "On The Eve Of The Grimly Inventive", pur con tutti i dovuti aggiustamenti dettati dal lungo lasso di tempo trascorso: nonostante sia innegabilmente diversa la forma, è facilmente percepibile un filo conduttore tra lo ieri e l'oggi di questa formazione, sia nei contenuti che nelle atmosfere di cui si fa portatrice. Un aiuto in questa direzione è dato poi dal fatto che le ultime quattro tracce, quindi quasi la metà del disco, provengano dalla prima demo della band, mai rilasciata, registrata agli Academy Studios nel 1997.
Ritroviamo così la personalissima frenesia, l'incontrastabile nevrosi, il senso disfasico che permea tutto quanto viene registrato su questo piccolo disco.
Ora come allora non c'è omogeneità, nei suoni come nelle strutture: andiamo da brani di poco più di un minuto a complessità da dieci minuti e rotti (peraltro, il brano-interludio da un minuto e poco più è il quinto del platter, così come quinto era anche "An Autumn To Crippled Children", della medesima lunghezza, un minuto e tre quarti, e dalla medesima funzione sul debut; coincidenza?).
Ogni volta che ci sembra di aver scoperto la chiave di lettura di questo lavoro il duo inglese trova il modo di rimescolare le carte in tavola, come nella quasi-titletrack, dal motivo ricorrente e (molto) vagamente catchy, che ad un certo punto, ex abrupto, finisce. Cade nel vuoto. Non c'è un segnale, tantomeno un'attesa da parte dell'ascoltatore. Semplicemente, il suono non c'è più, e siamo già passati ad altro.
O ancora, l'incipit di "Licking At The Nesting...", un effluvio di biascichi e parole dure e graffianti, si tramuta presto in un dolce susseguirsi di tappeti di tastiere e sussurri di matrice ambient ed atmosferica, per poi trascinare l'ascoltatore in... Lo scoprirete voi.
Insomma, l'avantgarde non significa solo cambi di tempo e (apparente) irrazionalità compositiva, questo ormai lo abbiamo ben appreso grazie a certe lezioni norvegesi, ma nemmeno nei momenti più concitati di "Written In Waters" o "In Harmonia Universali" troviamo tali mischioni di spunti e materiali, alle volte addirittura troppo numerosi, tanto da apparire scollegati.
A tutto questo aggiungiamo una produzione "all'inglese", molto fredda e scarna, decisamente non limpida, bensì fosca e un po' troppo uniforme, ma a riguardo non è dato sapere se si tratti di mancanza di mezzi o scelta voluta, seppur considerati i soggetti in questione propendo per la seconda opzione.
Certo è che, andando oltre questo pur non secondario aspetto, la formazione a due denota una maggior coesione e miglior comunione d'intenti, anche nei momenti più "pieni" e barocchi. Se infatti in passato, data l'abbondanza di elementi in studio, poteva dare l'impressione che ognuno suonasse in maniera autonoma ed indipendente, oggi tutto è più funzionale e mirato ad uno scopo preciso: come recita il libretto, dare all'ascoltatore la propria visione del mondo ("no lyrics in the booklet, only our world view"), anche attraverso le numerose righe di testo presenti all'interno di questo.
Luci ed ombre, tutte consapevoli ed architettate, fanno di "In Swathes Of Brooding Light" un ritorno sicuramente interessante e un disco pieno di spunti e di difficilissima assimilazione. Prendetevi il vostro tempo per digerirlo appieno, ma se apprezzate determinate branche metallare, magari le cose più moderne di una certa formazione di Poitiers, prestate un orecchio a ciò che succede dall'altro lato della Manica.

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