lunedì 26 novembre 2012

CELESTIA + Ater + Malakhor (17/11/2012 @ United Club, Torino)


Informazioni
Gruppi: Celestia + Ater + Malakhor
Data: 17/11/2012
Luogo: United Club, Torino
Autore: Dope Fiend

Nel 1981 Francesco Guccini riferendosi a Bisanzio, nell'omonima canzone, cantava "città assurda, città strana". Parlando meno poeticamente, potrei applicare le stesse parole a Torino: il capoluogo piemontese è un agglomerato urbano tanto superficiale quanto mistico, un luogo in cui un'opera d'arte come la Fontana del Frejus di Piazza Statuto (uno dei monumenti con la valenza più occulta dell'intera area) viene pacchianamente ricoperta di addobbi natalizi, in cui l'antica compartimentazione architettonica romana si fonde con le più obbrobriose costruzioni moderne, in cui a pochi passi dal centro si può scovare un delizioso ed accogliente ristorante siberiano e in cui, a dispetto del traffico insopportabile e delle irritanti fiumane di gente lobotomizzata, il sottosuolo musicale pullula di nero e di progetti di qualità.

Nel giro di pochi mesi, è la terza volta che vi raccontiamo di un evento che ha luogo allo United Club, piccolo ambiente in cui è sempre più spesso possibile assistere a serate molto interessanti. Accompagnato dalla mia fedele compagna (che bisogna ringraziare perchè è a lei che dobbiamo le testimonianze fotografiche che corredano l'articolo) e dopo aver riempito abbondantemente lo stomaco nel sopracitato ristorante siberiano, mi preparo per immergermi ancora una volta nelle nere correnti che sfociano dal palco del locale.


I Malakhor sono il gruppo chiamato a dare inizio allo spettacolo: poco più di sei mesi fa li vidi in azione al Torino Black Metal Pt. II e non mi ci vuole molto per notare che quello che allora era un trio è diventato un quartetto, in virtù dell'aggiunta di un chitarrista. Proprio questo nuovo innesto fornisce un implemento non indifferente al muro sonoro eretto dai musicisti, i quali scaricano senza pietà sull'uditorio bordate di Black Metal aggressivo e senza compromessi. Le oscure e, in più di un'occasione, svedeseggianti note cavate dagli strumenti anneriscono la sala e solleticano le malefiche pulsioni che albergano in molti di coloro che sono accorsi alla serata. La scaletta, con pezzi come "No Mercy For The King", "Malakhor V" e "Red Ice", attinge dal recente EP "Crushing The Ancient Dogma", senza però farci mancare la presentazione di un furiosissimo brano nuovo che, almeno in sede live, macella e tritura tutto quanto trova sul suo passaggio. Mi ritrovo quindi a confermare ancora una volta la spietatezza dei Malakhor sopra il palco, molto bravi!

Gli spessi tendoni coprono il palco, in attesa del cambio della guardia.


Dopo poco tempo sono gli Ater a occupare le postazioni di fronte al pubblico. Il quintetto torinese era già stato ospite delle nostre pagine all'alba dell'uscita del recente bellissimo EP "De Aeterna Tragoedia" (per maggiori informazioni vi rimando alla recensione a cura del sottoscritto) ed ero molto curioso di testare la loro resa dal vivo, dal momento che purtroppo non ne avevo ancora avuto la possibilità finora. La serata è anche importante in quanto, come confermatomi dal frontman Samael è anche una delle prime esibizioni di prova del nuovo batterista. Nonostante alcuni problemi di resa sonora che costringono il gruppo a un soundcheck aggiuntivo poco dopo l'inizio dell'esibizione, i musicisti (Samael in particolar modo) sanno il fatto loro anche sul versante di interazione e sinergia con il pubblico. La performance è infatti incredibilmente energica e distruttiva e, sia i pezzi più recenti come "Kariot" e "Oltre Le Stelle" che quelli più vecchi come "Tramonto" (estrapolato dal precedente full "Oltre La Vetta") saturano l'aria di forza e passionalità selvaggia che si fanno largo all'interno del sistema circolatorio di molti spettatori, provocando un furioso roteare di chiome. Gli Ater si accomiatano con l'esecuzione della trionfale "La Caduta Del Re Di Tebe", pezzo maestoso e più che adatto all'ultima chiusura del sipario prima del termine della serata.

La piccola sala dello United si svuota durante il conclusivo cambio sul palco ma, inspiegabilmente, non si riempirà più molto (più tardi sfogherò la mia consueta vena polemica riguardo questo punto).


L'ultimo gruppo in scaletta sono i Celestia, compagine francese che effettua questa sera l'unica calata in Italia, almeno per quanto riguarda il biennio 2012/2013. E questa volta devo fare un enorme "mea culpa": purtroppo conosco molto poco la band in questione e quindi, perdonatemi, non posso sbilanciarmi troppo nell'affermare di aver riconosciuto un pezzo piuttosto che un altro. Nonostante ciò, vi proporrò ugualmente le mie impressioni. I cinque transalpini, assolutamente scevri da ogni tipo di "agghindamento" riconducibile al classico lato visuale del Black Metal e apparentemente tranquilli e innocui, aprono le danze con un'atmosfera soffusa e malinconica che lascia presto spazio a un sound tagliente con un retrogusto sempre arcaico ed estremamente emozionante. Le note che si diffondono nella sala sono crude ma allo stesso tempo melodiosamente eteree, i Celestia sono dei ciceroni in un viaggio oscuro all'interno di infiniti corridoi consumati da millenni di storia, rifulgenti di luce silvana e immersi in uno spazio insondabile, uno spazio che solo gli occhi dello Spirito possono assaporare. Rimango assolutamente estasiato dalla prestazione del cantante che, in uno stato di lucida trance, sembra esporre il suo disagio, la sua stessa Anima, come se non ci fosse un domani, imprigionato all'interno di una catarsi sensoriale infinita. Un'esibizione da brividi al cui termine, per colmare la mia vergognosa lacuna, mi porto a casa "Frigidiis Apotheosia: Abstinencia Genesiis", il secondo album del gruppo.

Ora posso dar voce alla vena polemica di cui parlavo poco fa: mentre per Malakhor e Ater il pubblico era nutrito (in rapporto alla dimensione dell'evento, è ovvio), durante i Celestia la sala non contava mai più di una ventina di persone al suo interno. Ora, io comprendo bene che le band del posto abbiano le consuete schiere di personali fan (e non vi è nulla di male in tutto ciò, anzi) ma per quale motivo non offrire supporto anche a un gruppo come i francesi che, oltretutto, si sono resi protagonisti di una performance bellissima? In tutta onestà è un atteggiamento che non riesco a comprendere e se penso che, forse, la maggiore qualità introspettiva della musica ha indotto qualcuno ad abbandonare il posto, beh... è qualcosa di immensamente triste.

In ogni caso è arrivato il momento di tornare a casa, stanchi e provati: mi fischiano le orecchie e la cervicale mi invia fin da subito segnali ben poco incoraggianti. Già so che nei prossimi giorni avrò fastidi a collo e schiena ma non me ne preoccupo particolarmente: il viscoso fluido nero che scorre nelle mie vene ribolle di soddisfazione, non potrei davvero chiedere di meglio per questa sera!

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