Informazioni
Gruppo: Across The Rubicon
Titolo: Elegy
Anno: 2007
Etichetta: Rage In Eden
Provenienza: Polonia
Autore: Istrice
Tracklist
1. Soldat Inconnu
2. Shadows and Dust
3. Dogs of War
4. State of Fear
5. The World in Flames
6. Strength and Honour
7. The Rage
8. Death Smiles to Us All
9. The Culture War
10. We Shall Remember
DURATA: 43:31
Trattasi di un progetto senza dubbio interessante per gli amanti della musica marziale quello nato dal sodalizio fra due colossi del martial polacco, Marcin Bachtiak (in arte Cold Fusion) e Robert Marciniak (in arte Rukkanor), collaborazione che nasce come lavorativa (i due sono co-proprietari dell'etichetta Rage In Eden, ex-War Office Propaganda), ma che con Elegy diventa compositiva.
Una premessa, dimenticatevi fin da subito delle atmosfere malinconiche e nostalgiche di "Occupatria" e/o del retrogusto mediorientale di "Deora", poiché "Elegy", primogenito del combo, non è niente di tutto ciò, "Elegy" è un cd marziale fino al midollo.
È un canto di soldati che ci accoglie prima che si scateni il conflitto più completo e che i tamburi entrino prepotentemente in scena. L'atmosfera che si respira in apertura è greve, le percussioni vengono contaminate con l'industrial più aggressivo e con un vasto campionario di samples di battaglia, brevi inserti neoclassici donano al brano un senso di epicità. Il risultato è un amalgama sonora estremamente ricca e stratificata, di grande impatto.
Bisogna aspettare i brani successivi per trovare melodie più articolate, senza che l'album tuttavia venga mai meno alle premesse esposte nell'opener "Soldat Inconnu", che potrebbe fare da manifesto a tutto il movimento.
Le ritmiche cupe e violente accompagnano gli astanti per tutta la durata del disco, in "State Of Fear" organo e fiati opprimenti e maestosi allo stesso tempo creano un senso di inquietudine degno del titolo, prima del violento attacco di "World In Flames", brano in cui gli ascoltatori vengono definitivamente proiettati nel mezzo di una vera e propria guerra tradotta in musica, trascinati da un climax sonoro ben architettato dal duo.
In "The Culture War" un canto gregoriano, appena udibile in prima istanza e poi più in evidenza, arricchisce ulteriormente il panorama sonoro del disco ed aiuta a far passare in secondo piano un paio di passaggi meno ispirati incontrati lungo il percorso che porta alla traccia in questione, penultima dell'album.
Nel suo complesso "Elegy", grazie alla durata non eccessiva ed alla notevole varietà di ritmi, percussioni e samples, decisamente superiore alla media se rapportata a quella di altre produzioni appartenenti al medesimo ambito musicale, riesce comunque a non risultare mai ripetitivo né tedioso, anzi regala più di un momento di totale epicità e di grande coinvolgimento.
"Elegy" ci svela una nuova veste che i due polacchi possono indossare con disinvoltura, diversa rispetto ai lidi navigati fino al momento della sua uscita dai suoi fondatori, una veste che strizza l'occhio al martial più duro a là Karjalan Sissit, senza però disdegnare momenti di magniloquenza degni di Erdmann (e della sua celebre creatura, i Triarii).
Un combo che con "Elegy" mostrava le sue grandi potenzialità, da seguire con attenzione. Buona, buonissima la prima, consigliato a grandi e piccini.
Gruppo: Across The Rubicon
Titolo: Elegy
Anno: 2007
Etichetta: Rage In Eden
Provenienza: Polonia
Autore: Istrice
Tracklist
1. Soldat Inconnu
2. Shadows and Dust
3. Dogs of War
4. State of Fear
5. The World in Flames
6. Strength and Honour
7. The Rage
8. Death Smiles to Us All
9. The Culture War
10. We Shall Remember
DURATA: 43:31
Trattasi di un progetto senza dubbio interessante per gli amanti della musica marziale quello nato dal sodalizio fra due colossi del martial polacco, Marcin Bachtiak (in arte Cold Fusion) e Robert Marciniak (in arte Rukkanor), collaborazione che nasce come lavorativa (i due sono co-proprietari dell'etichetta Rage In Eden, ex-War Office Propaganda), ma che con Elegy diventa compositiva.
Una premessa, dimenticatevi fin da subito delle atmosfere malinconiche e nostalgiche di "Occupatria" e/o del retrogusto mediorientale di "Deora", poiché "Elegy", primogenito del combo, non è niente di tutto ciò, "Elegy" è un cd marziale fino al midollo.
È un canto di soldati che ci accoglie prima che si scateni il conflitto più completo e che i tamburi entrino prepotentemente in scena. L'atmosfera che si respira in apertura è greve, le percussioni vengono contaminate con l'industrial più aggressivo e con un vasto campionario di samples di battaglia, brevi inserti neoclassici donano al brano un senso di epicità. Il risultato è un amalgama sonora estremamente ricca e stratificata, di grande impatto.
Bisogna aspettare i brani successivi per trovare melodie più articolate, senza che l'album tuttavia venga mai meno alle premesse esposte nell'opener "Soldat Inconnu", che potrebbe fare da manifesto a tutto il movimento.
Le ritmiche cupe e violente accompagnano gli astanti per tutta la durata del disco, in "State Of Fear" organo e fiati opprimenti e maestosi allo stesso tempo creano un senso di inquietudine degno del titolo, prima del violento attacco di "World In Flames", brano in cui gli ascoltatori vengono definitivamente proiettati nel mezzo di una vera e propria guerra tradotta in musica, trascinati da un climax sonoro ben architettato dal duo.
In "The Culture War" un canto gregoriano, appena udibile in prima istanza e poi più in evidenza, arricchisce ulteriormente il panorama sonoro del disco ed aiuta a far passare in secondo piano un paio di passaggi meno ispirati incontrati lungo il percorso che porta alla traccia in questione, penultima dell'album.
Nel suo complesso "Elegy", grazie alla durata non eccessiva ed alla notevole varietà di ritmi, percussioni e samples, decisamente superiore alla media se rapportata a quella di altre produzioni appartenenti al medesimo ambito musicale, riesce comunque a non risultare mai ripetitivo né tedioso, anzi regala più di un momento di totale epicità e di grande coinvolgimento.
"Elegy" ci svela una nuova veste che i due polacchi possono indossare con disinvoltura, diversa rispetto ai lidi navigati fino al momento della sua uscita dai suoi fondatori, una veste che strizza l'occhio al martial più duro a là Karjalan Sissit, senza però disdegnare momenti di magniloquenza degni di Erdmann (e della sua celebre creatura, i Triarii).
Un combo che con "Elegy" mostrava le sue grandi potenzialità, da seguire con attenzione. Buona, buonissima la prima, consigliato a grandi e piccini.