Informazioni
Gruppo: Farcry
Titolo: Slaves Of Chaos
Anno: 2012
Provenienza: Ungheria
Etichetta: Grom / Tmina Records
Contatti: facebook.com/farcrymetal
Autore: Mourning
Tracklist
1. Intro
2. Awakening The Stones
3. As They Come
4. The Surgeon
5. Trapped
6. Reflections
7. The Slavestick
8. Perpetual Motion
9. Being Under
10. Homecoming
DURATA: 39:14
Gli ungheresi Farcry li abbiamo già recensiti con il secondo demo "Carnivorous" del 2008, al tempo la band era una discreta realtà con buone carte da giocare, vediamo a distanza di quattro anni da quell'uscita se qualcosa si è davvero mosso. La formazione ha infatti inciso il debutto "Slaves Of Chaos" contenente dieci pezzi di thrash pesante e che come in passato qualche lieve scappatoia in ambito death la mantiene ancora aperta.
La proposta in sé non è particolarmente innovativa, le tracce puntano in maniera palese sulla loro robustezza, sulla componente d'impatto sia nel riffato che nel drumming propenso ad accelerare speditamente per poi offrire partiture più dinamiche e ampie nelle quali far sviluppare le soluzioni solistiche o brevi fughe melodiche, un pezzo come "The Surgeon" è l'ideale rappresentazione di ciò che la tracklist ci mette a disposizione.
Il disco cresce nella seconda metà, a partire da "Reflections" nel quale trova spazio una piccola sezione "sussurata", le dimostrazioni di forza di "Perpetual Motion" e "Homecoming" o l'esecuzione brillante e varia di "The Slavestick" permettono di parlare con sicurezza di netto miglioramento.
In ambito prettamente strumentale e di produzione sono evidenti la cura nello svolgimento della prestazione di Patkós Péter al basso, presente, udibile e chiaramente coinvolto in maniera continua nell'assalto, la discreta interpretazione con richiami lontani a Schuldiner e più vicini all'impostazione di Rob Dukes da parte del cantante e chitarrista Tamás Kiss e una scelta di sound moderna e pulita che premia l'intellegibilità del complesso.
L'unica pecca reale dei Farcry è quella di risultare leggermente "meccanici", alle volte sembra si rinchiudano a riccio all'interno di una gamma di soluzioni che tendono a ripetersi, nulla di disdicevole e che danneggi palesemente il risultato ottenuta, si blocca però seppur in parte proprio quella caratteristica di "scontro" che è fra le doti più importanti di "Slaves Of Chaos".
In chiusura l'angolo della polemica: faccio i complimenti alla Grom/Tmina Records per aver creduto e supportato questi ragazzi, mi chiedo invece come mai una formazione come gli Ektomorf, fra le altre cose probabilmente la più nota fra quelle ungheresi e decisamente impresentabile in più occasioni, riesca a trovare appoggio da grandi etichette, bella storia davvero.
I Farcry non reinventeranno la storia e "Slaves Of Chaos" non sarà un cazzo di capolavoro, è un disco piacevole, molto ben suonato e prodotto, se non siete unicamente old-schooler incalliti e con le date anagrafiche dei lavori poste come scadenza d'acquisto potreste quindi trovarlo interessante, siete voi il target d'ascolto al quale questa formazione si rivolge.